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Assicurazione FIPSAS: note sui chiarimenti federali

| 7 Febbraio 2012 | 0 Comments

A seguito del nostro editoriale sull’argomento Assicurazione Fipsas ci è giunta una lettera di chiarimenti da parte della Segreteria Federale con richiesta di pubblicazione: la potete leggere cliccando qui. Considerato che massimali e condizioni di polizza, ad oggi, non sono stati ancora pubblicati sul sito federale, siamo indotti a ritenere che l’argomento Assicurazione Fipsas sia tuttora soggetto ad una qualche trattativa contrattuale nell’ambito di uno scenario ancora fluido. E’ in questo contesto ancora costruttivo che interveniamo con i nostri rilievi sui chiarimenti federali, ponendo all’attenzione di tutti le problematiche di società e tesserati delle Attività Subacquee (ma anche di altri settori) che si sentono ogni giorno sempre più marginalizzati se non esclusi da una Fipsas che pare sempre più concentrata a preservare la propria struttura amministrativa e gestionale a discapito dei servizi ai tesserati.

Ci preme, inoltre, ricordare che per noi l’appassionato subacqueo che sceglie di tesserarsi nell’esercizio del diritto ai servizi fondamentali (tra cui l’Assicurazione è di certo il più riconoscibile), non può essere distinto tra ricreativo o sportivo o affiliato a società e catalogato con confini di esercizio o dal pagamento di una sequela di balzelli che coprono l’assenza o meno di una copertura assicurativa. Tali balzelli supplementari creano un’evidente situazione in cui, da una parte, si dice di fornire una copertura assicurativa, che poi viene negata con una sequela di distinguo e limitazioni per essere parzialmente ripristinata con il balzello. In questo modo, a nostro modo di vedere, si crea una situazione di tracollo del rapporto fiduciario tra tesserati e federazione.

Per noi l’unica distinzione di servizio possibile è tra tesserato agonista e tesserato amatoriale, ma solo nel contesto di estensione di ulteriori servizi all’agonista per il maggior impegno profuso ed il maggior rischio comportato dalla dimensione agonistica della pratica, non nell’esclusione dai servizi del ricreativo/amatoriale o nel confinamento di tali servizi a spazi acqua esclusivi e palesemente non fruibili da tutti, come le cosiddette “acque federali”. Quindi il problema che si è creato presenta due profili: c’è l’esclusione di fatto del tesserato ricreativo dai servizi e ci sono i confini di esercizio chiamati “acque federali”, imposti a tutti i tesserati. Fino a che le “acque federali” non saranno estese a tratti palesemente maggioritari di costa marina e dei bacini lacustri, nonché ad un numero sufficientemente capillare di piscine, circoscrivere la copertura assicurativa alle sole “acque federali” significa negare il servizio assicurativo.

In questo contesto, i chiarimenti giunti dalla Segreteria Federale ci lasciano ancor più perplessi delle informazioni pubblicate sul portale federale. Veniamo allo specifico.

Iniziamo dalla primo chiarimento: la FIPSAS non avrebbe mai accusato i subacquei di aver provocato l’aumento del premio assicurativo, sebbene “le denunce provenienti dall’attività subacquea sono proporzionalmente superiori, sia in numero che in somme liquidate o liquidabili, rispetto a quelle provenienti dagli altri settori sportivi della FIPSAS“. Ma nel nostro editoriale sta scritto che “Di fatto sono stati accusati i subacquei in genere di aver avuto troppi incidenti ed aver sballato i conti all’ azienda assicuratrice“. Non si è nominata la FIPSAS, la cui dirigenza adesso risponde… confermando nella sostanza la nostra ricostruzione.

Ci viene poi spiegato il perché si è limitato l’ambito delle attività assicurate alle acque convenzionate: “Il punto è che un gran numero di infortuni, anche mortali, avviene, qualsiasi sia il settore sportivo, durante le uscite non organizzate ed in luoghi dove non si pratica un’attività sportiva, ma amatoriale e quindi non disciplinata dalla FIPSAS“. Come potete vedere dalle norme della convenzione multirischi in vigore fino all’anno scorso, le attività “non organizzate” e quindi “non disciplinate dalla FIPSAS“, altro non sarebbero che attività amatoriali, vale a dire quelle interessate dall’articolo 1.3 dello Statuto Federale, che recita: “Essa [la FIPSAS] è costituita da Società ed Associazioni dilettantistiche ad essa affiliate che hanno per fine la pratica della pesca sportiva nelle acque interne e nel mare, del lancio sia tecnico che di potenza effettuato con attrezzi da pesca, delle attività subacquee e di superficie che prevedono l’uso di pinne o di monopinna, sia in forma agonistica che amatoriale“. Dato che l’articolo 44 della convenzione con Unipol in vigore fino all’anno scorso stabiliva che “l’assicurazione [RC] è prestata per tutte le attività inerenti l’esercizio, l’organizzazione e lo svolgimento di attività sportive e associative rientranti negli scopi della Contraente” e che l’attività amatoriale è una delle finalità perseguite dalle associazioni che costituiscono la FIPSAS, non si vede perché tali attività dovrebbero essere escluse dalla copertura assicurativa.

A prescindere da queste valutazioni, la dirigenza federale non ha chiarito il vero punto della questione: quali sarebbero le acque convenzionate in cui possono esercitarsi discipline federali quali apnea e soprattutto pesca in apnea? Che questa limitazione del rischio serviva ad abbattere i costi lo avevamo capito, ciò che non capivamo e non capiamo è come si possa delimitare l’ambito delle attività federali tagliando fuori una o più discipline federali, peraltro aumentando allo stesso tempo il costo della tessera.

Il chiarimento della dirigenza prosegue analizzando la questione della copertura all’estero:  “Per quanto riguarda l’estero ci sembra, poi, veramente azzardato, almeno per ciò che riguarda gli infortuni, assicurare dei tesserati che molto semplicemente vanno a trascorrere una vacanza con l’intenzione di conciliare lo sport e il tempo libero“. Beh, pare il gioco delle tre carte: noi parliamo di assicurazione RC e ci viene risposto su quella infortuni, che non è mai stata richiesta da nessun paese limitrofo come requisito per la pratica della pesca in apnea, ma facciamo finta, per un istante, che il problema sia davvero quello dell’assicurazione infortuni e vediamo un po’ cosa diceva la convenzione Unipol (il grassetto è nostro):

Art. 22 Soggetti Assicurati

L’assicurazione vale per tutti i tesserati, i membri del Club Azzurro, gli allenatori, gli istruttori e le Guardie Giurate Volontarie (GG.GG.VV.) della Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee.

Art. 23 Oggetto del rischio

L’assicurazione, nei termini qui di seguito indicati e con i limiti previsti nelle clausole successive, vale per gli infortuni che l’Assicurato subisca nello svolgimento dell’attività sportiva organizzata sotto l’egida della Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attvità Subacquee, ivi compresi gli allenamenti, le competizioni e/o gare, i ritiri e/o stages di preparazione e l’attività agonistica nazionale ed internazionale.

La copertura è inoltre estesa alle altre attività fisiche quali, a titolo esemplificativo e non limitativo, pesistica, atletica, purché rientranti nel programma di allenamento, potenziamento e/o recupero necessari all’attività sportiva.

Inoltre le garanzie saranno operanti contro i rischi di infortuni nello svolgimento di qualsiasi attività rientrante negli scopi della Contraente e delle Società affiliate, e più precisamente in occasione di riunioni, incarichi missioni e relativi trasferimenti, compreso il rischio in itinere, semprechè documentati attraverso verbali, corrispondenza certa con data, atti di repertorio della Contraente e/o delle Società affiliate.

Precisazioni:

Per l’attività subacquea l’assicurazione comprende i rischi di infortuni derivanti:

a) dall’esercizio della pesca subacquea in apnea mediante l’impiego di fucile, con propulsione a elastico, molla o gas compresso;

Sono esclusi dall’assicurazione gli infortuni derivanti dall’esercizio della pesca subacquea svolto con l’ausilio di apparecchi respiratori o con l’uso di fucile a cartuccia.

Art. 33 Validità territoriale

L’assicurazione è valida in tutto il mondo, con l’intesa che la valutazione e la liquidazione dei danni avvengono in Italia, con pagamento degli indennizzi in Euro.

Ricapitolando, la copertura assicurativa Unipol:

1) riguardava TUTTI i tesserati;

2) risarciva gli infortuni subiti nello svolgimento dell’attività sportiva organizzata dalla FIPSAS con una copertura estesa anche alle altre attività fisiche quali, a titolo esemplificativo e non limitativo, pesistica, atletica, purché rientranti nel programma di allenamento, potenziamento e/o recupero necessari all’attività sportiva. Anche alla luce delle precisazioni, si deve concludere che la pesca in apnea praticata al di fuori dell’attività agonistica in senso stretto fosse assicurata, sia perché evidentemente fa parte del programma di allenamento, potenziamento e/o recupero necessari all’attività sportiva (e pertanto cosa distinta), sia perché altrimenti sarebbe molto difficile dare un senso all’esclusione espressa degli “infortuni derivanti dall’esercizio della pesca subacquea svolto con l’ausilio di apparecchi respiratori o con l’uso di fucile a cartuccia”, a meno che non si voglia ritenere che tale clausola volesse impedire alla FIPSAS di regolamentare gare di questo tipo.

3) valeva in tutto il mondo.

Oggi l’assicurazione copre – stando a quanto riportato nel sito federale – gli infortuni avvenuti in gara o in allenamenti/uscite organizzate dai circoli in modo “dichiarato” e solo sul territorio nazionale. Sarà, ma a noi pare una decisa involuzione peggiorativa, cui fa fronte un aumento del costo della tessera. Visto che la dirigenza federale arriva ad affermare che “nonostante sia nostro piacere accogliere tra i nostri tesserati anche simpatizzanti o amatoriali (e questo già lo facciamo con prezzi veramente modici, anzi irrisori), dobbiamo anche fare i conti con il nostro bilancio, avendo cura a non ricomprendere rischi che non riguardano l’attività sportiva e che, per leggi di mercato, inevitabilmente comporterebbero l’aumento dei premi assicurativi, anche e soprattutto a discapito dei veri sportivi che si vedrebbero aumentare, e di molto, il prezzo della tessera” ci riserviamo di analizzare questo bilancio per comprendere meglio i delicati equilibri cui si fa accenno.

In ogni caso, per quanto riguarda la copertura dei rischi RC, la convenzione Unipol prevedeva all’art 44 che “L’assicurazione è prestata per tutte le attività inerenti l’esercizio, l’organizzazione e lo svolgimento di attività sportive e associative rientranti negli scopi della Contraente. Sono comprese tutte le attività di allenamento, di corsi, manifestazioni sportive, ricreative e culturali, di gare….[omissis]“, aggiungendo all’articolo 46 che “La presente assicurazione vale per i danni che avvengono nel Mondo intero… [omissis]“.  A tal proposito devo rilevare che in qualità di membro della commissione tecnico scientifica del settore AS FIPSAS ho personalmente stilato una richiesta ufficiale della FIPSAS, che potete leggere qui, in cui si chiedono chiarimenti all’autorità Marittima Corsa sul perché gli organi di controllo avessero iniziato a contestare la validità della tessera FIPSAS come documento abilitante alla pratica della disciplina in acque francesi in virtù dell’assicurazione RC incorporata. Molto bene: oggi questa copertura non c’è più, quindi confermiamo che per pescare all’estero la tessera FIPSAS non serve più a niente.

Nell’affrontare questo specifico aspetto della copertura assicurativa all’estero, la dirigenza Federale tira in ballo la FIPIA e la sua assicurazione, facendo una serie di precisazioni che incolliamo per comodità: “Teniamo a sottolineare che la FIPIA con 22 euro assicura (per 10 mesi) soltanto per la RC in tutto il mondo, USA e Canada esclusi, ma che, ad oggi, non ha pubblicato sul sito massimali e condizioni di polizza.”. Non sta a noi di Apnea Magazine verificare la correttezza di queste informazioni o fare le dovute precisazioni, ma visto che alla FIPIA non è sfuggita la citazione federale ed ha immediatamente pubblicato sul suo portale i dovuti chiarimenti, ci sentiamo in dovere di incollarli di seguito, a beneficio dei nostri lettori, in particolare di tutti gli amatoriali che amano pescare all’estero ed hanno bisogno di una assicurazione RC:

1)    La tessera FIPIA ha un costo di soli  10 euro  per sostenere e partecipare al le iniziative in difesa del mare e della pesca in apnea;
2)    L’assicurazione RC  per il 2012 ha un costo di 12 euro, solo per chi intendesse sottoscriverla,  e validità 8 marzo-31 dicembre,  al fine di parificare le scadenze di tessere e polizza all’annualità civile;
3)    La polizza è da sempre consultabile nel sito www.fipia.it e dalla quale è possibile vedere condizioni, massimali e franchigia;
4)    La polizza sottoscrivibile tramite FIPIA per la copertura della  responsabilità civile (RC) per danni a cose o a persone,  contiene espressamente la clausola per la quale gli associati assicurati sono considerati “terzi tra di loro”, condizione obbligatoria per la sua validità in Francia ed in altri paesi del Mediterraneo.

Chiusa la parentesi, non ci pare il caso di commentare le spiegazioni fornite sulla supposta confusione tra attività ricreativa e sportiva: va da sé che un garista di pesca in apnea si allena andando a pesca per i fatti propri in mare, ossia in acque NON federali, non essendo un pinnatista che può trovarsi tutti i venerdì in piscina né disponendo di campi gara permanenti come i colleghi pescatori d’acqua dolce. La convenzione attuale sembra privare di ogni copertura tutti i pescatori in apnea e apneisti che si allenano in mare, stando a quanto riportato sul sito federale: di questo non ci rallegriamo. Anche quando leggiamo “attualmente non abbiamo conoscenza di sinistri che, pur essendo indennizzabili, non siano stati liquidati” restiamo perplessi: noi abbiamo copia di sentenze del tribunale che testimoniano vicende ai confini della realtà che si sono verificate già al tempo della Sportass, che ha negato il risarcimento ad un atleta deceduto per sincope durante un allenamento perché aveva il gommone ancorato senza barcaiolo a bordo (e senza bombole, sia chiaro)… e purtroppo il Tribunale Civile di Roma, pur prendendo atto delle circolari e dei chiarimenti ministeriali in ordine alla valenza dell’articolo 3 DM 249/87, ha visto bene di non tenerne conto e dare ragione alla Sportass (il giudice, semplicemente, ha premesso che le circolari non lo vincolano e che comunque non possono smentire il significato delle norme… dopodiché ha ritenuto che il ministro avesse male interpretato… il proprio pensiero (sic!) ed ha completamente stravolto il significato della norma, a suo giudizio “chiarissimo”).

Completamente insoddisfacente, poi, è il capitolo relativo alla Didattica Subacquea, dove analizzando la risposta della Segreteria Federale si deduce che tale settore avrebbe completamente perso ogni valenza associativa. Secondo questa lettera, infatti, pare che la Didattica sia solo insegnamento e corsi. A noi risulta invece una realtà fatta di Società e Tesserati con tanto di storia e tradizioni, non solo istruttori e corsisti che entrano in federazione da una porta girevole per uscirne immediatamente con un brevetto in mano. Ridurre la Didattica alla sola prestazione di servizi è distruggerne il valore associativo delle Società, allora tanto vale ricondurre tutti gli Istruttori al SIT (settore istruzione tecnica) e non parlare più di settore.

Alla luce delle considerazioni sin qui svolte, non possiamo ritenerci soddisfatti dei chiarimenti della dirigenza federale e ci auguriamo che la questione relativa all’assicurazione venga subito rivista e corretta, altrimenti prevediamo un crollo verticale dei tesseramenti del settore AS, già in atto per altre ragioni legate alla sconsiderata gestione “politica” di problematiche delicate quali la questione nokill e della tutela ambientale in genere da parte della presidenza nazionale, che nel passato recente ha rilasciato dichiarazioni inaccettabili per tutti i pescatori in apnea e che anche in relazione alle questioni assicurative appare sempre più la presidenza dei pescatori acque interne piuttosto che quella di tutti i tesserati.

Se invece davvero la Dirigenza Federale ritiene di non appiattire le esigenze di tutti i tesserati ai requisiti delle sole Acque Interne, è proponibile l’istituzione di contratti assicurativi autonomi, settore per settore (o gruppi di settore), dove la dirigenza indica i requisiti unitari Coni da soddisfare e poi, in autonomia finanziaria, ogni Settore decide cosa coprire e a quale costo nella specificità dell’attività sportiva svolta. In questo modo si potrebbero ottimizzare i costi all’attività effettivamente svolta, ripristinando un servizio soddisfacente al tesserato.

 

Risorse:

Convenzione Multirischi Unipol in vigore fino al 2011
Lettera FIPSAS di richiesta chiarimenti inviata all’Autorità Marittima Corsa nel 2010
Estratto CN 2012
FAQ sul sito FIPSAS

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