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Pepu

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Risposte pubblicato da Pepu

  1. Mi dispiace se non volendo ho frenato lo sviluppo della discussione...

    Ritengo che di cose da dire ce ne saranno tante e ci sono tanti appassionati come me che possono raccontare le proprie esperienze.

    Nel frattempo, ricambio gli abbracci di Teo e Uccio! GRAZIE! :wub:

  2. Pienamente d'accordo! :thumbup:

    Ancora di più essendo istruttore...

    Nel frattempo, visto che non possiamo impedirgli di andare in acqua lo stesso, quantomeno cerchiamo di renderlo consapevole dei rischi.

    Sono il primo sostenitore del fatto che la pesca in apnea (con tutto ciò che ne consegue in termini di fisiologia, sicurezza, ecc.) non si può insegnare con la teoria, ma la teoria diventa comunque fondamentale per affrontare la pratica.

    Ciao. Pepu.

  3. Ciao Enzo,

    senza addentrarci troppo in argomenti complessi, ti servirà sapere perché è necessario compensare.

    L'aria contenuta nelle cavità del nostro corpo dove circola aria, cioè polmoni, naso, gola, bocca e cavità sopra del naso (seni frontali), per effetto di una legge fisica tende a comprimersi e a ridursi di volume, al contrario dei liquidi (come il sangue) che invece sono incomprimibili.

    Per cui, come tu scendi anche solo di un metro, la pressione dell'acqua aumenta (in modo costante man mano che aumenta la profondità) comprimendo l'aria contenuta in te che riducendosi di volume, tende a "risucchiare" verso l'interno la membrana del timpano che è elastica fino ad un certo punto, perché poi si rompe con conseguenze anche molto serie (e pericolose durante l'immersione!).

    Nel momento in cui tu senti il dolore, vuol dire che sei già a rischio, perché la compensazione va fatta al momento giusto e tutte le volte che serve durante l'immersione, appena senti che i timpani tendono ad essere spinti dalla pressione dell'acqua, ma prima che senti dolore.

    A quel punto, come ti hanno già spiegato, è sufficiente che tu spinga un po' di aria che hai nella bocca/gola/naso come se volessi farla uscire dal naso, ma tenendo le narici tappate, così l'aria viene forzatamente indirizzata nelle tube e con questa leggera spinta il timpano ritorna nella sua posizione naturale di equilibrio.

    Il tutto deve essere fatto con molta dolcezza e senza forzare, per cui devi capire bene come funziona, facendo prove in pochissima profondità, anche se ti sembra che le orecchie non hanno bisogno di essere compensate.

    Le manovre te le hanno già suggerite, quella più semplice è quella di Valsalva, spingendo l'aria come ti ho spiegato prima, che puoi provare con molta cautela a secco per vedere come funziona, ma facendo attenzione perché i timpani in quel momento non sono da compensare, quindi spingi la membrana timpanica dalla naturale posizione verso l'esterno.

    Questo ti aiuta a capire se entrambe le orecchie si compensano più o meno contemporaneamente o se una delle due ha un ritardo, segno che le due tube non sono "libere" allo stesso modo e quindi in acqua ti potrebbero creare dei problemi a compensare da un lato ed in quel caso devi stare molto attento a non farti male, rinunciando a forzare la compensazione pur di andare più giù.

    L'altra manovra, molto meno forzata e da preferire alla Valsalva per molti aspetti che in questo momento non sto a spiegarti (sarebbe lunga...) è la Marcante-Odaglia ed interpretazioni varie.

    Puoi provarla a secco tenendo sempre le narici tappate con le dita ed ingoiando, come con l'altra manovra sentirai i timpani che si "allargano" verso l'esterno.

    In acqua, quando si impara a farla correttamente, si riesce a fare senza dovere stringere il naso, sfruttando la sola depressione della maschera, di solito non tutti riescono subito a praticarla, tante volte perché non si capisce bene come fare, altre perché la propria conformazione anatomica consente di usare solo al manovra di Valsalva.

    Ricorda bene che devi compensare ogni volta che le orecchie te lo chiedono, io che uso la manovra senza dovere stingere le narici, inizio già dopo un metro e più o meno ogni metro e mezzo/due di profondità ripeto la manovra.

    FAI MOLTA ATTENZIONE a non immergerti MAI se sei raffreddato o se sei reduce da bronchite con catarro perché troverai difficoltà o impossibilità a compensare, rischiando di romperti i timpani o causandoti infiammazioni che possono tenerti lontano dall'acqua anche per periodi molto lunghi.

    Spero di non averti confuso di più le idee, se vuoi chiarire qualcosa chiedi pure!

    Buone compensazioni! Pepu.

  4. Ciao,

    premesso che potresti pure avere ragione, ma piuttosto che interpretare i silenzi, non è meglio ipotizzare che un direttore commerciale di un'azienda come la Omer potrebbe non avere la disponibilità di tempo per collegarsi quotidianamente a questo spazio?

    Per tua ammissione, il numero di telefono di Omer lo conosci bene, quindi, mi domando e ti domando, non è meglio telefonare, chiarirti il dubbio sul silenzio e poi eventualmente esercitare il tuo sacrosanto diritto di esternare il tuo disappunto in questo spazio o altrove?

    Credo che gli spazi aziende siano stati travisati da alcuni utenti e vengano utilizzati più come sfogatoio, anziché come prezioso filo diretto con le aziende (mi riferisco a tutte, non solo ad Omer), utili per avere risposte, conferme o risoluzione di piccoli o grandi problemi.

    Non sarebbe il primo caso di utenti che sparano a zero e l'intervento successivo ringraziano per avere comunque risolto il loro problema...

    Il giorno che non riterranno più utile fornire questo servizio il danno lo avremo tutti quanti.

    Non tutte le aziende sono disposte a metterci la faccia e mi risulta che c'è chi non risponde ai clienti nemmeno se contattati via mail o telefonicamente, se non tramite i negozianti (che scegliamo noi clienti, nel bene e nel male...).

    Scusa se mi sono permesso. Con sincera cordialità. Peppe.

  5. Ciao Antonell-Uccio,

    immagino che alludessi a me, o almeno lo spero! :angelnot:

    Temo che deluderò tanti con quello che ho da dire...

    Chiariamo che si parla SOLO di settaggi da pesca e non da Tiro Sub.

    Concordo con te che l'impugnatura è fondamentale in un fucile, come pure il meccanismo di sgancio e aggiungo, un buon sganciasagola.

    Per esempio, per la mia manina, l'impugnatura Pathos è troppo grande, costringendomi a fare un movimento laterale per riuscire a tirare il grilletto, deviando lateralmente il tiro (solitamente a destra, per i destrorsi), motivo per cui, paradossalmente, se anche fosse la migliore impugnatura del mondo io non potrei mai sceglierla.

    Usando ormai da qualche anno le impugnature Cayman della Omer, una delle cose positive che ho potuto riscontrare è che essendo molto alte, tendono effettivamente a ridimensionare il rinculo, dando qualche vantaggio in più al fucile, anche in assenza di massa generosa, però per qualcuno sono piccole, anche se con la manopola anatomica il problema si ridimensiona.

    Per il resto, che siano aste lunghe o corte, elastici progressivi o reattivi, L'UNICA cosa da fare è armarsi di pazienza e mettersi davanti ad un pezzo di polostirene o la classica bottiglia e perdere (o meglio, investire) mezz'ora di tiri da distanza costante per vedere come si comporta il vostro fucile.

    Rispetto ed ammiro coloro che calcolano coefficienti e fasi lunari per il settaggio del fucile, ma la mia modesta esperienza maturata in questi anni mi ha portato alla conclusione che le variabili che intervengono nella balistica di un fucile sono tali e tante che purtroppo non si riesce quasi mai a prevedere la balistica di un fucile finchè non si prova sul campo.

    Anche le prove vanno fatte in modo intelligente.

    Avere un fucile che spara a 15 metri è sicuramente una cosa impressionante e meritoria per chi lo ha realizzato, ma l'unica distanza che dovremo prendere come riferimento per il nostro fucile (ipotizziamo lunghezze da 90 a 110 cm.) non deve superare i 3 metri misurati dalla punta del fucile.

    Quando avremo certezza di come spara il fucile da quella distanza, che ricordiamo, corrisponde alla percezione visiva della preda a circa 5 metri dal nostro occhio, quindi molto oltre la media delle catture (provate a misurare la distanza di un oggetto a 5 metri da voi per rendervi conto...), possiamo levarci lo sfizio di vedere fino a che distanza la balistica è ancora efficace, almeno in teoria.

    Tutto il resto, è roba per appassionati di calcoli.

    Le variabili che influenzano il tiro sono moltissime, densità, pressione e temperatura dell'acqua, materiale e massa del fusto, impugnatura (più o meno adatta alla mano), lunghezza, peso, diametro, tipo di acciaio dell'asta, tipo e posizione dell'aletta o delle alette, se ha le tacche o i perni, che tipo di perni se molto alti o minimalizzati, gli elastici non ne parliamo nemmeno e non ci dimentichiamo l'importanza delle ogive che possono influenzare di parecchio la balistica.

    Tutti questi ingredienti, alla fine si devono combinare ed amalgamare con l'ingrediente più difficile da dosare: la nostra esperienza, gusto personale e le nostre convinzioni, senza il quale ti possono mettere in mano il fucile oggettivamente più performante che non ci prendi un elefante in un corridoio!

    Teniamo sempre nella giusta considerazione il fatto che il settaggio del fucile deve tenere conto degli equilibri strutturali del fucile stesso,

    Se andiamo a sovraccaricare un fucile con poca massa ed un meccanismo di sgancio non adeguato, otterremo solo dei tiri fortemente imprecisi, grilletto durissimo e con un rinculo esagerato, che paradossalmente rende la velocità dell'asta pari, se non inferiore a settaggi molto meno esasperati ma che sfruttando gli equilibri corretti, ci faranno ottenere un tiro veloce e pulito.

    Giusto stamattina un amico mi chiedeva un consiglio per un Geko 90, se era il caso di mettere l'asta da 7 per fare rendere meglio il doppio elastico che lui ama tenere molto tirato, però già con la 6,5 sbaglia i pesci...

    In giro si sentono e si vedono di quegli accrocchi spaventosi.

    Al recente raduno del Team Omer a cui ho avuto il privilegio e l'onore di partecipare, ho avuto modo di vedere come interpretano il rapporto con i fucili dei Pescatori (la maiuscola non è causale!) veramente di altissimo livello.

    Tralasciando l'approssimativa cura delle attrezzature, tipica di chi passa più tempo in acqua che in garage come il sottoscritto, quando senti che un ottimo pescatore non riesce a prendere i pesci se non ha il fucile con gli elastici in linea imboccolati perché altrimenti li sbaglia, allora hai la dimostrazione che il fucile è solo il mezzo (indispensabile, sicuramente) per la cattura, ma poi quello che conta è il feeling che abbiamo col nostro fucile.

    Anche sul discorso asta lunga o corta, posto che sicuramente cambia qualcosa in termini balistici, se un pescatore come Antonello è consapevolmente o inconsciamente abituato a puntare (non dico mirare altrimenti si scatenano i commenti... :ajo:) vedendo la punta dell'asta, allora sarà deleterio accorciare l'asta, perché il suo fucile probabilmente tirerà meglio (ma non è detto...) però non ci prenderà più nemmeno un pesce perché li sbaglierà tutti.

    Ovviamente, il discorso vale anche al contrario!

    Scusatemi se ho deluso qualcuno e non ho dato delle risposte "verità", ma sono certo che vi arriveranno nel corso della discussione!

    Ciao.

  6. Luciano, ti rispondo all'usu nostru.

    Datti 'na calmata pirchì 'nti tia ci sunnu 35 gradi, 'cca 'nti mia 'ndavi chindici, quindi vidi a cu' 'nci faci mali u caddu!

     

    Non riesco proprio a capire cos'è che ti abbia indispettito del mio ultimo intervento che hai ripreso insieme agli altri dichiarandoti offeso.

     

    Ora, per cortesia, torna a pagina tre e leggi la mia risposta dove ti dico che E' IPERVENTILARE quello che fai, altro che non averti risposto, TRE VOLTE L'HO SCRITTO, DUE VOLTE DIRETTAMENTE A TE!!!.

     

    Dopo quel post mi rispondi dimostrando di non avere letto la mia risposta e quindi EDUCATAMENTE, te lo faccio notare, ma tu ribadisci che l'hai letta, allora scusami, vuol dire che non hai capito cosa ti ho scritto e questo diventa un problema tuo perché ritengo di essermi spiegato in modo assolutamente chiaro, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle "i".

     

    Respira come cavolo vuoi e fai tutte le domande che ritieni più opportune, ma non ti aspettare che si continui a rispondere se non le stesse cose che ti abbiamo già scritto ripetutamente e che non comprendi o non vuoi comprendere.

     

    Non può essere tutto il mondo che guida contromano, fatti venire un dubbio di avere imboccato tu l'autostrada al contrario!!!!

     

    E abbi più rispetto per chi ti dedica del tempo cercando di spiegarti come evitare di farti del male, anziché fare pure il risentito per un problema che è solo tuo!

     

    Ora puoi ritenerti offeso perché finora ero stato assolutamente rispettoso, paziente ed educato.

     

    PASSO E CHIUDO! Peppe.

  7. Mi dispiace Luciano, non potrei aggiungere altro a quello che è stato scritto da Daniele ed Andrea.

    Prova a rileggere le pagine precedenti con lo spirito di una persona diversa dal tuo "io".

    Se anche cosí continua a non esserti chiaro qualcosa... ti auguro dal profondo del cuore e con sinceritá... Buona fortuna! :-)

  8. Come già ho avuto modo di "disquisire" privatamente con Santiago86, la didattica proposta da Apnea Academy è di indubbia validità, ma si propone agli apneisti che devono effettuare una serie di immersioni/apnee con schema predefinito, che sia dinamica lineare, con o senza attrezzi, statica o lungo un cavo in assetto costante, ecc.

    I vantaggi di determinati tipi di respirazione sui tempi di apnea sono innegabili ma anche i rischi, se non correttamente praticata e maturando la giusta esperienza, sono comunque presenti e ci si può fare molto male come in qualsiasi altra situazione, ma disponendo di un protocollo sul controllo e la sicurezza che ridimensionano il tutto, con le dovute eccezioni.

    Diventa però molto pericoloso esportare queste tecniche alla pesca, perché ritengo che non siano omologabili alla variabilità delle immersioni di pesca, diverse l'una dall'altra e con schemi spesso che variano durante il tuffo stesso (parto con un agguato che si conclude con aspetto o viceversa, o con l'ispezione di una tana, ecc.).

    Sono curioso di acquisire l'opinione dell'amico Andrea (grazie per i complimenti!), ottimo pescatore ed apneista esperto, se pratica differenti tecniche di respirazione a seconda delle situazioni, che siano di pesca o discesa lungo il cavo.

  9. Ciao Peppe, la "samba" viene cosí definita perchè è la perdita di controllo motorio che precede il black out. Quando avviene in ripresa di respirazione puó durare pochi secondi e spesso è seguita da ripresa spontanea delle normali funzioni, se non si evolve in black out. Il suo nome ricorda il balletto perchè quando capita si eseguono dei movimenti involontari, soprattutto del capo che si muove su e giú (come se la testa cadesse per un colpo di sonno che si cerca di contrastare...). Il black out è lo svenimento vero e proprio. Per anni è stata chiamata sincope anossica ma é stato diversificato da questa per differenze di tipo medico che farei fatica a spiegarti, non avendo padronanza dell'argomento.

    Se sei interessato e vuoi approfondire puoi farti un giro sul forum di medicina e leggere gli interventi di Massimo Malpieri.

    Ciao.

  10. Grazie per la considerazione, ma sul forum ci sono persone decisamente più accreditate di me che possono arricchire discussioni come queste.

    Io che sono cresciuto con questo forum e grazie a questo forum, ho sempre messo la massima attenzione a tutto ciò che riguarda la sicurezza, consapevole che quello che scriviamo può essere letto e chi legge non sempre ha la capacità di discernimento e la voglia di confrontarsi con gli altri.

    Tornando al discorso dell'affaticamento, durante gli allenamenti di apnea che faccio in piscina con un gruppo di persone molto preparate, l'istruttore (fenomeno!) che allenandosi insieme a noi dirige i vari esercizi in tabella ci fa sempre lavorare con tempi di recupero abbastanza ristretti, sia per una questione allenante, sia perché non lavorando mai su massimali, ma su ripetute con periodazione a difficoltà ed intensità variabili, il fatto che non riusciamo mai a scaricare del tutto la CO2 in eccesso (come al termine di una corsa o dopo avere fatto le scale...), magari non riusciamo a completare la distanza dell'esercizio riemergendo prima, ma l'accumulo di CO2 ci impedisce di tirare l'apnea rischiando di farci del male.

    In diversi anni di allenamenti con questo gruppo non ho mai visto qualcuno avere incidenti, sambe o black out.

    Analogamente, dopo uno spostamento a pinne, la frequenza cardiaca (respirazione cardio-polmonare) sale per compensare lo sforzo muscolare, ma in breve torna a livelli normali.

    Da più di un anno sto testando il nuovo computer SP2 con fascia cardio di Sporasub, sia in allenamento sia in pesca e devo dire che le indicazioni che arrivano dai dati di immersione sono davvero interessanti.

    Riallacciandomi al discorso di Luciano, in effetti le mutate condizioni ambientali influiscono molto sulla nostra tranquillità, per cui, se la frequenza cardiaca è accelerata per lo sforzo appena effettuato, immergersi prima del tempo (sempre nel rispetto dei tempi di recupero!), avrà come risultato quello di farci arrivare prima i segnali di fame d'aria, costringendoci a riemergere anzitempo, tutto sommato, con maggior margine di sicurezza, ma se la frequenza cardiaca è accelerata per motivi diversi, ad esempio, ho appena strappato un bel pesce e l'ho visto intanarsi e ora in superficie cerco di recuperare il prima possibile per immergermi di nuovo prima che scappi, o peggio, ho appena evitato di essere affettato dal solito cafonauta rischiando pure la rissa, sicuramente la mia agitazione non avrà nulla a che vedere con la saturazione di CO2 ed è qui che dovremo prestare la massima attenzione perché è facile che iperventileremo senza volerlo, pensando di abbassare la frequenza cardiaca.

    Quello che accadrà è che non appena iniziata l'immersione e stabilizzatici sul fondo, il riflesso d'immersione ed il blood shift faranno "magicamente" abbassare la frequenza cardiaca in modo repentino (parlo sulla mia esperienza di tuffi iniziati con 95/100 bpm con riduzione in pochi secondi a 42/45 bpm), per cui se non saremo troppo condizionati dal fattore che ci aveva fatto aumentare la frequenza cardiaca, riprenderemo la normalità, ma con una respirazione fatta magari in modo sbagliato, andando a correre dei seri rischi!

    Questa cosa l'ho sperimentata sulla mia pelle l'anno scorso durante una gara di apnea dinamica con la monopinna, su di una distanza per me impegnativa ma più volte chiusa in allenamento senza problemi.

    Prima della partenza, per via della tensione di gara non riuscivo a fare scendere la frequenza cardiaca in alcun modo e continuavo a respirare solo col diaframma per tranquillizzarmi, di fatto iperventilando in modo eccessivo, ma una volta partito e stabilizzato sui gesti consueti tutto si è normalizzato e le sensazioni sono tornate piacevoli con la frequenza cardiaca che si è normalizzata.

    Tutto bene finchè non sono riemerso, ma appena mi sono appoggiato al bordo ed ho ripreso a respirare ho fatto una samba velocissima di due o tre secondi che però mi è costata la meritata squalifica.

    Se la stessa cosa mi fosse capitata a pesca e non in un metro e mezzo d'acqua, non so come poteva andare a finire.

    Sicuramente, a pesca non ho mai forzato e corso rischi come in piscina dove tutto è programmato e controllato, ma questa cosa mi ha fatto rendere conto ancora di più quanto sia sottile il confine tra un'apnea normale ed una a rischio.

    Alla gara di quest'anno (ne faccio una sola all'anno...), memore dell'esperienza fatta ed ancora con lo stesso stato di agitazione, ho respirato correttamente ed anche se non ho chiuso la distanza della mia categoria (mancavano 2 metri e 60 cm. al muro!), le corrette sensazioni ed i campanelli d'allarme mi hanno permesso di riemergere al momento giusto e chiudere la mia gara con un'uscita valida.

    Quello che conta nella pesca è conoscere correttamente le principali leggi fisiche e fisiologiche e non sperimentare mai, piuttosto, procedere per gradi e sempre con molta cautela, senza pensare di bruciare le tappe.

    Col tempo impareremo da soli cosa ci fa rendere meglio sott'acqua.

    La paura non è debolezza, ma è una reazione naturale dettata dall'istinto di conservazione, quindi assecondiamola perché col tempo e l'esperienza anche la paura diventerà consapevolezza, spostandosi nel tempo e nello spazio un po' più in là, ma mai troppo! :thumbup:

    Ciao.

  11. In effetti è bella lunga, ma calcola che a fucile carico si intende con l'asta spinta dentro il fucile finchè il pistone che scorre nella canna del fucile non si aggancia al meccanismo comandato dal grilletto (mai farlo fuori dall'acqua!!!) che una volta tirato spinge l'asta creando la propulsione.

    Procurati un'asta che abbia il codolo (la parte avvitata più arretrata dell'asta) compatibile col pistone del tuo fucile, lunga non più di 40 cm.

    Quella che si vede in foto sembra da 8 mm. ma se non la trovi va bene anche da 7 mm. però non puoi usare il codolo di quella che hai già.

    L'asta che ti venderanno deve essere già corredata di scorrisagola, alcune hanno anche una rondella e la molla d'ammortizzo.

    Per la sagola usa un normalissimo trecciato di nylon da 2/3 mm. se il negoziante sa il fatto suo ti saprà consigliare correttamente.

    Ricordati che i fucili non vanno mai legati al polso o in generale al corpo perché è pericolosissimo perché rischi di rimanere sotto... purtroppo è già capitato.

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