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Viaggi di pesca: Diario Australia (5a parte)

| 6 Ottobre 2003 | 0 Comments

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09/01/2003 La cattura di Sua Maestà la Cernia Gigante

Questa mattina mi sono alzato molto presto.
E’ ancora buio ed all’orizzonte, ad est, si intravede un flebile chiarore. Il sole sta per sorgere.

C’è un silenzio assoluto interrotto, a tratti, dal canto dei pappagalli, appena svegli, che hanno passato la notte sopra un piccolo eucalipto che confina con la mia stanza (chiamarla cuccia sarebbe più appropriato).
Apro la porta sempre con delicatezza per non impaurire le lepri che al buio brucano nell’erba.
Ce ne sono a centinaia e fra poco spariranno nelle loro buche scavate sotto quei pochi cespugli presenti.
Il terreno è una groviera, percorso da una miriade di piccole strade sotterranee rifugio sicuro per questi buffi animali.
Ormai i miei occhi sono abituati al buio e riesco facilmente ad intravederne le sagome che si muovono con scatti repentini. Poi, un secco battito di mani, e provoco il fuggi fuggi generale.
Sparite, dissolte.
Oggi non andrò a pescare, e dedicherò la giornata a risistemare l’attrezzatura ed a farmi una bella passeggiata in solitaria in mezzo alla bush. Stando molto attento naturalmente.
Il deserto è sempre pieno di pericoli e può succedere il peggio quando meno te lo aspetti.
Tra un po’ ci sarà la classica riunione di inizio giornata e si deciderà sul da farsi.
Mi sveglio sempre con una fame spaventosa ed il pesce, ormai, oltre a disgustarmi, non riesce più a saziarmi a sufficienza. Mi dovrò mettere l’anima in pace, turare il naso e mandare giù.
Meno male che, con l’aglio e l’origano di scorta, riusciamo a preparare una sorta di pizzaiola di pesce che almeno varia il sapore del piatto.
Anche oggi dovrebbe alzare un forte vento da sud così che i surfisti del gruppo potranno approfittarne. L’Australia, oltre che per la pesca in apnea, è favolosa anche per il surf ed il windsurf. Vento forte ed onde maestose non mancano mai. Una manna per chi pratica questo altro tipo di sport estremo.
Le mie sigarette sono terminate ed avevo deciso di non comprarne più approfittando del soggiorno in solitaria per non fumare. Peggio che mai. D’ora in poi dovrò elemosinarle al povero Alberto che già, di suo, ne ha di contate.
Un po’ mi vergogno ma la voglia di fumare, soprattutto dopo cena si fa sentire ed Alberto, solo con lo sguardo, mi capisce al volo. Un vero gentiluomo con una pazienza infinita.
Se c’è una cosa che accumuna tutti nell’accampamento, sono le scottature.
Non c’è crema protettiva solare che tenga. Il sole picchia talmente forte e senza filtri che buca letteralmente la pelle. Il più delicato, Michele, sembra un peperone e va in giro tutto il giorno con tre centimetri di crema sul corpo. Tutto bianco, sembra un fantasma e dopo la doccia con l’acqua salmastra si accende come un fiammifero. Massimo invece, che evita di esporsi inutilmente ai raggi, è tormentato dal buco della sua muta.

Un foro di circa venti centimetri sulla gamba destra, all’altezza del gluteo gli dà non pochi problemi.
Sembra che l’abbiano marchiato a fuoco e deve ricorrere due volte al giorno alle cure di Cristiano che, con pazienza certosina, gli spalma la crema protettiva sul culo.
Fanno ridere a vederli ed Antonello si diverte ad immortalarli con la macchina fotografica.
Pallino è più che mai deciso a dimagrire. E’ dell’avviso di aver acquistato cinque chili di soprappeso e vuole assolutamente smaltirli in pochi giorni. Praticamente fa la fame e si ciba solo di pesce arrosto e frutta. Ogni tanto “sbarella” ma, orgoglioso com’è lui non lo ammetterebbe mai.
I proprietari dell’accampamento l’altro giorno si sono recati con l’auto al villaggio più vicino (appena trecento chilometri di cui cento di strada sterrata) ed abbiamo approfittato per ordinare la spesa. Frutta, pasta, uova pane in cassetta ed acqua. Si proprio l’acqua. Quanto è buona.

Finalmente potrò fare colazione con una superfrittata di cipolle. Di donne non ce n’è per un raggio di circa trecento chilometri e quindi al diavolo l’alito.
Potrebbe tornarmi utile per scacciare le mosche fastidiose.
La mattina è passata veloce, ho sostato per circa due ore sulla duna di sabbia con lo sguardo rivolto verso il mare, assorto nei miei pensieri.

Di tanto in tanto ho intravisto qualche delfino e qualche squalo intenti a cibarsi. Facendo un po’ d’attenzione è facile scorgerli sulla cresta dell’onda ed è anche divertente.
Alle tre di pomeriggio svengo sul letto e sarò risvegliato di lì a tre ore dal frastuono dell’automobile di Jon. Suona il clacson a festa ininterrottamente, ed io non posso far altro che catapultarmi fuori per vedere cosa sia successo.

Hanno catturato una cernia gigante. Farà oltre 150 chili ed è un’animale davvero spaventoso. Mi immagino l’emozione di trovarsela tutta tranquilla davanti alla maschera. Una scena unica.
Come dicevo appunto, oggi non sono sceso in acqua ma, Massimo e Michele, insieme a Jon e Shine non hanno rinunciato alla pescata ed è doveroso per me trascriverne le azioni e le emozioni.
La pescata appunto è durata solamente 40 minuti e pochissime apnee ma sono stati pochi istanti scanditi da fortissime emozioni.

Appena sceso in acqua Massimo ha rivolto l’attenzione, come al solito, alle sue prede preferite, i Maccarel. Michele, attendente di turno, staziona in verticale sulla superficie ed il suo aiuto sarà determinante.
Massimo avvista immediatamente il branco di Maccarel e, per segnalarli agli amici australiani non spara.
Al secondo aspetto, portato congiuntamente con Jon, si para davanti a loro il bestione. Si trovano tutti e due sul sommo di un ciglio che degrada velocemente da 10 a 20 metri. L’animale è tranquillo e Massimo decide di farlo sparare a Jon. Del resto, con un’asta da 6 mm un pescione del genere non accuserebbe minimamente il colpo.

Jon, senza stare troppo a mirare, spara con il suo lungo arbalete a centro corpo, suscitando le ire di Massimo. Peccato, c’era tutto il tempo per cercare di fulminare il pesce. Comincia un’estenuante tira e molla e meno male che Jon monta sul mulinello una scotta resistente al posto della tradizionale sagola altrimenti addio pesce.
Jon che fila scotta dal mulinello e Massimo che tenta di doppiare il pesce con il suo arbalete. Michele, in superficie, è incredulo. Avanti così per venti estenuanti minuti. Il pesce percorre un lungo tratto di ciglio e tutti e tre gli apneisti fanno sci nautico appresso al bestione. Fortuna che il fondo non è fessurato altrimenti addio cernia.
Ad un tratto la cernia rallenta la corsa e Massimo riesce a scendere e centrarla in un punto vitale.
I tre si trovano ormai a circa 250 metri dall’imbarcazione all’ancora ed il recupero non sarà affatto semplice sia per la mole del pesce sia perché questo, perdendo copiosamente sangue, ha richiamato un fitto stuolo di squali famelici.
Tutto quanto non serve all’azione, viene consegnato a Michele che, non con poca fatica ed ansia, riporta il materiale sull’imbarcazione. Per Jon e Massimo è un lavoro da facchini. La cernia è pesantissima e la presenza di numerosi squali comincia a diventare inquietante. Jon li respinge uno ad uno con la baionetta montata sulla testata dell’arbalete.
Issarla in barca sarà un lavoro infame. L’animale, come dicevo, pesa oltre 150 chili e c’è bisogno di uno sforzo sovrumano oltre che di una buona velocità. La paura è anche quella di lasciarne una buona metà ai pescicani.
Pulire il pesce sarà quanto mai difficile, oltre trenta chili di stomaco e la pelle spessa almeno 4 cm. rendono l’operazione estenuante. Quando le interiora verranno gettate a mare gli squali faranno a gara a contendersi i bocconi.
All’accampamento è ormai una festa.
Vengono sezionate le parti della cernia e si otterranno due filetti di circa cinquanta chili l’uno.
Con la sola carne delle guance, ci sfameremo in sette per due giorni. Incredibile.
L’unico in silenzio è Michele. Lui è molto sensibile ed è rimasto scioccato dalla scena della cattura e dagli squali. Vedere questo animale morto, del peso di 150 Kili, con una età intorno ai cento anni gli fa male. Lo consoliamo spiegandogli che è stato fatto per scopi alimentari e che comunque di pesci del genere ne è pieno il mare. Avremo modo di constatare in seguito una massiccia presenza di questi animali.
Io mi diverto a togliere le spine laterali del pesce. Sono lunghe oltre trenta centimetri e del diametro di due. Sembrano d’avorio e sono davvero belle. Già intravedo dei fermacapelli da regalare alle mie amiche più care quando sarò tornato.

Sommario Diario di Viaggio in Australia di Alessio Gallinucci:

1° Parte

2° Parte

3° Parte

4° Parte

5° Parte >> sei qui

6° Parte

7° Conclusione

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