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Apnea sotto il ghiaccio


L’apnea non è solo arresto volontario della respirazione, ma se inquadrata in una cornice più ampia, può divenire un viaggio dentro sé stessi alla ricerca di quella serenità interiore che tutti vorremmo ritrovare. Per vivere sensazioni di benessere è necessario che il corpo e la mente si fondano con l’elemento liquido, sia esso mare, lago o piscina. Le tecniche di respirazione e rilassamento rappresentano per gli apneisti moderni “la Bibbia” per poter imparare ad immergersi con naturalezza e vivere l’ambiente acquatico in modo ottimale, simulando così i mammiferi marini che più si avvicinano fisiologicamente all’uomo: i delfini.
L’apnea sta avendo sviluppi molto importanti sia in ambito sportivo che scientifico, e le ricerche scientifiche su questa disciplina sono iniziate moltissimi anni fa. Tutt’ora l’apnea rappresenta un importante fonte di studio per fisiologi, ricercatori e medici specializzati in medicina subacquea ed iperbarica.
Nicola Brischigiaro è il recordman mondiale di apnea che da anni collabora con la comunità scientifica, facendo da “cavia” agli sviluppi delle ricerche scientifiche condotte da importanti equipes mediche di levatura internazionale. Ultimamente è anche venuto alla ribalta sui mass media come “l’uomo che parla con i delfini”, grazie ad un esperimento di comunicazione tra uomo e delfini realizzato al delfinario di Gardaland e condotto dai ricercatori del CNR-Irpem di Ancona, nella persona dell’Ing. Massimo Azzali.
Ma tra tutte le immersioni in apnea, quelle sotto i ghiacci rappresentano senza dubbio le più estreme per le condizioni ambientali in cui l’apneista deve confrontarsi. Alta quota, gelo, scarsa visibilità sotto il ghiaccio, senso di claustrofobia, stress legato alla realizzazione della performance: tutti fattori che possono compromettere l’esito di un record scientifico. Inoltre, la preparazione psicofisica è fondamentale per raggiungere primati che mostrano come l’uomo possa avvicinarsi ai propri confini fisiologici. Brischigiaro è stato il precursore per questo tipo di performance sotto i ghiacci, e dal 1996 partecipa a importanti ricerche. Alcuni indagini condotte dai ricercatori durante i suoi record hanno portato alla luce aspetti interessanti della fisiologia dell’uomo immerso, ed alcuni lavori sono già stati pubblicati a livello internazionale.

Il 28 aprile scorso, in Valle d’Aosta, al lago Verney 2080 slm nel comprensorio sciistico di La Thuile – La Rosière, Silvia dal Bon e Marco Malpieri hanno stabilito due nuovi record scientifici percorrendo, rispettivamente, 60m e 25m di apnea lineare sotto il ghiaccio. Silvia Dal Bon ha utilizzato per la prima volta la monopinna, simulando una sirena in un ambiente buio ed ostile, mentre Marco Malpieri entrerà nel Guinness dei primati come il più giovane atleta ad aver effettuato una dinamica sotto il ghiaccio. Nicola Brischigiaro, invece, si è fatto trainare da un sofisticato “siluro subacqueo” denominato Zeuxo ADV (Advanced Diver Vehicle), con il quale ha percorso una lunga distanza sotto il ghiaccio che è stata monitorata a livello cardiovascolare. Nel 2002 Nicola aveva stabilito una nuova performance mondiale scientifica con 100m in 1′:12”.

Le performance dei tre atleti sono state seguite dal Dott. Michele Emdin e da Claudio Passino dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR composto, dal Prof. P.G. Data della Scuola di Specializzazione in Medicina Subacquea ed Iperbarica dell’Università G.d’A di Chieti, illustre Fisiologo che in passato ha eseguito importanti test scientifici anche sul compianto Jacques Mayol, e dal Prof. Massimo Malpieri della Facoltà di Medicina dell’Università di Perugia.

Le sperimentazioni del CNR , dopo lo studio pilota del 2002, si sono articolate in due parti: la prima è stata eseguita in laboratorio a Pisa per valutare, da una parte, il consumo di ossigeno a riposo e durante lo sforzo massimale, dall’altra la tolleranza all’ipossia (riduzione di ossigeno nell’aria inspirata) e all’ipercapnia (aumento dell’anidride carbonica), risultata particolarmente elevata in entrambi gli atleti. Ipossia e Ipercapnia sono le condizioni che si realizzano durante apnee prolungate ed una tolleranza ad esse spiega la capacità di questi atleti di mantenere apnee di diversi minuti.

La seconda parte di studio si è svolta sul campo prima, durante e dopo i record e, agli atleti è stato applicato un corpetto (life – shirt, Sensormedics) dotato di diversi sensori in grado di monitorare il sistema cardiorespiratorio durante l’immersione. Mentre erano in apnea sotto un metro e settanta centrimetri di ghiaccio il cuore di Nicola Brischigiaro e Silvia Dal Bon a ridotto le pulsazioni fino a 27 battiti al minuto tutto ciò associato ad una modesta riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue. Negli ultimi secondi della prova i sensori del sofisticato corpetto che indossavano gli atleti, ha evidenziato la comparsa di contrazioni diaframmatiche (il campanello di allarme che indica agli apneisti l’approssimarsi della rottura dell’apnea) a dimostrazione della difficoltà nel raggiungere determinati primati scientifici. Inoltre sono stati effettuati dei test anche su 12 apneisti nel laboratorio di La Salle (Morgex – Valle d’Aosta). Tra qualche mese i dati raccolti dai ricercatori del CNR saranno oggetto di un lavoro scientifico.
Le indagini scientifiche del Prof. P.G.Data e del Prof. Massimo Malpieri hanno riguardato alcuni aspetti legati alle variazioni di alcuni parametri fisiologici relativamente ad alcuni ormoni del sangue oltre all’attività cardiorespiratoria in situazioni di stress estremo sia in termini di ipossia che di ipotermia con approfondimento delle variazioni ormonali sull’organismo femminile in tali condizioni.
Dalle prime analisi dei risultati è abbastanza evidente che lo stress emozionale in situazione di ipossia e di ipotermia provoca delle variazioni importanti sia sulla dinamica della cicolazione del sangue che su alcuni parametri ematici quali l’ematocrito, le catecolamine e le concentrazioni di acido lattico. Dato ancor più importante (attualmente in fase di verifica) è che in corso d’immersione in apnea si hanno delle modificazioni della dinamica circolatoria che inducono un aumento della produzione di alcuni ormoni che esplicano un effetto, per così dire, protettivo sulle strutture cerebrali in risposta all’insulto ipossico.
Le indagini delle equipes scientifiche condotte su Nicola Brischigiaro, Silvia Dal Bon e Marco Malpieri sono di fondamentale importanza per la medicina subacquea ed iperbarica ed aprono interessanti prospettive nella comprensione della fisiologia umana in condizioni estreme. La conoscenza della fisiologia, infatti, è peraltro presupposto fondamentale per una migliore valutazione delle alterazioni dell’organismo umano in varie condizioni patologiche.

Ufficio Stampa Apnea National School

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