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Gli itinerari di pesca di AM: Tutti da Maria bella

| 1 Marzo 2007 | 0 Comments

Con questo articolo Apnea Magazine inaugura una nuova rubrica che si propone di illustrare ai lettori degli itinerari di pesca suggeriti da alcuni dei protagonisti dell’agonismo nazionale.
Per cominciare abbiamo chiesto aiuto ad un grande amico di Apnea Magazine: Alessio Gallinucci che ci guida lungo il litorale laziale, pochi chilometri a nord di Roma.

Gallinucci frequenta regolarmente il Forum di AM (Foto A. Balbi)

L’itinerario che vi prongo è “Località Maria bella”.

Posta circa al km 60,000 della S.S. 1 Aurelia, questa zona prende il nome dalla signora che per anni ha abitato la casa che si affaccia sul mare proprio nel punto in cui, passando per una piccola stradina che parte dalla statale, si arriva direttamente sull’arenile.
Per la facilità con cui si raggiunge la zona e per la tipologia di fondale già poco distante dalla riva, questo itinerario è da considerarsi a beneficio di chi parte da terra senza l’ausilio di un natante; chi disponesse di un mezzo nautico potrà comunque utilizzare per l’alaggio lo scivolo pubblico presso lo stabilimento “Frinchillucci’, situato sul lungomare di Santa Marinella, circa 5 km più a nord oppure utilizzare quello a pagamento nel vicinissimo potricciolo Odescalchi.

L’accesso da terra è davvero semplice; si percorre l’Autostrada A12 Roma ‘ Civitavecchia in direzione nord, si lascia l’autostrada all’usicta Santa Marinella ‘ Santa Severa si continua ancora verso nord lungo la S.S. 1 Aurelia fino ad arrivare in prossimità del primo distributore di Benzina Erg posto lato terra.
Per parcheggiare l’auto si può utilizzare l’area del distributore o quella limitrofa dove sono ubicati un negozio di pesca e una pizzeria a taglio.
Pochi metri e ci ritroveremo su un arenile costituito da grossi ciotoli alluvionali e da una limitatissima striscia di sabbia, situazione che ci garantirà un’entrata in acqua molto facile ed agevole.

Il fondale si presenterà, per i primi metri dalla riva e per una batimetrica da zero a due metri con la stessa conformazione di pietre alluvionali intervallate da grossi massi che noi chiamiamo “fortieri”, privi di fessure risultano molto interessanti per quanto riguarda la cattura di cefali, spigole ed orate da effettuarsi all’aspetto; questa fascia si estende per circa 100 metri dalla riva.

Andando verso il largo, fino a circa 500/700 metri il fondale degrada molto dolcemente senza presenza di cigli o cadute vertiginose; incontreremo estese zone di posidonia intervallate da isolate e belle zone di grotto, non molto grandi ma rifugio sicuro per saraghi e corpulente corvine, anche in stagione invernale.

Saraghi corpulenti e altre specie di pesce bianco sono prede abituali da queste parti (Foto A. Balbi)

E’, notoriamente, una zona poco battuta a causa dell’acqua spesso torbida ma che regala grosse soddisfazioni soprattutto per la cattura, in particolari situazioni meteorologiche, di saraghi di dimensioni ragguardevoli e spigole oltremisura.
L’acqua solitamente torbida è favorita da un fondale sabbioso con strato superiore di limo alluvionale; consente poche uscite l’anno ma con venti e correnti favorevoli sarà possibile incontrare acqua cristallina ed ottima visibilità.
Va inoltre considerato che, circa 100 metri più a sud e 100 metri più a nord, si immettono due Fossi detti di “Castelsecco” e di ‘Mereu”; i fossi raccolgono le acque piovane delle colline soprastanti e, in periodi di particolari precipitazioni, riversano in mare grosse quantità di fango che rendono l’acqua decisamente impraticabile.

La zona lato nord, situata in perpendicolare rispetto al Fosso di Mereu, è sabbiosa per l’erosione causata nei millenni dal predetto corso d’acqua; oltre, sempre verso nord, ci troveremo in ambito portuale e pertanto è vietata la pesca e la balneazione in generale.
Bisognerà dunque saper scegliere le giuste condizioni, privilegiando i giorni in cui insiste l’alta pressione con venti di maestrale, anche sostenuto, o ponente; ottima è anche la prima entrata dello scirocco dopo un lungo periodo di alta pressione, in questo caso si verificano le condizioni ideali per la pesca: acqua cristallina e grosse entrate di pesce particolarmente concentrato nelle piccole ed isolate zone di grotto presenti tra gli algheti.

Numerose le corvine, anche di buone dimensioni che stazionano nel grotto (Foto A. Balbi)

I periodi con venti di tramontana invece sono da scartare perchè creano condizioni di acqua pulita in superficie e bianco latte in prossimità del fondo.
Non si tratta di un itinerario per tutti i giorni ma, proprio per questo, riveste particolare importanza capire ed individuare i periodi adatti per tentare catture che rimarranno impresse data la particolare mole delle prede.

Si pesca preferibilmente all’aspetto ed all’agguato ma non bisogna sottovalutare la posidonia; soprattutto nei periodi primaverili sarà possibile l’incontro con grossi esemplari di spigole o corvine ferme nell’alga.
Di tanto in tanto sarà possibile incontrare zonette di grotto che non formano vere e proprie tane ma piccole nicchie in cui si riparano saraghi, tordi e corvine di generose dimensioni, facili da catturare.

I punti più interessanti vanno dai 5 ai 15 metri, oltre troverete esclusivamente zone di “bambacino” come noi usiamo definire il particolare fondale di carattere “lunare” costituito da radici di posidonia ormai morta.
Anche l’incontro con le orate è possibile; il fondale infatti anche in pochissima acqua è ricco di tartufi, bivalvi che costituiscono nella zona il pasto ideale di questo sparide.

Una battuta di pesca in questa zona è da considerare un’uscita “dedicata” e soprattutto “mirata” alla cattura di grossi esemplari; piuttosto che farvi lusingare da uscite più “sicure” su estese zone di grotto poste più a nord, in zona Capolinaro, quando si presentano le condizione meteorologiche che ho descritto tentate questa carta.

E’ anche grazie alle frequenti condizioni di scarsa visibilità che caratterizzano la zona che le prede abbondano anche se dovranno essere ricercate con cura meticolosa; chi conosce questo posto lo sa bene e lo tiene sempre in considerazione.

Soddisfatto per la bella cattura (Foto A. Balbi)

Si tratta dunque di un itinerario “da specialisti”; seguite le condizioni metereologiche, non vi scoraggiate e, soprattutto, esplorate ed esplorate con continue planate.

Fortemente sconsigliato, anzi proprio da eliminare, il periodo che va da inizio maggio a tutto il mese di ottobre per la presenza di una notevole quantità di imbarcazioni che escono dal vicino Porto Odescalchi dove è presente anche una nutrita flotta peschereccia.

Munitevi comunque di una adeguata segnalazione e rispettate le distanze dall’ambito portuale.

In bocca al lupo!

Coordinamento, redazione e impaginazione: Salvatore Rubera

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