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Boh, secondo me è che ti sei abituato ad averle, cioè, subito sentivi tanto la differenza con le pinne che avevi prima ma adesso sono diventate la norma....non me ne intendo molto di materiali, ma credo che il carbonio sia assolutamente inerte e non soffra la vecchiaia....

E a me è successo con parecchi fucili: subito rimanevo strabiliato dalle prestazioni, poi mi ci abituavo e dopo un po' la sorpresa cessava...

O andando "O.T" succede spessissimo con gli strumenti musicali :lol: :lol: ....

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Non saprei anche io ho avuto questa impressione.

Ho delle pinne che hanno tante uscite e, secondo me, sono "peggiorate" nella resa.

Potrebbe essere anche che i longheroni si siano ammorbiditi dando questa sensazione.

Ora sono arrivate ai minimi termini e le cambierò.

 

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Non saprei anche io ho avuto questa impressione.

Ho delle pinne che hanno tante uscite e, secondo me, sono "peggiorate" nella resa.

Potrebbe essere anche che i longheroni si siano ammorbiditi dando questa sensazione.

Ora sono arrivate ai minimi termini e le cambierò.

 

In effetti ho pensato anch' io ai longheroni che appaiono un po... cotti.

Sarebbe interessante sapere, da qualcuno con conoscenze tecniche specifiche, se il carbonio è realmente inerte oppure

nel tempo subisce processi di sfibratura.

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Qualsiasi materiale stressato, ovvero che compia un lavoro ciclico nel tempo subisce una specie di usura delle sue caratteristiche, in questo caso dell'elasticità. Nel caso del composito delle pinne o pale, non si tratta tanto di un cedimento della fibra ma della matrice ovvero la resina. Il protrarsi all'infinito nel tempo della sollecitazione porta qualsiasi cosa alla rottura per fatica ( dalle pinne agli aerei, quello che volete....).

L'effetto delle deformazioni ripetute sul composito è comunque ben inferiore rispetto a quello che si ha sui polimeri plastici da iniezione ( pinne di plastica ).

C'è da rammentare come il composito di fibre tecniche e resina, proprio per sua caratteristica costruttiva, si presenta diverso secondo una serie di caratteristiche che vanno dai materiali impiegati ( tipo di fibre e tipo di resine e loro disposizione o stratificazione ) alle lavorazioni e alla ripetitività delle stesse. Quindi un criterio generale di qualità è difficile da definire.

Ovviamente il decadimento delle prestazioni elastiche riguarda anche le scarpette in gomma, ma quanto possa essere percentualmente questo la causa del calo di prestazione è difficile stabilirlo senza analizzare direttamente i pezzi.

Edited by Marc4
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Oltre alle già menzionate questione tecniche, relative allo snervamento dei materiali, prendi in esame anche la possibilità che potresti aver cambiato leggermente la tecnica di pineggiata, rendendola involontariamente più inefficace con quella determinata tipologia di pinna.

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Mi scuso , ed utilizzo il post per una domanda a questo punto logica : visto gli interventi Marc4 e Antolas , che del nostro sport ne fanno professione , in caso si abbia la sensazione che le pinne siano snervate , sono resinabili di nuovo per riportarle a miglkiori consdizioni , o vanno cambiate e basta?

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per Alcap: la resina costituisce la matrice del composito, ne costituisce la struttura, essa non è sostituibile o rigenerabile, tantomeno "resinabile" sull'esterno, mi spiace. C'è solo da cambiare.

 

per Lupodelupi: come ho scritto sopra QUALSIASI materiale che lavori in un qualche modo è soggetto a decadimento delle prestazioni ( decadimento a fatica non come scrivi ad usura ). Questo però ( il decadimento ) non avviene per tutti i materiali al medesimo modo, le variazioni sono veramente ampie. Ci sono materiali con bassa resistenza a fatica ed altri con ottima resistenza a fatica. Il composito è tra i migliori sotto questo aspetto, lo dimostra il grafico praticamente tutto lineare di sforzo/deformazione. Non c'è praticamente decadimento dovuto a snervamento.....Mi spiace se alcuni termini non sono di linguaggio corrente, ma quelli sono....

Ovviamente sei allenatissimo :D :D

 

per Antolas: una delle caratteristiche dell'uomo è la sua adattabilità che migliora con il protrasi dell'azione ( nel tempo ). Quindi più si usa qualcosa e meglio ci si adatta ad essa, è il contrario di ciò che hai ipotizzato.

 

per TheApneist: DIMOSTRATO è una parola impegnativa....non mi risulta dimostrazione scientifica in tal senso. Chiacchere si, spesso interessate, ma dimostrazioni ( che sono cosa incontrovertibile )....mai viste.

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per Antolas: una delle caratteristiche dell'uomo è la sua adattabilità che migliora con il protrasi dell'azione ( nel tempo ). Quindi più si usa qualcosa e meglio ci si adatta ad essa, è il contrario di ciò che hai ipotizzato.

Condivido perfettamente l'osservazione sull'adattabilità dell'uomo, questo spiegherebbe la minor fatica di pinneggiata pur mantenendo il medesimo -presunto- rendimento. Dove la "presunzione" di rendimento aprirebbe un altra discussione, visto che non ho mai visto nessuno nuotare con un solcometro per la verifica della velocità... :rolleyes:

 

La questione che sollevavo riguarda un'altra variabile legata all'uomo, in particolar modo la propriocezione del soggetto pescatore, che non finisce mai di stupirmi!

Durante vari studi e osservazioni ho potuto osservare veramente di tutto: da situazioni grossolane come la completa mancanza di controllo del gesto (caviglie che si torcono, ginocchia a 90°, tallonate sul sedere e così via...), fino a modificazioni continue del gesto, conseguenti a variazioni del fisico.

Proprio a questo riguardo, ho potuto notare come certi soggetti abbiano radicalmente cambiato il gesto della pinneggiata a seguito di traumi o cambi di allenamento, così come durante l'evoluzione dell'allenamento e della musculatura, ho notato che la tecnica cambiava.

Quella pinna che ad inizio anno veniva malamente flessa per mancanza di allenamento, a fine stagione veniva agitata come un fuscello, con il corretto assetto della gamba ed un rendimento superiore.

Ho notato anche come una pala sia diventata improvvisamente sottodimensionata per l'atleta...

 

A mio avviso quindi, i parametri per cui una pinna non soddisfa più, possono essere diversi.

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per Antolas: una delle caratteristiche dell'uomo è la sua adattabilità che migliora con il protrasi dell'azione ( nel tempo ). Quindi più si usa qualcosa e meglio ci si adatta ad essa, è il contrario di ciò che hai ipotizzato.

Condivido perfettamente l'osservazione sull'adattabilità dell'uomo, questo spiegherebbe la minor fatica di pinneggiata pur mantenendo il medesimo -presunto- rendimento. Dove la "presunzione" di rendimento aprirebbe un altra discussione, visto che non ho mai visto nessuno nuotare con un solcometro per la verifica della velocità... :rolleyes:

 

La questione che sollevavo riguarda un'altra variabile legata all'uomo, in particolar modo la propriocezione del soggetto pescatore, che non finisce mai di stupirmi!

Durante vari studi e osservazioni ho potuto osservare veramente di tutto: da situazioni grossolane come la completa mancanza di controllo del gesto (caviglie che si torcono, ginocchia a 90°, tallonate sul sedere e così via...), fino a modificazioni continue del gesto, conseguenti a variazioni del fisico.

Proprio a questo riguardo, ho potuto notare come certi soggetti abbiano radicalmente cambiato il gesto della pinneggiata a seguito di traumi o cambi di allenamento, così come durante l'evoluzione dell'allenamento e della musculatura, ho notato che la tecnica cambiava.

Quella pinna che ad inizio anno veniva malamente flessa per mancanza di allenamento, a fine stagione veniva agitata come un fuscello, con il corretto assetto della gamba ed un rendimento superiore.

Ho notato anche come una pala sia diventata improvvisamente sottodimensionata per l'atleta...

 

A mio avviso quindi, i parametri per cui una pinna non soddisfa più, possono essere diversi.

 

 

 

Finalmente qualcuno che ha capito !!!

Sono tanti ... troppi quelli che credono di essere professori.

Qualcuno prova qualche pinna in piscina e senza una vera base tecnica, decreta una inappellabile sentenza.

Ciao Gianpa

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