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andrea1965

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Risposte pubblicato da andrea1965

  1. Rivoluzione verde in Olanda: stop alla vendita di auto a benzina e a gasolio

     

    Il provvedimento è stato approvato in Parlamento grazie al supporto di un ampio fronte politico e prevede il divieto a partire dal 2025

     

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    Amsterdam, città di canali e biciclette

     

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    di Michael Pontrelli - Twitter: @micpontrelli

    La notizia arrivata oggi dall'Olanda è una di quelle destinate a lasciare un segno nella storia. Il governo ha annunciato di aver avviato il cammino legislativo per arrivare a vietare, dal 2025, la vendita di automobili con alimentazione a benzina e a gasolio. Il provvedimento ha ottenuto una prima approvazione in Parlamento grazie al sostegno del partito Laburista che ha prevalso sulla netta opposizione della Destra. A favore dell'iniziativa si sono schierati anche i Liberal Democratici, i Verdi e il partito ChristenUnie.

    Governo olandese fortemente impegnato sul fronte green

    La decisione conferma il forte impegno verso la green economy del governo olandese che già nel 2013 aveva siglato un "accordo sull'energia" con una quarantina di organizzazioni indipendenti, al fine di promuovere iniziative "verdi" nell'ambito dell'energia, dell'isolamento termico degli edifici e della riduzione della CO2. Nello scorso dicembre l'Olanda, assieme ad altre quattro nazioni e otto Stati del Nordamerica avevano formato la Zero-Emission Vehicle Alliance per arrivare entro al 2050 alla esclusiva vendita di automobili eco-compatibili.

    E' boom di richieste per l'auto elettrica low cost di Tesla
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    Che a livello mondiale si stia entrando in una fase nuova per il settore automobilistico lo conferma il successo strepitoso dell'auto elettrica low cost appena annunciata da Tesla. La Model 3 in soli tre giorni ha raccolto 276.000 prenotazioni. La macchina, che a piena carica avrà quasi 350 chilometri di autonomia, sta generando un entusiasmo che qualcuno ha addirittura paragonato a quello del lancio dell'iPhone di Apple.

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    Anche i big tecnologici americani in campo per favorire l'economia "pulita"

    L'impegno del fondatore di Tesla, il visionario Elon Musk, a favore della green economy è solamente la punta dell'iceberg. Pochi giorni fa i più importanti big tecnologici americani ovvero Apple, Google, Microsoft e Amazon, sono scesi in campo a fianco di Barack Obama per chiedere il via libera al Clean Power Plan fermato dalla Corte Suprema per un cavillo giuridico. Il piano prevede di tagliare le emissioni di CO2 del 32% entro il 2030. Un risultato ambizioso ma necessario se si vuole impedire che in nome dello sviluppo economico venga compromessa definitivamente la "salute" del pianeta.

    In Italia nel frattempo si continua a litigare sulle energie da combustibili fossili

    E l'Italia? Per il momento all'orizzonte non si vede niente di simile a quello che sta avvenendo in Olanda. Di economia verde se ne parla poco o niente. Al contrario in questi giorni il dibattito pubblico è monopolizzato dall'inchiesta sul pozzo petrolifero di Tempa Rossa in Basilicata e dal referendum sulle Trivelle del prossimo 17 aprile. Paradossalmente mentre il mondo più avanzato punta su rinnovabili e auto elettriche da noi si litiga furiosamente sulle energie provenienti da combustibili fossili. Un po' come camminare con la testa rivolta all'indietro.

     

     

     

     

    7 aprile 2016

     

     

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  2. “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”

    Referendum Trivelle: analisi del quesito

    L’oggetto del referendum del 17 aprile sono solo le trivellazioni che effettuate entro le 12 miglia marine (che corrispondono a circa venti chilometri). Non sono quindi la maggior parte delle trivellazioni in acque italiane, complessivamente 66 e collocate soprattutto oltre le 12 miglia, e dunque fuori dal referendum.

    Parliamo solo di quelle localizzate entro le 12 miglia. In tutto sono 21:
    7 in Sicilia,
    5 in Calabria,
    3 in Puglia,
    2 in Basilicata,
    2 in Emilia Romagna,
    1 nelle Marche,
    1 in Veneto.

    Queste vengono effettuate da compagnie estrattive diverse, sulla base di una concessione che dura inizialmente 30 anni, poi prorogabile per due volte, cinque anni ciascuna. In totale: 40 anni. Più altri cinque possibili.

    Cosa succede dopo i 40/45 anni? Secondo la normativa vigente oggi scaduta la concessione finisce la trivellazione.

    Il provvedimento del governo Renzi, cioè la norma inserita nella legge di stabilità, dice che anche quando il periodo concesso finisce, l’attività può continuare fino a che il giacimento non si esaurisce.

    I referendari chiedono che questa novità sia cancellata e si torni alla scadenza “naturale” delle concessioni.

    Il quesito del referendum del 17 aprile oltre a non riguardare le trivellazioni oltre le 12 miglia, non riguarda neanche possibili nuove trivellazioni entro le 12 miglia che rimangono vietate per legge. Si decide il destino di 21 trivellazioni già esistenti e in funzione nel nostro mare, entro le 12 miglia. Il decreto legislativo 152 prevede già il divieto di avviare nuove attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi gassosi o liquidi entro le 12 miglia, per cui il referendum agisce solo su quelle già in essere.

    Referendum Trivelle: le ragioni del SI

    Se al referendum del 17 aprile vincesse il SI, entro 5-10 anni le concessioni verrebbero a scadere e quindi l’attività estrattiva dovrebbe cessare. Oggi le concessioni hanno una durata di trent’anni, prorogabili di dieci. Con il Sì non si elimina la possibilità di proroga: ci sarebbe la cessazione nel giro di alcuni anni delle attività attualmente in corso, tra cui quelle di Eni, Shell e di altre compagnie internazionali.

    Il Sì al referendum è sostenuto da una rete di comitati, il No Triv, riunito in un coordinamento nazionale (www.notriv.com). I comitati locali sono principlamente nelle regioni interessate dalle trivellazioni.

    Per il Sì sono anche le principali organizzazioni ambientaliste, compreseGreenpeace, Legambiente e Wwf.

    Una vittoria del Sì avrebbe un effetto politico e simbolico ben più forte dello specifico referendario. Spingendo la politica a fare quei passi verso le energie rinnovabili che in altri paesi europei sono stati fatti negli anni passati e che in Italia sono al palo, o quasi.

    Referendum Trivelle: le ragioni del NO

    Esiste un comitato che si chiama “Ottimisti e razionali”, presieduto dall’ex deputato Pci Gianfranco Borghini.

    I contrari al referendum del 17 aprile non si trovano solo nel governo o tra i petrolieri. Dubbi sono stati espressi anche nella Cgil, che teme la perdita dei posti di lavoro: il progressivo abbandono delle concessioni causerebbe una emorragia di posti di lavoro. Il settore estrattivo occupa circa 40mila persone.

    C’è un’altra obiezione, più generale, che i sostenitori del No (o del mancato quorum) avanzano. È quella del fabbisogno energetico. Le trivellazioni nel mare italiano, in particolare quelle entro le 12 miglia oggetto del referendum, estraggono principalmente gas metano coprendo circa il 10% del fabbisogno nazionale. In misura minore si estrae petrolio. In prospettiva anche i sostenitori del NO auspicano la crescita dell’utilizzo delle delle energie verdi ma nel frattempo non si può rinunciare a quello che abbiamo. Andrebbe sostituito da corrispondenti importazioni.

    Essendo referendum abrogativo, un’eventuale bocciatura lascerebbe la situazione inalterata: cioè, le ricerche e le attività petrolifere attualmente in corso potranno proseguire fino alla scadenza. Dopo la scadenza, le compagnie potranno presentare una richiesta di prolungamento, che deve essere approvata in base a una valutazione di impatto ambientale.
    Se vince il no (o se non si raggiunge il quorum) le estrazioni di idrocarburi non avranno scadenza certa: in molti casi potrebbero proseguire fino all’esaurimento del giacimento.

     

    Il quesito del referendum trivelle del 17 aprile è piuttosto tecnico, e questo potrebbe scoraggiare il voto. Ma punta a una scelta di campo in tema di energia, quindi è un referendum politico, e riguarda tutti.

  3. sono cero che ci voglia la patente, per altre tasse devi andare in capitaneria, quando peschi metti una bandiera di 8m x 8 per farti vedere ed una boa gigante... ti passano sulla testa,, alla fine li inacciavo con l'arba da 100.... comunque poco pesce e moooolto difficile.. però mare e costa magnifici... pregi e difetti...

  4. Tutto sommato il fatto che vi siano delle regole, più o meno condivisibili, e un fatto positivo.Spero solo di poter pescare un po' in Santa pace......del resto ad Agosto in Italia i controlli, almeno dalle mie parti, sono assenti, ma a rendere la pesca sub impossibile ci pensano i cafonauti....

  5. Passano gli anni ma non le inutili ed assurde polemiche.

    Pochissime righe per fare chiarezza.

    Il posto da te scelto è decisamente il più difficile per i permessi ma si ottengono comunque, almeno quelli di pesca. Altra cosa sarebbe l'autorizzazione ai gommoni per la pesca, che è riservata a mezzi immatricolati in Grecia.

    Questo, come altri, sono incresciosi EFFETTI (non cause) di aggressioni subite dai greci da una razza di animali umanoidi molto aggressivi di nazionalità italiana ed in particolare di regioni del sud prossime alla Grecia.

    Naturalmente una volta ottenuti i permessi di pesca potrete divertirvi, la Grecia dona ancora tanto pesce a patto che si sappia pescare.

    Buon divertimento!

     

    Grazie del chiarimento

  6. Buona giornata a tutti. Quest'estate vorrei andare in Grecia, penso senza il mio fido gommone per motivi di praticità, e vorrei avere qualche consiglio dagli amici del Forum su località che possano soddisfare le esigenze di vacnza , mare, relax e.. naturalmente pesca sub

    Grazie

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