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Ospite Alextunnaria

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Ospite Alextunnaria

Dopo giorni di pesca sfrenata lontano dalla civiltà ho aperto L'Unione Sarda: Un'intera pagina dedicata alla pesca subacquea, con tanto di foto a colori. E' così strano che viene quasi da chiedersi: chi ha pagato per mandarci sul giornale? :)

 

Saluti

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Ospite Shark_1985
Dopo giorni di pesca sfrenata lontano dalla civiltà ho aperto L'Unione Sarda: Un'intera pagina dedicata alla pesca subacquea, con tanto di foto a colori. E' così strano che viene quasi da chiedersi: chi ha pagato per mandarci sul giornale? :)

 

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e che dice
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Ospite Alextunnaria
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Parla di Settembre, la stagione dei pescatori subacquei che, sfollati i turisti, si recano nelle secche al largo alla ricerca di pelagici, dentici e cernie. Qualche riferimento anche ai tempi andati con citazioni da Mondo Sommerso.

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Bell'articolo, che mi pare venga riproposto ogni anno in questo periodo.....

Peccato , bisognerebbe far notare al giornalista dell'unione sarda che fra poco in Sardegna non sara' piu' possibile fare pesca subcquea a causa delle amp , zone tutela biologiche ecc..ecc.. che stanno istituendo o che vogliono fare. :bye:

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Saluti

ho comprato l unione ma non trovo larticolo mi potresti dire la pagina

:bye:

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Ospite Alextunnaria
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E' l'Unione Sarda di ieri...

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E' l'Unione Sarda di ieri...

ah e mi sapresti dire come trovare l articolo sul sito dell unione

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Ospite Alextunnaria
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ho comprato l unione ma non trovo larticolo mi potresti dire la pagina

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E' l'Unione Sarda di ieri...

ah e mi sapresti dire come trovare l articolo sul sito dell unione

 

Guarda, ho controllato sul sito e da quel che ho capito è necessario essere abbonati per poter visualizzare il giornale sul web. Potresti chiedere la cortesia a qualche tuo parente o amico che ieri ha comprato l'Unione...

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Nelle secche al largo ora nuotano le ricciole e i dentici Dopo Ferragosto il mare si spopola e le secche si riempiono di pesci Settembre, è tempo di caccia subacquea

 

 

 

Magari non è andata tanto male. Nonostante le barche, il turismo nautico esagerato che spesso riempie anche quelle zone più impervie e inaccessibili (vedi alla voce scoscesi promontori che si tuffano, protendendosi, in mare aperto). Anche le secche al largo, regno delle sorprese di venti, trenta chili. «Se di questo mestieraccio sai qualcosa, hai imparato qualcosa, allora anche l'estate piena può regalare sorprese», dicono loro, gli esperti, che tanto qualche preda riescono a prenderla anche dove di pesci, gli altri, non vedono neppure l'ombra. Magari un sarago suicida, una di quelle spigole che non si capisce come ci sia arrivata - lei regina dell'inverno e della schiuma - in quella baia ridossata e rovente. Eppure quel giorno c'era eccome. Immensa, nervosa ma reale. Tutto sommato facile da catturare e magari far diventare la foto . L'immagine ricordo di un'estate incancellabile.

Settembre è altro. Oggi come ieri. E poco importa che le stagioni siano cambiate. Che non siano più quelle di una volta. Quando il turismo di massa pian piano si allontana, svanisce, allora è tempo di pescare. Di indossare muta e passione. E allora dai traghetti scendono loro, i sub con gommone al traino che si portano dietro famiglie e fidanzate spesso barcaiole e assistenti di superficie e che la Sardegna l'avevano lasciata la scorsa estate andandosela a cercare e studiare nelle riviste specializzate, nei libri d'autore stracarichi di consigli.

Parola chiave, dentici e ricciole. Senza disdegnare le cernie. Purché di chili addosso, quelle bestie, ne abbiano davvero tanti. Perché i turisti della seconda estate non hanno tempo da perdere con le piccole cose. Per quelle, in fin dei conti, c'è tempo. E c'è il mare di casa o comunque facile da raggiungere con un viaggio in auto andata e ritorno in giornata. Qui, in Sardegna, c'è dell'altro. Pelagici, appunto. Macchine nate per nuotare dove il mare sprofonda nel blu vero e dove per aver ragione delle prede bisogna scendere. Non basta il fucile lungo e terribile. Non basta neppure la muta ultima generazione che tenta di convincerti dalle pagine patinate delle riviste di settore che con quella sarai un campione. Roba da dilettanti sognatori. Se li senti parlare, quelli che se ne intendono (qualcuno magari quel vestito di neoprene lo indossa davvero perché trasformato in uomo immagine dalle case produttrici), per essere un bravo pescatore subacqueo serve ben altro. Allenamento, tranquillità, intelligenza, istinto. Inutile buttarsi a capofitto se poi non si impara a leggere il mare, l'acqua. A decifrare il fondale e quei percettibili movimenti di pesci (come le castagnole o di altre specie, la minutaglia) che suggeriscono che lì, nel blu, dove lo sguardo non riesce a scavare, ci sono loro. I dentici. C'è il branco. «Insediarli è magnifico, catturarli è un'arte», diceva Antonio Toschi, uno dei più grandi pescatori subacquei che in Sardegna ci veniva per gareggiare e che l'Isola, il nord dell'Isola, è poi diventata da molti anni la sua vera casa.

Secche e guglie, promontori immensi. È lì che bisogna andare per essere grandi. Per mettere in pratica le tecniche della caduta libera e dell'aspetto. Inutile improvvisare. Bisogna impararla a fondo, quell'arte della pesca che nulla ha a che fare con i tanaioli, gli uomini neri pur bravissimi degli anfratti. Dove la colonna d'acqua supera a stento i quindici, venti metri e ancora più frequentemente i dieci.

Serve conoscere correnti e maree, serve autocontrollo e serenità d'animo. Lasciando all'adrenalina il compito di scatenarsi dopo. Dopo il colpo e durante il recupero.

Ferragosto si è portato via tante barche e tanti gommoni. La nautica di superficie, come dicono i sub. E il diporto, sarà adesso, una questione di servizio. Natanti e gommoni come mezzi per raggiungere le aree di pesca, i "banchi" più ricchi.

Non è una novità, d'altra parte, che dopo il 15, l'altra metà dell'estate servirà per i sub. Accade oggi. Succedeva in passato, anche se allora - quaranta, cinquanta e passa anni fa - anche luglio e agosto di barche in mare non è che se ne incontrassero poi tante. Roba da ricchi. E i pesci, poi, non bisognava aspettare di catturarli a fine stagione, tanti ce n'erano anche a basso fondo.

Capitava, allora, che i fortunati che disponevano di qualche lira in più nel portafoglio e potevano permettersi il lusso di una vacanza in Sardegna, per potersi spostare tra un capo all'altro, da una secca all'altra, facevano affidamento sulle barche dei pescatori locali. Sempre disposti ad affittare, a quei pazzi armati dei "cernia", i lunghi e micidiali fucili a molla della Cressi, un gozzo a remi o motore.

Mondo sommerso, 1960: itinerari di caccia subacquea. Sardegna, appunto. Costa sud orientale da Capo Spartivento all'isola di San Pietro. Sergio Volpe lo raccontò, su quelle pagine, il suo viaggio di pesca in un'isola da sogno. «In un caldo mattino di settembre mi capitò di sorprendere fuori tana una cernia di dieci chili. Gironzolava tranquilla intenta a cercarsi tra i sassi qualche tenero polpicello da inghiottire. Ero sul punto di immergermi per colpirla, quando saettò nella tana come un fulmine. Non ebbi neanche il tempo di concentrarmi sullo studio del masso sotto cui si era rifugiata che, dalla parte opposta da cui era entrata la cernia, una ricciola di discrete proporzioni si allontanò verso il largo con aria seccata. La tana, come ebbi a constatare, era un buco passante». Un cunicolo dell'isola Rossa. Ancora Volpe. «A Porto Teulada si può noleggiare per sette-diecimila lire al giorno una barca a motore di sette, otto metri con un 15 cavalli. Ne esistono sei o sette, tutte molto solide e discretamente veloci. I proprietari abitano però a Teulada e per trovarli basta rivolgersi o all'albergo Sebera o alla stazione dei carabinieri. Gli stessi pescatori possono anche noleggiare dei chiattini, barche a fondo piatto di tre metri circa che, attrezzate con fuoribordo possono portare al massimo quattro persone».

Non erano tempi comodi, per i pionieri della subacquea che non di rado, anzi molto spesso si servivano per scendere negli abissi degli autorespiratori ad aria compressa. Tra l'altro assolutamente autorizzati dalle leggi. «In tutta la zona l'unica stazione di ricarica per le bombole è a Cagliari, presso la società Sardossigeno. Chi non abbia un compressore proprio, dovrà quindi arrivare alla città». Un viaggio come un'impresa. Lungo la provinciale e poi la statale mulattiera che costeggiava calette e scogliere. L'area di Sarroch dove Angelo Moratti si apprestava ad innalzare le sue ciminiere in quel paradiso di terra e d'acqua.

ANDREA PIRAS

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