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Considerazioni sulla Morte


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“…e se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.”

Friedrich Nietzsche, Al di la del bene e del male

 

Prima di queste quattro parole che sto per scrivere, una premessa. L’idea, la visione della morte è diversa, anche in modo profondo, da individuo ad individuo, da popolo a popolo, da religione a religione. Non sto qui a raccontare o descrivere il modo di affrontare la morte a seconda dell’appartenenza ad una o un’altra cultura, la materia morte è dappertutto strettamente legata alla religione e le diverse religioni hanno modi diversi di vedere la fine della vita, sono cose che ognuno di noi bene o male conosce, ci sono posti nel mondo in cui la morte si festeggia e posti in cui ci si dispera. Per quanto mi riguarda il lutto, inteso e vissuto a livello personale o allargato alla famiglia, al luogo o alla religione d’appartenenza, è ugualmente degno di rispetto a prescindere dalle sue diverse forme e manifestazioni, perché per me il rispetto è l’unico parametro universale che si può trovare ed applicare all’argomento morte, tolto questo dietro i propri morti ognuno è libero di piangere, ridere, festeggiare, fustigarsi, ubriacarsi, farsi seppellire insieme al caro estinto o darlo in pasto ai coccodrilli ed andare a ballare attorno ad un totem. Bene, passiamo a noi.

 

La pesca subacquea è uno sport estremo, punto. L’enciclopedia dice: “Sono definiti sport estremi quegli sport di estrema difficoltà, ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano.” In uno sport estremo come la pesca subacquea quando il corpo umano va oltre il limite di sopportazione c’è la morte, punto. E il limite di sopportazione non sempre è quello che ognuno di noi crede di conoscere e si è mille volte proposto di non superare, non è un numero scritto in rosso in un angolo del nostro cervello, non ha nessun allarme automaticamente collegato ma è una cosa assolutamente astratta che può cambiare in ogni momento, quando meno te l’aspetti. Pescando noi operiamo in un ambiente fisico che non ha nulla a che vedere col nostro ambiente vitale, per noi la vita è l’aria e sott’acqua l’unica aria che abbiamo a disposizione è quel po’ che ci portiamo dietro trattenendola nei polmoni, ma facendo così noi riponiamo tutta la nostra fiducia in una cosa assolutamente fallibile ed imperfetta, il nostro corpo. Sott’acqua, in un metro o a 30 non fa NESSUNA differenza, un singhiozzo inaspettato, una stupidissima improvvisa contrazione involontaria del diaframma può diventare un dramma, sott’acqua un crampo ad una gamba (chi non ha avuto un crampo improvviso pinneggiando in superficie? Bene, immaginatevi di averlo mentre vi state staccando dal fondo alla fine di un’apnea…), un improvviso conato di vomito, uno starnuto, un prurito al naso significa morire. Questo per rimanere alle cause fisiche più stupide (che sott’acqua non sono MAI stupide) che esulano dai rischi legati all’apnea in sé, alla sincope. Se ai tanti problemi legati ai limiti del corpo umano aggiungiamo gli incidenti, non quelli gravi ma i più stupidi (che sott’acqua non sono MAI stupidi) che ci possono capitare durante una pescata, un’asta incastrata, l’allagamento improvviso della maschera, l’adrenalina che in un attimo ci brucia l’ossigeno causata dagli eventi più diversi (il momentaneo incastrarsi di una pinna, il passaggio di un tonno sulla nostra testa, il contatto con una medusa…) o altri cento, capiamo quanto la morte ci stia accanto in ogni apnea. Ogni volta che uno di noi muore e sul Forum appare la triste notizia, la maggior parte delle reazioni sono di stupore, di rabbia, ci si chiede perché, ci si chiede come mai il tale così bravo, così esperto, così attento… Tolto l’umano dolore, con tutto il rispetto sono reazioni e domande inutili perché ognuno dei lettori dovrebbe avere ben chiaro dentro di sé quanto sott’acqua sia sottile il confine tra la vita e la morte e questo concetto dovrebbe portarlo scritto a lettere cubitali nella propria mente al posto delle stupide cifre e dei limiti presunti che si adottano come confini da non superare, peccato che sia invece la morte a superarli d’un balzo in senso opposto per venire ad afferrarci… E gli istintivi e ciclici appelli (spesso postumi…) a fare attenzione, a non pescare da soli, a non scendere troppo, a non tirare i tempi rivolti soprattutto ai neofiti mi sono sembrati sempre quasi superflui, ognuno al giorno d’oggi sa a cosa fare attenzione e conosce la grammatica elementare del nostro sport, la falsa credenza che a rischiare di più siano sempre i meno esperti una cosa stupida, tra ultimi morti c’erano neofiti ma soprattutto pescatori più che esperti, erano solitari o in coppia, sono avvenute disgrazie in due metri d’acqua come a 30, perché “Mors servat legem: tollit cum paupere regem”…

La morte è spesso un tabù, un argomento da non tirare fuori, una cosa di cui parlare a voce bassa, malvolentieri e quasi sempre con ipocrisia. La morte è senz’altro dolore, a volte per chi muore, spesso per chi resta, sempre per chi assiste impotente. La morte di uno di noi, di una persona che condivideva la nostra passione per il mare e la pesca, non l’accettiamo, ci coinvolge e ci sgomenta particolarmente perché sappiamo che al suo posto potevamo esserci noi, che il dolore dei suoi amici e lo strazio dei parenti poteva essere quello delle persone a noi care. Come ho detto avere paura della morte è umano, umanissimo, ma stupirsi che questa possa accadere da un momento all’altro e quasi sempre in maniera inspiegabile in uno sport come il nostro è fuori luogo, se si accetta uno sport estremo si deve anche accettare l’idea che il rischio estremo è compreso nel prezzo da pagare, se no la sola strada verso la totale sicurezza non sono le parole, i proclami e il piangersi addosso, è cambiare sport. Il mare, come la vita, è meraviglioso e può dare gioie indicibili, il mare, come la vita, ci può essere tolto per sempre nel tempo di un respiro. Accostiamoci al mare certamente con tutte le attenzioni, i limiti, le paure, l’umiltà, ma ricordiamoci sempre che alla fine di un’apnea ci può essere sia la vita che la morte e spesso quale delle due sia ad aspettarci non dipende da noi…

 

P.S. Salvo, solo due parole anche per te, voglio scrivertele qui e non sul tuo post dedicato a Rosario né su altri mezzi. Sull’onda dell’emozione anch’io, come tutti gli amici, ho provato a chiamarti immediatamente dopo la disgrazia e, com’era naturale, il tuo telefono era staccato. Per me sei sempre stato più di un amico, mi si è fermato per un attimo il cuore quando ho sentito che un veterinario quarantenne era morto sulla Secca perché istintivamente ho pensato fosse accaduto a te ed immediatamente a seguire la mia mente è andata a Simona, a Camilla, a Gioele, fino ad arrivare a Giotto ed all’ultimo degli amici… Poi è arrivato il nome di Rosario ed il dolore ha preso un’altra via… Non ti dirò nulla, né adesso né dopo, né nulla ti chiederò mai, so benissimo come sei stato e come starai, mi sono già trovato troppe volte alle prese con amici cari, ma anche con semplici conoscenti o sconosciuti, morti sott’acqua, conosco il gorgo senza fine che ti si crea dentro nel quale vedi inesorabilmente girare ed inghiottire immagini, ricordi, voci, emozioni che sono state comuni… Non ci sono parole che io possa dirti che tu non sappia già, per questo non ti dico e non ti dirò nulla. Ti abbraccio soltanto.

 

 

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Ospite Forchetta

io voglio riportare quello che ho scritto su un altra discussione sulle disgrazie siciliane proposta da barbara,

 

 

la morte , ....................lei è sempre presente con noi per tutta la vita , in ogni momento della nostra esistenza c è la morte , noi non la vediamo non siamo in grado di vederla materialmente , mma lei è li con noi ,

 

ci sono dei momenti della nostra esistenza che per pochi attimi la sfioriamo , chi piu chi meno , per errori di gioventu per imprudenze altrui per una malattia , ma tutti ci siamo andati vicini nel corso della nostra vita , e certe volte la conosciamo da vicino anche se non è venuta per noi , lei ci porta via un parente un amico un amore , viene e si allontana , ma sara sempre con noi ,

 

io ho conosciuto diverse forme di morte un po per il lavoro che ho fatto per 19 anni il pompiere , e per i tanti amici persi in circostanze diverse per i cari che sono deceduti , c è sempre da chiedersi perche , proprio a lui o lei , perche , ho riflettuto moltissime volte sul perche e come mai proprio a lui o lei p proprio in quel preciso istante , moltissime volte .

 

sono sicuro che esiste un destino che ci scrive una vita intera , molti di noi non sentono la morte perche grazie a dio non hanno avuto modo di viverla intensamente , la sofferenza che lei puo dare lo sconforto che puo portare e la disperazione che lascia con tutti i suoi perche , altri invece la conoscono molto bene , pultroppo la vita è cosi spesso a chi tanto e a chi niente , il destino che tutti noi abbiamo e che non conosciamo all improvviso ci viene a cercare , e non sbaglia mai ,

 

cosa fare , è giusto vivere la propria esistenza la propria vita e fare le scelte e l esperienze che tutti piu o meno sono destinati a fare , ma non possiamo fare niente assolutamente niente per impedire alla morte di prenderci , ci si creda oppure no è cosi , basta riflettere un attimo e si scopre che non esiste un perche alla morte di milioni di persone ,

 

noi nel nostro piccolo cerchiamo di vivere una vita meravigliosa piena di passioni d amore e di piccole o grandi soddisfazioni , è giusto parlarne e cercare di sensibilizare tutti quelli che hanno la nostra stessa passione , ma è fondamentale cercare di capire che la vita finisce con la morte , che duri un attimo o 150 anni alla fine c è sempre la fine,tutti quei ragazzi che hai elencato , non volevano certo morire , sono andati a passare qualche ora in mare per dare modo alla loro passione di esprimersi di gioire del piacere del mare , poi in un attimo è cambiato tutto , tutto si ferma intorno a loro e finisce , non c è un perche un motivo scatenante , ma succede , si puo morire in moltissimi stupidi modi e credo che tutti noi sappiamo quanti sono morti giovanissimi e nel pieno della loro meravigliosa vita per un niente una piccola variante della loro vita , un attimo prima tutto a meraviglia e un attimo dopo tutto finisce , ma non c è un perche , lo cerchiamo noi per trovare sempre un motivo un perche , ma la vita è cosi spietata incontrollabile

 

possiamo solo cercare di viverla al massimo del nostro rispetto e nel rispetto degli altri , non credo che i ragazzi che hai elencato volevano morire o non si sentivano al massimo della forma , noi non lo sapremo mai , resta solo i perche di chi resta e il dolore di chi li conosceva e l ha amati , per sempre per tutta la loro vita , e questo vale per tutti quelli che muoiano ,

è la vita, che finisce sempre con la morte, in un destino scritto ,

 

massimo

 

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Qualcuno dice che per un bambino passare dal grembo materno alla vita è un passaggio importante denso di incognite e paure come la morte. Ognuno di noi l'ha già affrontato ma non ne abbiamo il ricordo, unemozione forte e profonda che rimane sotterrata nel nostro inconscio, ma questa paura ce la portiamo dietro attimo dopo attimo della nostra vita, nelle nostre relazioni, nelle nostre decisioni. La paura della morte, della perdita, del distacco, dell'abbandono e del vuoto che ne deriva, ci travolgono quando una persona cara vicina a noi parte per il suo viaggio. Il nostro dolore è dato dalle nostre paure. Personalmente ogni volta che sento di questi "fratelli" che muoiono in mare, come anche in una gara di motociclismo piuttosto che arrampicandosi su una parete di roccia a mani nude, muoiono perchè quello è il loro momento e lo attraversano proprio mentre fanno ciò che amano fare. Spesso mi sono trovato a considerare su me stesso che dovendo morire prima o poi, preferirei morire mentre godo un paesaggio sottomarino piuttosto che investito da un ubriaco alla guida del suo SUV.

La morte è un passaggio che ci attende tutti chi prima chi dopo, io mi concentrerei più su come viviamo che su come moriremo! :wub:

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Molte cose che dici le condivido in pieno e mi sono molto piaciute, vorrei comunque ricordare che non c'è solo l'aspetto della propria vita e della propria morte, non siamo esseri solitari, interagiamo tutti i giorni con nostri simili , a noi cari e non, persone di cui in parte siamo anche responsabili, ed a cui abbiamo dato o dedicato, anche, la nostra vita. Per ogni cosa che facciamo, tutte le volte che la facciamo dobbiamo pensare anche a questo ! Molti di noi questi discorsi non li " sentono ". ma penso, e so, che altri li condividono. Mi pare che comunque, dal tuo discorso, risulti che è il destino a portarci alla morte, e nulla possiamo fare per evitarla. Su questo non sono d'accordo, possiamo fare molto, poi può non essere sufficiente, ma provarci ne vale sempre la pena.

Scusate ma non posso esimermi dal dire che provo fastidio per quelli che, dopo discorsi di tale spessore, si limitano a quotare o addirittura a scrivere " Maestro di vita " che sembra quasi una presa in giro. Scusate ancora non vorrei fare polemica ma non ho potuto trattenermi, se avete anche una piccola cosa da dire ditela, non appropriatevi totalmente del pensiero altrui. :bye:

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“…e se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te.”

Friedrich Nietzsche, Al di la del bene e del male

.. ... Come ho detto avere paura della morte è umano, umanissimo, ma stupirsi che questa possa accadere da un momento all’altro e quasi sempre in maniera inspiegabile in uno sport come il nostro è fuori luogo, se si accetta uno sport estremo si deve anche accettare l’idea che il rischio estremo è compreso nel prezzo da pagare, se no la sola strada verso la totale sicurezza non sono le parole, i proclami e il piangersi addosso, è cambiare sport. ........

Lo condivido, ho praticato quello che viene definito uno sport estremo per 22 anni, ho perso 2 amici cari e altri conoscenti, il cui ricordo è sempre vivo in me, ma come diceva il mio vecchio istruttore e, come a mia volta ripetevo anni dopo ai miei allievi; se non vuoi rischiare cambia sport, vai a giocare a bocce

Il nostro dovere è quello di far il massimo in tutto e per tutto per aumentare la sicurezza, ma non essendo una partita di bocce, il rischio dell’imponderabile è sempre in agguato e c’è da metterlo in conto ne più ne meno di quando si prende la moto o lo scooter per andare a lavorare.

 

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Molte cose che dici le condivido in pieno e mi sono molto piaciute, vorrei comunque ricordare che non c'è solo l'aspetto della propria vita e della propria morte, non siamo esseri solitari, interagiamo tutti i giorni con nostri simili , a noi cari e non, persone di cui in parte siamo anche responsabili, ed a cui abbiamo dato o dedicato, anche, la nostra vita. Per ogni cosa che facciamo, tutte le volte che la facciamo dobbiamo pensare anche a questo ! Molti di noi questi discorsi non li " sentono ". ma penso, e so, che altri li condividono. Mi pare che comunque, dal tuo discorso, risulti che è il destino a portarci alla morte, e nulla possiamo fare per evitarla. Su questo non sono d'accordo, possiamo fare molto, poi può non essere sufficiente, ma provarci ne vale sempre la pena.

Scusate ma non posso esimermi dal dire che provo fastidio per quelli che, dopo discorsi di tale spessore, si limitano a quotare o addirittura a scrivere " Maestro di vita " che sembra quasi una presa in giro. Scusate ancora non vorrei fare polemica ma non ho potuto trattenermi, se avete anche una piccola cosa da dire ditela, non appropriatevi totalmente del pensiero altrui. :bye:

 

Ciao magoo, mi spiace se può averti dato fastidio il fatto di associarmi.

Ho trovato le parole dette, buone e sensate.

Poi da istruttore di apnea e pesca in apnea, potrei aggiungere molte altre cose sulle morti estive dei nostri compagni di forum e non, ma sono sicuro che poi si andrebbe a finire in sterili polemiche.

 

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... Mi pare che comunque, dal tuo discorso, risulti che è il destino a portarci alla morte, e nulla possiamo fare per evitarla. ...

 

Non credo nel destino così come non credo in nessun dio, sono scuse inventate da noi esseri imperfetti per giustificare le perfette cazzate che facciamo...

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Io invece credo che sia soltanto un discorso privo di qualunque ipocrisia. Tante volte quando entro in acqua penso che potrebbe essere l’ultima volta, perché non mi sento né meglio né peggio di tutti quelli che hanno allungato la schiera di croci del nostro sport. Però lo accetto, e non ci rinuncerei neppure per i miei familiari. Perché altrimenti preferirei già essere morto. Posso rispettare l’abc della sicurezza ma so perfettamente che se in questi trent’anni di pesca subacquea sono ancora vivo, non è certo perché sono stato capace di controllare ogni evento di pesca che mi è capitato, ma solo perché sono stato più fortunato di altri. Quando si fa pesca subacquea, e non snorkeling con il fucile, allora il rischio è il nostro unico compagno di pesca. Tomizawa era un ottimo pilota, ma l’incidente che gli è successo non gli ha lasciato scampo. Non ha potuto decidere nulla, è morto e basta. Qualunque pilota nella stessa circostanza sarebbe morto e basta.

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con il dovuto rispetto,meno pippe mentali farebbero bene a tutti:come ho già detto a un amico,adesso magari siete (giustamente) emotivamente coinvolti,una settimana fà questi discorsi non li avremmo fatti,tra una ce ne saremo dimenticati.

và bene la giusta prudenza prima di immergersi come in tutte le occasioni della vita,ma c'è anche dell'altro nell'apnea come nella vita oltre al pensiero della morte.

un abbraccio a tutti :wub:

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