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Pesca In Apnea Agonistica


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Articolo pubblicato su Pesca in Apnea.

 

Giorgio

 

 

Pesca in apnea agonistica, le ragioni di un movimento

 

In Italia, la pesca in apnea agonistica nasce sul finire degli anni quaranta del secolo scorso, guadagnando immediatamente l'attenzione dei media e l'ammirazione del grande pubblico. A distanza di oltre cinquant'anni, le gare di pesca in apnea continuano ad essere regolamentate e gestite dalla FIPSAS, federazione del CONI, insieme a quelle di altre specialità di superficie; nel corso di questo lungo lasso di tempo, però, lo scenario sociale è completamente cambiato, risultando praticamente trasfigurato, ed il sentimento diffuso di ammirazione e curiosità verso il campione di pesca subacquea del passato è stato progressivamente affiancato e poi sostituito da indifferenza o persino condanna.

 

GENESI

 

Le primissime avvisaglie di malumore verso la pesca in apnea agonistica nel nostro paese cominciarono a manifestarsi sul finire degli anni '70 per poi esplodere in tutta evidenza un ventennio dopo, quando all'assemblea Generale della CMAS (Confederazione Mondiale delle Attività Subacquee) di Singapore '98 andò al voto una mozione per l'esclusione della pesca in apnea dal novero delle discipline sportive confederali. Anche se a quel tempo potevano esprimersi sul tema specifico persino le federazioni non iscritte al comitato sportivo della CMAS -fatto che oggi non potrebbe più verificarsi, a beneficio della nostra tranquillità- non può non far riflettere la circostanza che, in quell' occasione, ben 73 delle 103 federazioni aventi diritto al voto approvarono la mozione, che poi non ebbe un seguito pratico per un mero vizio di forma.

Da allora, in Italia e in molti altri paesi, le manifestazioni contro le gare di pesca in apnea si sono fatte sempre meno infrequenti e spesso a fare notizia su giornali e televisione non sono stati gli eventi sportivi in sé, quanto, piuttosto, le manifestazioni di dissenso, portate avanti con sempre maggiore sistematicità. Nel 1999 prese il via una campagna mirata di Legambiente contro le gare di pesca in apnea, culminata con una raccolta di firme e testimonial dai nomi altisonanti; nel 2000 si assistette ad una mobilitazione degli operatori subacquei contro l'Europeo di Arbatax; nel 2001 la Coppa Europa di Palermo non saltò solo grazie ad un accordo siglato all'ultimo minuto da organizzatori e contestatori, mentre il campionato per Società di Ischia vide un'invasione di campo da parte di ambientalisti e pescatori professionisti, determinati ad impedire il regolare svolgimento della manifestazione. All'Eudi Show dello stesso anno, a Bologna, Legambiente raccoglieva firme contro le gare di pesca a breve distanza dagli stand in cui si espongono pinne, maschere e fucili: un vero segno dei tempi.

 

CONTROMISURE

 

Nel 2001 la FIPSAS reagì a questa situazione approntando un piano triennale di ristrutturazione dell'agonismo. Tale piano prevedeva non solo ad una profonda revisione dei regolamenti gara, ma anche la produzione del Libro Bianco delle Gare di Pesca in Apnea, una sorta di documento di risposta alla richiesta di abolizione delle gare avanzata dai più intransigenti, corredato da dati scientifici conosciuti e condivisi dalle principali associazioni ambientaliste. Di fronte a questa azione federale, la risposta dei contestatori fu inizialmente positiva, tanto che nel 2003, al termine di questo percorso di ristrutturazione, un rappresentante di Legambiente si complimentò pubblicamente con il presidente del settore Alberto Azzali per i notevoli passi avanti compiuti. Cernie eliminate dal novero delle prede valide, limiti di cattura per ciascuna specie, progressiva eliminazione degli spostamenti motorizzati in gara, forte limitazione della preparazione: effettivamente, di passi nella direzione desiderata dai contestatori la FIPSAS ne aveva compiuti davvero tanti, nonostante le difficoltà; ed è fuori di dubbio che la ristrutturazione abbia messo in maggiore evidenza l'aspetto sportivo/agonistico delle gare di pesca in apnea, valorizzando la prestanza fisica degli atleti con i faticosi spostamenti a nuoto. Tutto questo, però, non sembra essere bastato, come dimostra il recente Campionato per Società disputato all'Argentario, violentemente attaccato e contrastato dagli operatori dei diving locali e da associazioni che vivono promuovendo il turismo subacqueo a suon di articoli accorati sui quotidiani locali e j'accuse televisivi.

 

ACCUSE INFONDATE

 

La principale critica mossa alle gare riguarda la loro stessa essenza: secondo i detrattori delle competizioni, infatti, non sarebbe civile e accettabile uno sport in cui si premia chi uccide più animali. Inoltre, alle gare si continuano a contestare un forte impatto ambientale su specie costiere già sofferenti e la conseguente incompatibilità con l'escursionismo subacqueo (incompatibilità estesa, logicamente, alla pratica amatoriale). Anche recentemente si è contestata l'inadeguatezza dei regolamenti nella parte in cui consentono la cattura di prede che, a detta dei contestatori, resterebbero inermi ad attendere la fiocinata dell'agonista, risultando per niente "sportive" (ad es: capponi, labridi, mostelle, gronghi e murene). Non si deve poi dimenticare che anche una parte degli stessi pescatori in apnea non vede di buon occhio le competizioni: oltre a non condividere le motivazioni di fondo dell'agonista, questi appassionati ritengono che l'agonismo non offra una buona immagine della nostra disciplina.

Si tratta adesso di verificare quanta verità e quanta suggestione si ritrovino negli strali dei detrattori e nelle critiche dei dissenzienti, avendo cura di sgombrare il campo dai numerosi luoghi comuni che ormai da decenni offuscano l'immagine del nostro sport. Iniziamo col dire che nelle gare non si premia affatto chi uccide più pesci, ma il miglior pescatore. Gli atleti non uccidono "per gusto di competizione", perché se si accettasse una visione così distorta e riduttiva delle competizioni, per coerenza si dovrebbe anche ammettere che tutti i pescatori sportivi, con fucile o senza, uccidono o seviziano (catch and release) i pesci per divertimento. Ridurre il fenomeno della pesca sportiva ad una sorta di tiro al piccione, ad un rito sanguinario per individui sadici, rozzi e incivili, significa disconoscere la storia dell'umanità e rinnegare la cultura del mare di cui gli 8000 Km di coste del nostro Paese sono impregnati. Il prelievo è un elemento sicuramente ineliminabile in molte forme di pesca sportiva, inclusa quella in apnea, ma basta dare uno sguardo ai regolamenti gara per rendersi conto di come la quantità del pescato abbia sì un valore, ma solo nel rispetto di regole che, a monte, assicurano un prelievo altamente selettivo e quindi di qualità, come, ad esempio, l'esclusione di una lunga serie di specie dal novero delle prede valide, il peso minimo elevato, la limitazione del numero di prede catturabili per ciascuna specie, gli spostamenti a nuoto e le limitate possibilità di perlustrazione preventiva del campo di gara.

 

Per quanto riguarda l'impatto ambientale delle competizioni di pesca in apnea, è sufficiente dare uno sguardo ai dati di prelievo ufficiali federali per rendersi conto di come un'accusa del genere, semplicemente, non abbia ragione di esistere: nelle ultime due edizioni del campionato per società, notoriamente la manifestazione che vede scendere in acqua il maggior numero di atleti, sono stati catturati complessivamente meno di due quintali di pesce, vale a dire una media inferiore al chilogrammo per concorrente. In un paese dotato di una flotta peschereccia da 14.405 unità (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dato aggiornato al settembre 2005) ed in cui si stimano dai 2 ai 3 milioni di pescatori sportivi che, secondo la legge, possono catturare fino a 5Kg di pesce al giorno a testa, parlare di impatto ambientale con riferimento al pescato delle competizioni di pesca in apnea appare fuori luogo, quando non strumentale.

 

Sotto un diverso profilo, poi, occorre rilevare che le competizioni non aumentano affatto la pressione di pesca "amatoriale" complessivamente considerata, ma semmai la alleggeriscono, migliorandone al contempo la qualità: gli agonisti che prendono parte ad una gara si immergono senza fucile nei giorni di preparazione, limitandosi ad osservare i fondali del campo gara; in competizione, poi, possono sì effettuare le catture senza tenere conto del limite generale di 5 Kg previsto dalla legge per la pesca sportiva, ma sempre nel rispetto dei regolamenti gara, che a ben vedere sono molto più restrittivi delle norme previste dall'ordinamento giuridico vigente. Oltre all'eliminazione di molte specie che al di fuori delle gare si possono catturare senza problemi (cernie, molluschi cefalopodi, selacei, razze etc...), i regolamenti gara impongono anche limiti di cattura per ciascuna specie o classe di specie (5 corvine, 10 saraghi, 10 cefali etc...) ed un peso minimo elevato e ben al di sopra delle taglie minime di legge (300/400 grammi per le prede in generale e 2 Kg. per gronghi e murene): tutti questi paletti, uniti all'eliminazione degli spostamenti liberi in gommone, hanno migliorato sensibilmente la qualità del pescato delle competizioni, diminuendone al contempo la quantità complessiva (per qualcuno anche troppo).

 

Le critiche sui regolamenti e sulle specie valide, per contro, vanno senz'altro tenute nella giusta considerazione. Non va dimenticato che ci sono amatoriali che non si riconoscono nella mentalità dell'agonista in gara e che non capiscono come si possa catturare un pesce solo per accumulare punteggio, anche quando si tratta di specie o esemplari che gli stessi atleti non degnerebbero di uno sguardo al di fuori di una competizione. Si tratta di un atteggiamento legittimo, ma, premesso che i regolamenti sono sempre migliorabili in tutti gli sport, non si deve dimenticare che le regole si fanno per la generalità dei pescatori, ciascuno dei quali ha le proprie convinzioni e le proprie preferenze in fatto di pesca. C'è chi apprezza il tordo e chi lo detesta, chi ricerca disperatamente una salpa per dare il tocco finale al brodo di pesce e chi, invece, snobba tutte le prede per dedicarsi unicamente al dentice, alla cernia o alla grande ricciola, ritenendo la cattura di altre specie meno sportiva. Non potendo inseguire le preferenze personali di ciascuno, la FIPSAS deve limitarsi ad elaborare un regolamento valido per tutti, che sia idoneo a determinare il pescatore più abile e completo a prescindere dagli orientamenti individuali. In ogni caso, l'idea di pesci che attendono inermi la fiocinata del pescatore in apnea proposta da alcuni contestatori appare poco realistica a chi abbia provato a cimentarsi in questa disciplina anche solo una volta nella vita, più che sufficiente a rendersi conto di come tutti i pesci siano non solo dotati di coda e branchie, ma anche... ben diluiti nell'acqua.

 

VALORE SOCIALE

 

A rispondere alle accuse di chi vorrebbe cancellare le gare di pesca, si rischia di dimenticare che l'agonismo svolge un'importante e composita funzione sociale al fianco dell'editoria del settore. Per rendersene conto, è sufficiente considerare che nel nostro paese chiunque può acquistare un fucile subacqueo e dedicarsi alla pesca in apnea senza licenze, patentini etc... A differenza di quanto accade in altri sport, dove i giovani si accostano alla disciplina iscrivendosi ad un corso, nella pesca in apnea, di solito, ci si avvicina prima al mare e alla pesca e solo in seguito, eventualmente, si viene a contatto con un circolo FIPSAS o con riviste, libri e siti internet specializzati. L'approccio "fai da te" di giovani e meno giovani comporta una serie di controindicazioni non secondarie, prima fra tutte la diffusa mancanza di nozioni e informazioni fondamentali, come quelle sulla sicurezza e sul regime giuridico della disciplina: i circoli FIPSAS, con la loro opera di aggregazione e formazione, offrono un significativo apporto all'opera di qualificazione degli appassionati, favorendo non solo una maggiore sicurezza nella pratica quotidiana, ma anche una migliore conoscenza delle norme vigenti e dei principi di una pratica etica. Le competizioni, a ben vedere, sono uno dei più importanti strumenti didattici a disposizione dei circoli e, indirettamente, della società civile: è proprio attraverso le competizioni, infatti, che i giovani vengono indirizzati ad una pratica veramente selettiva e ad un prelievo esemplare, molto più accorto di quello consentito dalla legge alla generalità dei pescatori sportivi, subacquei e non. La formazione del giovane pescatore in apnea attratto nell'orbita dei circoli inizia ancor prima del suo "battesimo" in competizione, in quanto tutti gli agonisti devono necessariamente dotarsi del Brevetto di pescatore in apnea. Nei programmi didattici non mancano informazioni sulla biologia marina, sulla normativa vigente ed i regolamenti federali, sugli aspetti medici dell'immersione in apnea, sulle attrezzature utilizzate e su quelle norme prudenziali e di sicurezza da non dimenticare mai durante la pratica della disciplina.

Prima ancora di prendere parte alla sua prima gara, quindi, il giovane aspirante agonista si è già dotato di un notevole bagaglio di conoscenze, difficilmente riscontrabile nell'appassionato medio "fai da te": inquadrate da questa prospettiva, le competizioni non appaiono affatto come l'anacronistica gara a chi uccide più animali ma, piuttosto, come un fenomeno dalle grandi potenzialità didattiche gestito dalle uniche realtà associative del territorio istituzionalmente devote alla qualificazione del pescatore sportivo ed alla promozione dei corretti valori della pesca sportiva. Alla luce di queste considerazioni, appare evidente che i migliori alleati di chi ha interesse al rispetto della legge e alla diffusione di una pesca sportiva sempre più consapevole ed eco-compatibile sono proprio i circoli federali che promuovono l'agonismo. La solo supposta contraddizione tra le gare di pesca sportiva e la promozione di un turismo eco-compatibile è una suggestione di facile presa su chi ignora il fenomeno della pesca sportiva, ma che non trova riscontro nella realtà; tanto è vero che, con una nota apparsa sulla Gazzetta Ufficiale n.34 del 11/02/2005, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha recentemente riconosciuto la FIPSAS come "Associazione di Protezione Ambientale".

 

CONCLUSIONI

 

Dando per scontato che la pesca sportiva è un fenomeno previsto e regolamentato dalle leggi del nostro ordinamento e che non si discute sul diritto delle persone di tracorrere una giornata di pesca in mare ed eventualmente catturare il pesce da consumare con parenti e amici, possiamo riassumere ed integrare i concetti sin qui esposti per cercare di fornire una sintetica visione d'insieme. Le gare di pesca hanno un grande valore didattico, perché educano gli appassionati ad un prelievo altamente selettivo nel pieno rispetto delle regole dell'uomo e del mare. Lungi dal rappresentare un pericolo per l'ambiente proprio per via dei regolamenti che le caratterizzano, le gare offrono non solo un modello di pesca sportiva realmente eco-compatibile, ma anche un set di regole pratiche volte a garantire la massima sicurezza nella pratica quotidiana della disciplina. Senza entrare nel dettaglio, basti considerare le regole di assistenza, il metodo della pesca in coppia con un solo fucile (la cosiddetta assistenza indotta), la visita medica annuale e l'obbligatorietà di un brevetto propedeutico: in una disciplina potenzialmente pericolosa come la pesca in apnea, questi modelli comportamentali sono di grande importanza perché aiutano a ridurre gli incidenti e a favorire una maggiore presa di coscienza da parte della generalità degli appassionati. Alla luce di queste considerazioni, è legittimo domandarsi perché si assista da anni ad una contestazione feroce delle gare: oltre ad una mancata conoscenza del fenomeno, è probabile che le principali ragioni del dissenso siano piuttosto banali e non propriamente disinteressate. Non si deve dimenticare, infatti, che una volta autorizzate le manifestazioni e le gare di pesca sportiva in mare sono oggetto di un'ordinanza che ne assicura lo svolgimento in sicurezza e che quasi sempre interdice l'intero tratto di mare ad ogni altra attività -comprese la pesca professionale e l'escursionismo subacqueo- per tutta la durata della competizione. Con tutto il rispetto per chi soffre di questa interdizione circoscritta nello spazio e nel tempo, non mi pare che una ragione del genere possa definirsi rispettosa del diritto di fruizione del mare, che -non va mai dimenticato- in questo Paese è riconosciuto a tutti i cittadini.

 

BOX: AGONISMO E RICERCA SCIENTIFICA

 

Prof. Massimo Malpieri: "L'agonismo è fondamentale per la ricerca scientifica, perché l'estremizzazione dell'atto che manca nella dimensione amatoriale consente di disporre di dati estremamente interessanti ed utili ad una migliore comprensione del fenomeno dell'apnea. Durante le ore di gara ci sono componenti fisiologiche e psicologiche che vengono portate al massimo: l'esame medico di questi aspetti estremi della pratica aiuta i ricercatori ad effettuare un'analisi approfondita dei dati ed una comparazione delle modificazioni fisiologiche registrate dai vari atleti. Questo concetto non vale solo per la pesca in apnea, la cui dimensione agonistica ha permesso, ad esempio, l'individuazione della sindrome del Taravana e di un'appropriata risposta terapeutica, ma anche nell'apnea: come potremmo sapere oggi che l'uomo non si "sfascia" al di sotto dei 50 metri se non ci fossero stati dei confronti agonistici? Come potremmo sapere che l'uomo in apnea è capace di scendere al di sotto dei 200 metri?

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Senza agonismo non ci sarebbe progresso sotto il profilo tecnico, medico, sotto quello della preparazione e dell'alimentazione.

Cos'era l'apnea prima dell'avvento dell'agonismo per mezzo di un circuito di gare?Quali erano le prestazioni?

Ricordo che il circuito di gare Apnea Academy è venuto alla luce per dare lo stimolo a coloro che facevano apnea di allenarsi in vista di un obiettivo.

Stessa cosa per la pesca, amici che fanno gare , fanno chilometri per trovare uno straccio di mare praticabile, per mantenersi in forma.

W l'agonismo sotto tutte le forme!

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Nonostante come pescatore io sia non una mezza ,ma un quarto di sega partecipo gia da qualche anno alle selettive della mia zona e sollecito tutti a fare lo stesso . L' ambiente delle gare selettive(almeno nella mia zona ) è divertente sano pieno di vecchie volpi da cui se si ha voglia si possono imparare molti trucchi del mestiere. L'impatto ambientale è secondo me ne piu ne meno quello della normale pesca sub cioè 0 basti pensare che per esempio nel golfo di Follonica ogni anno si svolge la selettiva del circolo Pontedoro Piombino , quella della LNI Follonica , la coppa carnevale sempre organizzata dalla LNI piu diverse gare sociali dei vari circoli toscani e il pesce è sempre lo stesso senza nessuna diminuizione. Penso sia giusto sottolineare che il peso totale del pescato di tutte queste gare è ridicolo se paragonato non solo a quello professionale ma anche a quello di certe tecniche sportive tipo palamiti ecc.

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