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CATTIVI MAESTRI


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Caro Nonno,

capisco ciò che vuoi dire, ma io sono molto , molto pessimista.

 

perchè bisognerebbe anche notare che purtroppo certe didattiche, certi corsi, oltre a dare una buona o anche ottima informazione generale e scientifica sulla fisiologia dell'uomo in immersione, tendono comunque ad essere "interpretati" dagli allievi come un semplice lasciapassare per la profondità.

Profondità che , in modo sconcertante, devo ammettere essere diventata una specie di variabile facilmente controllabile da troppi campioni teorici.

 

Io non so che esperienza puoi avere riguardo questo fenomeno, ma personalmente vedo e sento troppa gente che parla e straparla di quote impressionanti con troppa facilità.

 

Io ricordo il tempo che misi nel guadagnare metro dopo metro le "mie" profondità di pesca.

Ricordo il rispetto verso quel mare verticale e ciò che nascondeva come un monito sempre pronto a mettere un freno alle mie smanie di raggiungere certi risultati.

 

Oggi, conosco dei mocciosi palestrati che fanno un corso di apnea e ti parlano di quote alle quali la morte ti sta dietro le spalle costantemente, come se andassero a fare il bagnetto in piscina!

 

Parlano di aspetti ai dentici a 27-28 metri( quelli "modesti") come se la loro vita di ragazzi fosse trascorsa su un atollo polinesiano in cui avessero fatto i pescatori di perle per vivere...

Mentre sono dei perfetti cittadini che aspettano le 9 di sera per ubriacarsi di vascate di acqua clorata come in trance, dopo una giornata di lavoro indigesto.

 

Poi, scopri che , pur mirando ai dentici, contagiati da video e racconti di gente che fa del mare la sua professione, questi ragazzi non hanno mai catturato saraghi, orate , spigole...che vanno in mare quando va bene una volta alla settimana...però con megaattrezzature, super allenati da piscine, footing, maratone, palestre e triathlon.

 

e in mare, appena vedono un branchetto di denticiotti con la laurea che conoscono anche la marca dei calzari che indossano, si danno a quegli aspetti grossolani da 2 minuti e mezzo...3 minuti...inutili perchè si vede lontano un miglio che certi pesciacci non arriverebbero nemmeno dopo 13 minuti di attesa paziente..

 

Una , 10, 20 volte...e va sempre bene.

Per 100 volte andrà sempre bene..

 

Poi, la centounesima volta , va tutto male.

E ti devono venire a raccogliere i Vigili del Fuoco.

 

Non mi metto nemmeno a nominare tutti quelli morti nel vano tentativo di sparare o lavorare una cerniotta in 20 metri d'acqua...forse convinti che i 20 metri sono una bazzecola, per chi ha certe prestazioni.

 

Basterebbe anche fare una statistica su come e dove si muore in apnea.

 

A volte si resterebbe di sasso per la relativa esiguità di certe quote.

Evidentemente c'è qualcuno che si fida troppo, che ha troppa confidenza col mare, senza meritarla.

 

Io non attacco certo le didattiche, che almeno ti danno i mezzi per "capire", ma attacco con decisione le aspettative e gli obbiettivi che molti giovani si danno quando intraprendono uno di questi corsi.

 

Vorrei essere chiaro in questo: nessuna accusa alle didattiche.

 

Ma alle persone, quello si.. anche se è brutto dirlo.

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Caro Gianni ,

quanto hai ragione ! Anche io sono un " nonno ", vado a pescare da più di quaranta anni e ho perso un amico nelle acque dell'Isola del Giglio tanti, tanti anni fà. Io ero lì quel giorno e credetemi è molto difficile immaginare quello che si prova in quei momenti, la terribile angoscia , il senso di impotenza, il senso totale di vuoto. La didattica è molto importante se vissuta in maniera intelligente, ti può aiutare a prevenire mai ad osare oltre i tuoi limiti: Non si può pensare che basta andare in piscina due volte la settimana e fare su e giù come matti per emulare grandi campioni. Tantissimi anni fà stavo pescando con un'amico a Capo Bellavista ( Arbatax ), ci accorgemmo che fuori, molto fuori c'era un subacqueo. Incuriositi ci avvicinammo e scoprimmo che era Massimo Scarpati che preparava il campo gara per un trofeo Mondo Sommerso. Con un tuffo a mezzacqua ho seguito l'azione di Scarpati, era incredibile la facilità, la naturalezza , l'assoluto controllo della situazione. Ai quei tempi con una decina di atti respiratori, senza iperventilare, avevo un apnea tra i due / due minuti e mezzo ma lavoravo in banca non potevo andare a pesca tutti i giorni come mi sarebbe piaciuto. Quindi me ne sono tornato verso terra a profondità adatte ad un impiegato di banca. Quanti di noi lavorano 5/6 giorni a settimana, stanchi ,distrutti dal traffico, forse stressati ? Il mare non è la piscina, troppe variabili, troppo diverso. La piscina ci può aiutare a mantenere un buona forma fisica, i video fatti da grandi pescatori vanno visti come guida didattica, sicuramente si impara qualcosa ma non possiamo pensare di fare quello che fà un Marco Bardi o Bellani o Dapiran. Loro sono professionisti e come io lavoravo in banca , loro " lavorano " in mare. Godiamoci il mare , belle pescate ma , come dicevano gli antichi padri " Cum granu salis ! "

Un caro saluto a tutti

Maurizio Maggi

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Caro Nonno,

capisco ciò che vuoi dire, ma io sono molto , molto pessimista.

 

perchè bisognerebbe anche notare che purtroppo certe didattiche, certi corsi, oltre a dare una buona o anche ottima informazione generale e scientifica sulla fisiologia dell'uomo in immersione, tendono comunque ad essere "interpretati" dagli allievi come un semplice lasciapassare per la profondità.

Profondità che , in modo sconcertante, devo ammettere essere diventata una specie di variabile facilmente controllabile da troppi campioni teorici.

 

Io non so che esperienza puoi avere riguardo questo fenomeno, ma personalmente vedo e sento troppa gente che parla e straparla di quote impressionanti con troppa facilità.

 

Io ricordo il tempo che misi nel guadagnare metro dopo metro le "mie" profondità di pesca.

Ricordo il rispetto verso quel mare verticale e ciò che nascondeva come un monito sempre pronto a mettere un freno alle mie smanie di raggiungere certi risultati.

 

Oggi, conosco dei mocciosi palestrati che fanno un corso di apnea e ti parlano di quote alle quali la morte ti sta dietro le spalle costantemente, come se andassero a fare il bagnetto in piscina!

 

Parlano di aspetti ai dentici a 27-28 metri( quelli "modesti") come se la loro vita di ragazzi fosse trascorsa su un atollo polinesiano in cui avessero fatto i pescatori di perle per vivere...

Mentre sono dei perfetti cittadini che aspettano le 9 di sera per ubriacarsi di vascate di acqua clorata come in trance, dopo una giornata di lavoro indigesto.

 

Poi, scopri che , pur mirando ai dentici, contagiati da video e racconti di gente che fa del mare la sua professione, questi ragazzi non hanno mai catturato saraghi, orate , spigole...che vanno in mare quando va bene una volta alla settimana...però con megaattrezzature, super allenati da piscine, footing, maratone, palestre e triathlon.

 

e in mare, appena vedono un branchetto di denticiotti con la laurea che conoscono anche la marca dei calzari che indossano, si danno a quegli aspetti grossolani da 2 minuti e mezzo...3 minuti...inutili perchè si vede lontano un miglio che certi pesciacci non arriverebbero nemmeno dopo 13 minuti di attesa paziente..

 

Una , 10, 20 volte...e va sempre bene.

Per 100 volte andrà sempre bene..

 

Poi, la centounesima volta , va tutto male.

E ti devono venire a raccogliere i Vigili del Fuoco.

 

Non mi metto nemmeno a nominare tutti quelli morti nel vano tentativo di sparare o lavorare una cerniotta in 20 metri d'acqua...forse convinti che i 20 metri sono una bazzecola, per chi ha certe prestazioni.

 

Basterebbe anche fare una statistica su come e dove si muore in apnea.

 

A volte si resterebbe di sasso per la relativa esiguità di certe quote.

Evidentemente c'è qualcuno che si fida troppo, che ha troppa confidenza col mare, senza meritarla.

 

Io non attacco certo le didattiche, che almeno ti danno i mezzi per "capire", ma attacco con decisione le aspettative e gli obbiettivi che molti giovani si danno quando intraprendono uno di questi corsi.

 

Vorrei essere chiaro in questo: nessuna accusa alle didattiche.

 

Ma alle persone, quello si.. anche se è brutto dirlo.

 

Gianni, trovo giuste le tue considerazioni ma desidero fare una distinzione, che ritengo fondamentale, tra le scelte individuali e la cattiva informazione.

Avere la chiara percezione dei rischi ai quali si va incontro pescando alle quote che tu menzioni e deliberatamente scegliere di rischiare non è più un atteggiamento che riguarda la pesca subacquea. Tali personaggi se non rischiassero andando sott'acqua lo farebbero im moto o buttandosi col paracadute da un aereo. Di fronte a temperamenti di questo genere non c'è nulla da fare; l'unico argomento che si può sostenere è evidenziare la responsabità che si hanno verso i propri cari. Sta di fatto però che nella vita il libero arbitrio esiste e credo siano vane tutte le opere di convincimento possibili.

Altra cosa è l'ignoranza; credo fermamente che molti giovani che si pongono obiettivi di profondità abissali, come tu dici, non conoscono bene la pesca perché non hanno ben focalizzato che si possono fare carnieri di tutto rispetto operando a profondità molto meno elevate.

E' necessario che capiscano che il piacere della pesca è anche il piacere del contatto con il mare che forse conoscono solo superficialmente.

E' responsabilità di chi ha l'onere e non solo l'onore di essere insegnante trasferire dei valori che riguardano sopratutto il rispetto della propria vita e di quella delle persone che vivono accanto a noi. Negli USA durante i corsi di apnea proiettano dei video sul così detto shallow water blackout davvero impressionanti che ritraggono le scene degli incidenti.

Ritengo che c'è sempre qualcosa che si può fare per contrastare culture o modi di pensare sbagliati e in questo senso ognuno di noi può dare il proprio piccolo o grande contributo.

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caro nonno, hai ragione su questo punto.

 

Ad un certo punto finisce la responsabilità della didattica e inizia la responsabilità personale, la prudenza , l'esperienza che insegna certi atteggiamenti anzichè altri.

 

Ma a volte vedo e rivedo certe immagini che circolano e trovo inquietante che la sicope sia ormai considerata da certi apneisti, come un piccolo incidente di percorso, da superare in fretta perchè tanto c'è sempre qualcuno che ti da una mano.

 

La trovo una cosa pericolosa...ho sempre pensato che se fossi un istruttore e vedessi un allievo in piscina forzare una apnea statica o dinamicaper andare in sincope,...beh, sarebbero tali e tanti i calci in culo che gli darei per scaraventarlo fuori da dal corso, che vivrebbe il pensiero dell'acqua e dell'apnea come un incubo!

 

Mi rimane un dubbio...che ci sia un approccio sbagliato tra chi fa apnea pura e la insegna agli altri.

E chi fa pesca in apnea.

 

Moltissimi ragazzi si affacciano ai corsi di Apnea NON per partecipare all'agonismo legato a questa disciplina, ma solo a raggiungere profondità di pesca maggiori.

Questi sono dei fuori di testa, sia detto con il massimo rispetto. ;)

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Ciao nonno, forse ho dimenticato di sottolineare che la mia filosofia su come affrontare il mare è proprio l'antitesi di quella di Marcante, quindi non lo difendevo, ma sottolineavo che se si prendono certe affermazioni, estrapolate dal contesto culturale che le ha prodotte, ci sembrano più gravi di quello che in quel contesto erano. Pian piano le didattiche si sono evolute ed io infatti mi sono staccato da quella dei " COMSUBIN ", per una didattica più "umana" e attenta alla sicurezza più rigorosa. Non più il mare da conquistare ma da penetrare con rispetto. Anch'io ho perso un amico francese al relitto di Pomonte, fatalità aveva appena finito un corso di apnea con la didattica di cui si parla ( ma non voglio insinuare che sia stata quella la colpa ), tra l'altro è morto proprio sotto gli occhi della mia amica Isa, e pensare che il corso dovevo farglielo io ..... :(:bye:

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ciao Nonno, devo dire che mi hai anticipato, anch'io volevo aprire una discussione su questo argomento perchè ho da poco ritrovato un volumetto, del quale ora non ricordo l'autore, dove si diceva che per migliorare le apnee occorreva appunto iperventilare, e io che non avevo altre fonti di informazione che non fosse qualche rivista, la praticavo senza limiti.

A volte mi fermo a pensare che se sono ancora qui è solo per fortuna.

Facevo la capriola solo quando la testa mi girava per bene, non arrivavo all'intorpidimento delle mani.

Mi ricordo che a volte l'ebbrezza era tale che dopo 10-15 metri, quando non si vedeva il fondo, mi rigiravo e invece di scendere risalivo!!!

Contrazioni zero, risalivo a due minuti contati col sistema milleuno-milledue... :lol:

Però allora era così, ora mi vengono i brividi quando ci penso!!

 

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