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chi lascia la strada vecchia per quella nuova...


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E' da tanto che non scrivo un racconto e le ragioni sono diverse, soprattutto un periodo particolarmente delicato che non invogliava ma oggi che sto finalmente a casa voglio fare un tuffo nel passato e tornare a scrivere qualcosa.

 

Ho passato alcuni pomeriggi a smanettare con due oleopneumatici che avevo a casa, dismessi, da chissà quanto. Smontati, sistemati, rimontati, caricati con la pompa in dotazione (e ci si fa il mazzo...), dotati di asta nuda secondo le più "moderne" tendenze, olio a bassa densità, fori allargati, assetto ottimizzato, ecc

Ero proprio soddisfatto del lavoro e pensavo che, in effetti, in passato li avevo sottovalutati. Così, dopo complicati contorsionismi tra lavoro, famiglia e meteo, ne porto uno, un 85, a mare per testarlo. Acqua eccezionale per il posto e discreta presenza di pesce. Comincio qualche aspetto e vengo circondato da un bel gruppetto di saraghi. Non sono grossi, saranno 4 etti scarsi, ma devo provare il fucile per cui ne punto uno e zac!

Resto ammirato dal tiro tesissimo e rapido ma anche dalla padella clamorosa. Ricarico e penso che, vabbè, un po' di adattamento ci vuole. Il tiro è eccezionale d'altra parte per cui può valere la pena insistere. Altri aspetti e qualche percorso all'agguato. Vedo un sarago, questo decente, che fa capolino da una spaccatura nel grotto. Allineo. Il fucile non è stabile, cerco di mirare in qualche modo e zac!! Padella.

Non mi arrendo, comincio a fare percorsi sul fondo neanche fossi una murena. Giro l'ennesimo angolo e vedo una piccola palla di mangianza. Mi fermo. Le castagnole, prima tranquille, si schiacciano di colpo e al limite della visibilità mi sembra di vedere l'ombra di un denticiotto. Non si avvicina ma mentre insisto per una buona mezz'ora con aspetti ripetuti un pensiero fisso non mi abbandona. E se il dentice si avvicinasse e lo padellassi? Per sfortuna (o fortuna?) non si fa più vedere...

La pescata si conclude con altre 3 padelle clamorose su saragotti suicidi, che mentre mi guardavano tornare a galla, di sicuro avranno pensato, delusi, che non ci sono più i sub di una volta...

 

Passano quasi 3 settimane prima che riesca a tornare a pesca ma 5 ore di mare mi regalano solo una fredda passeggiata su un fondale deserto. L'unica emozione, sulla via del ritorno, un incontro inaspettato. Da un agglomerato di grotto spuntano due antenne rosse a bande gialle. Mi avvicino e, non ci credo: un'aragosta!

Non ne avevo mai viste prima. Beh, liberi di non crederci ma dopo aver accarezzato per un attimo l'idea di prenderla, mi sono fatto intenerire da come muoveva quelle antenne mentre mi guardava con gli occhioni a palla e così l'ho salutata, rispettando il divieto di legge.

 

Passano altre 2 settimane tra lavoro, raffreddore e problemi vari e riesco a ritagliarmi un'altra mezza giornata contro tutto e tutti. Devo andare al mare o rischio proprio di esplodere.

Mentre parto da casa ripenso alle innumerevoli padelle e sono un po' indeciso se dare ancora fiducia o no all'oleo. Alla fine decido che voglio insistere. Porterò solo un vecchio 75 ad elastici come muletto in caso di guasti. Arrivo al mare e mi butto. Carico l'oleo e comincio a pescare. Complice lo scarso stato di forma, decido di evitare proprio i diversi segnali al largo e di concentrarmi nel sottocosta. Voglio la spigola! Comincio ad aspettare ma tutto pare fermo. Aspetta prima, aspetta poi, mi arriva un cefalone. Lo inquadro ma non riesco mai a trovare il corretto allineamento: è come se la volata del fucile non volesse posizionarsi sul pesce. Alla fine tiro e, chiaramente, padello.

Comincio ad arrabbiarmi. Altri aspetti e altre volte i cefali si fanno vivi mantenendosi però fuori tiro.

Mi avvicino a riva e, in un metro e mezzo d'acqua, mi compare davanti la sospirata spigola. Punto sempre con quella sgradevole sensazione di precarietà e zac!!!! La freccia saetta sopra la pinna dorsale. Vorrei cambiare fucile ma l'ostinazione prevale e continuo imperterrito a pescare con l'85. Faccio un percorso sul fondo e dietro un masso noto il codone di un bellissimo sarago. Devo risalire. Prendo fiato e giù di nuovo. Rifaccio il percorso del tuffo precedente e mi affaccio da uno spigolo che, nelle mie intenzioni, mi avrebbe dovuto celare alla vista del sarago, sempre che sia rimasto lì. Non vedo nulla ma un metro più in basso c'è uno spacco dentro il quale volteggiano 4 o 5 saragoni preistorici. Ecco di nuovo la maledetta sensazione di prima: il fucile non va in mira e non riesco ad inquadrare nessun pesce. Alla fine tiro e liscio per l'ennesima volta. La freccia inoltre va letteralmente a sfracellarsi sulla roccia e si spunta.

Contrariato oltre ogni immaginazione poso il fucile sotto alla boa e imbraccio il vecchio 75. Ha l'asta che gli avevo montato non so quanti anni fa, gli elastici trovati in una busta e comprati chissà quando, il mulinello manca e il filo l'ho legato di corsa prima di uscire però che bella sensazione! Sembra che mi assecondi ovunque lo muova e l'asta a vista mi da una sicurezza che quasi stavo dimenticando.

Ricomincio a pescare e, durante un aspetto, vedo un polmone fare capolino da uno spacco. Non me ne curo e continup ad attendere qualcosa di meglio. Alla fine non arriva nulla per cui mi concentro sul polpo che, dopo una breve resistenza, finisce a cavetto. Ricomincio. Faccio non più di 100 metri e un altro polpetto si fa vedere allo scoperto e va a fare compagnia al primo. Passa una mezz'oretta senza vedere altro quando, durante una posta, vengo distratto da due donzelle che sembrano giocare con la mia mano sinistra stretta a più non posso al masso dal quale la risacca vorrebbe staccarmi. Rialzo lo sguardo e una testa marroncina mi si para davanti. Neanche metto a fuoco di cosa si tratti che il 75 si mette in linea da solo e parte il colpo. Mentre risalgo i pochi metri che mi separano dalla superficie guardo la spigola colpita dalla testa alla coda che si è adagiata immobile sul fondo e finalmente ho tutto chiaro: devo vendere definitivamente gli oleopneumatici...

 

 

PS: Ragazzi, mi siete mancati

 

 

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Grande Antonello,

anche nelle padelle!!!

 

Quando hai tempo facciamo una chiacchierata sulle aste nude...

 

Ho avuto anch'io qualche problemino.

 

Ci ho anche strappato una bella e rara palamita a pentimele a Natale, mirata a centro corpo e presa in piena coda, a pesce lento.

 

Poi mi sono levato i dubbi con i soliti tiri su sagoma fissa.

 

Il problema, nel mio caso, era solo l'asta.

 

Un abbraccio. Peppe.

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Ciao Antonello, complimenti per le catture ed il racconto (fortunato mortale nella tua Calabria, quì a Roma il mare butta veramente malissimo).

E' bello risentirti,

un abbraccio.

Francesco.

 

PS Teo, bellissimo il pezzo di Albanese che hai messo (una volta, in Dora Baltea, ci ho pescato vicino: è un ottimo pescatore a mosca, oltre ad essere simpaticissimo di persona). Mi ci sono ritrovato completamente, in tutte le volte che spengo la sveglia prima che suoni per andarmene, con un sovrapposto, un arbalete o una canna da pesca a mosca a ritornare a me stesso ed a sentire quella voce: quanto sei fortunato...

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Grazie a tutti amici.

 

X Willow. Ciao Francesco, anche a me fa piacere essere tornato e poter risentire tutti voi :-). In particolare noi sarebbe il caso che ci rivedessimo per qualche uscita, no? :-)

E comunque non sono pescate calabresi ma proprio " romane" ..

 

 

X Pepu. Peppe, sentiamoci quando vuoi, mi fa proprio piacere! Il problema comunque non credo sia l'asta quanto proprio la mia incapacità di allineare con quei fucili.

 

Un abbraccio

Modificato da Uccio
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Caro Antonio anche io ci sono passato anni fa..la sensazione che avevo era proprio identica a quella che hai descritto te.Il fucile "scappava" dal bersaglio e non riuscivo ad allineare con padelle clamorose anche da vicinissimo su pesci grossi :banging:

Dopo 2-3 mesi di quasi inattivita' ho ripreso con un paio di pescate serie consecutive e non ho avuto il minimo problema nella compensazione.. :toot: :toot: :)

Un abbraccio!

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