Corallo: l’oro rosso mediterraneo

 

Una colonia di corallo con i polipi espansi.

 

Storia del corallo rosso

Il corallo rosso è la specie marina di maggior valore economico. Questa gorgonacea è stata utilizzata fin dall’antichità per produrre monili, portafortuna, gioielli ed oggetti artistici. La storia del corallo rosso è molta antica; i primi grani di corallo, rozzamente sbozzati, sono stati trovati in Svizzera, in tombe del mesolitico (risalenti a 15-20.000 anni fa). La storia dell’utilizzo del corallo rosso è legata a quella delle principali civiltà; Egiziani, Fenici, Greci e Romani hanno utilizzato e commerciato il corallo in tutto il Mediterraneo fino all’estremo oriente.
Diverse città mediterranee: Algeri, Genova, Marsiglia, Livorno, e, per ultima, dai primi dell’ottocento, Torre del greco, si sono succedute nel controllare la lavorazione ed il mercato del corallo rosso.
Nonostante questa città campana, in cui migliaia di lavoratori sono coinvolti in attività legate al corallo, venga attualmente considerata ‘la città del corallo’ per eccellenza, artigiani del corallo si trovano anche in altri paesi mediterranei e dell’estremo oriente come ad esempio, in Cina ed a Taiwan.

La pesca

Negli ultimi 30 anni la produzione della pesca del corallo in tutto il Mediterraneo si è ridotta di 2/3. Fino alla fine degli anni novanta l’Italia è stato il primo paese nella pesca del corallo rosso che veniva, e viene ancora, pescato soprattutto in Sardegna.
Gli altri paesi che pescano corallo sono la Francia, la Spagna, l’Algeria e gli altri paesi del Megreb; in misura minore il corallo rosso viene pescato anche in Grecia, Croazia e Albania.
Accanto ad una pesca ‘ufficiale’, soggetta a limitate regolamentazioni che variano da nazione a nazione, esiste anche una pesca illegale diffusa in tutto il Mediterraneo. Uno strumento di pesca altamente distruttivo, sia per il corallo che per tutte le specie che vivono in associazione con esso, utilizzato in passato è il cosiddetto ingegno, un particolare tipo di draga, molto pesante, che veniva trascinata con un’imbarcazione sui banchi di corallo per strappare le colonie dal fondo roccioso.
Il suo utilizzo è stato bandito dal Mediterraneo nel 1994, a seguito dell’intervento dei biologi Italiani che studiano questa specie (tra cui l’autore di questo articolo n.d.r.). In conseguenza della riduzione della pesca del corallo rosso mediterraneo, in Italia ed in particolare a Torre del Greco, viene importata una quantità progressivamente maggiore di corallo del Pacifico appartenente ad altre specie e di minor valore; il corallo rosso mediterraneo costituisce attualmente soltanto il 30 % di tutto il corallo lavorato a Torre del Greco.

Una folta colonia di corallo.

Che animale è il corallo rosso?

Fino ai primi anni del mille e settecento, il corallo rosso era considerato una pianta; solo successivamente fu riconosciuta la sua natura animale.
Si tratta di uno Cnidario (o Celenterato), lontano parente, quindi, delle meduse e delle madrepore; fa parte della classe degli Antozoi (animali costituiti da uno o molti polipi), e dell’Ordine degli Ottocoralli (o Alcyonari) ed appartiene alla stessa famiglia delle gorgonie.
La parentela con le madrepore, in inglese genericamente chiamate ‘Corals’, che fanno invece parte dell’ordine degli Esacoralli, è quindi abbastanza remota. Un’importante caratteristica che distingue le madrepore dal corallo rosso è anche legata al fatto che quest’ultimo è privo di alghe simbionti (zooxantelle).
Lo scheletro del corallo è costituito da carbonato di calcio, arricchito di alcuni sali minerali che gli conferiscono il caratteristico colore rosso brillante.
L’intensa colorazione rossa e la relativa facilità con cui lo scheletro delle colonie di corallo può essere lavorato, rendono questa specie così preziosa con un valore del prodotto finemente lavorato che può superare di parecchio quello dell’oro.
Per gli appassionati di biologia e di ecologia ricordiamo che il corallo rosso è una specie a sessi separati (esistono colonie maschili e femminili); le uova vengono fecondate all’interno dei polipi femminili e le larve (di circa mezzo millimetro) vengono rilasciate nei mesi di Luglio e Agosto.
Poiché le larve si insediano rapidamente su fondali rocciosi, nelle cavità meno illuminate, la specie è frammentata in molte sub-unità, comunemente definite popolazioni, riproduttivamente isolate e geneticamente distinte.
Il corallo rosso è una specie molto longeva, con una crescita molto lenta e, come verdemo più avanti, queste caratteristiche sono molto importanti ai fini della sua tutela e del suo sfruttamento razionale.

Dove vive e che ruolo svolge nell’ambito della comunità di cui fa parte?

Il corallo rosso vive in tutto il Mediterraneo e nel vicino Atlantico, tra i 20 metri (si trova anche a profondità minore in grotta) ed i 350 metri di profondità, su fondali rocciosi, in ambienti poco illuminati (è una specie ‘sciafila’); a profondità comprese tra i 30 ed i 100 metri, fa spesso parte di una comunità, insieme altre specie, che viene definita Coralligeno.
Si tratta di una specie filtratrice, simile anche in questo alle gorgonie, che si nutre dei piccoli organismi che si trovano in sospensione nel plankton; essendo una specie particolarmente longeva, tende a determinare la struttura della comunità (gruppo di specie che vivono insieme) di cui fa parte.
Nell’ambito di della sua ampia distribuzione batimetrica (20-350 metri ma in grotta può essere presente anche a soli 10 metri) possiamo distinguere due tipi di popolamenti: quelli più superficiali (20-50 metri), caratterizzati da colonie piccole e molto dense, spesso perforate da particolari spugne (Clionidi) e quelli più profondi (oltre i 50 metri), caratterizzati da colonie di taglia maggiore, meno dense.
Solo quest’ultimi popolamenti hanno un grande valore economico mentre i popolamenti che riguardano il subacqueo sportivo sono soltanto i primi. Questi popolamenti superficiali, pur avendo un limitato valore economico, sono molto importanti perché assicurano la sopravvivenza della specie; costituiscono inoltre una forte attrazione turistica per le aree marine in cui sono presenti e permettono di realizzare sperimentazioni scientifiche che, in futuro, potrebbero permettere l’allevamento della specie.

Rametti molto rarefatti in una colonia a bassa densità.

La ricerca scientifica: Quali prospettive per questa specie preziosa?

Il corallo rosso costituisce uno degli esempi più eclatanti di risorsa marina sovra’sfruttata, senza che vengano mai applicati criteri razionali di gestione al prelievo. Come abbiamo già visto l’utilizzo, il commercio e la pesca del corallo rosso risalgono ad alcune migliaia di anni ma è negli ultimi secoli, e negli ultimi decenni in particolare, che lo sfruttamento di questa specie è diventato più intenso, grazie anche all’utilizzo di nuove tecniche di pesca, con l’uso di strumenti quali l’ingegno, di natanti a motore per la pesca, dell’immersione autonoma prima ad aria e poi con miscele ed, infine, a quello delle telecamere subacquee ed anche, negli ultimi anni, di piccoli sommergibili dotati di braccia meccaniche.
Negli ultimi anni inoltre, alla mortalità legata alla pesca, si è aggiunta una nuova fonte di mortalità: nel 1999 nel Mar Ligure Italiano e Francese una massa d’acqua particolarmente calda si è diffusa fino a circa 40 metri di profondità ed ha causato la morte di diversi animali che vivono sui fondali marini, tra cui anche il corallo rosso e le gorgonie.
La gestione della pesca di una risorsa caratterizzata da una crescita molto lenta (0,24-0,62 millimetri l’anno in diametro e alcuni millimetri l’anno di altezza); in particolare è difficile organizzare un tipo di prelievo che tenga conto dei bassi tassi di crescita di questa specie.
Per questo motivo la maggior parte dei banchi di corallo conosciuti sono stati sovra sfruttati; il ruolo della ricerca scientifica dovrebbe pertanto essere quello di indicare le strategie di gestione di quest’importante risorsa mediterranea, consentendone uno sfruttamento compatibile con la sua conservazione.
Per una specie con le caratteristiche del corallo rosso, caratterizzata da tassi di riproduzione abbastanza elevati ed ampia distribuzione geografica e batimetrica, il rischio di estinzione non è reale; solo un drammatico cambiamento dell’ambiente mediterraneo potrebbe estinguere il corallo insieme a molte altre specie.
Quello che si rischia invece è l’estinzione economica, ovvero non ci saranno più popolazioni con colonie sufficientemente grandi da poter essere sfruttate commercialmente, ed eventualmente quella di alcune popolazioni costiere.
La ricerca può quindi fornire indicazioni utili alla tutela ed alla gestione, proponendo modelli di sfruttamento di questa risorsa che indichino quale sia il prelievo compatibile con la velocità di crescita delle colonie.
Sono attualmente in corso anche esperimenti volti a favorire la crescita delle colonie di corallo su substrati idonei.
Tale metodica, messa a punto e brevettata dai ricercatori dell’Università di Pisa, può permettere un ripopolamento della specie in aree in cui sia stata localmente estinta e potrebbe, in futuro, rendere possibile l’allevamento di questa specie.

Altri piccoli rami di corallo con i polipi ben in vista (Foto A. Balbi)

Quale ruolo possono svolgere le Aree Marine Protette per la conservazione di questa specie-simbolo del Mediterraneo?

Come abbiamo visto questa specie presenta una distribuzione geografica e batimetrica molto ampia e questo la mette al riparo da rischi di estinzione globale; tuttavia, poiché la scomparsa da alcune aree è già avvenuta, ed è sempre possibile e si corre inoltre il rischio di non avere più popolazioni sfruttabili dal punto di vista commerciale, è molto importante che, accanto a nuove regole per una pesca consapevole, si stabilisca anche la tutela di alcune delle popolazioni costiere.
Queste popolazioni, che vivono ad una profondità compresa tra i 20 ed i 50 metri, pur avendo un valore economico ridotto (le colonie di corallo sono piccole e spesso perforate), sono particolarmente importanti perché, se protette, costituiscono un gruppo di sicuri riproduttori per la specie.
Per questo motivo le Aree Marine Protette, entro i cui confini si trovino popolamenti costieri di corallo, possono svolgere un ruolo molto importante nella conservazione di questa specie. Bisogna ricordare che il corallo rosso conferisce alle Aree Marine Protette in cui è presente, come quella di Portofino e quella dell’Arcipelago Toscano (Giannutri, Pianosa, alcune punte dell’Elba) un grande valore naturalistico e una grande attrattività per il turismo subacqueo.

La scheda di segnalazione dell’SSI ed il censimento delle popolazioni di corallo rosso.

Il Gruppo di Ricerca Corallo rosso del Dipartimento di Biologia-Zoologia dell’Università di Pisa è, da molti anni, all’avanguardia a livello internazionale nelle ricerche relative a quest’importante specie, simbolo del Mediterraneo; numerose pubblicazioni, diverse tesi di laurea ed alcuni dottorati sono stati svolti su questa specie.
L’iniziativa che presentiamo qui di seguito, promossa in collaborazione con la Scuba School International Italia (SSI), consiste in un censimento dei popolamenti costieri di corallo rosso dei mari italiani ed è un’iniziativa a cui tutti i subacquei che pratichino l’immersione, sia con autorespiratore che in apnea, possono contribuire.
In quest’ambito abbiamo preparato il questionario riportato in allegato che viene distribuito nei Diving di tutt’Italia e permette di raccogliere importanti informazioni sui popolamenti di corallo rosso nell’ambito della profondità dell’immersione sportiva.
Questo questionario può essere compilato da tutti quei subacquei che, nel corso di una immersione, visto colonie di corallo rosso in due modi:
1) online sul nostro sito: http://www.red-coral.eu e inviato, via posta elettronica, a lbramanti@biolologia.unipi.it;
2) in alternativa il questionario può essere stampato e spedito per posta all’attenzione al seguente indirizzo:
PhD. Lorenzo Bramanti
Gruppo di ricerca Corallo rosso
Università di Pisa
Dipartimento di Biologia-Zoologia
Via Volta 4-6 I-56126 Pisa

Per la tutela di questo grande tesoro del nostro mare contiamo sulla collaborazione di ognuno di voi.

Per saperne di più

Ulteriori informazioni potranno essere trovate presso il sito del Gruppo di Ricerca Corallo Rosso del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa: http://www.red-coral.eu

Giovanni Santangelo è professore di Zoologia e Ecologia animale presso l’Università di Pisa dove insegna nei corsi di laurea in Scienze Biologiche e Scienze Ambientali.
Svolge da parecchi anni ricerche sulla struttura e sulla dinamica di popolazioni e comunità marine con particolare riferimento ai gorgonacei, al coralligeno ed alla loro conservazione.
Il gruppo di ricerca di cui è responsabile, presso il Dipartimento di Biologia (sezione Zoologia) è conosciuto a livello internazionale soprattutto per gli studi sul corallo rosso.

 

Un commento su “Corallo: l’oro rosso mediterraneo”

  1. sono un ricercatore subacqueo e mi è capitato di vedere il corallo nero in sardegna, località porto corallo. mi piacerebbe sapere se ci sono affinità tra i due tipi. grazie

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