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vare

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Risposte pubblicato da vare

  1. I segnali cui si riferisce Wikidedia sono le contrazioni diaframmatiche, qui stiamo parlando di ben altro...

    Ti riporto un intervento precedente per far capire quanto siano "prese in considerazione", nella fattispecie, le contrazioni:

    "E tu quando ti alleni in piscina cosa fai? Appena senti una contrazione esci? Perché lo sapevo che si sarebbe arrivato a dire questo, che cercare di "conoscersi" significa andare a giocare alla roulette russa"

    Ma per carità! Qua stai veramente pisciando fuori da vaso. Facciamo un puzzle di messaggi per farmi dire che me ne frego delle contrazioni diaframmatiche? Sei totalmente fuori strada. E anche in cattiva fede.

  2. io evito di rispondere e non vado oltre, perché qua continuate, imperterriti, a travisare parole e concetti. Per l'ennesima volta tornate a sostenere che qualcuno stia cercando di insegnare cose che invece non rientrano nell'ambito di questa discussione, cose da voi ipotizzate che per inciso non trovate neppure all'interno di un corso che segue certe didattiche, ma che al limite è il frutto della spinta personale al miglioramento, all'interno di una consapevolezza personale che non può più essere messa nelle mani di un istruttore, ma che deve essere la conseguenza della conoscenza di sé.

    Che si possano fare certe distanze senza incidenti è sotto gli occhi di tutti (Ilaria Bonin tanto per dire un nome), che non tutti possano e riescano a farle è altrettanto chiaro ed evidente. Acquisire la consapevolezza delle proprie capacità è l'obiettivo. Per lo meno così la vedo io.

    Per inciso leggo e vedo molti più incidenti in giovani pescatori al mare piuttosto che incidenti in giovani pescatori e apneisti che fanno allenamento in piscina. Penso che nessun pescatore dopo aver frequentato un corso di apnea (me per primo) si senta invincibile e pronto ad affrontare qualsiasi cosa, perché non è questo che viene insegnato. Se avvengono incidenti non è perché qualcuno ha insegnato ai poveri malcapitati a praticare l'apnea in maniera consapevole.

    Tanti saluti.

     

    Mentre ci siete si potrebbe anche eliminare il termine Apnea dall'intestazione di questa sezione, perché parlare di allenamento per la maggior parte di voi significa solo cercare di ammazzarsi.

  3. Quando parla di insegnamento scrive questo:

     

    Insegno come cercare di capire progressivamente i segnali mandati dal corpo, quindi di imparare in un primo momento a gestire la fame d'aria, poi iniziare a capire un po le contrazioni e così via, è un percorso che viene fatto molto gradualmente, e i segnali che il corpo ci manda sono diversi da persona a persona, pertanto insegno loro di progredire molto lentamente per riparametrarsi di volta in volta. Se dicessi ad un allievo prosegui fin che non cessano le contrazioni non avrei un allievo vivo. Antcant cerchiamo di non estremizzare. La domanda di Andrea è precisa stiamo parlando di gestione della fase di sacrificio su misure che iniziano ad essere importanti, quindii non possiamo parametrare certe affermazioni su un normale corsista. Inoltre anche se dicessi ad un allievo di uscire finchè non cessano le contrazioni solo il 5% delle persone riuscirebbero a fare una cosa del genere, per superare la fase delle contrazioni devi avere un'ottima volontà ed una certa esperienza.

     

     

    Quando parla di superare la zona di sofferenza lo fa riferendosi alla sua esperienza sui suoi massimali, cosa che gli avete chiesto voi. Ora vorrei sapere quanti superano la fase di sofferenza e parlano con coscienza di ciò che percepiscono oppure se preferite dar contro a Fabriz per sport.

  4. Fabriz scrive:

    "Personalmente inizio a sentire una sensazione di disagio e sento di essere arrivato, il corpo mi dice di uscire non ti so spiegare la sensazione a parole ma hai una vocina che ti dice che quello è il momento di uscire, e una se se la ignori fai pochi altri metri e ti spegni."

    Io l'ho banalizzato, ma non mi sembra di aver frullato nulla o di aver scritto senza pensarci.... :)

    Sì peccato che lo scriva in relazione ad un suo massimale, dopo che supera gli 80-100 metri di dinamica e la sua fase più fastidiosa delle contrazioni. Distanze e sensazioni chiaramente assimilabili a quelle di un NEOFITA! Neofita per il quale i primi segni da ascoltare sono altri e che ha anche descritto. Ma si legge solo quello che si vuole.

  5. (quando sento che sono arrivato alla fine dell'apnea esco!)

    Questo metodo "empirico", lasciamelo dire, può andare bene per uno come me che ha 45 anni e che va sott'acqua da quando ne aveva 5, ma per un neofita?

    Scusa ma davveri tu sei convinto che in un corso di apnea, ad una persona che non hai mai praticato questa disciplina, un istruttore dica all'alliveo di uscire "quando sei arrivato alla fine dell'apnea", "quando non ne hai più", "quando sei al limite" o cose simili? Dove hai letto questa ricetta per insegnare l'apnea? E' venuta fuori da un bel mix di post passati nel frullatore e poi scaraventati sulla tastiera senza pensarci?

  6.  

    Devo concludere che leggi le risposte in un'altra lingua!

    Bene, allora cercherò di trovare la lingua adatta per scrivere in questo forum, perché in altro contesto la stessa identica domanda è stata compresa benissimo e le risposte sono arrivate senza molti giri di parole.

     

    Se proprio ci tieni, facendo uno sforzo di memoria ed andando indietro di una ventina di anni posso dirti che, per me, la "fase di sofferenza" era uguale nei due tipi di allenamento cui ti riferisci.

    Alleluia! Quattro pagine per dare una risposta che si poteva dare subito. Grazie.

     

    (quando ancora valutavo un apneista tramite le sue prestazioni)

    Anche qua non capisco perché tu debba buttarci dentro queste frasi polemiche; mi sembra che nessuno si sia sognato di dare valutazioni o giudizi di sorta. Ma sembra che se non ci buttiamo dentro delle allusioni polemiche non si riesca a rispondere. Contento tu.

  7. Per capire il perché delle polemiche che da sempre queste discussioni generano, non si può dimenticare che questa è una sezione comunque appartenente ad un forum di pesca in apnea. Forse per i più è difficile non pensare all'apnea in funzione della pesca.

     

    Alla luce di questo domando: tutte queste metodiche di avvicinamento o raggiungimento del proprio limite, influenzano poi in qualche modo l'apnea finalizzata alla pesca? E in che modo?

     

    :bye:

    Davide, nel mio caso quello che avviene quando vado a pescare è totalmente diverso da quello che succede in piscina, con il vantaggio indubbio che vivendo lontano dal mare l'allenamento dell'apnea in piscina mi permette di arrivare al mare in forma accettabile. La "distanza di sicurezza" che cerco di mantenere nei confronti di qualsiasi inconveniente si amplifica, durante la pesca siamo sovente da soli e questo impone attenzioni mentali maggiori. Certo, non posso nasconderti che anche l'apnea pura in piscina mi piace, per me non è una forzatura come invece lo è per molti che odiano l'acqua clorata o che non concepiscono l'apnea al di fuori del mare. Ma è facile pensarla così vivendo a due passi dalle onde, potendo andare a pesca nella pausa pranzo o alla fine della giornata lavorativa, o tutte le volte che si vuole nel weekend.

    In piscina con un allenamento costante ho la possibilità di conoscermi più a fondo, di migliorarmi, di prendere consapevolezza di me, esattamente come succede lungo il cavo in costante o con la slitta nel variabile, tutte esperienze che sto accumulando e che trovo sempre formative e positive. Questo non significa che quando vado a pescare forzo le apnee come potrei fare durante un allenamento in vasca. Sarebbe da idioti.

    E' opinione comune dire che l'apnea si allena solo con l'apnea e sono in buona parte d'accordo. Ma l'allenamento quando si è lontani dal mare bisogna saperselo costruire e programmare. Il mio topic parla di questo. Non di fantomatici "superamenti del limite" con annesso rischio di lasciarci le piume come paventato da qualcuno.

  8. @ antcant

    Boh... evidentemente o io non so scrivere in italiano oppure io leggo le risposte di fabriz in un'altra lingua, ma mi sembra che né io né lui diciamo quello che sostenete. Fabriz parla di sensazioni sue, personali, quando in dinamica, facendo un massimale, supera i 100 metri. E' stato molto chiaro nel dire quali sono i segnali che insegna a percepire a chi si avvicina all'apnea, dalla fame d'aria alle contrazioni, ma mi sembra che siano due cose che viaggiano su piani diversi.

    Più che cercare qualcuno che ti indichi segnali "oggettivi" (e cosa sarebbe l'oggettività in una disciplina come l'apnea? mah... ) perché non rispondi direttamente alle domande che ho posto?

     

    Che tipo di sensazioni hai durante un allenamento ipercapnico?

     

    Quali analogie ci sono con le sensazioni che percepisci durante un massimale?

     

    Se hai provato a fare in piscina allenamenti di questo tipo saprai descrivere le tue sensazioni, piuttosto che criticare le risposte di fabriz.

    Se invece è un allenamento che non pratichi, discutiamo di aria fritta?

  9. "Ora, durante un allenamento ipercapnico, durante il quale la contrazioni arrivano molto in fretta per l'accumulo di CO2 e si viaggia quasi sempre in quella "zona di sofferenza" accompagnati dalle contrazioni, quali segni fisiologici prendete in considerazione stabilire se dopo un po' di ripetute ne avete ancora oppure se dovete uscire?"

    Questo non l'hai scritto tu?

    Sì ma sai andare oltre? Hai letto che il messaggio continua con altre righe in cui si dice che da una parte mi limito in ipercapnia a quelle misure in cui so benissimo che l'ossigeno non manca e che il vero succo della questione è fare un confronto tra le contrazioni/sensazioni di un allenamento ipercapnico e quelle di un massimale.

    Se hai mai provato un allenamento con ripetute su distanze "normali" ma con recuperi brevi sai benissimo di cosa sto parlando.

  10. Ciao Flavio! Ti ringrazio per la risposta. Comprendo la tua ritrosia nell'affrontare certi argomenti, però mi dispiace non poterne parlare perché alla fine un post che parla di un determinato allenamento può essere di danno per qualcuno alla stregua di uno dei tanti video che raccontano di catture con agguati e aspetti portati a profondità (per moltissimi) siderali. Mai nessuno se l'è presa con i video per l'ipotetica mania emulativa che possono scatenare. Penso ben più delle ripetute ipercapniche, in cui alla fine ti rimane solo la fatica e neppure l'ombra di un pesce.

    L'anno passato ho frequentato il corso avanzato di apnea con didattica AA, durante il quale ho trovato molta disponibilità a discutere per lungo tempo di fisiologia e allenamento. Questo mi ha spinto a proseguire oltre nel cammino, mi sono dato altri obiettivi (che non è detto che arrivino ma lo spero) e a continuare con loro l'allenamento. Proverò l'apnea a secco, non ho lo stepper ma ho un tapis roulant se va bene ugualmente. Tra l'altro mi interesserebbe molto provare anche ad usare il cardiofrequenzimentro in acqua per visualizzare gli andamenti ma purtroppo non ne ho uno adatto alla subacquea.

    Grazie

    Andrea

  11. vedo che disappunto che la mia discussione e l'argomento che volevo fosse affrontato è stato solo un pretesto per andare a polemizzare su altri argomenti, sui cui vi sarete scontrati precedentemente e di cui sono all'oscuro. Io non ho parlato di mare, non ho parlato di pescasub, non ho parlato di assetto costante etc.

    Si percepisce chiaramente che qualcuno fa polemica solo per il gusto di fare polemica, ignorando l'argomento per cui ho aperto il topic. E infatti rispondete a tutt'altro.

    Ho SOLO parlato di allenamento in piscina e apnea dinamica.

     

    Se vi volete scornare facendo finta di ignorare ciò che realmente è stato scritto, apritevi un topic per conto vostro. Anzi, mandatevi messaggi privati e lasciate vivere un topic che invece state uccidendo a forza di polemica.

     

    Per me i moderatori possono anche chiudere la discussione.

    Di professori e istruttori nella mia carriera scolastica e professionale ne ho avuto tanti, di professori del suddetto genere ne faccio simpaticamente a meno.

  12. Infine, chi ti ha detto che per allenarsi bene in piscina occorre mettersi a contare le contrazioni?

    Mi permetto di suggerirti la lettura di una pubblicazione (proprio su AM) del prof. M.Ciavarella "allenare l'apnea" , potresti

    trovarci spunti interessanti...

    1) non mi sembra di aver MAI detto che conto le contrazioni o che qualcuno me l'ha insegnato.

    2) di pubblicazioni (libri, risorse online etc) ne ho lette tante e proprio questo mi ha portato a fare una domanda molto circostanziata nel mio primo messaggio.

    Visto che non se ne riesce a parlare forse è meglio lasciar perdere.

  13. Lasciando perdere quei pochissimi apneisti che (forse, e sottolineo forse!) sono in grado di capire quando "uscire" dopo aver contato le contrazioni come fossero le pecorelle prima di addormentarsi, per la stragrande maggioranza degli apneisti (e p.sub quali noi siamo) "gestire" una situazione del genere è come pretendere di trovare un sistema per vincere sempre alla roulette.

    E tu quando ti alleni in piscina cosa fai? Appena senti una contrazione esci? Perché lo sapevo che si sarebbe arrivato a dire questo, che cercare di "conoscersi" significa andare a giocare alla roulette russa.
  14. Nel mio caso non posso parlare (e non voglio) di monetina!

    Credo che non lo debba fare nessuno che si cimenta nell'apnea e soprattutto nella psub .

    Io conosco benissimo i miei limiti (ovviamente legati allo stato di forma, alla stagione, alla giornata specifica).

    Venendo prevalentemente dalla pratica in mare, dove forzare l'apnea equivale ad andarsi a cercare i guai (e prima o poi trovarli), percepisco come innaturale andare in piscina e tirare le apnee.

    Io volevo precisare onde evitare di discutere su temi che esulano dal mio post iniziale che l'allenamento impercapnico a cui mi riferisco è espressamente legato alla attività in piscina e il risvolto è la sensazione percepita durante una dinamica in piscina, molto diverso da quello che succede in mare. In secondo luogo il mio obiettivo è sempre arrivare a migliorare il mio massimale senza mai uscire tirato "da starci male" e questo lo sto ottenendo allenandomi e migliorando progressivamente, senza mai arrivare a sambe & affini. Per ultima cosa: certe prestazioni in piscina non le faccio mai da solo e se siamo più persone che si allenano nella stessa corsia, quando provo un massimale chiedo anche di venire seguito nell'ultima parte per scongiurare qualsiasi rischio legata all'attività "solitaria".

    Che in mare spesso si vada da soli è una realtà comune a tutti, ma che esula dal discorso specifico.

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