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I pericoli dell’apnea: la samba

| 15 Aprile 2002 | 0 Comments
Credit: Team of Finland

Dopo un lungo periodo di assenza da Apnea Magazine, finalmente eccomi nuovamente a scrivere qualcosa che, spero, possa essere utile al “nostro” pubblico. Ci tengo a precisare che non sono né un medico né un fisiologo e che quello che sto scrivendo non ha lo scopo di esporre teorie medico-scientifiche, quanto piuttosto quello di spiegare con parole semplici uno dei pericoli dell’apnea, al fine di poter raggiungere un più elevato grado di sicurezza nelle nostre uscite in mare……

Questa volta parliamo di samba. I novizi penseranno subito che si tratti di un articolo sulla danza ma, ahimè, si tratta di qualcosa di ben diverso. Naturalmente i più esperti avranno già capito tutto, anche se spero che possano trovare in questo articolo spunti di discussione o qualche curiosità.

PRIMA DI TUTTO . . .

Andiamo con ordine e ricordiamo alcuni importanti elementi di fisiologia legata all’apnea.

Come tutti saprete, durante un’apnea consumiamo ossigeno (O2) e produciamo anidride carbonica (CO2). Dato che non stiamo respirando, il livello (pressione parziale) dell’ossigeno nel sangue e nei polmoni inizia a calare, mentre ovviamente l’anidride carbonica sale.

Quando il livello di anidride carbonica raggiunge una certa soglia, abbiamo le cosiddette “contrazioni diaframmatiche” che ci invitano a riprendere la respirazione.

Abbandoniamo ora tutti gli importanti concetti che potrebbero essere spiegati in questo momento, per concentrarci esclusivamente su un punto veramente fondamentale.

Già sappiamo che “tirando” troppo l’apnea possiamo andare incontro alla sincope, che è un arresto respiratorio legato alla perdita di coscienza che avviene quando la pressione parziale dell’ossigeno nel nostro corpo è troppo bassa.

Il punto è che tra l’uscire da un’apnea senza avere nessun sintomo e l’uscire in sincope, vi sono una serie di situazioni intermedie che non tutti conoscono.

VENIAMO AL DUNQUE

Può capitare infatti che al momento dell’emersione si sia vicini al limite della sincope, ma che ancora la sincope vera e propria non si manifesti. Ovvero ci troviamo in una condizione in cui il livello di ossigeno è molto basso e quello dell’anidride carbonica è molto alto. In questa condizione si possono avere delle CONTRAZIONI MUSCOLARI INVOLONTARIE, dovute, appunto a questo stato che potremmo definire pre-sincopale. Da queste contrazioni deriva il nome, in gergo, di SAMBA: infatti, la persona colpita da queste contrazioni si muoverà come se stesse ballando appunto una samba, sebbene l’accostamento di una danza con quello che è un vero e proprio incidente dell’apneista possa sembrare poco opportuno. Ma ormai questo termine è usato e diffuso in tutto il mondo e perciò ve lo riporto così com’è…

COME SI MANIFESTA

Credit: Team of Finland

Vi sono diversi livelli di samba, dipendenti naturalmente dalle pressione parziali di O2 e CO2 presenti nel nostro organismo.

Non credo che esista una classificazione vera e propria dei vari livelli di samba ma, volendo, per comodità possiamo raggrupparli in tre categorie:

Primo caso: sono quelle più lievi che si manifestano con il mancato controllo dell’inspirazione o dell’espirazione dopo l’apnea. L’inspirazione o l’espirazione avvengono a “strattoni” e non in maniera continua e rilassata. Si percepisce, sebbene in maniera alquanto confusa, che non si ha facilità nel coordinare i movimenti e la lucidità mentale è sicuramente compromessa.

Secondo caso: di grado medio. Questa volta si hanno delle vere e proprie contrazioni e movimenti involontari di uno o più arti e il loro movimento non può essere controllato volontariamente. Spesso si associa a difficoltà nella respirazione come nel caso precedente. La lucidità mentale è senza dubbio compromessa e spesso può capitare di non rendersi neanche conto di quello che sta accadendo.

Terzo caso: al limite della sincope. I movimenti involontari interessano tutto il corpo, come convulsioni, e praticamente non si è più coscienti. Di solito non si ricorda niente di quello che avviene in questi momenti.

E’ bene precisare che la casistica di quello che può avvenire in questi momenti, sebbene sia stata semplicisticamente divisa in tre tipologie, è veramente molto varia. Per questo motivo, è forse anche inutile parlare di diversi gradi di samba, essendo la differenziazione tra uno e l’altro molto aleatoria.

In tutti i casi, comunque, la sintomatologia scompare non appena i livelli dell’ossigeno e dell’anidride carbonica si ristabiliscono.

COSA FARE PER EVITARLA

Banalmente, si potrebbe dire che basta tirare meno le apnee ed il gioco è fatto.

In realtà, vi sono tutta una serie di accorgimenti che possono in taluni casi fare la differenza tra una buona uscita dall’apnea ed una samba.

E’ ovvio che tutta la preparazione che c’è dietro una discesa in apnea va ad influenzare il risultato finale, dalle lezioni di teoria fino alla respirazione prima del tuffo, passando dall’allenamento mentale e fisico.

Comunque, tanto per dare alcune indicazioni, vediamo come comportarsi in maniera corretta alla fine di un’apnea impegnativa.

Negli ultimi metri della risalita dobbiamo cercare di rilassarci profondamente, per quanto possa essere difficile e richieda preparazione. La mente deve “andare via” e non bisogna pensare a quanto manca ancora per poter prendere aria.

La pinneggiata deve essere lenta e morbida e verso la superficie si smette di pinneggiare per farsi trascinare verso l’alto dalla spinta positiva. Ricordo che la giusta zavorra per una discesa in apnea è quella che consente di essere neutri a 10 metri di profondità; questo vuol dire che in risalita si può smettere di pinneggiare a 7/8 metri.

Il primo atto respiratorio, in molti casi, è quello che ci salva. Bisogna espirare un 30% – 40% del volume polmonare, per poi prendere subito aria nuova. Solo allora possiamo effettuare qualche atto respiratorio profondo e veloce, per ripristinare rapidamente (anche se in parte) le pressioni dei vari gas nel nostro corpo. 3 o 4 atti completi sono sufficienti per farci stare tranquilli. Solo allora daremo l’OK al compagno che ci assiste.

COSA FARE IN CASO DI SAMBA

La cosa che è importante sapere è che chi è colpito da samba non può fare nulla, o meglio, non può certamente contare solo su se stesso.

Dato che l’unico modo per far uscire il malcapitato dallo stato di samba è quello di farlo respirare, l’assistente si dovrà preoccupare di tenergli la testa fuori dall’acqua e di togliergli la maschera per favorire la respirazione. Naturalmente l’uscita in mare termina qui, anche se ci sentiamo di poter continuare.

Sapete bene che la prima regola per la sicurezza in mare è quella di avere vicino compagno fidato; solo questo ci può essere di aiuto in questi casi.

Vorrei essere chiaro, anche se magari un po’ brusco: in caso di samba, se non riusciamo a stare a galla da soli, perché non controlliamo il nostro corpo, non possiamo respirare e, quindi, non ci riprendiamo spontaneamente. Di conseguenza passeremo senza dubbio alla sincope vera e propria e da questa . . . . beh, sapete bene cosa succede poi.

Dalla samba, se non si riprende a respirare, si passa sicuramente alla sincope. Non necessariamente, invece, si passa da tutti e tre gli stadi della samba, dal primo al terzo. Per questo più che di stadi di gravità si potrebbe parlare di differenti tipologie o modi di manifestarsi della stessa situazione fisiologica.

Accade inoltre che per un soggetto che sta uscendo da una sincope (da apnea prolungata) si verifichino sintomi paragonabili alla samba (contrazioni e spasmi), di breve durata. Probabilmente ciò accade perché si passa nuovamente dalle condizioni limite viste precedentemente.

Un consiglio pratico: se (spero di no) vi capitasse di soccorrere una persona in sincope o in samba, fate attenzione a non prendere colpi violenti da parte dell’infortunato. Capita infatti che le contrazioni portino a movimenti così bruschi che se siete posizionati malamente rischiate di farvi male. Se siete da soli a soccorrere l’infortunato, vi consiglierei di mettervi alle sue spalle, stando entrambi in posizione eretta. Passate il vostro braccio destro sotto la sua ascella destra e con la mano destra afferrategli il mento. Occhio che non vi colpisca il viso con la sua nuca, magari tenendo la vostra testa inclinata di lato. Avete la mano sinistra libera per togliergli la maschera e la cintura (anche la vostra), mentre con le gambe sostenete entrambi. Cercate, se potete, di aprirgli anche la bocca; tenete conto che i suoi muscoli sono molto contratti e perciò sarà difficile. Attenti a non infilare un dito nella sua bocca; potrebbe involontariamente farvi male.

L’ULTIMO IMPORTANTE CONSIGLIO

Credit: Team of Finland

Si potrebbero scrivere dei libri su questo vasto argomento, perciò mi vedo costretto a tagliare, rimandandovi ai futuri articoli.

Prima di chiudere, però, faccio notare una cosa importantissima: dal momento che si inizia a respirare dopo un’apnea, al momento che le pressioni dei gas al livello del cervello iniziano a ristabilirsi, passa sicuramente un certo tempo.

Ciò implica che si può avere una samba o una sincope anche dopo che si è iniziato a respirare nuovamente!!!

Per questo è fondamentale iniziare a respirare bene dopo l’emersione e per questo è fondamentale che il compagno sia attento anche in questa fase immediatamente successiva all’emersione, stando pronto ad intervenire.

Si sono verificati casi di samba (e potenzialmente, quindi, anche di sincope) ben 20 secondi dopo l’emersione!!!

CONCLUSIONI

Per concludere, desidero pregarvi di prendere i contenuti di questo articolo con lo spirito giusto, ovvero quello degli apneisti consapevoli e preparati nella giusta maniera.

Il mio intento non è né quello di spaventarvi né quello di far sembrare che il nostro sia uno sport pericoloso. Ma è giusto capire bene cosa stiamo facendo e quali sono i potenziali pericoli, affinché tali pericoli rimangano solamente potenziali e non si trasformino in incidenti.

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Category: Altre discipline, Apnea

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