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Apnea e Pesca Sub: Quando le Donne Hanno una Marcia in Più

| 4 Novembre 2019

Quando si parla di sport, siamo piuttosto abituati a tracciare una netta distizione tra uomo e donna, in ragione di caratteristiche fisico-atletiche di solito maggiormente performanti negli individui maschi. Questo è senz’altro vero in attività come l’atletica (e molte altre), ma quando parliamo di immersione in apnea e di pesca sub, le cose cambiano non poco.

Se dovessimo delineare le caratteristiche fisiche fondamentali dell’apneista, noteremmo che queste sono molto più presenti nel sesso femminile, che non in quello maschile. La donna, come dimostra l’ultimo decennio di gare e record apneistici di altissimo livello, può diventare un’apneista eccellente, raggiungendo stabilmente prestazioni equivalenti, ma talvolta anche molto superiori, ai “colleghi” maschi.

Muscolatura Esile e Metabolismo Basale

Una muscolatura non eccessivamente sviluppata è una delle caratteristiche fondamentali nell’immersione in apnea. Tipica della costituzione femminile, evita che ogni gesto richieda quantità elevate di ossigeno. Il tessuto muscolare, per poter contrarre le fibre che lo compongono, ha bisogno di energia, che ricava dall’ossidazione dei composti energetici. Questa trasformazione è di per se un processo ad alto consumo di ossigeno che, a parità di movimento, sarà tanto più elevato quanto maggiore sarà il numero di fibre da dover contrarre.

A questo si deve aggiungere che soggetti con masse muscolari più sviluppate, si contraddistinguono anche per avere un metabolismo basale (cioè un consumo a riposo) nettamente più elevato, e che richiede quindi maggiori quantità di ossigeno.

Pannicolo Adiposo e Termoregolazione

Nonostante l’uso di mute sempre più protettive e isolanti, la funzione di termoragolazione corporea rimane quella più dispendiosa per il nostro organismo. Un pannicolo adiposo ben distribuito su tutta la superficie corporea, può essere un valido aiuto nel controllare la temperatura.

Le donne hanno, per costituzione, una percentuale di tessuto adiposo medio più elevata di quella degli uomini. Se in un maschio questo valore si attesta al 10/12%, nelle femmine sale fino al 16/18%. Oltretutto nelle donne la distribuzione del tessuto adiposo risulta, rispetto agli uomini, maggiore a livello sottocutaneo, piuttosto che a livello viscerale.

Capacità Vitale

È definita come la quantità massima di aria che può essere movimentata nel corso del singolo atto respiratorio, quando l’inspirazione e la successiva espirazione vengano forzate al massimo. Potrebbe sembrare strano ma, la capacità di incamerare aria nei polmoni, è maggiore nelle donne rispetto agli uomini.

Ovviamente il dato non può essere inteso in valore assoluto (le donne hanno una capacità vitale superiore agli uomini), piuttosto va letto in proporzione alla corporatura. È infatti facile che in soggetti di pari costituzione, cioè altezza e conformazione paragonabili, le donne abbiano una capacità vitale leggermente superiore.

Possiamo dire quindi che le donne partono, almeno sulla carta, un po’ avvantaggiate; ma sappiamo bene che la capacità vitale è solo uno dei tanti fattori che incidono su una buona apnea, per inciso decisamente meno importante rispetto all’allenamento e al rilassamento.

Allenamento

L’apnea, come tutti gli sport, necessita di essere allenata per ottenere buoni risultati. Trattandosi però di una disciplina nella quale non è richiesta una elevata forza fisica, ma nella quale risultano assolutamente determinanti le qualità psicofisiche legate alla capacità di rilassamento e alla gestione mentale del tuffo, le differenze tra i sessi sono annullate. Anzi, come spiegato fino a qui, le donne hanno qualche asso nella manica in più da giocare.

La Pesca Sub

Viste le qualità fisiche fin qui esposte, le donne hanno delle ottime possibilità anche di diventare delle brave pescatrici. Tuttavia è incontestabile che le donne appassionate di pesca in apnea, in Italia, siano veramente delle mosche bianche: qualche praticante più la troviamo in paesi di grande tradizione come la Spagna, o in alcuni paesi del nord Europa, ma nulla di paragonabile alla diffusione tra gli uomini.

La ragione è principalmente di matrice culturale: l’attività venatoria è sempre stata considerata una prerogativa maschile, sono poche le società nelle quali alla donna veniva riconosciuto un ruolo diverso da quello della gestione della casa e della crescita dei figli.

Negli ultimi decenni però, l’emancipazione femminile ha fatto passi da gigante e ha portato le donne ad avvicinarsi anche alle discipline venatorie.

Basti pensare che, negli ultimi 10 anni, le donne appassionate e praticanti la caccia terrestre sono aumentate molto (pur restando poco più di un 4% del totale): dalle circa 15 mila stimate nel 2009, alle oltre 30 mila di oggi. Difficile dire se la pesca in apnea seguirà lo stesso trend.

Per il momento, nonostante la volontà della CMAS di re-introdurre i campionati nazionali e internazionali di pesca sub femminile (sono esistiti fino agli anni ’50), possiamo dire che un vero e proprio movimento agonistico non esiste, soprattutto a causa di una base di praticanti veramente esigua.

Tuttavia sul web ci sono alcune pescapneiste, sia italiane che straniere, piuttosto conosciute, discretamente seguite dal pubblico maschile, e che dimostrano di essere cacciatrici capaci e determinate, che spesso poco hanno da invidiare ai “colleghi” maschi.

Curiosità: Il Caso delle Pescatrici AMA

Quando si parla di apnea al femminile, non si può non parlare del caso particolare delle pescatrici Ama. Lungo le coste della Corea del Sud e del Giappone, circa 3000 donne si guadagnano da vivere raccogliendo perle, alghe e frutti di mare, rigorosamente in apnea. È un’attività che conducono dalla notte dei tempi (si parla di circa 1500 anni), tradizionalmente senza l’uso di particolari attrezzature, visto che già le mute sono una conquista abbastanza recente.

Le Ama si tuffano fino 25-30 metri di profondità, con apnee anche superiori ai 2 minuti. Si immergono fino a 30 volte l’ora, lavorando per circa 4 ore al giorno, con una di pausa (sono, insieme ai pescatori polinesiani di perle delle Isole Tuamotu, le prime tra le quali è stata descritta la sindrome del Taravana).

Pescano in estate come in inverno, e lo fanno per tutta la vita, iniziando intorno ai 10/12 anni e fermandosi solo intorno ai 65. Nemmeno le gravidanze interrompono il loro duro lavoro, spesso sommozzano fino al giorno precedente il parto e allattano durante le pause in superficie.

Ritornando alla questione della capacità vitale di cui abbiamo parlato prima, è importante dire che le Ama (a differenza dei Bajau che invece mostrano caratteristiche peculiari già alla nascita) la possiedono decisamente sopra la media, ma è una qualità che acquisiscono in una vita di allenamento. Infatti le figlie delle Ama hanno le stesse capacità fisiche di qualsiasi altra coetanea, ma già dopo alcuni anni di apnea mostrano i primi segni dell’adattamento.

Sesso Debole?

Insomma, a conti fatti, quando si parla di immersione in apnea e di pesca sub, le donne non possono certo essere etichettate come il sesso debole. Anzi, forse proprio perchè ci troviamo davanti ad uno di quei rarissimi casi in cui l’uomo e la donna possono veramente gareggiare ad armi pari, potrebbe essere interessante vedere disputare dei campionati misti, nei quali assegnare premi e titoli sulla base delle categorie di età ed esperienza, ma senza più una rigida, e forse anacronistica, separazione di genere.

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Category: Articoli, Medicina e biologia, Pesca in Apnea

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