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Carlos Serra: la verita’ su Audrey Mestre

| 26 Febbraio 2007 | 0 Comments

 

Audrey e Carlos Serra nel giorno dello sfortunato tentativo – Foto: A. Balbi

Carlos Serra ha recentemente pubblicato il libro “The Last Attempt”, in cui racconta la sua verità sull’incidente costato la vita ad Audrey Mestre nell’ottobre 2002 in occasione del tragico tentativo di record No Limits da -171 metri consumato nella Repubblica Dominicana. A quel tempo, Carlos Serra era il Presidente dell’IAFD USA ed il più stretto collaboratore di Pipin Ferreras; poi, dopo l’incidente, i loro rapporti si sono deteriorati fino a sfociare in un’aperta contrapposizione. Pipin ha già raccontato la sua versione dei fatti nel libro Nel Blu Profondo, ma quella fornita da Carlos Serra dopo anni di indagini è del tutto diversa ed incompatibile. In attesa di recensire il nuovo libro “The Last Attempt”, Alberto Balbi ha intervistato Carlos Serra per il lettori di Apnea Magazine, per fornire una serie di anticipazioni e cercare di fare luce su una delle più dolorose pagine dell’apnea dei record, costata la vita alla giovane e bella Audrey, moglie di Pipin. Alberto era uno dei pochi giornalisti europei presenti sul posto in quel giorno maledetto, ed è stato profondamente segnato da quella vicenda, per questo le sue domande sono dirette ed incalzanti.

Perché tanto silenzio dopo la tragedia e solo oggi, dopo quasi cinque anni hai deciso di scrivere le tue verità?

Questo non è completamente vero. C’è stato un periodo di silenzio dopo la tragedia di Audrey perché nessuno sapeva esattamente cosa fosse accaduto o perché. Ma dato che avevo promesso alla stampa di condurre un’indagine accurata su tutta la storia, e dato che poi l’ho fatto, sono iniziati i problemi con Pipin. Arrivò persino a fare una dichiarazione pubblica, rifiutando ogni indagine per lasciare le cose com’erano, ma io ho continuato comunque. E meno di un anno dopo, quando giunsi a conclusioni poco edificanti, un grosso scandalo scoppiò sui media.

L’attimo fatale in cui Pipin sgancia la slitta – Foto: A Balbi

La situazione durò per almeno tre settimane qui a Miami. Nonostante ciò, a quel tempo, ancora non avevo prove definitive riguardo il perché la bombola di Audrey fosse vuota. Sapevo solo chi l’aveva lasciata vuota, ma non perché. Quella parte di indagine richiese un po’ più tempo, di fatto circa due anni. Nel mio libro “The Last Attempt” tutto è spiegato con ordine cronologico. Leggendolo, tutta la tempistica di questa saga acquisterà un senso.

Ricordo i momenti terribili in cui il tuo appoggio a Pipin è parso incondizionato, era sparito il video della discesa, era sparito Wiky, il sommozzatore dei meno 90 metri, cosa si voleva nascondere a noi giornalisti presenti?

Sì, ho appoggiato Pipin finché non sono venuto a sapere che ciò che era accaduto non era propriamente un incidente. Il mio appoggio cessò quando cominciai a intravedere altre possibilità. Nessuna verità è stata occultata: di fatto, a breve distanza dalla tragedia avevo detto ad alcuni reporter di primo piano che era stata una bombola vuota a causare la tragedia di Audrey, e quando mi hanno chiesto chi fosse responsabile per quella bombola, la risposta fu data…. era Pipin. Il video non è mai scomparso: era una prova di cruciale importanza che divenne parte dell’investigazione nel suo complesso. Il video fu presentato ai media una volta che furono raccolte ulteriori prove che indirizzavano verso qualcosa di diverso da un incidente. Per quanto riguarda la scomparsa di Wiky, si tratta di una domanda cui non posso dare risposta al suo posto. Ma sì, dopo 14 anni di assistenza, ha lasciato Pipin all’istante, dicendo che era lui il responsabile per la morte di Audrey. Poi Pipin cominciò a fare pubbliche dichiarazioni contro Wiky, dicendo che lui non era alla quota prestabilita e che la morte di Audrey era dovuta proprio al fatto che lui non si fosse trovato al suo posto, a 90 metri di profondità. Non era vero: Wiky era risalito di qualche metro perché aveva poca aria nelle bombole e ciò che uccise Audrey fu una bombola vuota, la stessa che Pipin non riempì.

 

Audrey si cala nell’abisso – Foto: A Balbi

Durante i nostri colloqui mi sei parso in difficoltà nel cercare giustificazioni che non c’erano, alle mie domande sulla bombola, sui rianimatori, sulle cause, hai sempre tentato di dare delle non risposte, oggi ti senti responsabile di questo?

Le cose non sono sempre nere o bianche, esistono molte sfumature. Per prima cosa stavo cercando di determinare cosa fosse accaduto e l’unica cosa che sapevo era che la bombola sulla slitta era vuota. Ma lo era perché Pipin si era dimenticato di riempirla? Era vuota per un problema meccanico, come ad esempio una perdita? Era vuota perché Pipin aveva erroneamente supposto che fosse piena? L’altra possibilità, la brutta possibilità che Pipin l’avesse lasciata vuota di proposito, è qualcosa che in principio rifiutavo di prendere in considerazione.
Dovevo indagare e così feci, ma considerai preliminarmente altre ipotesi. Non sono un detective, così la mia prima reazione naturale non fu quella di considerare l’incidente come un potenziale crimine. Per la verità, una cosa che molti non sanno è che ci sarebbe dovuto essere un dottore sulla barca. Questa è la ragione per cui continuavo a chiamare il dottore mentre tenevo la testa di Audrey dopo che era stata portata a bordo ed io cercavo di assisterla. Comunque, questo cosiddetto dottore era solo un dentista che Pipin aveva presentato a tutti come il dottore personale di Audrey. Come tutti gli altri, ho saputo come stavano le cose solo dopo la morte di Audrey.

Nell’organizzazione di quel record mi è parso mancasse la figura del team leader, figura che rimbalzava spesso tra te e Pipin, ma non c’era nessuna procedura standard neanche nelle cose importanti, forse è uno dei motivi del fallimento?

E’ stato Pipin che un giorno disse: “L’unico che comanda questa merda sono io!”. In molte occasioni abbiamo avuto contrasti perché lui rifiutava di seguire una procedura.

 

Pipin riemerge con Audrey ormai incosciente – Foto: A Balbi

Sono un direttore di corsi PADI con migliaia di certificazioni relative all’immersione ARA e non ho mai avuto un singolo incidente. Sono avvezzo a standard e procedure, mentre Pipin non lo è. E’ la sua natura e tutti lo sanno, a questo punto. Persino Pipin lo ammette chiaramente nel suo libro. Il mio ruolo era semplicemente quello di coordinare le camere per gli ospiti, la stampa, garantire che gli incontri dello Staff avvenissero con puntualità, scattare foto, scrivere un diario giornaliero per il sito, trovare una barca appoggio per l’evento e cose del genere. Pipin ha sempre avuto il pieno controllo sugli aspetti operativi del tuffo, sia negli allenamenti che nell’immersione finale. Alberto, tu eri sul posto, per questo probabilmente ricorderai che tutti noi stavano sulla spiaggia il giorno del tentativo di Audrey, mentre Pipin restò a bordo del catamarano per quasi due ore per rifinire i preparativi per il tentativo. Accompagnai Audrey dalla spiaggia al catamarano solo successivamente; a quel punto Pipin avrebbe dovuto avere ultimato ogni preparativo. Alla fin fine, era sua moglie che stava tentando un record mondiale No Limits, che Pipin aveva fatto più volte in precedenza, per questo è perfettamente logico che la persona in carico della slitta e del tuffo in sé fosse Pipin. Per questo mi sono disinteressato della slitta, dedicandomi a tutto il resto.

Durante quei terribili giorni tu e Pipin eravate come fratelli, uniti nel dolore e nell’affrontare la situazione, poi cosa è cambiato?

Certamente all’inizio ho dato sostegno incondizionato a Pipin, è ciò che accade quando si mostra la vera amicizia. Ho cominciato a cambiare posizione man mano che, andando avanti, ho iniziato a vedere come la prova, sebbene circostanziale, iniziasse a deporre a favore di ipotesi diverse dal contrattempo o dall’errore causato dal ben noto stile “cowboy” di Pipin. La morte di Audrey è stata estremamente dolorosa e devastante per me, ma come avevo avvertito Pipin più di una volta, se avessi mai scoperto che la bombola era stata lasciata vuota di proposito, il mio sostegno sarebbe cessato all’istante.

 

Audrey, apparentemente melanconica, si prepara al tentativo – Foto: A Balbi

Sono apparse sui giornali accuse pesanti da una parte e dall’altra, c’e chi ha scritto persino di omicidio premeditato, cosa c’e di vero?

Non ho mai parlato di omicidio premeditato. Quella teoria è stata presentata da qualcun altro, un ex dipendente della compagnia che conosceva bene Pipin e, in forma privata, da alcuni collaboratori chiave dell’entourage di Pipin. Ciò che è successo a Audrey è molto più intricato; è così complicato che ci è voluto un intero libro per raccontarlo. Alla fine, c’è un passaggio scritto da una redattrice del Miami Herald che ha curato una recensione del mio libro, in cui si legge: “Spinge il lettore a prendere in considerazione una teoria per la tragica fine di Mestre mai discussa in precedenza in nessun contributo dei media. E’ triste, disturbante e coinvolgente”.
Alberto, questa teoria, che è basata su prove inconfutabili, è qualcosa che nessuno ha neanche considerato in precedenza, ma è l’unica che abbia perfettamente senso. E come dice la giornalista, è disturbante.

 

Carlos Serra misura il cavo per lo sfortunato tentativo di Audrey – Foto: A Balbi

Chi aveva il compito di gestire l’assistenza subacquea optando per un solo sommozzatore in miscela, quando si sa (e se ricordi lo feci presente il giorno prima proprio durante un’intervista a Pascal) che scendere in aria a-90 metri è pericoloso ed è impensabile, in quelle condizioni, gestire un intervento di emergenza?

Quella persona era Pipin. Prima di recarci nella Repubblica Dominicana abbiamo persino avuto un’accesa discussione su questo preciso argomento. Volevo ingaggiare Michael, un subacqueo tecnico che ci aveva aiutato l’anno precedente in occasione di un evento con Audrey a Fort Lauderdale, ma Pipin rifiutò categoricamente questa opzione. Il fatto è che Pipin non vuole mai posizionare troppi subacquei e preferisce mantenere dei vuoti [ndt: gap] sul cavo. Nel libro spiego anche perché lo faccia e come questa soluzione vada d’accordo con qualcosa che Jaques Mayol ha sempre dichiarato nel suo ultimo periodo di attività. Ho espresso l’opinione di Mayol nel mio libro con l’autorizzazione del suo editore ed il supporto di un rinomato scienziato amico di Mayol.

Ad oggi il mondo del recordismo appare in difficoltà: sempre più campioni, sempre più profondità impegnative e sempre più incidenti. Tu Pipin e la IAFD avete dato il primo impulso a questo tipo di recordismo facendo apparire semplice ciò che non lo era, per la stessa Audrey avete cambiato la profondità più di una volta: non vi sentite un po’ responsabili per questa nuova corsa al suicidio?

Mi spiace Alberto, ma devi aver frainteso tutto. Sebbene posso comprendere la tua percezione, sono sempre stato contrario agli aumenti di profondità superiori ad uno o due metri. Da un punto di vista strettamente d’affari, più metri aggiungi e meno eventi potrai organizzare in futuro, perché c’è un limite anche al No Limits, dopo tutto. Nella Repubblica Dominicana è stato Pipin che ha continuato ad aumentare le profondità di Audrey senza neanche avvertire gli altri. Nel libro ho scritto di un episodio in cui aggiunse 63 metri dal tuffo di allenamento precedente estendendo il cavo verso il basso, e neanche Audrey ne sapeva nulla. Quella azione era semplicemente pazza e stupida e provocò una terribile discussione tra noi due. Inoltre, ed è una cosa che molti non sanno, Pipin voleva che Audrey tentasse 180 metri quel fatidico giorno, e fui io ad impedirgli di fare una cosa così idiota. Audrey aveva già raggiunto 170 metri in allenamento, ma lui voleva aggiungerne 10 la notte prima del tentativo. Dopo una discussione rovente con lui, ci accordammo per aggiungere un solo metro, ed ecco perché Audrey tentò la misura di 171 metri. Era Pipin che voleva continuare ad incrementare la profondità, non io. Ero completamente contrario ed anche lui lo ammette nel suo libro.

Cosa ti ha spinto ad occuparti di record e a fondare la IAFD USA e cosa rifaresti di quel periodo?

A causa del mio background, ero piò addentro gli aspetti dell’allenamento e della didattica. Il superamento dei record è qualcosa che Pipin, logicamente, voleva inseguire. E’ tutto ciò che sa fare e c’erano bei soldi in quel giro. Se potessi tornare indietro, non diverrei mai partner di Pipin. Mi terrei il mio negozio di attrezzature subacquee nelle Florida Keys, come lo avevo prima di restare coinvolto con lui, e non mi sarei mai messo in affari con un altro tizio che mi ha rubato l’attività commerciale e lo stile di vita.

 

Una delle ultime immagini di Audrey in vita – Foto: A Balbi

Se avessi potuto tornare al momento del tentativo nella Repubblica Dominicana, avrei trovato il modo di bloccare il tentativo. Audrey era estremamente triste e depressa quel giorno perché voleva il divorzio da Pipin. Avrei dovuto fermare il tentativo. Se di qualcosa mi sento colpevole, è di non aver nemmeno provato. Ho mancato di accorgermi della melanconia di Audrey, non avrebbe dovuto tentare il record in quelle condizioni. Dubito che sarei stato in grado di fermare Pipin, ma avrei dovuto almeno provare. Ma chi avrebbe mai immaginato che la bombola, elemento cruciale, potesse essere vuota? Con la bombola carica d’aria, Audrey oggi sarebbe viva.

Audrey ha lasciato un vuoto incolmabile in chi come me l’ha conosciuta per poche ore ma mai potrà dimenticarla. Tu come ti senti?

L’impatto che la morte di Audrey ha avuto su di me è più di quanto possa anche solo tentare di esprimere in questo frangente. La mia vita è totalmente cambiata. Ho finito per perdere ogni mia fonte di guadagno, ho perso il mio lavoro; il mio matrimonio è finito, ed ho smesso di vedere i miei figli ogni giorno; ho perso la mia casa, il mio stile di vita ed ho affrontato un periodo molto depresso e stressante.
Mi sono ripreso dalla maggior parte di questi guai, ma il dolore causato dalla morte di Audrey è qualcosa che non sarò mai in grado di cancellare dal mio cuore. E’ stato un amico di James Cameron, Joe MacInnis, che dopo avermi fatto visita mi consigliò di scrivere un libro, e la stessa cosa mi è stata consigliata anche da un amico psichiatra, come forma di terapia. Del resto, per la memoria di Audrey, avevo bisogno di uscire allo scoperto e dire tutto ciò che avevo appreso. Perché l’ho fatto a distanza di così tanto tempo dalla sua morte? Mi ci è voluto circa un anno per prendere in considerazione le brutte possibilità scartate inzialmente, poi mi ci sono voluti due anni di investigazioni e ricerca su qualcosa chiamato “Narcisistic Personality Disorder” [ndt: Disordine della personalità da narcisismo], fra molte altre cose come studiare documenti, analizzare video, foto, intervistare le persone chiave della vicenda eccetera. Poi mi ci è voluto un altro anno per scrivere il manoscritto e vederlo pubblicato. Adesso con la verità finalmente pubblica mi sento meglio, ma ciò nonostante la morte di Audrey sarà sempre motivo di dolore nel mio cuore e nella mia memoria.

 

Cosa pensi oggi del modo dei record, di questo grande circo blu?

Deve finire. L’incidente di Benjamin Franz e più recentemente quello di Carlos Coste sono delle luci rosse che lampeggiano, specialmente se consideri il tipo di incidenti. Le embolie gassose sono qualcosa che difficilmente poteva verificarsi in apnea, mentre adesso si stanno verificando. Non ci vuole un genio per capire cosa stia accadendo. Il recordismo deve finire prima che possa fare altro male all’apnea o, peggio, prima che qualcun altro si faccia male irrimediabilmente.

Traduzioni a cura di Giorgio Volpe

 

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