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Nuovo incidente


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Lo struggente ricordo del fratello.....

 

«Mio fratello è andato a fondo e non sono riuscito a salvarlo»

 

 

 

 

http://www.ilsecoloxix.it/rw/IlSecoloXIXWEB/genova/foto_trattate/2013/08/02//19100nobile5-303-u1902350013955aae-u1902354353972klc-290x350@ilsecoloxix-nazionale-013-u170669028829qeg--390x180@ilsecoloxixweb_265x122.jpg

 

 

Genova -«Conoscevamo bene il mare, lo amavamo. Questa volta ci ha fregato». Riccardo Nobile era più di un fratello per Andrea, il sub di 26 anni che l’altra sera è morto dopo una battuta di pesca in apnea a largo della diga foranea di Genova: «Eravamo uniti nel sangue e anche amici per la pelle: insieme potevamo fare qualsiasi cosa. Se uno di noi valeva 100, uniti valevamo mille. Avevamo tanti progetti, una vita intera davanti. Ora sono rimasto da solo, con il rimpianto di non averlo potuto aiutare quando ne aveva più bisogno».

Il giovane, che ieri mattina si è presentato insieme ai genitori a palazzo di Giustizia per parlare con il magistrato di turno, piange lacrime di pura disperazione. Continua a ripercorrere con la mente i drammatici istanti in cui si è consumata la tragedia, quando, a bordo del gommone, ha visto spuntare dall’acqua i suoi amici. Gridavano: «Andrea si è sentito male. È rimasto giù, a una decina di metri di profondità».

I sub avevano provato a riportarlo in superficie. Avevano fatto il possibile, ma a un certo punto l’avevano dovuto abbandonare per non mettere in pericolo le loro stesse vite. E allora Riccardo Nobile, 32 anni, cuoco professionista e grande appassionato di sport, si è sentito morire dentro: «Avevo un problema al ginocchio e non potevo immergermi. Ho visto i miei compagni immergersi di nuovo e sono rimasto a bordo del gommone in preda a mille pensieri. È stato terribile».

I secondi, in quelle situazioni, non trascorrono mai. In un attimo ti ritrovi da solo, sulla superficie di un mare in cui sembra che non sia successo nulla. Non ci sono più le teste degli amici a pelo dell’acqua, con le maschere e i capelli arruffati: sono già scomparsi nelle profondità, non si sentono le urla, il rumore dell’agitazione. Non si sente più nulla se non il suono di questa natura liquida, ora così sinistra e minacciosa, e un’angoscia devastante, perché quello che accade sotto è invisibile agli occhi e alla speranza».

Riccardo Nobile non ha mai abbandonato il fratello, neanche per un momento. E quando è arrivata la motovedetta della Guardia Costiera ha visto i marinai praticare le manovre di rianimazione con il defibrillatore, con il cuore lacerato da quello stesso senso di impotenza che aveva iniziato a divorarlo a bordo del gommone, pochi minuti prima.

Quindi la corsa all’ormeggio delle unità della Capitaneria al Porto Antico, l’intervento dei medici e degli infermieri del 118, l’urlo della sirena dell’ambulanza lanciata verso il Galliera. E alla fine quel drammatico colloquio con il personale del pronto soccorso, mentre in corsia arrivavano di corsa il padre e la madre: «Mio fratello è morto e se n’è andato per sempre. Lo piange la mia famiglia, lo piange mezza Genova. Perché era amato da tutti, perché era davvero insostituibile».

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/08/01/APGMoc7F-riuscito_fratello_salvarlo.shtml

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