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Assoluto 2014: le interviste ai protagonisti (5/11)

| 22 Ottobre 2014 | 0 Comments

Apnea Magazine ha intervistato i protagonisti dell’Assoluto 2014 appena disputato. In considerazione delle discussioni pre e post gara che questa edizione ha scatenato, per la prima volta, la redazione ha deciso di intervistare tutti i partecipanti senza distinzione tra vincitori, qualificati e retrocessi. Agli atleti abbiamo lasciato campo libero nel raccontarci le loro impressioni della preparazione, come si sono svolte le due giornate di gara (tecnica, profondità, attrezzature, pesci presi ed eventuali errori fatti) e una valutazione sul risultato finale.

Buona lettura!

Cuccaro 1v

Rocco Cuccaro e il carniere della 1a giornata (foto C.Corrado)

Rocco Cuccaro – 5° Classificato

I campi gara, fin da quando sono venuto a conoscenza del luogo, sapevo quanto fossero difficili perché la roccia era scarsa e presente soltanto a quote molto impegnative. Durante la preparazione ne ho avuto la conferma, in particolar modo nel campo sud dove ho preparato quasi esclusivamente oltre i trenta metri. Il campo nord invece dava una maggiore possibilità di variare le batimetriche di pesca. I primi giorni di preparazione perciò ero pessimista ma nei giorni a seguire, insieme al mio secondo, abbiamo deciso di preparare su quote più fonde dove sono riuscito a trovare zone con una discreta presenza di pesce. Purtroppo la perturbazione ha cambiato drasticamente le condizioni del fondale ed ho trovato risacca ed alga in tana perfino oltre i trenta metri.

Il primo giorno sono partito su un cappone a centro campo gara che poi è risultato fuori peso. A seguire mi sono spostato su due punti con quote di circa 33 metri, dove in preparazione avevo visto saraghi e corvine e constatato la presenza sporadica di qualche dentice. Durante la gara ho fatto la spola tra questi due soli punti catturando tre saraghi e due dentici, tra cui uno superiore al kilo e quindi a bonus. Tutte le altre tane segnate dai 27 ai 30 metri si erano svuotate a causa della forte risacca.

La seconda frazione sono partito su un branco di grossi dentici che stazionavano su una piccola zona di lastre oltre i 30 metri; purtroppo il taglio di acqua ghiacciata aveva probabilmente fatto allontanare le prede dalla zona. Quindi mi sono spostato al limite nord del campo gara dove, su cinque pietre distanti circa 300 metri tra loro, avevo trovato diversi branchi di corvine. Pensavo di riuscire a chiudere la specie ma dopo circa sei tuffi fatti sul filo dei 37 metri sono riuscito a catturare solo due corvine ed un sarago in peso. Purtroppo dopo ho iniziato ad avere problemi con la compensazione ed ho dovuto abbandonare il posto ripiegando su zone a terra dove ho preso un cefalo in peso.

In entrambe le giornate ho strappato solo un cefalo nella risacca, l’unico rimpianto è quello di aver dovuto lasciare un branco di corvine che poteva darmi altri pesci e punti pesanti a causa della cattiva compensazione. I fucili utilizzati in entrambe le giornate sono stati un 90 monoelastico ed un 55 con fiocina a 4 punte.

Vista la difficoltà dei campi gara mi ritengo soddisfatto del risultato,  resta l’amarezza di non aver potuto chiudere la seconda giornata sui punti prefissati. Ringrazio chi mi ha supportato nel raggiungimento dei miei risultati ovvero i miei sponsor Neos e GFT, il mio club Barracuda team Taranto e soprattutto il mio secondo il cui supporto sia in preparazione che in gara è stato determinante.

Mortellaro 1v

Christian Mortellaro e il carniere della 1a giornata (foto P.Bacchi)

Christian Mortellaro – 16° Classificato

La preparazione è stata faticosa e straziante data la presenza di immense distese di posidonia intervallate solo da chiazze di sabbia e, di conseguenza, la totale assenza di estensioni di roccia nelle quali poter pescare se non oltre i 32 metri su una secca conosciuta da tutti. Lì qualche pesce c’era però molto nervoso e mobile. Questo campo è quello che ho preparato per più giorni ma nonostante ciò avevo pochi posti su cui contare: il più sicuro era una risalita con cappello a -33 e che cadeva sui – 39 dove avevo visto qualche corvina, saraghi e i dentici. L’ altro campo gara, quello che comprendeva l’ isolotto di Quirra, era abbastanza accettabile: la roccia c‘era ed  avevo trovato diversi segnali interessanti ma, purtroppo, nello spot più bello popolato da una cernia, diverse belle corvine e dei saraghi, qualcuno aveva pescato. Infatti quando sono andato a controllare, a due giorni dalla gara, vi ho trovato solo una corvina da 3 etti strappata nella schiena. Per quanto riguarda il fatto che ero fiducioso o meno posso solo dire che non è mia abitudine arrendermi ma ad essere sincero sapevo già che avrei dovuto lottare per non retrocedere.

La prima giornata di gara sono partito vicino al porto, al limite campo gara, in un agglomerato di roccia in 30 mt nel quale, il penultimo giorno di preparazione, avevo trovato un’abbondante presenza di saraghi. Come spesso accade, purtroppo, il giorno della gara c’ erano solo tre pesci e piccoli, ma fortunatamente in peso. Poi ho controllato tutte altre mire che avevo tornando verso Quirra, ma le ho trovate senza pesce. Infine sono andato su due risalite di granito nelle quali prima ho visto solo un pizzuto che non mi ha dato il tempo di sparare, poi, nel secondo punto, setacciando millimetricamente 4 pietre accatastate, sono riuscito a scovare un cappone in peso. Ho terminato la gara pescando all’ aspetto fuori l’ isolotto su delle pietre dove giravano salpe e tordi durante la preparazione ma sono riuscito a sparare solo una salpa fuori peso concludendo la prima frazione con 4 pesci, due specie, ed il dodicesimo posto finale con circa il 31%.

La seconda giornata sono partito su dei barranchi in 22 metri di fondo dove avevo visto girare qualche sarago ed alcuni denticiotti. Al primo tuffo, nonostante avessi fatto un lungo aspetto,  non si sono avvicinati per colpa anche del moto ondoso sul fondo che creava un taglio di acqua bianca già dai 17 m. Ho girato diverse mire ma senza successo così dopo due ore ho deciso di andare sul posto fondo dei corvi e dei saraghi ma capendo subito che ci avevano già pescato. Non mi sono demoralizzato ed ho insistito e, già al secondo tuffo,  ho arpionato un sarago a “soli” 36 mt di fondo. Dopo altri 3-4 tuffi ho strappato una corvina da chilo mentre si dileguava nell’abisso ma, fortunatamente, sono riuscito a catturarne una di mezzo chilo in 37 mt. Premetto che ovviamente sganciavo sempre e che recuperavo più del dovuto tra un tuffo e l’altro. Non avendo più segnali a disposizione a quelle quote ho pescato l’ultima ora di gara in una strisciata di belle pietre in 16 mt d’acqua. Ci avevano già pescato moltissime persone e purtroppo ho sbagliato un bel sarago sparato al volo mentre spariva nel torbido. Così ho concluso la giornata ventesimo ma sedicesimo finale e contento della permanenza in prima categoria per il quarto anno di fila.

Mortellaro 1o

Christian Mortellaro e il carniere della 2a giornata (foto C.Corrado)

Durante la gara ho utilizzato un hf 100 per pescare fondo e per gli aspetti ed un cave 65 con la fiocina per controllare nel modo specifico la singola pietra segnata. Credo di non avere commesso grandi errori se non per la corvina e per il sarago che, con un pizzico d’ attenzione in più,  avrei potuto catturare. Per quanto riguarda le quote ho pescato mediamente tra i 15 e i 28 mt fatta eccezione per la partenza del primo giorno e per la necessità, nella seconda frazione, di cercar di catturare quei due o tre pesci per salvarsi, “obbligatoriamente” nell’abisso. Credo che in questo campionato ho sparato il pesce più fondo della mia vita e questo deve fare pensare.

Luca Giaccaglia – 28° Classificato

Già dalle prime indiscrezioni sui campi gara immaginavo che non mi sarei dovuto aspettare troppo, ma anche così pensavo meglio di quanto ho poi dovuto constatare. Semplicemente il più brutto campo gara che abbia mai visto, per nulla adatto ad un campionato di pesca in apnea. Per di più nel bel mezzo di un contesto critico, visibilmente militarizzato e che nel corso degli anni ha provocato seri problemi di salute agli abitanti dei centri limitrofi. Ho preparato in mare solo da lunedì pomeriggio purtroppo, dai 5 ai 28 m, trovando pochi pesci e nessuna tana fissa. Sapevo che durante la gara mi sarei dovuto inventare qualcosa, fermo restando che non mi sarei comunque messo a tallonare nessuno. Poi, viste le previsioni meteo per venerdì e sabato, ho abbandonato anche la speranza di vedere quei pochi pesci che avevo segnato durante la preparazione, tutti in zone dove la forte risacca e la posidonia in sospensione avrebberero influenzato negativamente la presenza dei pesci. Ma questi problemi li hanno avuti più o meno tutti da quanto ho potuto vedere.

Giaccaglia 1v

Luca Giaccaglia e il carniere della 1a giornata (foto C.Corrado)

Sono partito entrambe le giornate sul segnale più fondo che avevo, rispettivamente 28 e 24 m, sperando che là il moto ondoso non avesse intorbidito troppo; niente a che vedere con i “de silvestriani” ma per me quote di tutto rispetto. Solo la prima giornata ho rimediato un grongo di 4 o 5 kg. In entrambi le frazioni, esauriti i pochi ed infruttuosi segnali in cui sono sceso con arbaletino da 50 e fiocinella, ho pescato quasi esclusivamente all’agguato e all’aspetto, più che altro nel sottocosta, con un saragos pathos 82. Nei punti maggiormente battuti ho visto diversi pesci, ma tutti nervosissimi e distanti, mentre nell’acqua più torbida dei posti meno visitati sono riuscito a prendere un barracuda il primo giorno ed un sarago il secondo che ovviamente non sono bastati a salvarmi.

Ho completamente sbagliato strategia; col senno di poi, pescando da subito all’agguato ed all’aspetto nel sottocosta, magari avrei rimediato qualche pesce in più, ma nelle gare devi essere scaltro, istintivo e rapido nelle scelte, ed io non lo sono stato. Non sono soddisfatto, non sono riuscito a divertirmi nè in preparazione nè in gara e credo che sia stato così per la maggior parte dei partecipanti; il campo di gara indubbiamente non lo permetteva. Come tutti, ho investito tempo e denaro in questa competizione, domandandomi fino all’ultimo se ne valesse o meno la pena, e una risposta me la sono data, tardi ma me la sono data. Al di là del risultato, comunque pessimo per colpa mia, l’unica nota positiva è stata la compagnia di persone uniche con cui ho potuto condividere questa esperienza.

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