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Allenamento ipercapnico e zona di sofferenza


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Considerati un privelegiato.

In una quindicina d'anni di frequentazione di newsgroup e forum di svariati temi sei il primo, unico ed ultimo utente per il quale sceglierei di utilizzare la funzione ignora/nascondi che è presente in altri forum di discussione.

La supponenza, la pretestuosità e la volontaria spocchia del tuo modo di esprimerti mi porterebbero a quello che neppure il preggiore dei troll o flamer è riuscito a fare in tutti questi anni. Davvero notevole.

 

E' già la seconda volta che quando ti trovi a corto di argomenti passi alle offese sul piano personale cercando di sviare l'attenzione da quello che è l'oggetto della discussione.

Continua pure così... io continuerò a risponderti con i fatti che tu, volutamente, cerchi di ignorare non avendo risposte da dare.

 

Dal momento che sostieni che io sia andato O.T. ti ricordo che hai iniziato il topic ponendo una serie di domande, fra le quali:

"Ora, durante un allenamento ipercapnico, durante il quale la contrazioni arrivano molto in fretta per l'accumulo di CO2 e si viaggia quasi sempre in quella "zona di sofferenza" accompagnati dalle contrazioni, quali segni fisiologici prendete in considerazione stabilire se dopo un po' di ripetute ne avete ancora oppure se dovete uscire?"

"La mia riflessione è: durante un massimale spingete fisiologicamente il vostro fisico e la vostra testa a sopportare le contrazioni diaframmatiche come avrei avuto in un allenamento ipercapnico? Come gestite la "zona di sofferenza"?

 

La prima risposta che hai avuto (vai a leggertela!) ha parlato di fare molta attenzione ai segnali che il corpo invia dopo le contrazioni; tutti quelli intervenuti successivamente hanno chiesto, sostanzialmente, quali sono questi segnali e come individuarli

visto che è stato sostenuto (in seguito) che era possibile non solo avvertirli ma insegnare a riconoscerli.

 

Che a te piaccia o meno la stragrande maggioranza degli utenti che hanno partecipato alla discussione ha focalizzato la propria attenzione su questi "segnali" che inducono ad interrompere l'apnea nella cd. zona di sofferenza post contrazioni, sulla loro riconoscibilità, su come sia possibile insegnare a comprenderli e sulla supposta sicurezza di un'apnea che si basa su di essi.

 

Se tu hai problemi a parlare dell'argomento puoi benissimo evitare di partecipare invece di chiedere, a più riprese, la chiusura del topic o a ripetere che l'oggetto della discussione è un altro!

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  • 4 mesi dopo...

ho letto qua e la qualche intervento mi spiace ma non ho fatto in tempo

volevo chiedere, da qualche parte si parla di zona sofferenza e passaggio ad uno sta tranquillo per così dire

ma che cosa porta infine a vedere le lucette?

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  • 1 mese dopo...

@Vare:

visto che a quanto pare, almeno per adesso, le inutili polemiche sono cessate, vorrei riportarti (sempre che ci riesca) quello che passa a me per la testa/come vivo le due situazioni diverse di allenamento e massimale.

A parte il concetto espresso benissimo e chiaramente da Fabriz:

 

Con l'allenamento ipercapnico impari a gestire le contrazioni in maniera molto efficace, però quando vai a fare un massimale le sensazioni saranno diverse visto che l'accumulo di co2 viene accompagnato da un basso livello di ossigeno cosa che nell'ipercapnico non c'è. Il tipo di sofferenza durante il massimale è diversa ma fare ipercapnico ti aiuta a superare questa soglia di sofferenza. [...] Considera che da li in poi devi essere iper attento a capire i segnali del tuo corpo. Inoltre durante il massimale hai l'incognita distanza che per molti è un gran blocco visto che esci dalla zona confort della distanza che sai di chiudere anche co una gamba sola.

 

sembra chiaro che l'ipercapnico sia solo un mezzo per abituare il corpo alla presenza di parecchia CO2 in concomitanza con la dinamica, quindi anche di parecchio acido lattico che non riesci a smaltire.

Così il corpo si abitua nel tempo (mesi di duri allenamenti) a lavorare in presenza di queste due condizioni, un po' come andare in palestra a far pesi. All'inizio dopo poco non riesci più a sollevare neanche un grammo perchè hai troppo acido lattico nei muscoli e non sei abituato. Con l'allenamento il corpo si adatta a quantità sempre maggiori di lattato così da poter svolgere gli esercizi con maggior facilità sia che si parli di pesi sia che si parli di allenamento ipercapnico.

Ma mi sembra che tutto questo sia già noto, anche dai post precedenti.

Nella mia esperienza personale affronto la zona di sofferenza durante le ripetute cercando di rilassarmi e allentare la tensione muscolare come durante una statica, magari cercando anche di ricreare le stesse condizioni mentali oppure mi concentro sulla pinneggiata, sul movimento delle gambe e sull'atto nel complesso cercando di renderlo quanto più fluido, rotondo e omogeneo possibile.

Mi accorgo/capisco che non ne ho più quando non riesco più a mantenere una concentrazione intensa sul riassamento perchè le contrazioni sono diventate più fastidiose ed estese, dalla sola contrazione diaframmatica alla contrazione dei muscoli della gola.

E' sempre una sensazione controllabile e non estrema, perchè sento che se mi sforzo un po' posso tornare a concentrarmi, ma allenarsi quando sei al massimo dello sforzo non è producente sotto nessun punto di vista, men che meno se parliamo di apnea. Stesso discorso per la palestra, sollevare sempre 30Kg quando sei pieno di acido lattico non vuol dire che sia il massimo che puoi fare.

Personalmente durante un massimale non mi baso su quello che arrivo a provare durante l'allenamento in ipercapnia, perchè mi darebbe un risultato falsato.

Invece cerco di portarmi (nella zona di sofferenza) ad un rilassamento tipo statica, come divcevo, e capisco di dover uscire perchè la combinazione CO2-lattato (in quel momento) prevale sul rilassamento.

Il concetto è lo stesso per le due situazioni ma, almeno nel mio caso, lo applico di volta in volta senza pensare che " l'altra volta ho fatto di più/meno...l'altra volta stavo meglio/peggio" ma semplicemente, quando arrivo ad uscire in un massimale, è solo perchè ho avuto la sensazione che anche con il rilassamento indotto non combinavo più niente e la mia attenzione era focalizzata sull'aumento dell'intensità delle contrazioni.

Potrebbe anche essere un mio blocco spicologico che non mi fa andare oltre certe distanze e probailmente è così, visto che ne parlavo con il mio istruttore ed anche lui ha avuto la mia stessa sensazione che ne avessi ancora parecchio, però eravamo entrambi d'accordo che la mia uscita sia stata giustificata pienamente da una consapevolezza e senso di sicurezza naturali/istintive e dovute alla conoscenza di quello che si sta facendo.

 

Spero di aver apportato qualcosa in più e non in meno........ :thumbup: :thumbup: :thumbup:

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