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FIPIA dice no alla licenza di pesca a pagamento

| 11 Ottobre 2015 | 0 Comments

logo_fipiaComunicato della Federazione Italiana Pesca In Apnea (F.I.P.I.A.), federazione associativa di promozione sociale, senza scopo di lucro, riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Martedì 6 ottobre  è stato presentato alla XIII Commissione (Agricoltura) della Camera un nuovo testo di Proposta di Legge –“Interventi per il settore ittico. Testo unificato C. 338 e C. 339 Catanoso (FI), C. 521 Oliverio (PD) e C. 1124 Caon (ex Lega ora Gruppo Misto).

Il testo è pubblicato negli atti della XIII Commissione della Camera è può essere scaricato cliccando qui.

Già nella primavera di quest’anno una proposta analoga era stata presentata alla stessa Commissione. Il coro di proteste levatesi dalla comunità dei pescatori ricreativi in mare (intendiamo tutta la pesca non commerciale) e dalle diverse associazioni che rappresentano oltre un milione di praticanti, sembrava aver indotto a dei ripensamenti tra i nostri politici. Così non è stato.

E’ stata infatti presentata una riedizione della precedente PdL che ne ricalca e forse ne peggiora i contenuti per i pescatori ricreativi e per i cittadini.

Se questa proposta diverrà legge, dal 1 gennaio 2016 si dovrà pagare una tassa per pescare in mare, 10 euro da terra e 20 dalla barca. Il 60% dei soldi versati dai pescasportivi andrà a finanziare la pesca professionale, principale responsabile del depauperamento ittico dei nostri mari, il 30% sarebbe destinato alle iniziative per il contrasto della pesca illegale e un 10% potrebbe finire al CONI con un destino incerto.

Il testo, che punta con decisione a favorire la pesca professionale, contiene anche una serie di altre agevolazioni amministrative, tributarie e fiscali indirizzate alla pesca professionale che, forse a causa della fretta degli estensori, presentano perplessità nella forma e nella sostanza. In sintesi non esaustiva:

  • istituzione del fondo per la filiera ittica pagato con il 60% dei proventi generati dalla licenza onerosa per i pescatori ricreativi;
  • estensione alla pesca professionale dei finanziamenti pubblici previsti per il sostegno all’imprenditoria e all’autoimprenditorialità nelle aree in ritardo di sviluppo;
  • estensione della cassa integrazione alla pesca professionale;
  • nuove agevolazioni fiscali e tributarie;
  • le indennità di fermo temporaneo e di arresto dell’attività di pesca vengono escluse dal computo del reddito, con conseguenti alleggerimenti fiscali;
  • eliminazione delle imposte di bollo per i pescatori professionali;
  • introduzione della possibilità di accompagnare turisti per semplici gite in barca (cosa potrebbe confliggere con gli interessi degli operatori del settore);
  • possibilità di svolgere attività di “ospitalità, ricreative, didattiche, culturali e di servizi” con la propria abitazione o “struttura nella disponibilità dell’imprenditore ittico”, (anche qui creando un possibile conflitto con gli imprenditori dell’ospitalità);
  • esenzione dalla tenuta del giornale nautico;
  • esenzione dall’obbligo di riunione periodica di prevenzione e protezione del lavoro a bordo per imbarcazioni fino a 24 metri (creando una disparità con gli obblighi in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro imposti alle piccole imprese di terra);
  • eliminanazione della figura dell’armatore come produttore di rifiuti (creando un possibile problema nella tracciabilità e nel controllo della gestione dei rifiuti che grava invece su tutte le altre categorie imprenditoriali);
  • inserimento di cinque rappresentanti nelle commissioni di riserva delle AMP (neanche uno per la pesca sportivo/amatoriale);
  • possibilità che le AMP siano affidate in gestione ad associazioni delle imprese e delle cooperative di pesca;
  • possibilità di rigetto a mare delle catture accidentali o accessorie per le quali non è previsto l’obbligo di sbarco (soluzione controcorrente rispetto ai recenti indirizzi UE).

Rimarchiamo che in tutti questi mesi non siano stati mai coinvolti i rappresentanti della pesca non commerciale, così come le loro istanze non siano state mai prese in considerazione. Tra l’altro, era stato richiesto di introdurre nella PdL anche alcune modifiche alle norme che regolano la pesca ricreativa in mare, datate 1968, che attendono da almeno 12 anni una revisione.

Ritenendo tutto ciò inaccettabile la F.I.P.I.A. respinge nel metodo e nella sostanza il progetto di legge e gli si opporrà in tutte le sedi possibili.

Milano, 10 ottobre 2015

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