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Effetto Serra, Combustibili Fossili E Tutte Le Str


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FONTE:

http://www.essereliberi.it/modello_articol...&recordinizio=0

 

Ambiente e Scienza

 

Inserito il 30-9-2007

Un metereologo ci scrive che non abbiamo abbastanza combustibile per scaldare veramente la Terra

Guido Guidi

 

 

Al direttore - (G. Ferrara, ndm)

Mi occupo professionalmente di meteorologia alle dipendenze del Servizio meteo dell’Aeronautica militare da quasi vent’anni. Negli ultimi dieci, tra le altre cose, sono stato frequentemente impiegato nei contributi che l’istituzione cui appartengo offre quotidianamente al mondo della comunicazione, con particolare riferimento all’informazione televisiva pubblica.

 

Non passa giorno che, in forma privata o pubblica, mi venga chiesto un parere sulle tematiche del cambiamento climatico e della catastrofe che ne dovrebbe derivare. Tranquillizzare chi ascolta diventa sempre più difficile, visto l’approccio da fine del mondo imminente con il quale vengono normalmente affrontati questi temi.

 

Per questa ragione ho apprezzato moltissimo il taglio normale che, complici le opinioni dei suoi ospiti, ha voluto dare alla trasmissione “Otto e mezzo” dello scorso giovedì. Ho apprezzato in particolare la sua incalzante richiesta al professor Franco Prodi di rendere degli esempi tangibili della apprezzabilità personale dei cambiamenti climatici, in assenza dei quali veramente non ha senso attribuire ogni aspetto della variabilità del nostro clima a una imminente catastrofe. Che non è imminente e inoltre si fonda su basi a dir poco congetturali.

 

Le conclusioni cui il panel intergovernativo delle Nazioni Unite è giunto nel suo recente rapporto infatti, sono tutte proiezioni di lungo periodo che, per loro natura e per la stessa ammissione di chi le cura, hanno un margine di attendibilità molto basso in quanto dipendono dagli scenari politici sociali ed economici che determineranno la natura dell’impronta ambientale del genere umano sul pianeta negli anni a venire.

 

Mi permetta di fare un esempio. La quantità di gas ad effetto serra che sarà emessa in atmosfera è strettamente dipendente dalla velocità e dalla capacità di crescita dei paesi in via di sviluppo che, arrivando a consumare combustibili fossili come e più di quelli già sviluppati, renderebbero la situazione insostenibile.

 

Ma sul nostro pianeta tutti questi combustibili fossili da bruciare semplicemente non ci sono.

 

Per cui ai livelli di emissioni definite critiche in quanto capaci di provocare cambiamenti irreversibili sarà difficile arrivarci; di più sarà ancora più difficile, anche se il contrario sarebbe auspicabile, che zone del mondo che oggi soffrono un ritardo economico molto pesante possano arrivare, per la metà o la fine di questo secolo, ad avere un livello di sviluppo paragonabile a quello odierno dei paesi più avanzati.

 

Tutto ciò ammesso che il paradigma che vede l’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera compia quella trasformazione che, in termini scientifici, da correlazione dimostrata ne faccia un altrettanto certo rapporto di causa effetto, cosa che, ad oggi, non è ancora accaduta.

 

Né potrebbe essere accaduto niente di diverso, visto che si propongono più che altro delle convinzioni dogmatiche di stampo quasi religioso e si bollano come scettiche e quindi religiosamente eretiche tutte le opinioni diverse.

 

Molte delle basi scientifiche della teoria del riscaldamento globale sono state sottoposte a critiche oggettive da parte della stessa comunità scientifica, ma le urla e gli strepiti del catastrofismo hanno inevitabilmente avuto la meglio, almeno sin qui.

 

E’ probabile che una certa parte della responsabilità di questo atteggiamento così urlato ed allarmista sia del mondo della comunicazione, ma di sicuro ci sono anche dei validi suggeritori. Tra questi anche molti ambientalisti che hanno riconosciuto in questo atteggiamento una irrinunciabile opportunità di accrescere enormemente il loro peso politico e le risorse a loro disposizione.

 

Ciò che non si dice è che l’Ipcc in quanto organismo Onu è un organo politico, non scientifico e questo lo si trova scritto nelle pagine del sito web ufficiale dell’organizzazione.

 

Non a caso, infatti, il celebre quarto rapporto dei mesi scorsi, è uscito prima in forma ridotta, confezionato per i “Policy makers”, e poi ben quattro mesi dopo in forma integrale, quando la grancassa mediatica suonava già da un pezzo. In pratica il processo di revisione scientifica è stato reso possibile soltanto dopo che era stato tratto il maggior beneficio possibile dalla comunicazione delle conclusioni. Un iter scientifico quanto meno

anomalo.

 

Non a caso, il messaggio contenuto nel “Summary for Policy makers” è stato mediato con grande fatica, nella notte precedente alla sua pubblicazione dai rappresentanti dei vari governi, tra eliminazioni ed aggiunta di postille. Gli organi politici fanno politica e, al giorno d’oggi, la politica è soprattutto economica.

 

Il riscaldamento globale e le minacce di catastrofe stanno alimentando una bolla speculativa al cui cospetto la new economy degli anni Novanta impallidisce.

 

Il mercato del carbon trading, lo scambio di quote di emissione, o se si preferisce la bolletta dell’inquinamento, avviato dalla ratifica del protocollo di Kyoto vale già molti miliardi di dollari e ne varrà molti di più nel prossimo futuro. A questo si aggiunge la recente corsa, inevitabile ma in netto ritardo, alla ricerca sulle fonti di energia rinnovabili.

 

Tra queste la più affascinante, almeno per i media, è l’idrogeno per la mobilità. Quasi tutti però dimenticano che l’idrogeno necessita di una fonte di energia supplementare per essere estratto e quindi non può essere considerato una fonte energetica primaria. Inoltre, dalla combustione di idrogeno si genera vapore acqueo, un gas serra di gran lunga più potente dell’anidride carbonica, anzi, il gas serra per eccellenza.

Ebbene, la quantità di vapore acqueo che si emetterebbe in atmosfera se le nostre auto funzionassero ad idrogeno, provocherebbe alterazioni del sistema clima ben più gravi di quelle che si vorrebbero fronteggiare. Ma intanto si muovono grandi quantità di capitali.

 

Certamente il problema c’è, e si chiama sfruttamento del territorio, gestione delle risorse, cementificazione. In una parola si chiama impronta ambientale, si chiama qualità di vita nelle città che accolgono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

 

Quelle sì che sono diventate dei forni, non per il global warming ma per il numero dei condizionatori, delle auto e dell’impermeabilizzazione del suolo operata dal cemento e dall’asfalto. E’ da lì che si deve cominciare, ma questo evidentemente non è finanziariamente allettante come il carbon trading.

 

 

Il Foglio del 27 settembre 2007

Modificato da Ricky
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:eek: Semplicemente pazzesco :eek:

Immaginavo già qualcosa del genere con questa "corsa ai ripari dalla catastrofe imminente" abilmente pubblicizzata dai mass media e da chi li controlla (i politici) ma fino a questo punto..........

Siamo alla follia indotta per scopi speculativi.......bel mondo lasciamo alle future generazioni.....

Non ci resta che piangere, diceva qualcuno....

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quoto in pieno l'articolo,veniamo continuamente presi in giro.sicuramente qualcosa c'è da fare,comunque ci raccontano un sacco di str.....te.domani se mi ricordo porto a casa la confezione per il risparmio energetico,arrivata in officina a mezzo posta, e poi se la discussione è ancora calda ve la posto,sempre se riesco a inserire la foto.con quella sicuramente salveremo il mondo. :huh:

Luigi

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in genere la verità stà nel mezzo,certo che sull'ecologia ci mangiano in troppi :angry: compreso l'autore dell'articolo!

questo solo per dire che "vergini"non ce ne sono!

poi se a livello personale si riuscesse almeno noi a fare qualcosa,credo che semplicemente evitando gli sprechi potremmo intanto rispiarmare,ma sopratutto essere meno "impattanti"per l'ambiente.

peccato che sia una ruota:se risparmio corrente elettrica per esempio attivando lo stand-by del monitor e non accendendo le lampadine inutili,risparmio carburante usando la macchina solo se necessario e i mezzi pubblici,ho un risparmio economico che mi porta ad acquistare la ps3 con il megaschermo o a fare una gita fuori porta e il risparmio và a farsi benedire :D

sono troppo pessimista? :eek::eek::eek:

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