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FIPIA: Chi Rappresentiamo? (L’Immagine della Pesca in Apnea Rovinata dai Social Network)

| 6 Settembre 2019

Riceviamo dal presidente della Federazione Italiana Pesca in Apnea, e volentieri pubblichiamo, una analisi su come l’immagine della pesca in apnea rischi di essere irrimediabilmente compromessa dalla quotidiana ostentazione di condotte illegali che avviene sui Social Network.

di Alessandro Fiumani – Presidente FIPIA

Ogni volta che si tira in ballo la questione dell’immagine della pesca in apnea, scatta una sorta di “sindrome di Calimero” per la quale ci si sente ingiustamente bistrattati, e spesso si legge di come le attività dei bracconieri finiscano per infangare tutta la categoria. Questo è sicuramente vero, ma è la pagliuzza che distrae dalla trave che c’è nell’occhio di tanti.

I Bracconieri? Un Paravento

I bracconieri, quelli unanimemente definiti e riconosciuti tali, sono una minoranza e, cosa più importante, sono praticamente sconosciuti. Ogni tanto qualcuno, peraltro con le sole iniziali, finisce sulle cronache locali, ma si tratta di gente che nel mondo dei social non esiste. Non pubblica praticamente mai né foto né video vantandosi delle proprie imprese.

E allora possono davvero fare i danni che molti, forse troppi, credono?

NO, è decisamente ora di guardare altrove. Per ogni bracconiere che è perfettamente cosciente di svolgere una attività illegale, ci sono decine di pescatori dilettanti che ostentano ogni giorno condotte palesemente illecite. E se qualcuno potrebbe usare la scusante della scarsa conoscenza delle normative (oggettivamente troppo numerose e spesso confuse) tanti altri sanno benissimo quello che fanno, e se ne fregano.

Ammettere le Illegalità è Ormai una Virtù!

L’ultima moda pare essere diventata quella di ammettere pubblicamente di avere condotte illecite (soprattutto riguardo il mancato rispetto dei limiti di prelievo e del divieto di vendita del pescato) in ossequio ad una tanto stupida quanto autolesionistica rinuncia all’ipocrisia.

Vantarsi di mettersi le regole sotto le scarpe, rivendicarlo come un sacrosanto diritto e ostinarsi a farlo sapere a quante più persone possibile, è un danno devastante e soprattutto continuo all’immagine del pescatore in apnea. È la goccia che buca la roccia.

Il principio evangelico del “chi è senza peccato scagli la prima pietra” è ormai sempre più riportato per sostenere che in sostanza tutti avremmo in qualche modo la coscienza sporca, tutti infrangiamo le regole e i più virtuosi sarebbero, in un triplo salto mortale, proprio quelli che lo fanno ma hanno il coraggio (o la faccia tosta?!) di dirlo a tutti…in fondo cosa rischiano?

Poi magari sono perfino i primi a fare i sermoni sull’ingiusta esclusione del pescasub dalle aree marine protette, o a lanciarsi in invettive al vetriolo sull’incapacità delle associazioni dei pescatori di agire incisivamente a livello politico e normativo.

Chi Stiamo Difendendo?

E qui torniamo alla domanda che apre questa riflessione: ma noi (e le tanto bistrattate associazioni della pesca ricreativa) chi dovremmo difendere? O peggio, chi stiamo difendendo??

In anni di frequentazione dei tavoli istituzionali ci siamo sempre dovuti difendere dall’accusa di essere sostanzialmente degli anarchici allergici alle regole. Ogni dialogo istituzionale è sempre stato preceduto da una controreplica in cui abbiamo sempre fatto notare che la maggioranza dei praticanti sono persone che operano nel rispetto della legalità.

Beh, oggi in tanti, decisamente troppi, ci stanno rendendo la cosa veramente difficile. Sta diventando letteralmente imbarazzante constatare che ormai in ogni gruppo, in ogni forum, in ogni chat, i comportamenti illeciti sono mostrati, applauditi e perfino consigliati.
Al grido di “eh ma i professionisti…” non solo si sta perdendo la misura della realtà, ma si sta irrimediabilmente sporcando l’immagine di tutti, condannandoci all’irrilevanza politica e decisionale.

Ci Stiamo Scavando la Fossa da Soli!

Sta diventando sempre più difficile convincere i non addetti ai lavori, cioè i legislatori che ci vogliono calare sulla testa licenze a pagamento e sanzioni sempre più pesanti, che il circo chiassoso ed esibizionista dei social è in fondo solo la parte trascurabile di una maggioranza silenziosa, che le regole sceglie di rispettarle anche quando manifestamente astruse o ingiuste.

Di questo passo la pesca subacquea NON scomparirà per mano degli animalisti o di chissà quale altro nemico immaginario, NO, saremo soltanto noi ad esserci scavati la fossa! Forse è arrivato il momento di rifletterci, la fossa è già molto profonda, ma forse possiamo ancora uscirne.

Tornando quindi alla domanda iniziale: chi rappresenta la FIPIA? Lo diciamo chiaramente: in un mondo dove tutti rubano chi ruba è comunque un ladro e non è assolvibile. Noi NON difenderemo NE’ ORA, NE’ MAI questi comportamenti e continueremo a puntare su una pesca ricreativa rispettosa delle norme e che risponda ai principi della sostenibilità ambientale.

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Category: Articoli, Pesca in Apnea

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