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effetti indesiderati


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Miglior contributo in questa discussione

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E' un mese e più che non son potuto entrare e mi son venuti i calcoli!!

 

Quando vado sparisce l'ernia del disco e la schiena non mi fa più male, gli occhi e tutto l'apparato respiratorio si rigenerano perchè non c'è polvere, i reumatismi spariscono, perdo qualche chiletto e mi disintossico perchè piscio in abbondanza... :lol:

Per la pesca ho perso il vizio di fumare, mi controllo nel bere e nel mangiare... vabbè cerco di controllarmi :P , e ho acquisito una maggiore consapevolezza e conoscenza del mio corpo... cosa volete di piu!!

 

Anzi di piu c'è anche il fatto che so cosa mangio!!

 

 

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Palpitazioni, ansia, irrascibilità, depressione, aumento di peso, invecchiamento, diminuizione delle capacità aerobiche, aumento di peso, perdita di tono cerebrale...

Ecco solo un sunto di quello che mi accade dopo pochi giorni senza mare e senza pesca sub.

Meglio ferito che morto?

Proprio per questo meglio andare a pesca che restare a casa, per me ed anche per .... gli altri!

:D

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parlando per me,quando non vado a pesca,anzi visti i risultati a pisciare la muta e sputare la maschera,risento di tutta una serie di dolori e problemi fisici,a partire dal dolore alle palme dei piedi che non mi permettono di camminare scalzo fino al mal di schiena che incredibilmente si riduce con 8 kg nei lombi per 4 ore,per non parlare dei problemi alle orecchie che se salto l'uscita settimanale si forma il tappo che per levarlo sembra un grongo in tana,si può dire che in realtà non entro in acqua per pescare che tanto non ci riesco ma per sopravvivenza.

detto ciò come tutte le cose il troppio stroppia,giocarsi la vita per un pesce non ha senso neppure per il pesce della vita,se vi ritrovate a sputare sangue FORSE è il caso che vi fermate e passate dal medico...

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A lungo andare i problemi possono essere l'atrosi, parlavo tempo con un ex palombaro del porto in pensione, mi diceva che ne soffriva molto ;) .

 

Per il resto, se si pesca per divertimento fa solo bene, se poi dovesse far male non me frega una sega io lo faccio lo stesso , :lol::lol::lol: mica dobbiamo campare 1.000 anni.

Modificato da stilet
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Voglio raccontarvi, a grandi linee, le fasi che hanno caratterizzato la mia passione in modo da riallacciarmi al tema della discussione.

Ho cominciato oltre 30 anni fa con passione ed entusiasmo e credo che in certi periodi fra una scopata e un'uscita a mare avrei preferito la seconda.

Sognavo pesci di ogni tipo e dimensione e accettavo, sempre, gli inevitabili cappotti con il sorriso stampato sul volto.

Mi nutrivo di paesaggi e profumi e la pesca in apnea era un pò diventata la mia filosofia di vita.

Nel frattempo crescevo in età e nei carnieri.

Poi a un certo punto, già laureato e con la passione immutata, l'azienda nella quale lavoravo dichiarò il fallimento e mise in cassa integrazione i suoi dipendenti.

Spedivo curriculum e mi appellavo a conoscenti e amici ma non riuscivo a ottenere nulla....

Passavano i mesi e quel c@**o di cellulare restava muto così che mi avvicinai al mare con un nuovo atteggiamento.

Non più spensieratezza ma ricerca di un sussulto per sconfiggere l'ansia, la noia e superare il momento.

Il mare mi venne incontro, ancora una volta, dandomi quel che altrove non riuscivo a trovare.

Un sussulto, un semplice sorriso.

Ma i conti dovevano quadrare e così, facendo 2 calcoli, feci il passo successivo e cominciai a pescare per motivazioni molto meno nobili.

La sveglia all'alba divenne, giorno dopo giorno, un tormento, la muta bagnata la mattina a febbraio una sofferenza e così la navigazione con il mare di prua.

Tutti i giorni sempre e comunque.

Finita la pescata, almeno in un primo momento, c'era ancora da sudare; bisognava dividere, cercare e raccogliere e spesso si rientrava a casa solo la sera con l'unico impegno di ritornare a mare l'indomani già con i muscoli esausti .

A poco serve la constatazione che, forse, in quel periodo ho cominciato veramente a pescare in un certo modo affinando quel fiuto per il pesce che fa la differenza.

Poi, finalmente, squillò il cellulare e, felicemente, abbandonai quel modo di intendere la pesca.

Oggi sono il Dott. Malato in giacca e cravatta e quel ragazzo stanco puzzolente con la muta addosso e l'igloo nel bagagliaio dell macchina è solo un lontano ricordo.

Oggi vivo il mare in maniera ancora diversa, è la mia passione, forse nemmeno l'unica, e so per ecerto che viverla in maniera totalizzante è sbagliato e, appunto, dannoso per il fisico e la testa.

Non vi fate illusioni, amici miei, la pesca, quella seria, è logorante e vi fa perdere di vista la parte più romantica e mistica che invece rappresenta la parte più vera e sincera.

A poco serve la consolazione che, in termini di risultati, non c'è proprio confronto fra chi la vive da amatore e chi da disperato.

Adesso condannatemi pure per queste mi confidenze.

 

Bellissimo scritto Piero.

Ti condivido totalmente

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CITAZIONE(Piero Malato @ Nov 10 2011, 15:28)

Voglio raccontarvi, a grandi linee, le fasi che hanno caratterizzato la mia passione in modo da riallacciarmi al tema della discussione.

Ho cominciato oltre 30 anni fa con passione ed entusiasmo e credo che in certi periodi fra una scopata e un'uscita a mare avrei preferito la seconda.

Sognavo pesci di ogni tipo e dimensione e accettavo, sempre, gli inevitabili cappotti con il sorriso stampato sul volto.

Mi nutrivo di paesaggi e profumi e la pesca in apnea era un pò diventata la mia filosofia di vita.

Nel frattempo crescevo in età e nei carnieri.

Poi a un certo punto, già laureato e con la passione immutata, l'azienda nella quale lavoravo dichiarò il fallimento e mise in cassa integrazione i suoi dipendenti.

Spedivo curriculum e mi appellavo a conoscenti e amici ma non riuscivo a ottenere nulla....

Passavano i mesi e quel c@**o di cellulare restava muto così che mi avvicinai al mare con un nuovo atteggiamento.

Non più spensieratezza ma ricerca di un sussulto per sconfiggere l'ansia, la noia e superare il momento.

Il mare mi venne incontro, ancora una volta, dandomi quel che altrove non riuscivo a trovare.

Un sussulto, un semplice sorriso.

Ma i conti dovevano quadrare e così, facendo 2 calcoli, feci il passo successivo e cominciai a pescare per motivazioni molto meno nobili.

La sveglia all'alba divenne, giorno dopo giorno, un tormento, la muta bagnata la mattina a febbraio una sofferenza e così la navigazione con il mare di prua.

Tutti i giorni sempre e comunque.

Finita la pescata, almeno in un primo momento, c'era ancora da sudare; bisognava dividere, cercare e raccogliere e spesso si rientrava a casa solo la sera con l'unico impegno di ritornare a mare l'indomani già con i muscoli esausti .

A poco serve la constatazione che, forse, in quel periodo ho cominciato veramente a pescare in un certo modo affinando quel fiuto per il pesce che fa la differenza.

Poi, finalmente, squillò il cellulare e, felicemente, abbandonai quel modo di intendere la pesca.

Oggi sono il Dott. Malato in giacca e cravatta e quel ragazzo stanco puzzolente con la muta addosso e l'igloo nel bagagliaio dell macchina è solo un lontano ricordo.

Oggi vivo il mare in maniera ancora diversa, è la mia passione, forse nemmeno l'unica, e so per ecerto che viverla in maniera totalizzante è sbagliato e, appunto, dannoso per il fisico e la testa.

Non vi fate illusioni, amici miei, la pesca, quella seria, è logorante e vi fa perdere di vista la parte più romantica e mistica che invece rappresenta la parte più vera e sincera.

A poco serve la consolazione che, in termini di risultati, non c'è proprio confronto fra chi la vive da amatore e chi da disperato.

Adesso condannatemi pure per queste mi confidenze.

 

 

Bellissimo scritto Piero.

Ti condivido totalmente

 

ora comprendo una tua risposta ad un mio post dove dicevi che la tua aspirazione era il pescare di meno...sei un tipo in gamba :thumbup:

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