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Alessandro Pagano, un cacciafoto…pescasub

| 20 Gennaio 2002 | 0 Comments

Alessandro Pagano

Un saluto, insieme ai complimenti, a tutto lo staff di AM.

Mi presento: il mio nome è Alessandro Pagano, nato a Catania il 4 Gennaio 1968 e sono un assiduo frequentatore del Vostro Forum, un mezzo che si è rivelato incredibilmente efficiente per lo scambio di opinioni e idee da parte degli apneisti, che ha anche consentito di “contare” nel vero senso della parola quanti siamo.

Sin da piccolo ebbi la fortuna di avere un insegnante alle attivita’ subacquee quale mio padre che vide in me la possibilità che divenissi un bravo pescatore, amante e rispettoso del mare. Egli mi insegnò come indossare la maschera e non farla appannare e ad effettuare le capovolte per raggiungere l’ambito premio: i ricci!

Ogni anno ci recavamo da parenti a Cirella (CS) dove i ricchi fondali ci regalavano emozioni mai più eguagliate. Già all’età di 14 anni raggiungevo i 12/13 mt sotto il suo sguardo vigile e ricordo ancora l’incontro con una cernia bianca, di oltre 5kg, distesa sulla sabbia che scambiai per una “grossissima” perchia. Io continuavo a crescere e il mio interesse, per il mondo acquatico cresceva come il mare di Scirocco. Finalmente, dopo anni di arbalete improvvisati con aste d’ombrello a caccia di ghiozzi e scorfani, arrivò il mitico “polpone” un fucile a molla con il quale arrivarono i primi….tordi!

Le mie uscite si facevano sempre più lunghe ed il freddo la faceva da padrone quando un giorno, dopo l’ennesima uscita dall’acqua, mio padre vedendomi livido dal freddo acquistò la prima muta in bifoderato da 5 mm. A questa si aggiunse da lì a poco un Cressi Sl50 con il quale catturai di tutto, persino una castagnola di…..pochi etti!

Così parato mi sentivo un super eroe! Ma a parte far paura ai bimbi ai quali i genitori dicevano: “guarda l’uomo nero”, non ricordo di aver catturato mai dei furfanti!! Mio padre mi accompagna ancora nelle mie uscite, restando ad osservarmi dagli scogli e cronometrandomi tra una discesa e l’altra e ogni tanto quando esco dall’acqua mi dice che non viene più perché in alcune immersioni lo faccio spaventare, non vedendomi più riemergere.

Mia madre ha accettato la mia passione molto meno piacevolmente, al punto tale che alcune volte siamo venuti in contrasto, ma subito tutto si appianava quando mi vedeva rientrare a casa zuppo ma felice.

La passione per il mare mi ha portato anche a diventare un subacqueo…con le bombole, dedicandomi alla didattica prima divenendo un componente dello staff della scuola sommozzatori di Catania e poi aiuto-istruttore CMAS.

Alessandro in azione

Quando conobbi la mia ragazza, attuale moglie, l’interesse verso il mare venne un pò meno fin quando un giorno, proprio da lei, ebbi in dono un pacco alquanto grande e di forme piatte ed allungate: le mie prime pinne lunghe da apnea!

Fu come una miccia che fece riesplodere in me la passione, un pò assopita, per il mare da un punto di vista venatorio. La maturità e le conoscenze acquisite negli anni precedenti mi fecero subito ottenere risultati sorprendenti in termini di apnee e profondità. Premetto che per me non era una gara perché non avevo nessuno con cui confrontarmi, ma riuscivo a capire i miei limiti e a non superarli!

Oggi all’età di 34 anni pesco a 32mt con un’apnea statica di 4’52”.

Nell’ambito delle amicizie,venni presentato ad una persona che poi sarebbe divenuto il mio insegnante per quanto riguarda la Cacciafotosub: Filippo Massari, pluricampione nazionale nella disciplina.

Questa persona, facendomi utilizzare una sua vecchia attrezzatura fotografica, capì che avrei potuto ottenere dei buoni risultati e.. così fu.

Il primo anno nella CFS mi vide come suo barcaiolo all’Elba nel 1996; l’anno dopo, nel 1997 nelle acque di Palermo e precisamente a Isola delle Femmine, mi venne assegnato il titolo di Campione d’Italia individuale di cacciafotosub categoria sportiva (in apnea) ed entrai a far parte del Club Azzurro. Nel 1999 venni selezionato da Gregorio Lanza, capitano della nazionale di CFS,per partecipare al mondiale che si sarebbe svolto nella riserva dei ciclopi di Acitrezza(CT) dove l’11 Luglio ottenni il titolo di Campione del Mondo a squadre e il secondo posto nella classifica individuale dietro al compagno di squadra Davide Riccardi. L’anno che è trascorso mi ha rivisto all’Elba dove ho ottenuto il titolo di Campione d’Italia a squadre insieme al compagno Antonio Caserta e il barcaiolo Carmela Inguanti.

Campione Italiano!

A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa vuoi di più? Ebbene mai accontentarsi, infatti quest’anno riceverò il regalo più grande che un uomo può desiderare dalla propria compagna, un figlio! Ora visto che i pesci in fotografia non saziano il pancino, vi racconterò la mia più sudata cattura anche per accontentare qualcuno del Forum. ;-)

Il 12 luglio 1999, gasato dal risultato agonistico del giorno precedente vedi sopra) decisi di andare a pescare a Siracusa dove da tre anni tentavo, senza risultati, di insidiare un branco di dentici “laureati” e come dice qualcuno “con le orecchie”.

Questa volta venne con me Fabrizio, un carissimo amico nonchè bravo CFS, che quel giorno si rivelò fondamentale per il buon esito della pescata. Il posto magico si trova a circa un miglio dalla costa, infatti per via della morfologia del fondale per trovare batimetriche superiori ai dieci metri bisogna allontanarsi tanto.

La visibilità è delle migliori, circa venti metri, e tutto sembra promettere per il meglio ma le cose non andranno subito così. Infatti in una tana a 17 mt individuo un grosso sparide che si strappa scomparendo nei meandri del pertugio.

Acc……intanto al mio compagno va un pò meglio ed arpiona una grossa murena di circa tre kg che ci fà vedere le pene dell’inferno per porre fine alle sue sofferenze. Il mare poco prima liscio come l’olio, d’improvviso si increspa e ci fa capire che da lì a poco dovremo rientrare a terra data la distanza dalla costa. A quel punto dovevo decidere in fretta: o andare via o tentare un ultimo aspetto su una pietra a 20 mt. La scelta non poteva essere che ovvia. Imbracciato il mio fedele 106 dopo una accurata preparazione mi lascio scivolare a foglia morta accanto alla pietra. Tutto sembra tranquillo e i secondi passano; il mio sguardo è diretto verso il largo nella direzione di quelle che sembrano ombre. Ma non sono ombre….sono loro: i dentici! Il loro atteggiamento sembra agitato ma non capisco il motivo: ho fatto tutto alla perfezione. Ed ecco che ad un tratto un drappello di loro si stacca dal branco e và in avanscoperta in fila indiana. Nel branco ho intravisto animali di un metro, la cosa si fà interessante.

Il bellissimo dentice di 5,2 Kg

Amara delusione quando mi rendo conto che l’avanguardia è rappresentata da animali di poco meno di tre kg, ma visto che l’apnea è agli sgoccioli decido di tirare lo stesso: almeno qualcosa riuscirò a portare a casa. Sto per premere il grilletto quando il dentice fà uno scarto improvviso e va via senza però allarmare i pesci che lo seguivano, Incredibilmente dietro di lui si materializzava il testone di un dentice più grosso che immediatamente rimiro e centro… o quasi!

Mi rendo conto di averlo insagolato ma male… nella pancia. Riemergo lasciando filare il mulinello, aiutando la fuoriuscita del filo con le mani per non forzare le tenere carni.

La fuga è impressionante e giunto in superficie non scorgo più la sagoma del pescione. Ho in bando almeno quaranta metri di sagolino che mi fanno intuire la direzione presa; non lo sento strattonare e ciò mi fa temere il peggio. Riscendo e seguo il mio “filo di Arianna” fino a trovare il pesce, che aveva avvolto più volte il filoattorno a dei piccoli scogli,ma ancora sul filotrattenuto da solo……due centimentri di pelle!! Ogni mio accenno ad avvicinarmi gli fa dare delle furiose scodate che lo potrebbero liberare e far scomparire nell’immensa prateria di posidonia vicina. Risalgo sulla verticale del pesce e con sconforto vedo il mio pallone con il secondo fucile troppo lontano per non perdere di vista il tutto.

Ed ecco che appare il mio compagno di pesca che si era allontanato, tradito dalla forte corrente superficiale e vedendo il mio fucile a galla e il mulinello svuotato capisce e mi porge il suo fucile. La discesa sembra infinita pensando di veder liberare quel magnifico predone ferito a morte. Quando arrivo a quatto metri lo colpisco per la seconda volta, lo afferro per le branchie e lo stringo al petto mentre ricomincio a risalire con il pugno stretto verso l’alto dove un amico esultante mi aspetta per condividere un’esperienza indimenticabile: la cattura di un superbo esemplare di dentice dal peso di 5,2kg e 70 cm di lunghezza. Grazie Fabrizio!

Un cordiale saluto, Alessandro Pagano

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