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Superpescate e sussidi sul prezzo della nafta


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Quando la politica droga settori economici (che sia fotovoltaico, auto, pesca, edilizia ecc) con i soldi di tutti per accaparrarsi voti si creano solo disastri; la china in salita è breve e quella a scendere è molto lunga e devastante....

 

Ciò si capisce anche da queste righe scritte a seguito di una chiaccherata con un vecchio....

 

I pescherecci che prendono 500 tonnellate di acciughe all’anno e distruggono l’economia

 

 

Dopo che Tigullio News ha riportato la notizia dei sussidi sul prezzo della nafta di un comune campano ai pescatori (i quali pagano circa il 60% del prezzo del gasolio rispetto ai privati cittadini) abbiamo parlato di questo argomento con un armatore storico dei pescherecci della Riviera ligure di Levante.

Ne è uscita fuori una discussione interessante, che spiega cosa succede al pesce che compriamo e mangiamo.

Si tratta di una persona che ha sempre vissuto sul mare, e che giovane è stato uno dei più pagati skipper del Mediterraneo e non solo: si trasferì da giovane in Inghilterra, dove aveva come ospiti a casa sua nomi importanti, tutti attirati dalla bontà della sua cucina di mare. In una sola serata nell’isola di Man spezzò il pane e diede il vino a Ted Turner (CNN), Ferruzzi, il sindaco di Milano, un banchiere e due famosi industriali italiani.

Poco dopo decise di armare un peschereccio e dedicarsi alla pesca delle acciughe e di altri tesori del mare, cosa che è continuata per decine di anni, e continua ancor oggi, col supporto dei figli.

“Dovrebbero togliere i sussidi. Dovrebbero metterla a un milione al litro la nafta!”, spiega prendendomi in totale contropiede.

Qual è allora la reale situazione della pesca?

“In Sicilia sono arrivati i sudafricani, e in Liguria i siciliani. Gente che lavora ed è disponibile anche 24 ore al giorno. Hanno comprato pescherecci da 20.000 cm3, dopo di che hanno cominciato a utilizzare delle reti grandi, molto grandi: almeno una volta e mezzo quelle che utilizziamo noi. Si tratta di reti che tra l’altro sono state vietate dall’Europa, anche se in Italia tutti fanno finta che la legge non ci sia.

A quel punto si tratta di prendere pesce, molto pesce, per compensare le spese alte.

Cosa hanno fatto?

Gli spagnoli vengono a pescare tra La Spezia e la Corsica, e l’anno scorso hanno fatto strage di pesce spada, senza problemi perché pescavano con 20.000 ami fuori dalle acque territoriali. Altri (inclusi i “pescasportivi”) si sono dedicati a distruggere pesci pregiati di fondo come i moroni, utilizzando ami di profondità mai usati prima: un’altra strage che distruggerà una specie.

Tutti quanti -pur di pescare tanto- hanno cominciato ad andare -invece che fuori dal promontorio di casa- in Corsica, in Sardegna, nell’Adriatico, in Francia…

Tanto -finché c’è del pesce- si tira su.

Il risultato?

Ognuno di questi pescherecci a rete grande può prendere fino a 50.000 cassette da 10 kg. di acciughe a stagione. Sono 500 tonnellate di pesce per barca.

Guadagnano, ma facendo razzia di tutto, ma in realtà il guadagno è diminuito rispetto ad anni fa. A Piombino in questi giorni hanno pagato tre euro a cassetta di acciughe: niente.

E’ per questo che dico che dovrebbero alzare il prezzo della nafta: così si tornerebbe alle barche e alle reti più piccole. Il mare si ripopolerebbe, e non ci sarebbe più bisogno di fare il giro del mondo in barca per fare strage indiscriminata di pesce. Noi italiani siamo fatti così: come le cavallette: fin che ce n’è bisogna razziare, senza pensare al domani.

Ma l’altro scandalo è che d’inverno – a fine stagione- tutti quanti prendono il sussidio di disoccupazione per lavoro stagionale. Come succede negli hotel e persino nei bar. I dipendenti lavorano per 6 mesi all’anno e poi tutti gli italiani li pagano per altri sei mesi. E’ un sistema che distrugge l’economia reale. E’ chiaro che va modificato, intanto facendo lavorare gli stagionali anche d’inverno, per pulire i boschi, le spiagge, le strade. Per aiutare anziani e bambini. Basta sussidi, per pietà. Dobbiamo reimparare a chiedere (anzi: a creare) lavoro e dignità”.

Prende la sua bicicletta, e se ne va al porto.

http://www.tigullionews.com/?p=13454

:thumbup:

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peccato che non lo ha ancora messo on line ma ho visto un video girato da un amico nel quale si vede un tappeto di acciughe morte a galla. per mantenere il più possibile alto il prezzo delle acciughe dopo averle catturate ne ributtano a mare una buona parte. non appena lo mette on line ve lo faccio vedere

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peccato che non lo ha ancora messo on line ma ho visto un video girato da un amico nel quale si vede un tappeto di acciughe morte a galla. per mantenere il più possibile alto il prezzo delle acciughe dopo averle catturate ne ributtano a mare una buona parte. non appena lo mette on line ve lo faccio vedere

 

Vero. Lo fecero vedere anche su report o da Santoro l'inverno scorso,è un'abitudine molto diffusa nelle nostre marinerie...che spreco e che crimine!

 

Inoltre concordo a pieno su ciò che è scritto sull'articolo. Questi imbecilli ancora non hanno capito che è meglio guadagnare costantemente pochi euro al giorno, piuttosto che distruggere il mare, arricchirsi momentaneamente e poi fare la fame per anni, perchè è così che andrà a finire.

Ed il bello è che gli attrezzi di pesca si evolvono continuamente con la costante di essere sempre più enormi ed invasivi, testimoniando che ormai pesce ce n'è pochissimo.

Ricordo fino ad una decina di anni fa si andava a pesci spada (spatara esclusa) con palamiti di circa 1500 ami che non superavano gli 8-10.000mt di lunghezza, ora invece si pesca con gli stessi ami e con un sistema tutto diverso, ma con palamiti di 30.000mt e ci si arriva in Puglia quasi. Tutto ciò moltiplicato per almeno una ventina di barche che fanno sta pesca, fate un pò due conti e vedrete che, per quanto possa essere grande il mare, ci si riesce a batterlo tutto...

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il bello è che non faranno la fame, vedrai se qualche sussidio non gli arriva o se verrano assunti in qualche azienda regionale.

Dopo il servizio di report di qualche anno fa io vorrei solo che a questi delinquenti (pescatore ha altro significato) togliessero TUTTO, anche le mutande, e al primo che si incatena al porto lo butto a mare con la catena al collo a magari anche un massone attaccato.

bastardi, con la potenza della lobby, gestendo in modo oculato le forme di pesca, avrebbero potuto salvare barca e mare se avessero preso atto della situazione tragica del mare.

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ricordo bene anni fa (ero un ragazzino) i pescherecci e in particolare le lampare erano piccoli e i gozzetti con le luci li trainavano dietro.

tutto ad un tratto (grazie a fondi della comunità europea stanziati a fondo perduto) le lampare diventarono imbarcazioni di 24/26 e anche 30 metri dove il gozzi con la luce vengono issati a bordo. Prima era una pesca "familiare" nel senso che l'equipaggio era formato da membri della stessa famiglia, quello che guadagnavano rimaneva a loro. Con l'avvento di barche sempre più grosse la famiglia non era più sufficiente per lavorare a bordo e hanno dovuto prendere dei marinai con aumenti di costi dovuti non solo al gasolio (barca più grossa consumo maggiore) ma soprattutto all'aumento dell'equipaggio che se messo in regola costa ben più del carburante. Tutto questo comporta il dover lavorare per più ore durante la notte perchè se prima (quando la pesca era a livello familiare) bastava fare una cala per notte, ora hanno la necessità di fare anche 3/4 cale a notte. Più cale, più cassette di acciughe, crollo del prezzo dell'acciuga perchè saturano il mercato.

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  • 1 mese dopo...

concordo tranne che per la parte Ma l’altro scandalo è che d’inverno – a fine stagione- tutti quanti prendono il sussidio di disoccupazione per lavoro stagionale. Come succede negli hotel e persino nei bar. I dipendenti lavorano per 6 mesi all’anno e poi tutti gli italiani li pagano per altri sei mesi

quì almeno è già molto se ti pagano durante la stagione,d'inverno altro che sussidi se non ti arrangi non mangi!

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Finirà che andremo a fare il pieno in banchina da una manichetta che spunta da un peschereccio...così non devono neppure far la fatica di uscire per mare "per campare la famiglia"...

:drunk: :drunk:

 

 

 

Costa circa la metà di quello normale e le truffe sono in continuo aumento. Nel 2011 sono state individuate illegalità che riguardavano 4milioni di chili di combustibile. Una cifra già raggiunta in nove mese del 2012. A Catanzaro frodati 9 milioni di euro.

 

E il gasolio a prezzo agevolato per i trattori finisce nelle automobili o nei riscaldamenti

 

ROMA - Scende nei consumi ma aumenta nelle truffe. Nel 2012 l'uso di gasolio agricolo in Italia è sempre più oggetto di violazioni e frodi, in crescita continua rispetto agli anni precedenti. Grazie a speciali facilitazioni per alcune categorie, attualmente il carburante a tariffa agevolata ha un costo di 1 euro circa al litro, cioè 70-80 centesimi di euro in meno rispetto al normale gasolio. Denaturato chimicamente, di colore giallo per l'uso comune, rosso per la pesca e per gli impianti di riscaldamento, verde per l'utilizzo agricolo, in molti casi è proprio il gasolio agricolo a essere utilizzato in maniera distorta. Gli esempi più comuni sono l'impiego illegale del particolare carburante verde nei serbatoi delle normali automobili e negli impianti di riscaldamento delle abitazioni.

 

Secondo i dati rilevati dal Ministero per lo sviluppo economico, in Italia i consumi di gasolio agricolo sono diminuiti dell'8,8 per cento, scendendo dai 2.099.000 di tonnellate del 2007 a 1.915.000 di tonnellate nel 2011. Un ulteriore decremento nei consumi si evidenzia quest'anno, nel periodo gennaio-agosto, con 1.181.000 di tonnellate registrate rispetto al 2011, quando nello stesso arco di tempo era stato consumato 1.209.000 di tonnellate. Nonostante la flessione nei consumi, dovuta alla crisi economica, nell'ultimo anno sono aumentate le frodi sul territorio nazionale, violazioni che hanno spinto la Guardia di Finanza a incrementare l'attività di controllo. Le operazioni contro il traffico illecito sono state diverse ed eclatanti, come quella avvenuta lo scorso gennaio a Catanzaro, che ha smascherato una truffa ai danni dell'erario pari a 9 milioni di euro. Nei primi otto mesi del 2012 il trend delle attività illegali sembra essere ancora in salita.

 

"Nel 2011 - spiega il maggiore Marco Sebastiani, capo della sezione accise del Comando generale della Guardia di Finanza - sono state messe a segno delle truffe sul gasolio agricolo per circa 4 milioni di chili. Nel 2012 invece, nel solo periodo tra gennaio e settembre, è stata raggiunta la stessa cifra". Come avvengono le violazioni? "Esistono vari modi - dice il maggiore - Si dichiara il falso nelle documentazioni come i libretti ex Uma (Utenti motori agricoli), truccando i dati sui consumi come alcuni imprenditori agricoli, oppure nelle destinazioni a usi diversi, come per le imprese di trasporto". Le truffe sul gasolio agricolo non sono nuove e anche le rilevazioni della Guardia di Finanza sono diverse. "Si effettuano controlli su strada su chi viaggia nella propria autovettura con carburante destinato ai soli usi agricoli - conclude Sebastiani - ma anche tramite database, o secondo l'autonomia del reparto, che valuta il da farsi in base a segnalazioni e analisi dell'attività economica del territorio di competenza".

 

Il carburante agricolo viene assegnato annualmente a chi ne fa richiesta con un sistema piuttosto complesso. Per farne uso è necessaria l'iscrizione alla Camera di commercio (ad esempio come imprenditore agricolo, per conto proprio o conto terzi), oltre al libretto di controllo ex Uma. In Sardegna, regione che ha registrato quasi 20mila assegnazioni nel 2011, il libretto viene emesso dall'Argea (Agenzia regionale per la gestione e l'erogazione degli aiuti in agricoltura) e dai Caa (Centri autorizzati all'assistenza agricola). L'azienda viene valutata in base alla consistenza dei terreni, la presenza di mezzi agricoli a norma e del bestiame. Una volta assegnato il quantitativo, l'imprenditore si rivolge a un rivenditore autorizzato per l'acquisto del carburante. Proprio dall'amministrazione regionale sarda emerge un dato importante.

 

"I controlli sul campo hanno dei costi alti e vengono fatti a campione - spiegano dall'assessorato regionale all'Agricoltura - Le verifiche attualmente non superano il 5 per cento del totale delle aziende che ricevono il gasolio agricolo". Ma alcune settimane fa Coldiretti Sardegna ha puntato il dito contro il rincaro del carburante agricolo, passato dai 44 centesimi di euro del 2002 a 1,03 euro attuale. Secondo l'Osservatorio economico della Coldiretti sarda, l'ammontare del rincaro nell'ultimo anno è di circa 18milioni di euro, una cifra che aumenta a 60milioni di euro se si analizza l'andamento degli ultimi dieci anni. Un prezzo che sta mettendo in ginocchio l'agricoltura sarda e che in molti casi sta favorendo l'arte dell'arrangiarsi, sospinta dalle notizie sulle ultime "ruberie" e decisioni impopolari degli esponenti politici regionali e nazionali. Dalla crisi dell'agricoltura in Sardegna emerge anche la situazione negativa dell'autotrasporto.

 

"Il cliente del settore agricolo si è sempre comportato in maniera seria - spiega Riccardo Testoni, coordinatore regionale di Assopetroli-Assoenergia -. Ma ora che l'imprenditoria agricola è indebolita, le richieste di credito sono anche maggiori di quelle del settore dell'autotrasporto, che sta subendo delle perdite ma ha dalla sua forti interventi legislativi di aiuto. I lavoratori delle campagne ormai ci chiedono di "fare da banca" perché loro stessi non hanno soldi, ma i prezzi del petrolio e delle accise stanno aumentando indipendentemente da noi, che nell'ultimo periodo stiamo lavorando per meno del 2 per cento lordo, insufficiente anche a coprire i

nuovi costi finanziari".

 

15 ottobre 2012

 

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/10/15/news/trafficogasolio-44578819/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep%2Dit%2F2012%2F10%2F15%2Fnews%2Fbenzina_nera%2D44578817%2F

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