Ha fatto rapidamente il giro del mondo la foto di un pescatore subacqueo, si suppone statunitense ma di cui non si conoscono le generalità, immortalato sul lettino di una sala operatoria in attesa che i medici riescano ad estrargli la lunga asta tahitiana che lo ha trafitto, da parte a parte, alla testa. Per questione di centimetri la vicenda poteva avere un epilogo tragico, ma fortunatamente il dardo ha attraversato le ossa zigomatiche, senza ledere alcun organo vitale.
Ad ogni modo i medici sono riusciti a portare a termine il delicato intervento chirurgico necessario non solo per estrarre l’arpione, ma anche per ricostruire e suturare le lesioni interne che comunque si sono rivelate molto ridotte. Il selfie appena uscito dalla sala operatoria testimonia che il giovane era cosciente e aveva anche ritrovato la voglia di sorridere.
Comprensibile la reazione di pancia del pubblico: tra i tanti commenti di vicinanza e sollievo per la scampata tragedia, non sono mancati quelli di chi, rinfocolando antiche polemiche, vorrebbe un drastico giro di vite sulla regolamentazione di alcuni attrezzi da pesca (un fucile, a dispetto del nome, come tale è definito), arrivando persino a proporre una equiparazione alle armi da fuoco.
Non sono mancati nemmeno gli animalisti che non hanno rinunciato a vaneggiare che ora il pescatore subacqueo sa esattamente cosa prova uno dei pesci che lui amava cacciare.