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Anche quest'anno le vittime dell'apnea sono tante, troppe !

 

VOGLIO innescare una polemica, però vorrei che i messaggi si leggessero attentamente......

 

I corsi dove si esalta la profondità stanno diventando letali....

 

Ormai ragazzi di vent'anni sono capaci di scendere a 30 metri proprio grazie ai corsi dove l'apnea viene spinta all'estremo.

 

Ragazzi un pò più "grandi", per mantenere il passo dei giovani, si spingono dove non dovrebbero.

 

L'emulazione e l'esibizione (ragazzi e adulti), poi fa il resto.

 

Si decanta tanto la sicurezza ma poi si spingono gli allievi lungo il cavo fino a quote da "adulti".

 

Insegnare a tirare l'apnea fino alla "sofferenza" sta dando i suoi frutti, dolci inizialmente ma fatali dopo il secondo boccone.

 

L'immagine che stiamo dando è deleteria per il nostro sport.

 

Già ci definiscono assassini di pesci, ora anche suicidi.....

 

Il nostro sport è fatto di sensazioni straordinarie, di esperienze fantastiche, non distruggiamolo con la "sbronza di fine vacanza" (nuova abitudine dei ragazzi che vanno in ferie per divertirsi in nottate da sballo).

 

Facciamo si che le nostre immersioni ci lascino ricordi da trasmettere ai nostri figli e possibilmente anche ai nipoti......

 

Spingerci fondi, bruciare le tappe, lascia spesso un brutto ricordo per i nostri cari.

 

Ciao Gianpa

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Miglior contributo in questa discussione

Miglior contributo in questa discussione

La prima persona a cui dovrebbe far bene un discorso sulla sicurezza è proprio quella che per prima ne parla perchè, come tutti i praticanti, non è immune dall'errore, dalla sfiga, e non possiede la formula magica per essere certo di tornare sempre a casa coi suoi piedi, ma troppo spesso leggo di consigli online per tornare a casa sani e salvi, nonchè di presunte cause di tutti i mali, senza condizionali, il che lascia intendere certezze che secondo me potrebbero essere proprio una delle cause di potenziali pericoli in mare.
Probabilmente io stesso sono caduto in questo errore più di una volta: si sbaglia... tutti sbagliamo.
Ogni morte andrebbe contestualizzata e comunque nella maggior parte dei casi non sapremo mai con certezza i perchè ed i per come un determinato apneista ha spinto all'eccesso la sua apnea.
Con certezza sicuramente maggiore potremmo invece parlare di statistica: gli incidenti stanno aumentando con l'aumentare dei praticanti, il che mi sembra normale, apnea pura e pesca in apnea, finchè noi praticanti continueremo ad interrompere l'atto più indispensabile per la nostra sopravvivenza (respirare) saranno discipline che comportano un rischio mortale che per essere annullato totalmente richiederebbe di... dedicarsi ad altro.

Modificato da siccia
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Il numero in aumento di vittime potrei correlarlo ad un maggior numero di praticanti se i decessi fossero di pescatori improvvisati.

Invece mi sembra che la maggior parte di morti sia tra gente che va spesso al mare.

 

Certamente l'incidente può capitare a tutti (la sfortuna in queste cose non c'entra), ma, ti posso assicurare che l'estremizzazione e l'emulazione del gesto, sta condizionando la vita di tanti (anche in altri ambiti, non solo nell'apnea).

 

Conosco bene l'ambiente, si cerca la prestazione, si vuole "dimostrare".

Non si è mai paghi di quello che riusciamo a fare e vogliamo andare oltre, a catturare "quel" pesce o toccare "quel" fondale.

 

Non ci rendiamo conto che per ottenere certe prestazioni ci vuole tanto ma tanto lavoro, tanto allenamento e tanta esperienza.

 

Aver conseguito un brevetto in un paio di mesi ed aver toccato i 30 metri, non significa che possiamo pescare a quella quota, bastano due settimane di fermo per dover riabituare l'organismo e riprendere "il fiato", questo nei corsi lo si rimarca poco.....

 

Ciao Gianpa

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Col numero dei praticanti cresce anche quello di coloro che non sono improvvisati, probabilmente perchè oggi sempre più gente cerca di non entrare in acqua in stile fai da te: questo è un altro dato di fatto.
Gli emuli ci sono sempre stati, ed in numero non potranno che crescere in modo direttamente proporzionale ai praticanti, ma non per questo quelli che sono morti e moriranno, sono stati e saranno tutti emuli... che cosa ne sappiamo di chi non conosciamo?
Tanti non sono tutti e non per forza la maggioranza, tanti, molti o pochi significa tutto e niente... io mi limito a dire che sono comunque troppi a prescindere dal numero.
E' vero che molti sono competitivi, più di coloro che ammettono di esserlo, molti di più degli agonisti tesserati e quindi dichiarati, ma se un incidente scaturisce da questo approccio (ed io non posso sapere se gente che non ho conosciuto sia morta per questo) il problema non è il corso, ma ciò che nel corso cerca l'allievo.
D'altra parte se ciò che uno vuole non lo troverà nel corso lo cercherà altrove, solitamente nei libri e nella rete, e sperimenterà da solo.
La sfortuna negli incidenti non esiste? Non condivido questa convinzione, in uno sport rischioso (e il nostro lo è) i riferimenti ritengo che siano le probabilità, non le certezze, sicchè è più o meno probabile che l'esito di una determinata azione sia uno piuttosto che un altro, ma mai certo.
Sfortuna è quando succede ciò che era meno probabile che succedesse agendo in una determinata maniera, per chiarire cosa intendo... e secondo me esiste eccome...

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Sfortuna è quando succede ciò che era meno probabile che succedesse

Io non la chiamo sfortuna ma sottovalutazione di un problema.

Comunque non è questo il problema...

 

il problema non è il corso, ma ciò che nel corso cerca l'allievo.

 

Un buon istruttore legge negli occhi l'allievo.....

Uno dei compiti è smorzare la voglia di strafare.

Un buon istruttore inculca il NON protagonismo e la NON competitività (escludiamo l'agonismo).

 

Che il fai da te ci sia sempre stato è risaputo, ma, il mio richiamo è verso certi corsi dove insegnano ad assuefare l'organismo alla sofferenza, dove il fine è appagare la voglia di profondità e di durata, con esercizi mirati a confondere il cervello.

 

Ti propinano esercizi che migliorano la prestazione ma non fanno capire che fuori dal corso, c'è un mondo diverso e pieno di difficoltà e che l'insegnamento ricevuto va gestito e non "sfruttato".

 

Comunque se poi sei convinto che non debba "esternare" il problema perchè non conosco la vita dei singoli defunti, OK, abbandoniamo il discorso.

 

Ho provato a lanciare un messaggio.

Ciao Gianpa

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Anche quest'anno le vittime dell'apnea sono tante, troppe !

 

VOGLIO innescare una polemica, però vorrei che i messaggi si leggessero attentamente......

 

I corsi dove si esalta la profondità stanno diventando letali....

 

Ormai ragazzi di vent'anni sono capaci di scendere a 30 metri proprio grazie ai corsi dove l'apnea viene spinta all'estremo.

 

Ragazzi un pò più "grandi", per mantenere il passo dei giovani, si spingono dove non dovrebbero.

 

L'emulazione e l'esibizione (ragazzi e adulti), poi fa il resto.

 

Si decanta tanto la sicurezza ma poi si spingono gli allievi lungo il cavo fino a quote da "adulti".

 

Insegnare a tirare l'apnea fino alla "sofferenza" sta dando i suoi frutti, dolci inizialmente ma fatali dopo il secondo boccone.

 

L'immagine che stiamo dando è deleteria per il nostro sport.

 

Già ci definiscono assassini di pesci, ora anche suicidi.....

 

Il nostro sport è fatto di sensazioni straordinarie, di esperienze fantastiche, non distruggiamolo con la "sbronza di fine vacanza" (nuova abitudine dei ragazzi che vanno in ferie per divertirsi in nottate da sballo).

 

Facciamo si che le nostre immersioni ci lascino ricordi da trasmettere ai nostri figli e possibilmente anche ai nipoti......

 

Spingerci fondi, bruciare le tappe, lascia spesso un brutto ricordo per i nostri cari.

 

Ciao Gianpa

 

Non sono d'accordo:

prima di tutto, nei corsi si insegna non tirare le apnee e non è assolutamente vero che l'apnea venga spinta all'estremo, non so se o che corsi tu abbia frequentato...

Seconda cosa, le quote "da adulti" non esistono, esistono quote adatte e meno adatte al livello di allenamento e soprattutto mentale dell'apneista in quel momento.

Queste non (o poco) dipendono dall'età, esperienza e dalle quote alle quali si andava senza problemi anni, mesi o anche giorni prima.

Aggiungerei che come è stato detto negli ultimi anni vediamo molte più di queste tristi notizie perché il numero di praticanti è maggiore, ma anche per un fatto banale: con facebook gli articoli di AM o di giornali vari riportanti tale notizia vengono condivisi in ogni pagina o gruppo di pesca in apnea e visto che ovviamente ricevono moltissima attenzione l'algoritmo di facebook tende a mostrarlo subito a tutti quelli che seguono tali pagine.

Parliamoci chiaro, la morte di un pescatore non fa notizia, qualche anno fa se capitava un incidente a Siracusa lo sapevano i locali, forse la notizia arrivava a Palermo, non di certo a Genova o Trieste. Ora appena succede qualcosa del genere basta entrare in facebook per essere bombardati da migliaia di post sul fatto.

 

A parte questo, secondo me i corsi preparano maggiormente ad un'apnea consapevole, quindi evitano l'aumentare degli emuli.

Mi spiego meglio: sempre che effettivamente l'emulazione possa essere una causa "rilevante" delle morti in apnea, cosa che io non credo, gli emuli esisterebbero lo stesso anche senza i corsi, ed in questo caso gli incidenti sarebbero ancora di più.

Se ti insegnano ad andare in sicurezza a quote importanti (che poi per la maggior parte dei corsi non si parla di quote importanti), c'è una possibilità che tu vada a quelle quote importanti non in sicurezza; ma se nessuno te lo insegna c'è la possibilità che tu vada alle stesse quote non in sicurezza ed impreparato...

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Ti propinano esercizi che migliorano la prestazione ma non fanno capire che fuori dal corso, c'è un mondo diverso e pieno di difficoltà e che l'insegnamento ricevuto va gestito e non "sfruttato".

 

 

 

Non ti propinano esercizi che migliorano la prestazione, ti propinano esercizi che migliorano la consapevolezza, il che aiuta a migliorare la prestazione.

Ma c'è una profonda differenza, soprattutto per quanto riguarda proprio la sicurezza

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Per quote da adulti non mi riferisco all'anagrafica ma all'esperienza maturata negli anni.

 

Per quanto riguarda i corsi, purtroppo non tutti sono "prudenti"......

 

Spesso partecipo a corsi e stage come se fosse sempre il primo e l'esperienza mi permette di "leggerli" con attenzione, di poterli confrontare e di acquisire elementi utili per migliorare me stesso e quelli a cui trasmetto il messaggio.

 

Comunque ogni opinione va valutata e rispettata e qualunque essa sia, l'importante e che se ne parli.

 

Se solo una persona possa essere "salvata" dopo aver letto questa discussione, ne sono felice.

Ciao Gianpa

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Giampa hai descritto situazioni più da allenamento che da corso tecnico, ma l'istruttore e l'allenatore svolgono funzioni un po' diverse tra loro e teoricamente si rivolgono a tipologie di apneisti differenti, infatti la federazione distingue le due figure

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L'intenzione di "salvare" il prossimo è nobile, ma non è scontato che il prossimo voglia essere salvato da "te" (te si fa per dire, ovviamente è generico).
Inoltre quell'intenzione sottintende una presunzione: potersi permettere, per capacità e competenze, di salvare qualcuno, ma guarda che questo è un campo minato...

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La mia polemica è mirata a certi corsi....

 

Lo capisco, ma certi corsi sono spesso proprio ciò che consapevolmente cercano certi allievi... :(

Io penso che se si indagasse un po' sui criteri con cui certe persone scelgono un corso o un istruttore, piuttosto che un altro, si scoprirebbero realtà abbastanza raccapriccianti.

Ma se vogliamo fare un discorso generico sugli incidenti e non di politica e bandiere, devo dire che delle volte la vita è strana, sicchè capita pure che una testa di caxxo data per spacciata in mare nel giro di pochi anni, possibilmente morirà di vecchiaia perchè FORTUNATA (ci credi alla fortuna? se ci credi dovresti pure credere alla sfortuna però eh :P ), mentre invece un esperto crepa al primo errore che commette, o per un forame ovale pervio insospettabile, o per una scarica di adrenalina improvvisa che gli ha fatto bruciare tutto l'ossigeno a disposizione in una frazione di secondo, etc.

 

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OK, non volevo apparire il Don Chisciotte di turno o il predicatore da strapazzo, mi premeva lanciare un messaggio ed uno spunto di riflessione.

 

P.S., hai ragione su certi allievi che vogliono bruciare le tappe, ma, ci sono ancora istruttori che "vendono" apnea invece di farla "conoscere".

 

Ciao Gianpa

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OK, non volevo apparire il Don Chisciotte di turno o il predicatore da strapazzo, mi premeva lanciare un messaggio ed uno spunto di riflessione.

 

P.S., hai ragione su certi allievi che vogliono bruciare le tappe, ma, ci sono ancora istruttori che "vendono" apnea invece di farla "conoscere".

 

Ciao Gianpa

Intendiamoci... non è che sei Don Chisciotte o predicatore... per me, piuttosto lo sarai inevitabilmente per qualcun altro e precisamente per chi ha già scelto come muoversi per ottenere ciò che vuole a prescindere da quello che puoi dire tu.

Se un soggetto si mette in testa di fare una cosa e tu la ritieni sbagliata, puoi dissuaderlo, FORSE, sempre se ritieni che ne valga la pena, solo parlando da un pulpito sufficientemente autorevole.

Bene ad oggi l'autorevolezza del pulpito, spesso (fortunatamente non sempre) non è rappresentata dal singolo istruttore o allenatore (a meno che si tratti di pochi nomi noti un po' in tutta Italia e/o nel mondo) ma dalla didattica di appartenenza, dalla "sigla" che, purtroppo, funziona come un franchising.

O almeno questo vale per chi sceglie superficialmente da chi farsi formare, quindi in questo caso siamo nell'ambito del corso tecnico, quello col brevettino finale.

Io invece non credo al franchising come garanzia di alta qualità, ma per coerenza non ci devo credere nemmeno come garanzia di basso livello: la differenza la fa il singolo istruttore e ce ne stanno di bravi ovunque, così come ovunque ci stanno pure quelli che dovrebbero dedicarsi ad altro...

Sono piuttosto un fautore dello scambio di informazioni tra didattiche, dell'unione, affinchè si possa crescere sempre più nell'interesse dell'apnea prima ancora che del prestigio del singolo o della singola scuola.

Più unione ed uniformità = meno caos ed autoreferenzialità = minori possibilità per chicchessia di potersi inventare strani e pericolosi percorsi formativi spacciandoli per altro.

In questo senso devo dire che dei progressi ci sono stati, le informazioni circolano più facilmente sicchè è anche più facile individuare la disinformazione, ma ancora c'è parecchia strada da fare secondo me.

L'allenamento invece è un'altra cosa, io lo consiglierei proprio a tutti, soprattutto a coloro che non lo hanno mai fatto, perchè se eseguito nel modo giusto, oltre che utile alla salute del corpo, è educativo per la mente.

Può capitare, ad esempio, che solo dopo diversi mesi di sofferto allenamento e della maggiore conoscenza di sè che inevitabilmente ne deriva, si comprenda quanto si andasse vicini alla samba o alla sincope in pesca prima di iniziare ad allenarsi.

 

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