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se vuoi il pesce grosso...


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http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologi...44f02aabc.shtml

 

Dal Corriere della Sera:

 

Se vuoi il pesce grosso pesca quello piccolo

La preferenza per il pescato di grossa taglia rischia di farlo scomparire. Necessario invertire la tendenza

 

(Reuters)

Negli ultimi anni la crisi del settore ittico è diventata sempre più allarmante, anche per la diminuzione costante delle dimensioni medie dei pesci: gli scienziati danno la colpa al nostro approccio, che vede sempre preferiti gli esemplari più grandi e scartati gli altri. Questo comportamento, negli anni, ha influenzato la selezione genetica dei pesci, favorendo la sopravvivenza e la riproduzione solo dei pesci piccoli.

 

SCEGLI IL PESCE PICCOLO - In pratica i pescatori alla ricerca del pesce grosso, involontariamente hanno ottenuto l’effetto contrario. La selezione umana ha dato spazio allo sviluppo di caratteristiche che in natura sarebbero state svantaggiate, come le ridotte dimensioni, e che invece in un ambiente marino continuamente saccheggiato dai pescherecci risultano vantaggiose. La buona notizia è che questa tendenza si può invertire con la stessa facilità con cui è iniziata: basta iniziare a scegliere i pesci piccoli sui banchi del mercato e porre dei limiti di grandezza al pescato. Questo è quanto affermano gli scienziati della Stony Brook University di New York, che su questo problema hanno condotto uno studio specifico durato dieci anni. «Sono buone notizie per il mercato della pesca, ma i nostri studi dimostrano anche che il processo di inversione della tendenza è lento», afferma il dottor David O. Conover, insegnante e preside presso l’Università. «A lungo termine i pesci possono tornare alla loro taglia normale, ma il processo è molto più lento rispetto ai cambiamenti apportati dalla pesca intensiva. Perciò il comportamento migliore rimane comunque sempre quello di evitare, in primo luogo, cambiamenti che influenzano negativamente il processo evolutivo».

 

SESSANT’ANNI PER RIPRISTINARE LE RISORSE ITTICHE - Il problema delle dimensioni inoltre ricade anche sulla fertilità dei pesci: infatti in questa categoria di animali gli esemplari più grandi sono non solo i più vecchi ma anche quelli con migliori potenzialità riproduttive. “Un pesce grande produce una quantità di uova dieci volte superiore a un suo simile di piccola taglia”, spiega Conover, “ma purtroppo l’attuale sistema di regolamentazione della pesca rende pericoloso essere troppo grandi”. Infatti le leggi, vigenti anche in Italia, obbligano i pescatori a scartare gli esemplari sotto una certa taglia minima per ogni specie, mentre non esiste alcun riferimento per la misura massima da non superare. Gli studi condotti da Conover e colleghi a largo di Long Island su sei popolazioni di pesce atlantico Menidia menidia, hanno dimostrato che eliminando periodicamente gli esemplari più grandi nel corso di cinque generazioni, e lasciando poi loro il tempo di riassestarsi (altre cinque generazioni senza intervento umano), le dimensioni corporee medie sono lentamente incrementate. Anche se un recupero totale, secondo le stime dei ricercatori, richiederebbe almeno dodici generazioni. Considerando che la maggior parte delle specie interessate dalla pesca commerciale hanno generazioni che durano da tre a sette anni, sarebbero necessari almeno sessant’anni di questa attività di controllo per ripristinare completamente le dimensioni medie originali dei pesci. Senza contare il tempo necessario per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema e per convincere i governi a prendere provvedimenti.

 

Valentina Tubino

05 marzo 2009

 

 

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  • 2 settimane dopo...

sta valentina tubino se n'esce al momento dei tarallucci col vino: già diversi anni fa lessi di queste osservazioni riferite da alcni ricercatori nel Mare del Nord ( e senz'altro pubblicate) sulla marcata tendenza al ribasso, a livello di taglia e maturità, di alcune specie commercialmente depredate di quei mari. Aringhe e merluzzi soprattutto. Si stava, già a quei tempi, abbassando proprio l'età media della maturità sessuale, con individui che la raggiungevano sempre più piccoli nelle dimensioni, come forma di reazione all'estinzione certa.

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