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sospetto barotrauma polmonare?!?!


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Egregio Prof. Malpieri,

mi chiamo Massimiliano Calò, ho 34 anni, e pratico pesca in apnea a livello amatoriale dall'età di 14 anni.

Dopo la lettura di alcuni suoi studi "linkati" su una discussione aperta in questa stessa sezione del forum, ho "riletto" un episodio accadutomi poco tempo fa che presenta alcuni sintomi tipici da Lei utilizzati per descrivere il barotrauma polmonare di cui avevo una conoscenza sommaria e, direi, nebulosa.

Sabato 18 maggio mi sono recato con il mio compagno di pesca su una alcune rimonte di fronte a Talamone con cappello a 7/8 metri, base intorno ai 20. Ci alterniamo nei tuffi fornendoci indicazioni su come gira il pesce e, come il mio solito, esploro il cappello per poi scendere più in profondità. Al mio terzo tuffo scendo un pò più fondo, al limite dei 15 metri, sparo e strappo un dentice di un paio di chili. Terminata l'apnea, una volta riemerso, devo dare un colpo di tosse, ma la cosa si rivela più noiosa del previsto poiché devo dare una serie di colpi ravvicinati e persistenti. Questa necessità si ripeterà altre duo o tre volte durante la pescata ma non gli conferisco tanto peso perché riesco a ventilare bene in superficie e i successivi tuffi, non più profondi dei 15 metri, si ripetono con tranquillità. Concludiamo la pescata relativamente presto e dopo 4 ore siamo a casa.

Il giorno dopo ci spostiamo all'Argentario, sulla secca del Corallo: rompo il fiato con un paio di tuffi sui 6/8 metri e poi faccio qualche tuffo oltre i dieci, ma mai oltre i 15 perché c'è taglio freddo e i dentici sono alti. Come sempre ci alterniamo nei tuffi e in qualche occasione, terminata l'apnea, devo tossire, proprio come il giorno precedente. Terminiamo la battuta nel bassofondo e anche oggi siamo a casa per l'ora di pranzo dopo quattro ore passate in acqua.

La sera comincio ad avvertire una sorta di pesantezza all'altezza del petto e una noiosa tosse che raschia la gola; due o tre volte, durante la notte avverto delle fitte nella parte anteriore destra del torace, accanto allo sterno. Questi fastidi che imputavo alla stanchezza (le prime due vere giornate di pesca della stagione fatte con la giacca da 7mm e lo schienalino da 2.5 kg), scompaiono nel giro di un paio di giorni, sgombrando la mente da ogni pensiero negativo.

Torno in acqua sabato 30 maggio per un'albata a Punta Ala e, complice una corrente impetuosa, mi fermo a pescare in poca acqua; altre quattro ore a pinneggiare in superficie e un massimo di 10 tuffi in 4 metri d'acqua. Non ricordo particolari situazioni di fastidio o necessità di tossire come le ultime due volte.

Torno in acqua martedì due giugno sempre con Riccardo e, a causa di problemi al motore, ci buttiamo da terra. Tre ore di pinneggiata e pochissimi tuffi alla profondità massima di 5 metri; anche in questo caso non rilevo particolari fastidi.

Da qualche giorno la sensazione di pesantezza al torace e di "raschio" in gola è ricomparsa e, di tanto in tanto, devo tossire.

A questo punto mi sono preoccupato perché la stanchezza o l'affaticamento di due pescate veloci e in poca acqua non possono dare origini a dei sintomi che in venti anni di pesca non si sono mai manifestati prima.

Devo precisare che sono stato un nuotatore agonista (ho vinto qualche campionato regionale), non ho mai fumato, e che, attualmente, riesco a nuotare per 1h/ 1h e mezzo un paio di volte a settimana alternando sedute tipiche del nuoto a sedute di nuoto pinnato e apnee. Le mie profondità operative si aggirano intorno ai 18/20 metri e, a fine stagione, faccio aspetti tra i 25 e i 28 metri ma sempre in coppia e con mooolta pausa tra un tuffo e l'altro.

Rispetto agli anni scorsi, forse a causa della brutta stagione, sono andato meno a mare ed è mancato quel progressivo adattamento alla profondità e alla pressione che, durante la pausa invernale, inevitabilmente viene a perdersi.

Visto che sto parlando con una delle massime autorità in materia Le dico fin d'ora che non ho nessun problema a sobbarcarmi km di auto per farmi visitare da Lei o da un collega di Sua fiducia purché possa avere una risposta da parte di persone competenti: caro professore avrei intenzione di continuare a praticare questa magnifica disciplina, purché questo non comprometta la mia salute e, proprio per il contenuto dei Suoi articoli sulla materia, vorrei fare luce su quanto accadutomi sia per avere una tranquillità sulla integrità della mia condizione fisica e, soprattutto, per una tranquillità a livello psicologico nell'affrontare, eventualmente, profondità più impegnative. Non nascondo di avere un pò di paura soprattutto per la possibilità che questo fatto possa aver lasciato degli strascichi cause di eventuali recidive, che un fenomeno del genere possa ripresentarsi visto che l'iter delle mie immersioni non ha comportato nulla di diverso da quanto faccio normalmente.

RingraziandoLa anticipatamente per la sua cortesia e per la sua gentilezza, attendo una preziosa risposta e Le invio i miei più cordiali saluti.

Massimiliano Calò

 

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