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LA PESCA IN APNEA COME “STILE DI VITA”


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Ospite RickCT75

Tango dove sei, questo è il tuo post! :-) scherzi a parte, argomento interessante! ;-) sarebbe "sano" sapere anche qual'è il limite oltre il quale per la pia si perde contatto con la vita reale, ne ho conosciute di persone in tal senso e non solo nella pesca, anche nella caccia che poi non è così lontana...

Questo è un punto interessante Walter... Ho aspettato un pò prima di intervenire per leggere prima voi e per poter scrivere con calma...

Diciamo che, secondo me, la PIA ti estrania sempre, in qualche modo, dal mondo reale... Chi ha fatto (seriamente) PIA non sarà mai più quello di prima, e avrà in sè per sempre qualcosa che lo differenzia da quasi tutta l'altra massa...

Io, per esempio, ho un carattere sanguigno e un pò impulsivo: da un lato la PIA, che è uno sport di alta premeditazione e dove sono indispensabili sempre riflessi, calma e freddezza, mi ha aiutato a moderare questa mia brutta tendenza anche nella vita; dall'altro lato, quando tutte ste esagerate e numerosissime regole, regolette, cartacce, burocrazia, limiti, sopportazioni, scleri e casini della vita terrena mi portano alla nausea totale, mi butto in mare e trovo finalmente un mondo che mi è più congeniale. Frustrare troppo i nostri istinti (fra i quali aggredire, difenderci, muoverci senza dover giustificare o sancire in carta bollata ogni nostro passo e senza dover indossare maschere con spontaneità e semplicità) è notoriamente causa di esaurimento e di disturbi psichiatrici, sin dai rudimenti di Freud, fino ad arrivare ad approfonditi studi scientifici di oggi. Soprattutto vivere nelle grandi città, dove ogni cosa, anche la più insignificante, non è gestita come parrebbe ovvio ad ognuno nel modo più logico e diretto, ma sempre con un'infinita serie di complicazioni, compromessi e costipazioni. E perchè il mondo di sott'acqua mi è invece congeniale? Semplice, perchè sott'acqua ci sono le VERE e basilari regole di vita, quelle volute dalla natura, e non tutte ste sovrastrutture (per usare un temine socialista) e ste stronzate "frociesche" che ci hanno deviato fino al paradosso frustrando continuamente i nostri istinti vecchi di milioni di anni, fino ad estraniarci dalla vera vita naturale: sott'acqua contano la mera abilità psico-fisica e visivo-coordinata; il coraggio ma anche la prudenza raziociniata; il rischio, ma calcolato; devi essere resistente, concentrato al massimo, ma solo in cose basilari e primordiali; si va per cacciare e uccidere, devi avere il primordiale fiuto (empatico con i pesci) di trovare le tana giusta fra mille e di fare l'aspetto giusto nel posto e nel modo e nella direzione giusti; nessuno stato o legge o poliziotto (se non in pochissimi casi e sempre quando è ormai troppo tardi) ti proteggono; non puoi sbagliare perchè se fai un errore muori. Credo sia per questo che ci piace la pesca in apnea: giocare una volta tanto una partita con le vere regole della natura, come alla nostra psiche piacerebbe poter fare sempre ma non può più fare. Certe volte, uscendo dall'acqua dopo 7-8 ore di pesca nel mare di fronte alla città, mi sentivo totalmente estraniato quando mi ritrovavo in mezzo al traffico e al casino, mentre mi incamminavo verso la mia macchina ancora con la muta indosso e i pesci appesi, con la mente ancora settata in modalità primordiale (istinto, silenzio, letalità e caccia), e tutti mi sembravano dei pazzi ossessi e dei minchioni, ed anche io sembravo strano a loro. Se uno poi a pesca ci va 3, 4 o addirittura 5 giorni alla settimana (oggi che vivo a Milano, purtroppo, spesso non vado anche per 2 mesi!!!) arriva davvero a staccarsi dal mondo sociale, e questo poi sicuramente lo pagherà, dato che per il mondo di terra e per la legge costui è sempre un essere umano, numerato e serializzato come tutti gli altri, che deve rispettare le regole legali e social-comportamentali di tutti gli altri mutanti: studiare, lavorare, pagare le tasse, sopportare con calma 4000 complicazioni inutili e ingiustizie etc etc.. E se vai così tanto a pesca non avrai più nè il tempo nè la disposizione mentale per adempiere bene questi "doveri mutanti"...

Di buono c'è però che la PIA, per sue modalità intrinseche, insegna ad autogestirsi e a gestire mentalmente con una calma e una freddezza che solo pochi altri hanno le situazioni e i momenti di emergenza o di pericolo, o almeno questo è capitato a me...

Anche il discorso di Cono mi è piaciuto molto e devo dire che, con mio rammarico, io ho vissuto la stessa situazione, ma al contrario: infatti, se non fosse per il lavoro, da qui me ne scapperei domani stesso e mi prenderei una casetta davanti al mare in un isoletta, o minimo in una cittadina con massimo 80.000 abitanti...

:bye:

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La vita reale allontana l'uomo dalla natura, per cui riavvicinarsi alla seconda significa allontanarsi dalla prima. Se vai in mare, mediamente, 3 volte alla settimana, sei dissociato al 60%; se ci vai

Tango dove sei, questo è il tuo post! :-) scherzi a parte, argomento interessante! ;-) sarebbe "sano" sapere anche qual'è il limite oltre il quale per la pia si perde contatto con la vita reale, ne ho conosciute di persone in tal senso e non solo nella pesca, anche nella caccia che poi non è così lontana...

Questo è un punto interessante Walter... Ho aspettato un pò prima di intervenire per leggere prima voi e per poter scrivere con calma...

Diciamo che, secondo me, la PIA ti estrania sempre, in qualche modo, dal mondo reale... Chi ha fatto (seriamente) PIA non sarà mai più quello di prima, e avrà in sè per sempre qualcosa che lo differenzia da quasi tutta l'altra massa...

Io, per esempio, ho un carattere sanguigno e un pò impulsivo: da un lato la PIA, che è uno sport di alta premeditazione e dove sono indispensabili sempre riflessi, calma e freddezza, mi ha aiutato a moderare questa mia brutta tendenza anche nella vita; dall'altro lato, quando tutte ste esagerate e numerosissime regole, regolette, cartacce, burocrazia, limiti, sopportazioni, scleri e casini della vita terrena mi portano alla nausea totale, mi butto in mare e trovo finalmente un mondo che mi è più congeniale. Frustrare troppo i nostri istinti (fra i quali aggredire, difenderci, muoverci senza dover giustificare o sancire in carta bollata ogni nostro passo e senza dover indossare maschere con spontaneità e semplicità) è notoriamente causa di esaurimento e di disturbi psichiatrici, sin dai rudimenti di Freud, fino ad arrivare ad approfonditi studi scientifici di oggi. Soprattutto vivere nelle grandi città, dove ogni cosa, anche la più insignificante, non è gestita come parrebbe ovvio ad ognuno nel modo più logico e diretto, ma sempre con un'infinita serie di complicazioni, compromessi e costipazioni. E perchè il mondo di sott'acqua mi è invece congeniale? Semplice, perchè sott'acqua ci sono le VERE e basilari regole di vita, quelle volute dalla natura, e non tutte ste sovrastrutture (per usare un temine socialista) e ste stronzate "frociesche" che ci hanno deviato fino al paradosso frustrando continuamente i nostri istinti vecchi di milioni di anni, fino ad estraniarci dalla vera vita naturale: sott'acqua contano la mera abilità psico-fisica e visivo-coordinata; il coraggio ma anche la prudenza raziociniata; il rischio, ma calcolato; devi essere resistente, concentrato al massimo, ma solo in cose basilari e primordiali; si va per cacciare e uccidere, devi avere il primordiale fiuto (empatico con i pesci) di trovare le tana giusta fra mille e di fare l'aspetto giusto nel posto e nel modo e nella direzione giusti; nessuno stato o legge o poliziotto (se non in pochissimi casi e sempre quando è ormai troppo tardi) ti proteggono; non puoi sbagliare perchè se fai un errore muori. Credo sia per questo che ci piace la pesca in apnea: giocare una volta tanto una partita con le vere regole della natura, come alla nostra psiche piacerebbe poter fare sempre ma non può più fare. Certe volte, uscendo dall'acqua dopo 7-8 ore di pesca nel mare di fronte alla città, mi sentivo totalmente estraniato quando mi ritrovavo in mezzo al traffico e al casino, mentre mi incamminavo verso la mia macchina ancora con la muta indosso e i pesci appesi, con la mente ancora settata in modalità primordiale (istinto, silenzio, letalità e caccia), e tutti mi sembravano dei pazzi ossessi e dei minchioni, ed anche io sembravo strano a loro. Se uno poi a pesca ci va 3, 4 o addirittura 5 giorni alla settimana (oggi che vivo a Milano, purtroppo, spesso non vado anche per 2 mesi!!!) arriva davvero a staccarsi dal mondo sociale, e questo poi sicuramente lo pagherà, dato che per il mondo di terra e per la legge costui è sempre un essere umano, numerato e serializzato come tutti gli altri, che deve rispettare le regole legali e social-comportamentali di tutti gli altri mutanti: studiare, lavorare, pagare le tasse, sopportare con calma 4000 complicazioni inutili e ingiustizie etc etc.. E se vai così tanto a pesca non avrai più nè il tempo nè la disposizione mentale per adempiere bene questi "doveri mutanti"...

Di buono c'è però che la PIA, per sue modalità intrinseche, insegna ad autogestirsi e a gestire mentalmente con una calma e una freddezza che solo pochi altri hanno le situazioni e i momenti di emergenza o di pericolo, o almeno questo è capitato a me...

Anche il discorso di Cono mi è piaciuto molto e devo dire che, con mio rammarico, io ho vissuto la stessa situazione, ma al contrario: infatti, se non fosse per il lavoro, da qui me ne scapperei domani stesso e mi prenderei una casetta davanti al mare in un isoletta, o minimo in una cittadina con massimo 80.000 abitanti...

:bye:

 

Ti consiglerei di venire in Sardegna, ma se non sei milionario non ti conviene :angelnot: ...scherzo qua la parola lavoro risulta un po astratta...non batte chiodo!

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Ho iniziato a praticare assiduamente la pesca in apnea, intendo andando in mare tutto l'anno, alla conclusione degli studi universitari.

 

Non ho mai cercato di andare a pesca il più possibile, in maniera compulsiva, ma di ritagliarmi sistematicamente una o due uscite alla settimana. Il lavoro mi permette di gestirmi le scadenze anche in funzione delle condizioni meteo. Ovviamente non sempre vince la pesca, qualche volta il lavoro ha la precedenza, ma posso ritenermi più che soddisfatto.

 

Come già detto da altri, quelli che molti vedono come sacrifici, per me sono delle scelte fatte con entusiasmo. Per alzarsi con il buio e il gelo a gennaio ci vuole molta convinzione, ma capitano anche le giornate in cui il tepore delle coperte è decisamente più allettante.

 

Sul che cosa sia la pia ho visto che ci sono numerosi punti di vista. Io sono cresciuto in una famiglia di cacciatori e, anche se molti non condivideranno, non posso fare a meno di notare molte affinità. La pia, secondo me, non è uno sport ma, come qualcuno ha già saggiamente detto appunto per la caccia, un "utilizzo razionale e sostenibile di una risorsa naturale non infinita, ma rinnovabile." Ha una sua derivazione sportiva nel senso più puro del termine, la sua dimensione agonistica, ma credo che sia altro dalla pia in senso estensivo.

 

:bye:

 

Anche io nasco in una famiglia di cacciatori terrestri, e le affinita' sono molte, anche se in un contesto diverso...

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In conclusione definirei il psub come un lupo, nello stile di comportamento e di vita

da solo sanguinario e sfuggente nasconde la preda agli occhi della gente

in branco forte e pieno di regole sempre pronto a mostrare i denti ed a difendere la sua posizione all'interno del gruppo

Modificato da Tango
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In conclusione definirei il psub come un lupo, nello stile di comportamento e di vita

da solo sanguinario e sfuggente nasconde la preda agli occhi della gente

in branco forte e pieno di regole sempre pronto a mostrare i denti ed a difendere la sua posizione all'interno del gruppo

 

Io non mi sento tanto sanguinario :huh: forse è per questo che sono una schiappa :laughing:

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In conclusione definirei il psub come un lupo, nello stile di comportamento e di vita

da solo sanguinario e sfuggente nasconde la preda agli occhi della gente

in branco forte e pieno di regole sempre pronto a mostrare i denti ed a difendere la sua posizione all'interno del gruppo

 

Io non mi sento tanto sanguinario :huh: forse è per questo che sono una schiappa :laughing:

lupacchiotto!!! ;-)

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Ospite RickCT75

Tango dove sei, questo è il tuo post! :-) scherzi a parte, argomento interessante! ;-) sarebbe "sano" sapere anche qual'è il limite oltre il quale per la pia si perde contatto con la vita reale, ne ho conosciute di persone in tal senso e non solo nella pesca, anche nella caccia che poi non è così lontana...

Questo è un punto interessante Walter... Ho aspettato un pò prima di intervenire per leggere prima voi e per poter scrivere con calma...

Diciamo che, secondo me, la PIA ti estrania sempre, in qualche modo, dal mondo reale... Chi ha fatto (seriamente) PIA non sarà mai più quello di prima, e avrà in sè per sempre qualcosa che lo differenzia da quasi tutta l'altra massa...

Io, per esempio, ho un carattere sanguigno e un pò impulsivo: da un lato la PIA, che è uno sport di alta premeditazione e dove sono indispensabili sempre riflessi, calma e freddezza, mi ha aiutato a moderare questa mia brutta tendenza anche nella vita; dall'altro lato, quando tutte ste esagerate e numerosissime regole, regolette, cartacce, burocrazia, limiti, sopportazioni, scleri e casini della vita terrena mi portano alla nausea totale, mi butto in mare e trovo finalmente un mondo che mi è più congeniale. Frustrare troppo i nostri istinti (fra i quali aggredire, difenderci, muoverci senza dover giustificare o sancire in carta bollata ogni nostro passo e senza dover indossare maschere con spontaneità e semplicità) è notoriamente causa di esaurimento e di disturbi psichiatrici, sin dai rudimenti di Freud, fino ad arrivare ad approfonditi studi scientifici di oggi. Soprattutto vivere nelle grandi città, dove ogni cosa, anche la più insignificante, non è gestita come parrebbe ovvio ad ognuno nel modo più logico e diretto, ma sempre con un'infinita serie di complicazioni, compromessi e costipazioni. E perchè il mondo di sott'acqua mi è invece congeniale? Semplice, perchè sott'acqua ci sono le VERE e basilari regole di vita, quelle volute dalla natura, e non tutte ste sovrastrutture (per usare un temine socialista) e ste stronzate "frociesche" che ci hanno deviato fino al paradosso frustrando continuamente i nostri istinti vecchi di milioni di anni, fino ad estraniarci dalla vera vita naturale: sott'acqua contano la mera abilità psico-fisica e visivo-coordinata; il coraggio ma anche la prudenza raziociniata; il rischio, ma calcolato; devi essere resistente, concentrato al massimo, ma solo in cose basilari e primordiali; si va per cacciare e uccidere, devi avere il primordiale fiuto (empatico con i pesci) di trovare le tana giusta fra mille e di fare l'aspetto giusto nel posto e nel modo e nella direzione giusti; nessuno stato o legge o poliziotto (se non in pochissimi casi e sempre quando è ormai troppo tardi) ti proteggono; non puoi sbagliare perchè se fai un errore muori. Credo sia per questo che ci piace la pesca in apnea: giocare una volta tanto una partita con le vere regole della natura, come alla nostra psiche piacerebbe poter fare sempre ma non può più fare. Certe volte, uscendo dall'acqua dopo 7-8 ore di pesca nel mare di fronte alla città, mi sentivo totalmente estraniato quando mi ritrovavo in mezzo al traffico e al casino, mentre mi incamminavo verso la mia macchina ancora con la muta indosso e i pesci appesi, con la mente ancora settata in modalità primordiale (istinto, silenzio, letalità e caccia), e tutti mi sembravano dei pazzi ossessi e dei minchioni, ed anche io sembravo strano a loro. Se uno poi a pesca ci va 3, 4 o addirittura 5 giorni alla settimana (oggi che vivo a Milano, purtroppo, spesso non vado anche per 2 mesi!!!) arriva davvero a staccarsi dal mondo sociale, e questo poi sicuramente lo pagherà, dato che per il mondo di terra e per la legge costui è sempre un essere umano, numerato e serializzato come tutti gli altri, che deve rispettare le regole legali e social-comportamentali di tutti gli altri mutanti: studiare, lavorare, pagare le tasse, sopportare con calma 4000 complicazioni inutili e ingiustizie etc etc.. E se vai così tanto a pesca non avrai più nè il tempo nè la disposizione mentale per adempiere bene questi "doveri mutanti"...

Di buono c'è però che la PIA, per sue modalità intrinseche, insegna ad autogestirsi e a gestire mentalmente con una calma e una freddezza che solo pochi altri hanno le situazioni e i momenti di emergenza o di pericolo, o almeno questo è capitato a me...

Anche il discorso di Cono mi è piaciuto molto e devo dire che, con mio rammarico, io ho vissuto la stessa situazione, ma al contrario: infatti, se non fosse per il lavoro, da qui me ne scapperei domani stesso e mi prenderei una casetta davanti al mare in un isoletta, o minimo in una cittadina con massimo 80.000 abitanti...

:bye:

 

Ti consiglerei di venire in Sardegna, ma se non sei milionario non ti conviene :angelnot: ...scherzo qua la parola lavoro risulta un po astratta...non batte chiodo!

Immaginati se non conosco queste cose, sono nato e cresciuto in Sicilia!!! Ma se vai in Sardegna da sconosciuto e miliardario è anche peggio, perchè magari ti sequestrano, alla De Andrè..... :boxed:

Scherzi a parte io infatti la sardegna LA AMO proprio per questo..... Se mai passerò di ruolo (faccio il prof) chiederò il trasferimento li, oppure nell'unica scuola media di Lipari...o Milazzo, o in Toscana, o in qualche cittàdina minore della Liguria (traghetto facile per Sardegna e Sicilia comunque)....

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Questo è un punto interessante Walter... Ho aspettato un pò prima di intervenire per leggere prima voi e per poter scrivere con calma...

Diciamo che, secondo me, la PIA ti estrania sempre, in qualche modo, dal mondo reale... Chi ha fatto (seriamente) PIA non sarà mai più quello di prima, e avrà in sè per sempre qualcosa che lo differenzia da quasi tutta l'altra massa...

Io, per esempio, ho un carattere sanguigno e un pò impulsivo: da un lato la PIA, che è uno sport di alta premeditazione e dove sono indispensabili sempre riflessi, calma e freddezza, mi ha aiutato a moderare questa mia brutta tendenza anche nella vita; dall'altro lato, quando tutte ste esagerate e numerosissime regole, regolette, cartacce, burocrazia, limiti, sopportazioni, scleri e casini della vita terrena mi portano alla nausea totale, mi butto in mare e trovo finalmente un mondo che mi è più congeniale. Frustrare troppo i nostri istinti (fra i quali aggredire, difenderci, muoverci senza dover giustificare o sancire in carta bollata ogni nostro passo e senza dover indossare maschere con spontaneità e semplicità) è notoriamente causa di esaurimento e di disturbi psichiatrici, sin dai rudimenti di Freud, fino ad arrivare ad approfonditi studi scientifici di oggi. Soprattutto vivere nelle grandi città, dove ogni cosa, anche la più insignificante, non è gestita come parrebbe ovvio ad ognuno nel modo più logico e diretto, ma sempre con un'infinita serie di complicazioni, compromessi e costipazioni. E perchè il mondo di sott'acqua mi è invece congeniale? Semplice, perchè sott'acqua ci sono le VERE e basilari regole di vita, quelle volute dalla natura, e non tutte ste sovrastrutture (per usare un temine socialista) e ste stronzate "frociesche" che ci hanno deviato fino al paradosso frustrando continuamente i nostri istinti vecchi di milioni di anni, fino ad estraniarci dalla vera vita naturale: sott'acqua contano la mera abilità psico-fisica e visivo-coordinata; il coraggio ma anche la prudenza raziociniata; il rischio, ma calcolato; devi essere resistente, concentrato al massimo, ma solo in cose basilari e primordiali; si va per cacciare e uccidere, devi avere il primordiale fiuto (empatico con i pesci) di trovare le tana giusta fra mille e di fare l'aspetto giusto nel posto e nel modo e nella direzione giusti; nessuno stato o legge o poliziotto (se non in pochissimi casi e sempre quando è ormai troppo tardi) ti proteggono; non puoi sbagliare perchè se fai un errore muori. Credo sia per questo che ci piace la pesca in apnea: giocare una volta tanto una partita con le vere regole della natura, come alla nostra psiche piacerebbe poter fare sempre ma non può più fare. Certe volte, uscendo dall'acqua dopo 7-8 ore di pesca nel mare di fronte alla città, mi sentivo totalmente estraniato quando mi ritrovavo in mezzo al traffico e al casino, mentre mi incamminavo verso la mia macchina ancora con la muta indosso e i pesci appesi, con la mente ancora settata in modalità primordiale (istinto, silenzio, letalità e caccia), e tutti mi sembravano dei pazzi ossessi e dei minchioni, ed anche io sembravo strano a loro. Se uno poi a pesca ci va 3, 4 o addirittura 5 giorni alla settimana (oggi che vivo a Milano, purtroppo, spesso non vado anche per 2 mesi!!!) arriva davvero a staccarsi dal mondo sociale, e questo poi sicuramente lo pagherà, dato che per il mondo di terra e per la legge costui è sempre un essere umano, numerato e serializzato come tutti gli altri, che deve rispettare le regole legali e social-comportamentali di tutti gli altri mutanti: studiare, lavorare, pagare le tasse, sopportare con calma 4000 complicazioni inutili e ingiustizie etc etc.. E se vai così tanto a pesca non avrai più nè il tempo nè la disposizione mentale per adempiere bene questi "doveri mutanti"...

Di buono c'è però che la PIA, per sue modalità intrinseche, insegna ad autogestirsi e a gestire mentalmente con una calma e una freddezza che solo pochi altri hanno le situazioni e i momenti di emergenza o di pericolo, o almeno questo è capitato a me...

Anche il discorso di Cono mi è piaciuto molto e devo dire che, con mio rammarico, io ho vissuto la stessa situazione, ma al contrario: infatti, se non fosse per il lavoro, da qui me ne scapperei domani stesso e mi prenderei una casetta davanti al mare in un isoletta, o minimo in una cittadina con massimo 80.000 abitanti...

:bye:

 

Ti consiglerei di venire in Sardegna, ma se non sei milionario non ti conviene :angelnot: ...scherzo qua la parola lavoro risulta un po astratta...non batte chiodo!

Immaginati se non conosco queste cose, sono nato e cresciuto in Sicilia!!! Ma se vai in Sardegna da sconosciuto e miliardario è anche peggio, perchè magari ti sequestrano, alla De Andrè..... :boxed:

Scherzi a parte io infatti la sardegna LA AMO proprio per questo..... Se mai passerò di ruolo (faccio il prof) chiederò il trasferimento li, oppure nell'unica scuola media di Lipari...o Milazzo, o in Toscana, o in qualche cittàdina minore della Liguria (traghetto facile per Sardegna e Sicilia comunque)....

 

Se hai la possibilità decidi con calma...con la crisi che c'è in Sardegna il sequestro lo rischi di brutto :D ...scherzo ovviamente...menomale che hanno arrestato mesina ahahahahah...Se poi decidi di andare in Liguria, azzarderei un consiglio su Savona. cittadina relativamente piccola,sei a "due passi" dalla Francia e hai il traghetto sia per la Sardegna che per la corsica...

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Ospite RickCT75

Minkia, sequestrare ME è come pescare un giorno per riempire un retino di ricci... .... Maschi!!!! Appena mi guardano bene mi danno 20 euro e un panino per pietà e mi riportano indietro. Grazie della dritta AKE!!! Magari in futuro...

:bye:

Modificato da RickCT75
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Minkia, sequestrare ME è come pescare un giorno per riempire un retino di ricci... .... Maschi!!!! Appena mi guardano bene mi danno 20 euro e un panino per pietà e mi riportano indietro. Grazie della dritta AKE!!! Magari in futuro...

:bye:

 

 

ahahahaha :D a me ne danno 50! Certo chissà chi vivrà vedrà... :thumbup:

 

p.s Toccati le palle...

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Gran bel post, soprattutto per chi come me può considerarsi quasi un ex della PIA, che sogno di continuo ma che ormai pratico in poche occasioni all'anno.

 

Concordo con chi la definisce una disciplina, anche perchè viste anche le discussioni che ha suscitato questo termine, ha un non so chè di indefinito, di vago, di intreccio tra emotivo e razionale, che ben si addice alla pesca. Pesca o caccia io le amo entrambe anche se la seconda non l'ho mai praticata. In comune hanno la scommessa di poter trovare in un dato posto, in un dato momento, quel particolare essere vivente che potrà essere catturato solo con determinate doti fisiche, mentali e strumentali. E comunque non senza un certo dispiacere per l'atto crudo di uccidere. Si basa quindi tutto su scelte più o meno consapevoli, che spesso definiamo istinto venatorio, calcoli non matematici applicati ad una scienza affatto esatta come la biologia.

 

Il bello infatti non è trovare il pesce della vita con la testa in un buco a cui non resta altro che sparare a bruciapelo dopo aver visitato tutti i giorni lo stesso posto nella medesima maniera, ma sparare al tordo di 3 etti come alla ricciola di 30 chili nel posto stabilito, con l'agguato perfetto, magari con un fucile autocostruito o personalizzato.

 

Ricordo a tal proposito che per mio suocero la sua preda più bella, per la quale aveva i ricordi più vivi, era una cernia di 10 chili trovata agonizzante in superficie dopo una battuta dei bombaroli a Brucoli in Sicilia. Beh io l'avrei lasciata dove si trovava e comunque non l'avrei mai considerata una mia preda. Mi basta il sarago di 1,2 Kg preso uscendo dal lavoro all'una perchè avevo visto lo scirocco montante a Civitavecchia ed arrivato alle 4 con il mare sempre più gonfio ma quasi convinto che dietro a quel sasso sopra ad un ciglietto avrei trovato, il mio pesce. Beh quando mi ritrovai con il pesce in sagola non riuscivo a rendermi conto se si trattava ancora di sogno o della realtà.

 

Se poi la PIA sia in grado di cambiare la vita io non ho dubbi: è un'attività che permette di conoscersi come nessun'altra e credo che la consapevolezza di noi stessi sia un grande cambiamento, ovviamente in postivo :-)))))

 

Io purtroppo aspetto e sogno ancora la second life che alcuni hanna avuto il coraggio di perseguire, magari un giorno...

 

un caro saluto Birrino

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Premetto che non ho letto tutto il post, ma volevo riportare alcune mie sensazioni che sto vivendo negli ultimi anni.

 

Pesco da quando ero bambino, iniziando con i classici polpi e scorfanetti con la fiocina a mano.

A 16 anni il primo fucile e via dicendo.

A 22 anni mi compro il gommone ed inizio ad allargare le zone di pesca.

Purtroppo vivo e lavoro in città.

Fortunatamente a fine anni 90 i miei si Ri-comprano una casetta al mare dove cerco rifugio nei weekend per assecondare la mia passione.

 

Per me la PIA ha significato tanto nella vita, però mi ha costretto a tante rinunce ed oggi, onestamente, ho perso un pò di voglia ad andare a pesca.

Mi spiego, anche questo ultimo weekend sono andato a pesca tutte e due giorni, ma già dopo il sabato non ero molto convinto di voler provare anche la domenica.

Alla fine sono uscito anche il secondo giorno da solo (come una volta senza compagno anche se è un errore) passando comunque una giornata magnifica in mezzo al mare e catturando un paio di pesci sudatissimi.

Quando sono rientrato però ho pensato, "ma chi me l'ha fatto fare?"

In settimana sapevo di avere molte questioni importanti con il lavoro da fare, ho rinunciato a due giornate con quella santa donna della mia compagna che ancora mi sopporta, sono distrutto ed oggi ancora non mi sento di aver recuperato a pieno le energie.....il gommone ha presentato una serie di problemucci da sistemare con un pò di manutenzione (ovvero con un'altra spesa per il cavo timoneria ormai alla frutta ecc....).

 

Boh......molte volte vorrei proprio appendere le pinne al chiodo, ma poi, so, che entrerei in astinenza da pesca.

 

Ciao

Luciano

Modificato da lucky_74
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io sono un grande amante del mare, la pesca sub mi ha dato un nuovo punto di vista da cui osservarlo...un punto di vista unico, meraviglioso...a cui sono molto legato sopratutto in inverno perchè mi piace pescare in condizioni di completa solitudine...mi piace vivere il mare quando il 99% della gente lo vede come una cosa da veitare...come una minaccia...ed allora il mare da il meglio di se....e solo in apnea sul fondo riesci a capire...

In estate (paradossalmente) pesco molto meno...perchè odio la folla, odio indossare la muta con l'acqua calda, sotto il sole cocente..e quindi il tutto si riduce a qualche albata in cui riesco a provare le sensazioni invernali...

in estate mi piace vivere il mare facendomi lòunghissime nuotate, più volte al giorno, o pagiando su una tavola da sup...per surfare qualche onda o per sopstarmi da un punto all'altro anzichè andare in macchina (quando il mare lo permette)...

Della pesca in apnea non ne ho fatto uno stile di vita tanto è vero che raramente mi sono privato di un uscita con gli amici per un albata....non ho smesso di fumare...talvolta non evito qualche birra in più...

l'importante che sia mare, sotto ogni forma, ma è sicuro che non conoscere l'esperienza della pesca in apnea e come guardare il mare con un solo occhio...

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