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CATTIVI MAESTRI


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E' da più di cinqant'anni che che pratico la pescasub e non ho perso minimamente la passione; anzi l'entusiasmo è sempre presente, anche con il freddo e l'acqua torbida.

Guardo con ammirazione i giovani tenaci e come me innamorati del mare, ma anche preparati tecnicamente e consapevoli dei rischi.

Seguo con attenzione l'evoluzione tecnica delle attrezzature e amo apprendere e ascoltare le esperienze dei miei compagni di pesca o da chi, incontrato solo occasionalmente ha qualcosa da insegnarmi e con generosità qualche piccolo segreto da svelare.

Credo ci sia sempre da imparare anche da chi è più giovane ma in grado di capire tanti particolari e tante sfumature e riuscirle a trasferire con umiltà e semplicità.

Senza retorica, ho avuto occasione di pescare con amici veramente forti che senza vanto né prosopopea raccontavano episodi mirabolanti con grande naturalezza senza la minima saccenza.

Viceversa alcune persone che si ergono a "maestri" usando anche come epitoto questo termine, spesso non si rendono conto dei danni che potrebbero o possono causare a chi in modo acritico li ammira.

Non abbiamo tutti le stesse potenzialità o lo stesso fisico. Vivere il mare e la pesca è un momento meraviglioso a contatto con la natura.

Rispetto le sfide e apprezzo chi le attua soprattutto con se stesso, ma è anche doveroso rispettare chi voglia trovare nella pesca un momento di evasione, di svago senza doversi porre il raggiungimento di taluni obiettivi o debba dimostrare quello che non è solo per sfuggire al timore di sentirsi meno bravo.

Nel mio cuore ho una grande ferita ancora aperta che non potrà mai rimarginarsi.

Quando ero ancora molto giovane ho perso un carissimo amico e compagno di pesca. Quel giono si è immerso da solo e nessuno ha potuto aiutarlo.

Il padre, alcuni gioni dopo il tragico evento, mi telefonò per dirmi se accettavo, per ricordo, di tenere alcuni oggetti di Sergio.

Fra le cose che ricevetti in regalo c'era anche il libro di Marcante e Odaglia, II° edizione aggiornata del 1960. Un testo "sacro" per quei tempi, a cui tutti i sub e soprattutto i neofiti si ispiravano.

Solo dopo molti anni da quell'episodio ripresi in mano questo libro e lo sfogliai.

Rimasi inorridito e scoppiai in un lungo pianto; adesso immaginavo la causa di quella morte.

Desidero riportare integralmente quelle frasi che Sergio aveva sottolineato con una matita:

 

"Il nemico vostro in questo caso, non è tanto l'ossigeno che state consumando, senza rifornirvi, quanto il CO2 che si produce nel vostro organismo e che si accumula. La iperventilazione preventiva e la vostra volontà potranno però aiutarvi. Noi ventileremo aria atmosferica e lo faremo fino a che non sentiremo quasi un leggero stordimento o un formicolio al viso.

Le prime volte che si esegue l'iperventilazione ci si sente per un primo breve periodo a disagio; quando poi ci si abitua il lieve disagio iniziale si sopporta benissimo. Dopo di questo subentra il periodo normale che chiameremo di benessere. Poi interverranno le contrazioni diaframmatiche date dalla sollecitazione del CO2 che si sta formando in quantità superiore alla norma e che si protrarranno.

Le contrazioni non vi allarmino c'è ancora stimolo, finite queste non insistete, quel tale periodo che ancora vi separerebbe dal blocco non lo garantisco a tutti. Più tardi quando sarete più esperti, potrete se volete insistere ancora un poco , ma ricordate: un buon sub non sviene mai"

 

Queste frasi e altre ancora che non ho riportato, si commentano da sole.

 

nonno

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Il desiderio di un uomo di essere piu competitivo (probabilmente per una ragione evolutiva legata alla competizione sessuale) e quindi di emulare le gesta di chi è migliore di noi ci spinge inconsciamente a voler strafare, purtroppo gli incidenti capitano, talvolta tragici e non ci rimane che rammaricarci.

Fino a che ci saranno uomini, esisteranno campioni che verranno emulati (per la ragione suddetta prima) e gente che rischierà nel tentare di farlo.

Purtroppo non si può non riconoscere meriti alle persone che li hanno solo per il rischio che persone in via di miglioramento cerchino di emularle. (basta guardare quanti morti sulle moto, perche vanno in gira a fare a gara a chi è il migliore)

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nonno,comprendo quello che intendi ma non dimentichiamo una cosa:dopo 50 anni si continua a morire praticando immersioni in apnea.

quelle erano le nozioni valide in quel tempo,oggi si conosce infinitamente di più riguardo la fisiologia e i meccanismi che si attivano immergendosi sott'acqua,eppure le disgrazie continuano a capitare sia ad esperti che a principianti che una sincope non sanno neppure cosa sia,almeno fino a quando non ci colpisce.

come è progredita la conoscenza,anche tu cerca di andare avanti,butta quel libro,smetti di pensare a quello che è successo al tuo amico e vai avanti:50 anni di apnea sono pochi,ne hai ancora molti d'avanti e non devi amareggiarli con inutili ripensamenti.

un abbraccio e scusa la crudezza.

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E' facile, con il "senno di poi", esprimere giudizi su persone, fatti o su azioni del passato.

 

Ho perso anche io un amico, a suo tempo, rimasto sul fondo con una cernia arroccata che non voleva saperne di uscire.

 

Anche io praticavo l'iperventilazione. Quanti di noi l'hanno praticata?

 

La storia è piena di fatti e di pionieri che hanno pagato a caro prezzo le loro coraggiose scelte, o perlomeno che hanno rischiato inconsapevolmente senza il minimo sospetto.

 

E' anche grazie a questi, però, che oggi possiamo dire di essere un gradino più in alto.

 

Domandiamoci solo quante cose ancora non sappiamo e quanti errori stiamo commettendo senza saperlo, piuttosto.

 

Chi di voi si ferma?

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Ospite Bluedeepwater

BEh anche questo è vero.......non si finisce mai di imparare e di scoprire cose nuove....noi viviamo in questi tempi....e ci comportiamo di conseguenza alle scoperte che sono state fatte da altri prima di noi magari sbagliando e pagando a caro prezo gli errori...Questi ci hanno permesso di conoscere cose a noi non ancora note......è vero ...chissa quante ancora non ne conosciamo e diamo per assurde....i record e le quote raggiunte in apnea variabile e costante già danno la risposta a teorie esposte da chi 40 anni fa la praticasse e diceva che oltre i 50 metri si sarebbe avuta l implosione della cassa toracica dovuta alla pressione esercitata dalla profondità....eppure......c è chi ha oltrepassato i 200 e chi tra non molto tenterà un record allucinante.....

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Non so se il titolo " cattivi maestri " è riferito direttamente a Duilio Marcante, mostro sacro della subacquea. Se si, tieni presente che Marcante scriveva in epoche in cui la medicina subacquea si stava evolvendo, e le teorie si alternavano, senza dare certezze assolute. Mi ricordo che negli anni '70 si discuteva se la sincope era sempre ipossica o ipercapnica, senza riuscire ad avere una risposta definitiva. Marcante poi veniva direttamente dagli " Assaltatori del Mare ", gente come De La Penne, Junio Borghese ecc. ecc. :bye: quindi puoi capire quale fosse la sua filosofia.

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Omissis...

Domandiamoci solo quante cose ancora non sappiamo e quanti errori stiamo commettendo senza saperlo, piuttosto.

Chi di voi si ferma?

Se non c'è conoscenza, come possiamo domandarci e/o sapere se stiamo commettendo errori?

Buona giornata heron.

Tiz

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Mi ha fatto tanta tristezza il tuo racconto Nonno , e anche tanta rabbia!!!Hai ragione , ma è l'indole umana che ti porta a spingerti oltre i tuoi limiti e a sperimentare le nostre infinite potenzialità....

D'altronde parecchi anni fa i medici suggerivano la sigaretta a fine pasto...

Vivi al Giglio nonno?

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Questo è un processo inarrestabile,più passa il tempo e più si cerca di raggiungere limiti estremi...molto spesso tralasciando i rischi in cui ci si può imbattere,se non quando ormai è troppo tardi.

Nonno gira pagina (anche se è dura) e cerca di goderti al meglio la vita.

Un saluto Michele

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Ciao!

 

A parte la tristezza che si prova nel leggere le parole di una persona che ha perduto il suo amico e compagno di pesca , forse in seguito a un incidente "favorito" da certe conoscenze approssimative nel campo della fisiologia dell'immersione in apnea che allora si avevano, mi suscita ancora più tristezza e sgomento sapere che , anche dopo i grandi passi avanti che la medicina subacquea ha fatto in questi decenni, i morti ci sono sempre.

 

Anzi, sono in continuo, nettissimo aumento.

 

L'amarezza e lo sgomento sono aumentati perchè, con tutta la sapienza, tutte le conoscenze approfondite , tutta la tecnologia che il progresso ci mette a disposizione in ogni campo, niente è cambiato in meglio.

 

Se l'uomo , nonostante le conoscenze maggiori e la migliore possibilità di accedere alle informazioni, fa passi indietro anzichè avanti, nel campo della sicurezza...beh, allora vuol dire che stiamo lentamente impazzendo.

Stiamo affondando nella nostra stessa supponenza.

I mezzi tecnologici e le conoscenze ci servono solo a spostare ancora più avanti il limite del pericolo, in una specie di corsa folle che nessuno sembra in grado di arrestare.

 

Le cronache dolorose di queste ultime estati, ci mettono di fronte ad una strage annunciata, ogni anno più brutta, più difficile da digerire.

 

Credo che ci sia qualcosa di sbagliato, di profondamente malato nell'atteggiamento che spesso assumiamo verso il mare: il piacere della sfida con la natura si sta trasformando sempre più in una roulette russa con la morte.

 

Io credo che si dovrà arrivare prima o poi ad un punto di rottura....ma purtroppo credo che il limite sia ancora molto in là.

 

Dovremo contare ancora centinaia di morti in apnea prima di accorgerci che stiamo andando nella direzione sbagliata?

 

P.S. ripeto, ai tempi in cui si scrissero certe cose , pareva che il mondo sommerso fosse una cosa che l'uomo stava conquistando senza difficoltà, che si stesse finalmente tracciando una via sicura per tutti.

Se solo avessimo intuito dove si sarebbe finiti oggi... :(

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Mi dispiace molto per il tuo amico.

Ricordo che durante il primo corso fipsas che feci nel '90 l'iperventilazione era sempre citata nell'omonimo manuale e si insegnava ancora.

Oggi fortunatamente le conoscenze e la consapevolezza sono ad un altro livello ed il numero e la qualità dei corsi hanno quantomeno contribuito a diradare la nebbia che aleggiava intorno a questo "misterioso" sport.

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Non so se il titolo " cattivi maestri " è riferito direttamente a Duilio Marcante, mostro sacro della subacquea. Se si, tieni presente che Marcante scriveva in epoche in cui la medicina subacquea si stava evolvendo, e le teorie si alternavano, senza dare certezze assolute. Mi ricordo che negli anni '70 si discuteva se la sincope era sempre ipossica o ipercapnica, senza riuscire ad avere una risposta definitiva. Marcante poi veniva direttamente dagli " Assaltatori del Mare ", gente come De La Penne, Junio Borghese ecc. ecc. :bye: quindi puoi capire quale fosse la sua filosofia.

 

Caro magoo, io non mi riferivo solamente a Marcante che sicuramente avrà anche i suoi meriti come ricercatore che ha dato impulso alla nostra disciplina,

ma a tutti coloro che sebbene abbiano una grande esperienza diretta pratica vogliono su questa stabilire delle regole.

Il metodo scientifico ci insegna che se ripetiamo molte volte un esperimento e otteniamo un risultato particolare, questo non sta a significare che tutto ciò sarà sempre riproducibile e quindi trasformabile in legge.

Essere dei campioni nella pesca non sempre equivale a essere dei buoni maestri. Prima di mettersi in cattedra bisognerebbe essere più prudenti.

Il grande errore che ha fatto Marcante, sicuramente in buona fede, è stato quello di aver estrapolato delle osservazioni e dei dati ancora da ritenersi sperimentali e averli divulgati a tutti come regole certe.

E' necessario essere sempre prudenti soprattutto quando in ballo c'è la vita di persone e dei loro cari a cui a loro volta viene distrutta la vita.

 

nonno

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Mi ha fatto tanta tristezza il tuo racconto Nonno , e anche tanta rabbia!!!Hai ragione , ma è l'indole umana che ti porta a spingerti oltre i tuoi limiti e a sperimentare le nostre infinite potenzialità....

D'altronde parecchi anni fa i medici suggerivano la sigaretta a fine pasto...

Vivi al Giglio nonno?

 

Vivo a Roma ma ho casa e gommone a Talamone e pesco fra Argentario Giglio e dintorni

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ciao,

il tuo racconto è molto bello e traspaiono la tua amarezza e tristezza ancora vive dopo tanto tempo.

Credo però che le tue parole siano frutto più del rancore che di altro. Quanto venivano sritte quelle cose si sapeva ben poco dei meccanismi che regolavano il corpo immerso, non si conoscevano fenomeni quli blood shift, complessità dei barocettori e dei recettori per la CO2. Anche adesso che si conoscono molte più cose, purtroppo, la gente in mare può morire.

penso che l'apnea e la pescasub siano due sport bellissimi, ma non esenti da rischi, e avvolte non basta la conoscenza per evitare una tragedia, ma serve sempre e solo prudenza!

 

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Ciao!

 

A parte la tristezza che si prova nel leggere le parole di una persona che ha perduto il suo amico e compagno di pesca , forse in seguito a un incidente "favorito" da certe conoscenze approssimative nel campo della fisiologia dell'immersione in apnea che allora si avevano, mi suscita ancora più tristezza e sgomento sapere che , anche dopo i grandi passi avanti che la medicina subacquea ha fatto in questi decenni, i morti ci sono sempre.

 

Anzi, sono in continuo, nettissimo aumento.

 

L'amarezza e lo sgomento sono aumentati perchè, con tutta la sapienza, tutte le conoscenze approfondite , tutta la tecnologia che il progresso ci mette a disposizione in ogni campo, niente è cambiato in meglio.

 

Se l'uomo , nonostante le conoscenze maggiori e la migliore possibilità di accedere alle informazioni, fa passi indietro anzichè avanti, nel campo della sicurezza...beh, allora vuol dire che stiamo lentamente impazzendo.

Stiamo affondando nella nostra stessa supponenza.

I mezzi tecnologici e le conoscenze ci servono solo a spostare ancora più avanti il limite del pericolo, in una specie di corsa folle che nessuno sembra in grado di arrestare.

 

Le cronache dolorose di queste ultime estati, ci mettono di fronte ad una strage annunciata, ogni anno più brutta, più difficile da digerire.

 

Credo che ci sia qualcosa di sbagliato, di profondamente malato nell'atteggiamento che spesso assumiamo verso il mare: il piacere della sfida con la natura si sta trasformando sempre più in una roulette russa con la morte.

 

Io credo che si dovrà arrivare prima o poi ad un punto di rottura....ma purtroppo credo che il limite sia ancora molto in là.

 

Dovremo contare ancora centinaia di morti in apnea prima di accorgerci che stiamo andando nella direzione sbagliata?

 

P.S. ripeto, ai tempi in cui si scrissero certe cose , pareva che il mondo sommerso fosse una cosa che l'uomo stava conquistando senza difficoltà, che si stesse finalmente tracciando una via sicura per tutti.

Se solo avessimo intuito dove si sarebbe finiti oggi... :(

 

 

Caro Gianni, io sono molto d'accordo con quello che tu dici, ma è necessario fare un distinguo: le morti inevitabili e quelle che forse potevano essere evitate.

Quando leggo che un gommone incautamente ha investito un subacqueo che pescava regolarmente con il pallone allora io mi inferocisco; perché non ci vuole molto a fare un poco di attenzione rispettando la vita degli altri. Forse quel tizio lì la patente nautica, da buon furbetto se l'era comprata ignorando il significato del rispetto delle regole.

Anche riguardo il rischio della sincope è vero che non è possibile sempre evitare gli incidenti, ma molto possiamo fare con l'informazione, con i corsi con la preparazione specifica. Ed anche parlarne fra di noi può rappresentare un modo per indurci tutti quanti a mantenere alta la soglia di attenzione

 

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