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Il paradiso terrestre esiste


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Quest'anno sono entrato anch'io nel club degli ammogliati e amici e parenti ci hanno regalato uno splendido viaggio di nozze in uno dei posti più belli del mondo.

 

Meta del viaggio la Polinesia francese, un insieme di isole, isolotti e atolli nel bel mezzo dell'oceano pacifico. Partendo dall'Italia il viaggio è di quelli tosti e nel nostro caso è previsto un primo volo da Roma a Londra (3 ore), un secondo volo da Londra a Los Angeles (11 ore), un terzo volo da Los Angeles a Papeete (8 ore) e altri voletti locali per raggiungere le diverse isole. La differenza di orario è poi totalmente sballante per qualsiasi bioritmo: 12 ore nette, il nostro mezzogiorno corrisponde alla mezzanotte locale!

 

All'arrivo a Papeete un rappresentante del tour operator ci viene a prendere intorno alle 5 del mattino e ci porta in un albergo dove avremmo potuto riposare fino alle 13, quando poi avremmo avuto il volo per la prima isola. Di questo lasso di tempo semplicemente non ho ricordi: le innumerevoli ore di aereo e aeroporto e forse il cibo servito a bordo ci avevano letteralmente distrutto.

La vacanza comincia dunque col trillo del telefono e una voce che, in francese, mi dice che ci aspettano per il trasferimento. Un momento per capire che non siamo a casa e dobbiamo scappare al lavoro e ci tiriamo su dal letto per tornare all'aeroporto.

Finalmente posso guardarmi intorno e onestamente resto un po' deluso da ciò che vedo: strade, macchine, motorini, supermercati, un po' di immondizia. Tutto rievoca una semplice zona periferica di molte nostre città e solo le palme da cocco ricordano che siamo dall'altra parte del mondo. Il nostro conducente ci dice che la capitale è ormai molto occidentalizzata e che per trovare zone spettacolari "per noi turisti" bisogna fare le escursioni nell'interno dove si può entrare nella foresta tropicale, visitare cascate e rovine. Altrimenti bisogna andare sulle isole.......

 

Arrivati in aeroporto espletiamo tutte le formalità e proprio al check-in un disegno mi attira: c'è un'asta tahitiana che ricorda come gli attrezzi per la pesca e altri oggetti contundenti non possano essere portati in cabina ma vadano spediti. La cosa mi fa enormemente piacere, in queste isole la pescasub è una disciplina normale, molto diffusa e ben vista. Per un attimo mi rammarica l'idea di essere condannato a fare il semplice turista ma perbacco lasciare la moglie in viaggio di nozze per andare a rincorrere pesci non si può proprio (o forse si?)

Durante il volo, dopo aver ammirato le splendide uniformi colorate e a fiori delle hostess (ma perchè le nostre hanno quelle divise tristi??)ci affacciamo dal finestrino e quello che vediamo ci lascia a bocca aperta...

 

By null at 2011-08-29

 

By null at 2011-08-29

 

 

Arriviamo così alla prima isola, Tikehau, un atollo corallino di forma ovale, che racchiude una laguna definita da Cousteau, ci dicono, la più pescosa al mondo.

Il nostro albergo è proprio a ridosso del reef e si sente chiaramente il rumore delle onde oceaniche che si frangono sui coralli. E' uno scroscio ritmico, intenso all'inizio ma col passare dei minuti ci si abitua e lentamente non lo si sente più a meno di non cercarlo con attenzione. Tutt'intorno invece è sabbia bianca e rosa, isolette deserte in mezzo alla laguna, palme e una miriade di buche scavate dai granchi del cocco. Se si aspetta qualche minuto si vedono questi granchi che fanno capolino dalle loro tane nella sabbia per poi rigettarsi prontamente dentro alla minima avvisaglia di uomini.

 

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By null at 2011-08-29

 

Non resisto, saluto la mogliettina e via, maschera, pinne e macchinetta fotografica in mano.

Prime impressioni: l'acqua è calda e molto meno salata che da noi e la visibilità è stratosferica, roba da far impallidire la sardegna....

E i pesci? E' pieno, sembra veramente un acquario. Non è possibile descriverlo altrimenti, sembra la via del Corso o la Piazza di Spagna del mare. Comincio subito a fare una serie di similitudini tra i pesci che osservo e i loro parenti mediterranei.

Noto subito due tipi di cefali, un tipo con le pinne nere, che nuota in superficie e un tipo con la pinne gialle, che invece grufola sul fondo, entrambi in ogni caso hanno taglie dai 2-300 grammi al kg abbondante e vederli sciamare da tutte le parti è uno spettacolo unico.

Poco più avanti scorgo alcuni balestra, bei pescioni colorati che, a differenza dei loro cugini mediterranei, si mostrano un po' più diffidenti da avvicinare. Ne avvisto uno intento a frantumare un pezzo di corallo e mi avvicino piano piano, aggirando una formazione coralligena che quasi sfiora la superficie. Si sente distintamente lo schiocco delle sue mascelle e penso di poter fare una splendida foto ma il pesce mi vede e si stacca dal fondo, si allarga. Do due pinneggiate più rapide e lo porto a tiro di obiettivo.

 

By null at 2011-08-29

 

Scoprirò poi che tutto questo agguato è stato inutile in quanto nelle immediate vicinanze dell'albergo c'è una zona dove è estremamente diffusa l'usanza di gettare il cibo in acqua e i pesci non sono affatto diffidenti ma associano alla figura umana un facile pasto. Passeggiando sul pontile e affacciandosi capita che, come ti vedono avvicinarti all'acqua, ti vengano incontro fino a stare con la testa fuori e la bocca aperta....

Ci sono anche i corrispettivi delle nostre triglie, che a prima vista non mi sembrano nulla di speciale fino a che, l'ultimo giorno, incuriosito da una nuvola di sabbia che si sollevava dal fondo e intorbidiva l'acqua per alcuni metri, non ne scorgo una di 4 o 5 kg....

Dalle tane fanno capolino saraghi bianchi e neri e una specie di castagnole rosse lunghe un palmo. C'è anche un murenone tropicale che mi guarda col suo ghigno feroce.

 

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CONTINUA...

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All'ombra delle palafitte dell'albergo si radunano invece grossi branchi di pesci azzurri simili a sardine e, vicino al fondo, nuvole di corvine chiare.

Leggermente più al largo una specie di dentici dal muso allungato e capaci di ottime doti mimetiche al bisogno incrociano guardinghi e alcune razze volteggiano vicino al fondo.

 

By null at 2011-08-29

 

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Sono confuso da tanta confusione ma vengo risvegliato dal primo squalo. E' un pesciotto di circa un metro, che crea scompiglio tra gli altri pesci ma onestamente non mi impaurisce più di tanto. Visto in mediterraneo sono sicuro che mi avrebbe fatto effetto ma qui semplicemente è scontato!

Ho poi letto che questi squali pinna nera non sono di norma aggressivi per cui rafforzo la mia sicurezza e lo inseguo. Lui scodinzola via e sparisce. Nel mio girovagare ne vedo altri, sempre piccoli ma, man mano che si avvicina il tramonto, aumentano di numero e taglia e mi sembrano un po' più nervosi.

Con il sole radente e la visibilità che si riduce, l'avvistamento di uno squalo di oltre un metro e mezzo con una remora attaccata alla pinna e soprattutto la sua puntata decisa verso di me mi convincono ad uscire dall'acqua....

 

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I giorni successivi le scene vissute il primo giorno si ripetono e passo gran parte della giornata a mollo in mezzo ai pesci. Che spettacolo ragazzi!!

 

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By null at 2011-08-28

 

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Lasciata Tikehau, ci trasferiamo a Moorea, isola vicina a Papeete e famosa in tutta la Polinesia per le sue coltivazioni di ananas. Qui, a differenza dell'isola precedente, l'entroterra è molto più interessante e ricco di piante e fiori di tutti i tipi. Passiamo un'intera giornata a visitare le coltivazioni di ananas e la fabbrica di succhi di frutta e liquori, la foresta tropicale con i suoi galli selvatici e i suoi immensi sciami di zanzare e le rovine dei vecchi templi indigeni. La nostra guida, un ragazzo spagnolo trasferitosi da Madrid, ci racconta dell'antica cultura maori e di quanto sia stato spazzato via dal contatto con gli europei. Tuttavia qualcosa resiste e soprattutto resiste ancora la natura di queste isole che ne fa, a suo avviso, l'ultimo paradiso in terra.

 

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A Moorea il nostro albergo sta sulla spiaggia e la barriera corallina e il reef si trovano ad alcune centinaia di metri al largo. Ci suggeriscono di affittare una barca ma loro non sanno che noi poveri pescasub italiani siamo costretti a pescare a mezzo chilometro da terra....

Così faccio dell'abitudine alle lunghe pinneggiate una virtù e in poco più di mezz'ora arrivo alla barriera. E' ancora più bella che a Tikehau. La prima impressione che si ha è che tutto l'ambiente sia il set di un film tipo "Alice nel paese delle meraviglie". Dal fondo si alzano dei funghi che ricordano quasi i fondali di grotto del Lazio ma con un acqua limpidissima e soprattutto con una moltitudine di colori incredibile: ci sono formazioni rosse alternate ad altre blu, grige, marroni, verdi. Di tanto in tanto si nota qualche conchigliona incastonata nel corallo e si rimane ammirati dalle sue "labbra" blu o verdi, che si chiudono ad ogni avvicinamento "sospetto". I ricci di mare, dotati di aculei lunghi 20 cm, si agitano roteandoli in tutte le direzioni e sciami di pescetti si fanno trasportare dalla corrente.

 

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By null at 2011-08-29

 

 

La corrente infatti, inizialmente scarsa, sale repentinamente con i movimenti di marea e i flussi di acqua dall'oceano alla laguna o viceversa; trovarsi a contrastarla per tornare a riva dopo quasi due ore di snorkeling è un'esperienza "interessante".....

Mentre nuoto avanti e indietro non avvisto alcun pesce importante ma il solo scenario è talmente spettacolare che mi convinco che qualunque appassionato del mare debba vedere tutto ciò almeno una volta nella vita.

 

CONTINUA...

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Anche i giorni i Moorea corrono via veloci e giunge nuovamente il momento di partire alla volta della nostra terza isola: Bora Bora.

La laguna che circonda il vulcano e i tanti isolotti che si susseguono nei pressi del reef rendono l'isola una delle più spettacolari di tutto l'arcipelago ed infatti la quantità di strutture alberghiere e turisti è davvero enorme.

Anche qui ogni angolo e ogni paesaggio è uno spettacolo ma dopo quasi una settimana in Polinesia ciò che all'inizio mi lasciava ammirato, comincia a sembrarmi normale e allora voglio di più. Un rapido sguardo su internet ci permette di scoprire che Bora e Bora è famosa, dal punto di vista della fauna marina, per le mante e per le tartarughe. Riguardo a queste ultime c'è anche un centro di accoglienza e recupero sull'isola.

Il diving dell'albergo ha prezzi "da presa in giro" e richiede inoltre brevetti che io non ho. Tutto ciò mi fa venire la voglia di provarci da solo. Torno all'internet point e trovo un forum italiano di bombolari dove si descrivono abbastanzta precisamente le zone migliori per le immersioni a bora bora e soprattutto dove si fornisce una cartina dell'isola con le indicazioni per arrivare al "manta point". Sovrappongo la cartina alla mappa del satellite e penso che, pur non essendo proprio dietro l'angolo, la cosa sia fattibile. Il giorno successivo, dopo aver strappato alla mogliettina il permesso per una mattinata "avventurosa" (al prezzo di una serie di trattamenti alla spa per lei...), vado a chiedere la canoa. L'addetto mi vede con la maschera e le pinne sotto braccio e intuisce qualcosa per cui, forse temendo qualche incidente, comincia a fare resistenza e, anche quando alla fine mi da il mezzo, mi ricorda di indossare sempre il salvagente e di non allontanarmi. Certo!! rispondo....

 

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By null at 2011-08-29

 

Dopo una pagaiata di quasi un' ora finalmente arrivo nel punto che, secondo i miei calcoli, corrisponde al manta point. Poco lontano c'è il gommone di un diving ancorato e questo è un ottimo segnale. Scendo dalla canoa e comincio a nuotare tirandomela dietro. Il fondale è bellissimo: una distesa di corallo che bruscamente cade verso il fondo creando una parete che si perde nel blu, non prima di aver dato vita ad una serie di pinnacoli. Fitti branchi di piccoli pesci si muovono a scatti e piccoli carangidi fanno rapide puntare per poi sparire di nuovo nel blu. Faccio alcuni tuffi eplorativi e subito ho un'altra sorpresa: sarà la limpidezza dell'acqua, la minore salinità o chissà cos'altro ma immergersi qui è molto più facile che da noi. Sono senza muta nè zavorra e con delle pinnette ridicole eppure raggiungo senza sforzo quote che in italia domino solo con tutta l'attrezzatura da apnea.

Prima di ogni tuffo do alla canoa una forte spinta a monte di corrente e alla riemersione la recupero a valle.

In breve individuo i colleghi bombolari, sono uno sciame di 8 o 10 e fanno un gran casino: bolle ovunque, attrezzature ingombranti e uno sguardo fisso all'orologio. Ma se lo godranno il mare in questo modo? mah.

Mi osservano curiosi, facendosi cenno uno con l'altro e ricambiano il saluto che gli faccio quando gli passo più vicino.

Ma le mante? Niente. Faccio un giro e, quando ripasso vicino ai bombolari, loro stanno risalendo sul gommone. Mi avvicino ancora e cerco di chiedergli delle mante. "Niente" mi risponde un sub italiano," non è giornata oggi". "Ma il punto è questo?", chiedo, "si", mi risponde quello.

Ringrazio e continuo il mio giro, mi tengo dalla canoa e mi faccio trasportare dalla corrente che intanto è un po' aumentata. Passa il tempo ma la situazione non cambia, sembrano quelle giornate in cui cerchi dentici e non li trovi...

Sono ormai fuori dalla zona buona e comincio anche ad avere freddo per cui penso di tornare a riva e ammettere la sconfitta. Ma proprio mentre faccio questi pensieri, come nel più classico dei film, con la coda dell'occhio vedo qualcosa. Metto a fuoco e la vedo, è proprio una manta. Pinneggio contro corrente per raggiungerla e riesco ad arrivare sulla sua verticale. Non si spaventa ma continua a nuotare. Faccio qualche foto dalla superficie ma non riesco ad immergermi per avvicinarmi. Alla fine tento il tutto per tutto, la precedo, mollo la canoa e mi tuffo. Arrivo vicino e la vedo bene. Che pesce meraviglioso, è enorme ma si muove con grazia. In superficie devo recuperare la canoa sottocorrente e questo so già che vuol dire perdere di vista la manta. Riacciuffo la canoa e ricomincio a nuotare verso dove avevo visto la manta ma ormai lei è lontana. Dal largo però ne arriva un altra, a bocca spalancata, risale dal fondo verso terra. Avessi una fotocamera migliore o una videocamera....

Risalita la parete piega di nuovo verso il largo e si inabbissa fino a scomparire.

 

By null at 2011-08-29

 

By null at 2011-08-29

 

Non provo neanche ad inseguirla, a differenza dell'altra questa nuota veloce, inoltre la corrente adesso è forte e io sono stanco. Salgo sulla canoa e raggiungo una piccola spiaggetta vicina con lo scopo di riposare un po' prima di tornare alla base. Proprio qui una tartaruga si sta riposando come volevo fare io.

 

By null at 2011-08-29

 

Alla fine saluto anche la tartaruga e torno alla base con la canoa, che giornata!!!

 

CONTINUA...

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Ultima tappa, si parte da Bora Bora per raggiungere l'ultima isola del nostro tour, Tahaa, l'isola della vaniglia. Qui ci aspetteranno tre giorni di assoluto relax in spiaggia prima del rientro in italia.

 

By null at 2011-08-29

 

Durante il viaggio di ritorno una tappa prolungata in un'altra isola ci fa incontrare un californiano e una parigina che da 33 anni si sono stabiliti in Polinesia, gestendo un negozio di parei e vivendo di questo e di pesca. Il negozio è anche casa loro ed è poco più di una baracca. Chiedo come mai hanno lasciato le comodità della città per vivere così. "Questo è il paradiso in terra" mi rispondono

"e' vero" dico io....

 

By null at 2011-08-29

 

Alla prossima

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Congratulazoni e grazie di aver risvegliato questo ricordo bellissimo!! (Sono stato anch'io in viaggio di nozze in Polinesia, una settimana a Bora Bora e una a Moorea!) :wub:

:bye:

Modificato da pejo
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bellissimo racconto e bellissime foto, complimenti per la coraggiosa avventura alla ricerca delle mante e per la sana idea di non pensare alla pesca in un posto come questo (e in viaggio di nozze sopratutto!)

 

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