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Gare Pesca Sub: Intervista al Campione Italiano 2021, Giacomo De Mola

| 7 Luglio 2021

Come si è svolta la preparazione? Eri soddisfatto del risultato? Quali aspettative avevi per la gara?

Insieme al mio amico e assistente Mirco Ominetti abbiamo preparato i campi gara per 14 giorni, rispettando delle pause per non arrivare alla gara troppo stanco. Ho capito subito che, per fare la differenza, avrei dovuto cercare cose diverse rispetto al solito grotto o ai cigli come negli scorsi campionati avvenuti qui, Infatti, anche se c’era pesce, era poco stabile e quindi, dopo solo 2 giorni, la mia scelta è stata quella di puntare sulle pietre isolate.

Ero carico psicologicamente e mi ripetevo che, per vincere, avrei dovuto fare cose che altri non volevano fare ( una massima di Micheal Phelps! ). Il “problema” è che le pietre erano davvero numerose, e bisognava avere  intuito per non sprecare troppi tuffi fondi inutilmente. Molte erano desolatamente vuote, quindi è stato un lavoro difficile e molto stancante, ma che di giorno in giorno ci dava  piccole / grandi soddisfazioni.

A fine preparazione ero soddisfatto del pesce trovato e avevo ben chiara la mia visione di gara: sapevo che forse avremmo incontrato corrente, ma ero anche cosciente di poterci pescare in quanto sono abituato a farlo, e ho terminato un piano di allenanento e di alimentazione di un anno, proprio per raggiungere il 90% della forma per il campionato italiano e il 100 % per settembre. Per cui non avevo un piano B per scelta, avrei seguito questa strategia anche per utilizzare il campionato come prova generale per il mondiale.

Le  aspettative erano ovviamente alte, tenendo anche conto dei pesci presi nella gara tenutasi qui nel 2017, ma comunque anche altri atleti avevano preparato bene e prima della gara mi aspettavo che almeno 4 o 5 avrebbero tenuto il mio ritmo di numero pezzi, e ce la saremmo giocata su pochi punti percentuali.

Quello che il mio barcaiolo mi ha convinto a fare, venendo dall’esperienza del 2017,  è che si è rivelata poi una scelta vincente, è stato preparare meglio il campo delle Secche di Ugento fin dall’inizio, quello a nostro avviso più povero di pesce bianco .

Contavamo di tener botta la prima giornata, dove pensavo che in molti avrebbero preso 14 o 15 pesci, per poi fare in proporzione meglio rispetto agli altri la seconda. Poi invece, vedendo il risultato, è andata benissimo anche la prima frazione.

Com’è andata la prima giornata? Hai ritrovato tutto quello che avevi segnato o hai dovuto ricorrere anche ad un po’ di improvvisazione?

È partita decisamente male: ho perso mezzora su degli spot per cernie dorate, non ritrovando i pesci segnati, complice anche la corrente contraria rispetto a tutti i giorni di preparazione. Con il morale un po’ basso, siamo poi andati su una pietra per la cernia bianca, la più stabile, ma una volta sceso controllo la tana e non la vedo. Non demordo e, nello stesso tuffo, giro tutta la pietra (sono a 45 metri) e a fine tuffo la vedo in un taglio, però non alla base della pietra ma in cima; non ho esitato a sparare. Il pesce, rimasto fulminato, è stato estratto nello stesso tuffo. Una cattura simile, praticamente scorrendo a 45 metri di profondità, mi ha dato una carica bestiale.

Poi da programma avremmo dovuto fare le 5 corvine grosse ma non trovando i pesci (solo 1 in diversi tuffi) ho deciso di cambiare strategia: sparare almeno un sarago per fare i punti della specie e poi cercare di chiudere le mostelle. Erano pesci che avevo tra 43 e 49 metri, più stabili e in 2 spot sono riuscito anche a scendere con 2 fucili e spararne 2 alla volta,(mi ero allenato per farlo, ma devo dire che era la prima gara in cui lo mettevo in atto).

Avevo molte pietre con saraghi da prendere al volo, ma ho ritenuto che avrei perso più tempo rispetto alle mostelle, quindi è stata una scelta tattica. Solo verso la fine ho deciso di tornare sugli spot delle corvine, dove, catturare quella da 2 kg è stata una grande sferzata di adrenalina! Gli ultimi minuti ho insistito su alcuni punti per cernie dorate, ma purtroppo senza esito. Peccato che delle 10 mostelle una non era in peso e non ho potuto prendere il bonus.

Com’è andata la seconda giornata? Dopo la prima ora in cui ti eri già assicurato la maggior parte del carniere finale, come hai proseguito?

La seconda giornata è iniziata come da copione: dopo soli 3 tuffi praticamente avevo già i pesci importanti per la vittoria. Ho preso la cernia bianca di 11 kg a 37 metri: era un pesce che viveva tra 2 pietre, spesso la vedevo fuori tana e contavo di prenderla all’agguato con un fucile lungo per evitare che si intanasse, alzando polvere e facendomi perdere tempo prezioso.

Così sono sceso con lo Sniper 105  doppio elastico e, con un tuffo calmo, sono riuscito ad avvicinarmi e spararla in un punto vitale. La pietra affianco, avendo fulminato il pescione, non era stata disturbata e da li ho preso la cernia dorata e il cappone più grande.

A quel punto in barca l’entusiasmo era alle stelle, ma ci siamo subito calmati e ho continuato il programma che era bello intenso: avevo dei lastroni, tra 43 e 46 metri, in cui vivevano dei saraghi, qualche corvina e qualche mostella: sparidi e scienidi erano però pesci difficili perché le lastre erano lunghe qualche decina di metri e io dovevo scendere con un Laser 90 per sperare di sparare un pesce al libero o forse uno in tana, quindi erano tuffi che richiedevano apnee lunghe.

In diverse segnali i saraghi non c’erano e alla fine ho preso meno pesci di quelli che pensavo, pero tra questi è capitato il corvinone da 1,8 kg. Terminato il giro ho tentato una mostella in 49 metri, che non ho purtroppo ritrovato, e una sul grotto fitto in 37 metri che invece ho individuato e preso.

Verso i tre quarti di gara, mi sono diretto su uno spot da capponi (ne avevo segnati due da 1,5 kg!) dove non ne ho ritrovato neanche uno, idem poi per un altro spot di saraghi e uno di dentici. Quest’ultimo era un posto fantastico, un sommo profondo in cui avevo visto, solo 2 giorni prima della gara, un branco di almeno 100 pesci, tutti da 4/5 kg, purtroppo però in gara era completamente deserto.

Trascorro l’ultima mezz’ora su un ciglietto di grotto in basso/medio fondo, senza risultati, in cui però sicuramente erano già passati diversi altri atleti .

Qual era la morfologia dei due campi gara e con quali fucili hai scelto di pescare?

Il campo Nord era costituito da grotto e qualche lastra fino ai 30 metri circa, poi diverse pietre isolate o cigli, sempre di grotto, più profondi. Ho pescato con un laser carbon competition 90 la cernia bianca, le corvine e saraghi, mentre con un laser 75 con la fiocina e un laser 60 carbon con la fiocina per le mostelle.

Il campo sud si estendeva in largo nelle Secche di Ugento e c’erano lastre, grotto, moltissime cigliate e poi qualche pietra isolata, oasi di grotto e lastroni sempre fessurati. In questo campo ho pescato la cernia bianca e quella dorata con lo Sniper 105 doppio elastico, mentre i capponi, le corvine e i saraghi, con il laser carbon competition 90, le mostelle con il laser 75 con la fiocina, e ho usato anche uno sniper roller 105 per i dentici che però non potuto usare.

In questo campionato si è parlato molto di profondità, si è vociferato che alcuni abbiano pescato fino a 55 metri. Tu su quali batimetriche hai impostato la gara?

Io mi sono tenuto, per quasi tutte le 2 giornate di gara, tra i 37 e i 46 metri, con solo un paio di tuffi a 49 (di cui uno avrei potuto evitarlo visto che il punto era desolatamente vuoto). La profondità è una scelta che non sempre paga, perché si fanno molti meno tuffi che in medio fondo. Io mi sono tenuto entro quote in cui potevo tenere un ritmo di circa un tuffo ogni 10 minuti, con un paio di pause più lunghe dopo i tuffi più profondi, e ho cercato di fare meno spostamenti possibile.

Cosa pensi delle discussioni sui regolamenti che sono nate dopo il campionato, e del tentativo di frenare la corsa alla profondità?

Io penso che, con questo regolamento, sia tornato lo spettacolo di vedere i pescioni alla pesatura, che accende nei più giovani la voglia di iniziare. Sopratutto poi è importante poiché si vanno a fare mondiali ed europei con regolamenti simili, e dobbiamo allenarci in questo modo.

Fin da ragazzino, ai tempi di Mazzari, Molteni, Salvatori e Amengual, che per me erano degli eroi, ho sempre sognato di fare gare di questo tipo. E a giudicare dalle persone presenti e dai commenti mediatici degli appassionati, credo che questo campionato sia stato un successo sotto molti aspetti.

Per quanto riguarda il regolamento, posso dire che però rimangono alcune differenze: ad esempio, in Italia la cernia ha il punteggio massimo di 6000 punti, il che significa che un pesce di 15 kg vale come uno di 6 kg, mentrre in campo internazionale il limite è 12.500 punti, quindi il doppio del punteggio. Con 6 o 7 tordi, o 5 corvine, in Italia  si supera il punteggio di una cernia a coefficiente, quindi credo sia già abbastanza bilanciato.

Io pesco profondo da ormai più di 20 anni, e ho un background di allenamento e di esperienza che mi permette di pescare in assetto costante a oltre 50 metri. Scendevo già 20 anni fa, in assetto costante, a oltre 80 metri.

Sono i risultati dei sacrifici di una vita, probabilmente difficili da capire per tanti, lo so. Per cui, limitare gli attrezzi le discese con il piombo a sgancio, come ho visto scrivere, non credo che avrebbe cambiato tanto il risultato. Sono però un pescatore nato in adriatico, all’aspetto alle spigole in 3 metri di acqua e con 40 cm di visibilità, quindi sono si un profondista, ma capisco benissimo anche chi non lo è.

Sfatiamo anche il mito dell’elettronica: uno scandaglio buono con strutture scan ormai è alla portata di tutti gli atleti. Io vengo da scandagli in bianco e nero, le pietre e i pesci li trovavo anche con un Garmin del 1990, solo che con quelli odierni ci metto meno tempo.

L’uso dei GPS ormai la fa da padrone, ma ricordo che all’ultimo europeo (ndr in Danimarca) in partenza su un relitto con i merluzzi, ho usato le mire a terra e sono sceso più velocemente di tutti gli altri 7 atleti, prendendo più pesci di tutti gli altri in quello spot. È chiaro che bisogna saper prendere anche le mire per essere competitivi, ma ormai il gps è diventato come il telefonino nella vita di tutti i giorni, ormai non si può più tornare indietro.

Utilizzo l’assetto variabile in modo intelligente, non esagerando con i kg per essere in grado di ossigenarmi in tranquillità in superficie e in modo che sia relativamente facile recuperare senza difficoltà, per questo ho utilizzato in gara una giacca da 7mm.

Ovviamente anche per questo c’e’ un allenamento specifico da fare nei mesi precedenti e serve una lunga apnea perche si scende lentamente, un tuffo medio è tra 1 minuto e 45 e 2 minuti e 30 minuti a certe profondità. Se si togliesse, ai ragazzi meno allenati di me, il modo di scendere con qualche kg in più, arrivando sul fondo più veloci e freschi, e in superficie in sicurezza, credo che paradossalmente si finirebbe per aumentare i rischi.

Ho visto poi scrivere sfondoni sull’utilizzo dell’ossigeno puro dopo le sessioni di allenamento e di gara. Ogni atleta con un minimo di esperienza nelle competizioni di apnea, sa che dopo un allenamento profondo, o alla fine di una gara, per evitare problemi di taravana (che ancora non sono chiarissimi anche rispettando i tempi di superficie e una buona idratazione) si utilizza ossigeno normobarico o a 5 m per 5 minuti per eliminare ogni rischio.

Questo è parlare di sicurezza degli atleti. Ai mondiali di Syros, ad esempio, era proprio l’organizzazione ad affittare l’ossigeno agli atleti. Per il resto dei cambiamenti, sarei d’accordo a far pescare anche sulla schiuma, dove sbatte l’onda, per dare possibilità di una tattica differente, ma non è possibile ovunque per le ordinanze balneari.

In definitiva dico che, essendo il campionato italiano assoluto la massima categoria nazionale, dobbiamo essere  atleti, sia psicologicamente sia mentalmente, e i traguardi arrivano con la disciplina, la preparazione e il lavoro duro. Oggi ormai non basta più essere bravi a pescare, il mondo è pieno di bravi pescatori, come ogni sport è pieno di atleti bravi. Ma per eccellere dobbiamo avere disciplina, lavorare duro in allenamento dentro e fuori dall’acqua, dobbiamo saper usare le tecniche più evolute, dobbiamo usare la testa per essere meglio dei nostri avversari (e per testa non intendo furbizia, ma una visione globale), vedere dove altri non riescono a vedere  e cercare di migliorarsi sempre. Questo è il consiglio che do ai più giovani.

Qualche anno fa eri considerato quasi un estraneo dai puristi dell’agonismo, adesso che nel giro di due anni sei già riuscito a diventare campione italiano, sembrano tutti essersi ricreduti. Una bella rivincita a suon di risultati no?!

Saranno gli altri, come sempre, a parlare sia in bene che in male; ora però dalla mia parte ho una forza mentale che anni fa non avevo; quindi ringrazio quei puristi che pensavano che non avrei retto la pressione, mi hanno reso più forte, molto più forte!

Finalmente si hanno delle certezze sul fatto che il mondiale di Arbatax si svolgerà, e sarà per certi versi una competizione molto simile al campionato che hai appena dominato. Chi ti impensierisce di più dei tuoi prossimi avversari?

Speriamo sia simile! Ma non credo, i fondali sono molto differenti e in Sardegna c’è molto pesce anche in acqua più bassa. Oltre ai miei  compagni di squadra, considero che greci, ciprioti e come sempre gli spagnoli, saranno nelle prime posizioni. in pariticolare il mio amico e rivale di sempre a Maiorca, Oscar Cervantes.

Una delle caratteristiche che in molti ti riconoscono è la meticolosità nella preparazione dei campi gara. In Sardegna pare che gli spagnoli siano già sul posto, quale sarà il tuo programma in vista del mondiale?

Si è vero, mi piace preparare bene i campi gara, sopratutto avere punti precisi e per questo scrivo sempre molte note su ogni spot, poi , mano a mano che i giorni di preparazione avanzano, ho in mente le varie strategie come un flusso di immagini, visualizzazioni.

Una volta che il capitano ufficializzerà le convocazioni sarà mia premura andare sul posto in anticipo, per lavorare bene e non stancarmi troppo per i giorni di gara.

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