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heron

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Risposte pubblicato da heron

  1. Facciamo tesoro e approfittiamo di questi eventi (speriamo rari!) per pescare il pesce "malato" e portarlo a qualche organo competente, che potrebbe essere un istituto di biologia marina, segnalandone la zona ove prelevato, le condizioni e quant'altro possa essere utile ai fini di una creazione di database.

     

    Apprezzeranno questo interesse e avremo contribuito a meteere in mostra il valore del pescasub a titotlo ambientale.

     

    Chairamente oltre che aver reso un servizio a livello studio scientifico.

  2. Mi sono deciso:

    ci riprovo con l'Isola del Giglio! :D

     

    Dato che ci lasciano per ancora un po in pace con l'AMP, ho deciso di onorare le mie chiappe e di immergerle in quel di Campese.

     

    Partenza 5 Giugno, e per una settimana Tour de force all'alba a suon di integratori per recuperare le membra e per soddisfare la smania infantile dei pargoli, che non vedono l'ora di stordirmi con i pomeriggi (occhi gonfi dal sonno perso e mai recuperato) all'insegna della sabbia che raschia da tutte le parti.

     

    E vabbè.... una moneta pagata volentieri, per il Giglio!

     

    Unico neo: uscite da terra e grandi pinneggiate allenanti, in previsione di Civitavecchia....

     

    Se qualcuno si trovasse da quelle parti e fosse così citrullo da alzarzi all'alba... si faccia avanti. :rolleyes:

     

    Ah! Spero di non coronare le pescate con pesi di Gallinucci & co. Perderei amici e... divorzio assicurato!! :lol:

     

     

  3. Vai a Putzu Idu:

     

    la spiaggia è il massimo della vita per i bambini, infatti per circa 50/70 metri in fuori l'acqua è alta alle ginocchia,

     

    si può pescare da terra costeggiando due-tre chilometri dalla spiaggia (devi andarci in macchina) e si pesca abbastanza (per le dritte mandami MP)

     

    per gli alloggi: ti conviene cercare una casa in affitto e valutare i costi (anche per ciò: MP),

     

    ultima cosa: non'è proprio un centro di vita notturna: qualche baretto, qualche chiosco, e se vuoi qualcos'altro devi spostarti in macchina per una ventina di km, ma la vita da mare ne vale la pena.

     

    ah! a proposito, come tutti i "consigli" di questo mondo: le opinioni sono sempre e solo PERSONALI, a scanso di equivoci... :thumbup:

  4. C'è poco da scherzare. A Porto Marghera si produceva il PVC o Cloruro di Polivinile, una plastica tossica ancora oggi molto usata come dielettrico indispensabile per la produzione dei cavi elettrici e di accessori per elettrotecnica, l'unico settore merceologico dove il PVC non ha rimpiazzi ecocompatibili che siano producibili a basso costo se non usando costosi fluorurati come PVF Teflon Tefzel e Halar, tutti prodotti che costano fino a 20 volte più del PVC stesso. Il precursore del PVC è il PVM o Monocloruro di Vinile che si produce entro reattori (vessels) dove un gas letale compresso e composto da yprite e metano si riducono (..si sottrae ossigeno). Sissignori, a Porto Marghera si usava proprio quello stesso gas mostarda che quasi uccise mio nonno nelle trinceee sull' Isonzo nella 1a Guerra Mondiale. State alla larga dai mitili di Porto Marghera per almeno altri 20-30 anni se ci tenete alla salute. Sul web c'è tutto al riguardo: ci sono stati morti sul lavoro, contaminazioni ambientali e pure dure condanne della magistratura.

     

    Ammazza....Oloturia,

     

    mi sembri wikipedia versione sub :D

  5. Questo video, peraltro già postato diverse volte, crea sempre un sacco di polemiche e facili giudizi.

     

    So per certo, per esserci stato per diverso tempo, che queste cose non succedono in tutti i ristoranti e sicuramente si tratta di una minoranza (tant'è che dopo tanto tempo dalla prima volta in cui questo video è stato postato non mi risulta questa gran proliferazione di ristoranti e clienti che si dedichino a questa pratica). Noi stessi in Italia abbiamo pratiche ben più tremende di queste e se qualcuno mi desse dell'animale o del malato di mente solo perché io condivida la nazionalità dei soggetti responsabili la cosa mi infastidirebbe alquanto....un po' come quando dicono "Italiani mafiosi".

     

    prima di esprimere facili giudizi e generalizzare su popoli e culture diverse dovremmo pensare a quello che è la nostra cultura e tradizione.

    Chi tanto osanna gli insaccati fatti in casa, quelli buoni, mica quelli industriali...si faccia raccontare come veniva (ed ancora spesso viene quando si riesce ad evitare il controllo) ammazzato il maiale.

    Fatevi raccontare anche come, prima, venga castrato.

     

    Ma siamo sempre alle solite, occhio non vede, cuore non duole.

     

    Una cosa vorrei anche capire...in quanto tempo credete che muoia (ammesso che quel filmato non sia un fake) quel pesce? In meno tempo rispetto a quello che ci mette una cernia incastrata sotto una lasta o un dentice sparato in profondità che si intana? Oppure soffre più di una ricciola (il sogno di chiunque) che srotola metri e metri di filo e che verrà terminata dopo essere stata doppiata o magari triplicata?

     

    E chi ha mai detto, che in Italia siamo tutti "santi"?

     

    Questo non toglie che rimanga un atto barbarico, cultura o non cultura.

     

    Il princìpio è sempre uguale: evitare le sofferenze a chiunque, umano, animale o vegetale che sia, cercando VOLUTAMENTE di abbreviarne i tempi, in fase di cattura.

     

    Prolungare l'agonia di un pesce solo a scopo alimentare, anzi, per puro effetto scenico... beh, mi sembra tutto un altro discorso. :thumbdnn:

  6. cmq di sto periodo su dieci uscite fai una pescata...gli altri 9 sn cappotti....l'inverno è magro!!

     

    ...azzarola! ed io che volevo mangiare pesce tutto inverno che faccio? mi butto sui bastoncini di pesce? :siiiii:

    e poi prima, già erano solo cappotti col bel tempo...adesso devo mettere su un'attelier di moda!!!

     

    posso fare una domanda stupida?

    visto che i pesci quando mi vedono già tirano fuori le carte e si fanno una partitina da tanto sono brocco...

    ma come funziona?

    voi fate capovolte ogni 3-4 minuti in prossimità di posti che ritenete validi e quello che arriva arriva,

    oppure guardate che movimento c'è sul fondo ed in base a quello vi immergete.

    posso arrivare fino a 10 mt ma non ho una bella apnea, ho fatto solo un corso neanche troppo istruttivo e la pesca la sto veramente tanto improvvisando?

    anche perchè non ho riferimenti.

    adesso ho ordinato un dvd di pesca...insomma ci si arrangia alla bellemeglio per evitare sempre cotolette!!! :D

    qualsiasi consiglio è oro!

     

    Leggi tanto...

     

    spesso si scoprono risvolti anche dai racconti degli altri.

     

    E comunque l'esperienza la si ottiene con gli anni e frequentando fondali diversi.

     

    Io, abituato ai fondali della Sardegna :wub: , quando ho cominciato a frequentare la Liguria ho dovuto imparare di nuovo tutto :huh: .

     

    Poi ho fatto qualche tuffo nei fondali Laziali.... altro mondo!

     

    Ogni zona ha le sue caratteristiche che vanno interpretate anche sentendo i racconti degli altri.

     

    Poi certamente, la velocità di apprendimento è direttamente proporzionale agli anni di esperienza.

  7. Da "L'Unione Sarda" del 26 novembre: qui l'articolo

     

    Portoscuso. Il pescatore: «Ammetto, ho avuto molta paura e mi sono allontanato da Capo Altano»

     

    Un pescecane sotto il gommone

     

    Squalo bianco avvistato a 400 metri dalla costa Giovedì 26 novembre 2009

    Uno squalo bianco di cinque metri è stato avvistato da un pescatore dilettante a 400 metri dalla costa di Capo Altano. Un incontro affascinante e raro ma soprattutto carico di emozioni e molta paura.

    E ra uscito in mare per catturare qualche bel dentice con la tecnica della traina, ha incontrato uno squalo. Mica un “piccolo” pesce di un metro, un metro e mezzo. «Macché, sotto il mio gommone, intorno al mio gommone, nuotava il pescecane». Squalo Bianco, indiscutibilmente. Ne è certo Giovanni Roberto Biggio di Portoscuso, pescatore dilettante e per diversi anni, sette per l'esattezza, operatore di tonnara. Racconta: «Erano da poco passate le tredici e un quarto, avevo innescato un calamaro e stavo procedendo lentamente a un miglio dall'isolotto dei Meli. È spuntato improvvisamente scivolando sotto la barca, era enorme. Tenendo conto che il mio è un gommone di cinque metri, ebbene, quel bestione aveva la stessa misura».

    Per il pescatore sportivo non sono stati momenti gioiosi. Attimi interminabili «dove la paura ha fatto breccia nei miei pensieri», ammette. «Non era uno squalo Volpe, questa specie la conosco per averla più volte avvistata. E la sua imponenza mi suggerisce che non poteva trattarsi neppure di uno degli atri tipi di squali, sicuramente più piccoli. Eppoi quei denti. Certo che li ho visti bene, perfettamente. Si è piegato sul fianco, mi ha fissato col suo grande occhio scuro, ha spalancato la bocca. Ho tremato. E ho accelerato, dando gas al motore per allontanarmi».

    La lancetta dell'orologio ha iniziato a girare, mentre il cuore in petto continuava a battere forte per l'emozione.

    Giovanni Roberto Biggio ha iniziato a spostarsi verso terra, come volesse allontanare sempre di più quell'incontro ravvicinato con il grande “Bianco” e scacciare il terrore. «Nessuna vergogna, non ero sereno», spiega. «Anche perché la vicenda era tutt'altro che conclusa. Mi ha seguito, avvicinandosi anche lui alla costa». Un miglio, poi quattrocento metri da Capo Altano, a due passi da dove con la primavera inoltrata la tonnara di Portoscuso cala le sue reti e la “camera della morte” per riuscire a intercettare la corsa dei branchi di tonni e naturalmente catturarne molti esemplari.

    «Prima ho visto la pinna solcare la superficie del mare e venire verso di me, poi me lo sono ritrovato sotto la barca, ancora una volta si piegava sul fianco, sembrava prendesse le misure del gommone per aggredirlo. ». Scherza, Biggio, ripensando a quel pomeriggio. «Adesso posso permettermelo, d'altra parte ora sono al sicuro». Ma al di là della paura, il pescatore dilettante di Portoscuso non nasconde la gioia per essere stato protagonista di un esaltante e rarissimo incontro in mare aperto. Un'esperienza che solo poche persone possono vantarsi di aver vissuto.

    Di quel momento non esistono sfortunatamente testimonianza fotografiche. Solo il racconto di Biggio. «Quando sono sceso a terra mi sono recato negli uffici della Capitaneria per raccontare ciò che avevo visto, credo che le indicazioni siano state poi inviate agli esperti». Saranno loro a interpretare le indicazioni rilasciate da Giovanni Roberto Biggio e valutare se davvero quel pesce mastodontico, lungo circa cinque metri e con una bocca armata di grossi denti, sia veramente un “Bianco”, il pescecane per antonomasia. Oppure un'altra delle tante specie di squali che abitano le acque del Mediterraneo. Finendo ogni tanto nelle reti dei pescatori, magari anche dentro i muri di nylon della tonnara.

    ANDREA PIRAS

     

     

    Venghino Siori, Venghino.... :P

     

    Ho saputo che Ciski l'ultima uscita l'ha fatta a "strusciapanza" :laughing:

  8. Ho cambiato tutte le guarnizioni del cyrano 110, ma nella confezione mi sono trovato una guarnizione in meno.

     

    Dato che non voglio acquistare un kit completo per una sola guarnizione, che misure devo chiedere, per l' o-ring della valvola di carico dell'aria (diam. interno + corda)?

     

    Chiaramente intendo la guarnizione di battuta della valvola sul calcio.

     

    Un'altra domanda:

     

    è possibile avere lo spaccato del fucile in questione (schema tecnico)?

     

    Grazie per la risposta.

     

     

  9. Vorrei sapere chi si è gia autocostruito una sorta di "chiave" per smontare la valvola di carico dell'aria del cyrano (dove si avvita la pompetta).

     

    Di solito uso una chiave normale, piccola, che riesce ad entrare nella sede e aggancia senza problemi, ma ho un fucile che è particolarmente inchiodato, quindi mi scivola e corro il rischio di rovinare la valvola. <_<

  10. Confesso che i primi giorni che frequentavo questo forum mi sentivo un po solo e un po retrò, leggendo di tutte queste innovazioni e tecnologie sulle attrezzature.

     

    Mi sento sempre un antiquato, ma almeno sono certo di essere in buona compagnia! :lol:

     

    Pescavo quasi unicamente con uno sten, anche in tana (in Sardegna le tane non sono proprio come nel Lazio), alternando in qualche rara occasione il medisten.

     

    Mai fatto modifiche se non eliminare nei vecchi modelli la sicura.

     

    Per la serie: "a che cu@o appartieni" eccovi la mia:

     

    ricciola da 4 kg con fiocinazza di metallo e un 70 oleo fulminata in capoccia,

     

    tripletta di saraghi in tana sempre con la fiocinazza arruginita (due saraghi con tre punte e uno con un corno dritto nel cranio -anni 80- )

     

    doppiette svariate di cefali all'aspetto con fiocinazza.

     

    Le altre catture tutte in regola.

     

     

     

  11. In effetti una leggera differenza tra spaccato e spalmato esiste, in termine di resistenza, cioè lo spaccato è più sensibile (poco, però) a taglietti che possono crearsi con la vestizione e la svestizione.

     

    La dispersione del calore non avviene per "irragiamento" ma per i fenomeni di "conduzione" e "convezione", pertanto se lo scopo della spalmatura è la riflettenza non vi sono vantaggi di sorta.

     

    La vestizione sullo spalmato è leggermente meno ostacolata dalle cellule aperte dello spaccato, ma personalmete ho sempre usato l'acqua saponata anche sulle prime (ho avuto solo un'esperienza sullo spalmato ed è stata anche l'ultima!).

     

    I modelli su misura fuggono ogni dubbio sulla perfetta aderenza sulla pelle, condizione fondamentale per non avere infiltrazioni d'acqua o costrizioni anatomiche.

     

    Il liscio esterno è più debole ma più caldo ed elastico.

     

    Il monofoderato esterno è più resistente, meno elastico e in inverno si trasforma in un' ulteriore dispersione di calore (all'aria).

     

     

    :bye:

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