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Il Presidente Matteoli


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Insomma,siamo accerchiati:da un lato il presidente della federazione che ha dimostrato di avere la più pallida idea di cosa sia la pesca,sportiva,agonistica,professionale o dilettantistica,dall'altra il principale canale televisivo tematico che invece di dare voce ai praticanti e apassionati enfatizza l'opinione di ex praticanti che il secolo scorso se gli capitava sparavano pure alle testuggini e pensano che siamo tutti come loro,anzi peggio perchè loro almeno si sono pentiti non fanno più la pesca subacquea,si limitano a qualche tomo di rete e a palamiti da un migliaio di ami...

e noi?che si fà,si và dietro Giorgio e si scrive alla federazione chiedendo spiegazioni,via cartacea direi perchè se non ricordo male l'addetto all'informatica della federazione è tuttaltro che affidabile come interlocutore,e estendiamo come dice il prof al canale caccia e pesca?

o ci sediamo lungo il fiume ad aspettare...?

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Sinceramente, conoscendolo e seguendolo come abbonato da un paio d'anni, non credo in una volontà di critica da parte di Caccia&Pesca TV. Sarebbero ben cretini!!!

Dico la verità: penso che semplicemente hanno mandato in onda un filmato fidandosi del titolo e senza esserselo guardato abbastanza approfonditamente.

 

Penso sia giusto, come suggeriva il doc, fargli notare la cosa.

 

Io oggi pomeriggio gli scrivo

 

 

PS il balenottero mi era sfuggito, non l'ho visto dall'inizio...

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che si fà,si và dietro Giorgio e si scrive alla federazione chiedendo spiegazioni,via cartacea direi perchè se non ricordo male l'addetto all'informatica della federazione è tuttaltro che affidabile come interlocutore,e estendiamo come dice il prof al canale caccia e pesca?

Delle pacate rimostranze a Caccia e Pesca si possono sempre fare, quanto al chiedere spiegazioni invece...

 

:bye:

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Ragazzi conosco troppo bene il direttore editoriale di quel canale (non so quante volte siamo stati a caccia insieme prima di diventare innoquo anche in quel senso...) per essere quasi certo che l'interpretazione giusta della vicenda sia quella descritta da Willow.

 

Ciò nonostante vi assicuro che a breve quando ci sentiremo per l'annuale "magnata dei buciardi" (così detta perché non avete idea di che cazzate escono dopo la terza bottiglia di rosso...) non mancherò di farglielo presente! :P

 

Preoccupiamoci di cose più vicine a noi e ben più importanti! ;)

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Quello che mi mette tristezza è che sono dichiarazioni completamente gratuite. Non esiste un'opinione pubblica schierata contro di noi che dobbiamo rabbonire o da cui ci dobbiamo difendere. Non so a voi, ma a me personalmente non è mai capitato d'esser stato fermato da un bagnante inferocito contro i pescatori subacquei, al massimo m'hanno chiesto cos'avevo pescato. Esistono soltanto alcuni personaggi ansiosi di usare l'animalismo come un colluttorio con cui sciacquarsi la bocca, preferibilmente dopo una cena a base di pesce al ristorante. E il conto lo paghiamo noi. Certo vedere che tra questi nobili schizzinosi c'è anche il nostro presidente...beh, come ha scritto gianni Boi, è una cosa che può succedere solo qui in italia. Nessun altro paese vanta persone così...virgolette, fantasiose, chiuse virgolette.

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  • 2 settimane dopo...

Il punto di vista animalista riguardo la pesca bene o male è questo, mi sembra l'opposto del C&R:

 

DI PETER SINGER

Project Syndicate

 

L’uomo non ha alcun obbligo di macellazione per lo sbalorditivo numero di pesci selvaggi catturati e uccisi in mare

 

Quando ero bambino, mio padre era solito portarmi a passeggio, spesso su un lungofiume o sul mare. Passavamo accanto a gente che pescava, magari mentre recuperavano le loro lenze con attaccati pesci sofferenti al loro termine. Una volta vidi un uomo prendere un piccolo pesce da un secchio ed impalarlo, ancora dimenante, su un amo vuoto da usare come esca.

 

 

 

Un’altra volta, quando il nostro cammino ci portò lungo un canale tranquillo, vidi un uomo seduto che guardava la sua lenza, apparentementa in pace con il mondo, mentre accanto a lui i pesci che aveva già pescato si contorcevano inutilmente boccheggiando. Mio padre mi disse che non riusciva a capire come si potesse godere di un pomeriggio passato a catturare pesci dall’’acqua e farli morire lentamente.

 

Questi ridordi di infanzia sono riapparsi a frotte quando ho letto Worse things happen at sea: the welfare of wild-caught fish [“In mare accadono le cose peggiori: il benessere dei pesci catturati in natura”, ndt], un reportage di forte impatto diffuso lo scorso mese sul sito fishcount.co.uk. nella maggior parte del mondo, è accettato che se gli animali debbano essere uccisi per farne cibo, dovrebbero essere uccisi senza sofferenze. Le regolamentazioni per il macello generalmente prevedono che gli animali vengano resi immediatamente incoscienti prima che vengano uccisi, o la morte dovrebbe essere inflitta in modo istantaneo, o, nel caso di un macello rituale, nel modo più veloce possibile in accordo con quanto permesso dalla dottrina religiosa.

 

Ma non per i pesci. L’uomo non ha alcun obbligo di macellazione per lo sbalorditivo numero di pesci selvaggi catturati e uccisi in mare, tantomeno, nella maggior parte dei posti, per i pesci da allevamento. I pesci catturati in reti dai pescherecci vengono gettati a bordo dell’imbarcazione e lasciati soffocare. Impalare esca viva su ami è una comune pratica commerciale: il palamito, ad esempio, usa centinaia se non migliaia di ami su una sola lenza che puà essere lunga 50-100 km. Quando i pesci abboccano, è probabile che restino intrappolati per molte ora prima che la lenza venga ritirata.

 

Allo stesso modo, la pesca commerciale di frequente dipende da reti per branchie – muri di reti sottili in cui il pesce viene intrappolato, spesso dalal branchie. Possono soffocare nella rete, in quanto, con le branchie bloccate, non possono respirare. Altrimenti, possno restare intrappolati per molte ore prima che le reti vengano ritirate.

 

Tuttavia, la più sconvolgente rivelazione nel reportage è lo sbalorditivo numero di pesci ai quali gli uomini infliggono queste morti. Usando quanto riportato sui tonnellaggi dei vari tipi di pesce catturati e dividendoli per il peso medio di ogni specie, Alison Mood, l’autrice del reportage, ha messo insieme quella che potrebbe benisimo essere la primissima stima sistematica della cattura annuale di pesci selvaggi. Il numero, ha calcolato, è nell’ordine di un trilione [mille miliardi N.d.r.], sebbene potrebbe anche arrivare a 2.7 trilioni.

 

Per ridimensionare il tutto, la FAO ha stimato che 60 miliardi di animali vengono uccisi ogni anno per il consumo alimentare – l’equivalente di circa 9 animali per ogni persona del pianeta. Se prendiamo in considerazione la stima più bassa della Mood, un trilione, la cifra corrispondente è di 150 animali. Questo non comprende i miliardi di pesci catturati illegalmente o quelli pescati in modo accidentale e poi scartati, tantomeno quelli impalati sugli ami come esca.

 

Molti di questi pesci vengono consumati indirettamente – tritati e dati come mangime negli allevamenti di pollo o pesce. Un tipico allevamento di salmoni usa 3-4 kg di pesce selvaggio per ogni kg di salmone che produce.

 

Ipotizziamo che tutta questa pesca sia sostenibile, sebbene ovviamente non lo è. Sarebbe allora di conforto credere che uccidere su scala così vasta non importa, perchè i pesci non provano dolore. Ma il sistema nervoso dei pesci è sufficientemente simile a quello degli uccelli e dei mammiferi tale da suggerire che provino dolore. Quando un pesce vive qualcosa che potrebbe causare dolore fisico ad altri animali, si comporta in modi che indicano sofferenza e questo cambio di umore può durare diverse ore. (È una legenda che i pesci abbiano la memoria breve). I pesci imparano ad evitare le esperienze spiacevoli, come l’eletroschock. E gli antidolorifici riducono i sintomi di dolore che altresì mostrrebbero.

 

Victoria Braitwhite, professoressa in materia di pesci e biologia all’Università di Stato della Pennsylvania, ha passato probabilmente più tempo indagando su questa problematica che qualsiasi altro scienziato. Il suo recente libro Do Fish Feel Pain? [“I Pesci Provano Dolore?”, ndt] mostra che i pesci non solo sono capaci di provare dolore, ma che sono anche molto più intelligenti di quanto la gente creda. Lo scorso anno, una giuria scientifica dell’UE ha concluso che la preponderanza delle prove indica che i pesci sentono il dolore.

 

Perchè i pesci sono le vittime dimenticate sui nostri piatti? È perchè sono creature di sangue freddo ricoperte di scaglie? È perchè non possono dare voce al loro dolore? Qualunque sia la spiegazione, le prove mostrano sempre più che la pesca commerciale infligge una quantità inimmaginabile di dolore e sofferenza. Dobbiamo imparare come catturare ed uccidere i pesci selvaggi in modo umano – o, se possibile, trovare delle alternative meno crudeli e più sostenibili di mangiarli.

 

Titolo originale: "If Fish Could Scream "

 

Fonte: http://www.project-syndicate.org

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14.09.2010

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

Modificato da Barbara Pignataro
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Il punto di vista animalista riguardo la pesca bene o male è questo, mi sembra l'opposto del C&R:

 

DI PETER SINGER

Project Syndicate

 

L’uomo non ha alcun obbligo di macellazione per lo sbalorditivo numero di pesci selvaggi catturati e uccisi in mare

 

Quando ero bambino, mio padre era solito portarmi a passeggio, spesso su un lungofiume o sul mare. Passavamo accanto a gente che pescava, magari mentre recuperavano le loro lenze con attaccati pesci sofferenti al loro termine. Una volta vidi un uomo prendere un piccolo pesce da un secchio ed impalarlo, ancora dimenante, su un amo vuoto da usare come esca.

 

 

 

Un’altra volta, quando il nostro cammino ci portò lungo un canale tranquillo, vidi un uomo seduto che guardava la sua lenza, apparentementa in pace con il mondo, mentre accanto a lui i pesci che aveva già pescato si contorcevano inutilmente boccheggiando. Mio padre mi disse che non riusciva a capire come si potesse godere di un pomeriggio passato a catturare pesci dall’’acqua e farli morire lentamente.

 

Questi ridordi di infanzia sono riapparsi a frotte quando ho letto Worse things happen at sea: the welfare of wild-caught fish [“In mare accadono le cose peggiori: il benessere dei pesci catturati in natura”, ndt], un reportage di forte impatto diffuso lo scorso mese sul sito fishcount.co.uk. nella maggior parte del mondo, è accettato che se gli animali debbano essere uccisi per farne cibo, dovrebbero essere uccisi senza sofferenze. Le regolamentazioni per il macello generalmente prevedono che gli animali vengano resi immediatamente incoscienti prima che vengano uccisi, o la morte dovrebbe essere inflitta in modo istantaneo, o, nel caso di un macello rituale, nel modo più veloce possibile in accordo con quanto permesso dalla dottrina religiosa.

 

Ma non per i pesci. L’uomo non ha alcun obbligo di macellazione per lo sbalorditivo numero di pesci selvaggi catturati e uccisi in mare, tantomeno, nella maggior parte dei posti, per i pesci da allevamento. I pesci catturati in reti dai pescherecci vengono gettati a bordo dell’imbarcazione e lasciati soffocare. Impalare esca viva su ami è una comune pratica commerciale: il palamito, ad esempio, usa centinaia se non migliaia di ami su una sola lenza che puà essere lunga 50-100 km. Quando i pesci abboccano, è probabile che restino intrappolati per molte ora prima che la lenza venga ritirata.

 

Allo stesso modo, la pesca commerciale di frequente dipende da reti per branchie – muri di reti sottili in cui il pesce viene intrappolato, spesso dalal branchie. Possono soffocare nella rete, in quanto, con le branchie bloccate, non possono respirare. Altrimenti, possno restare intrappolati per molte ore prima che le reti vengano ritirate.

 

Tuttavia, la più sconvolgente rivelazione nel reportage è lo sbalorditivo numero di pesci ai quali gli uomini infliggono queste morti. Usando quanto riportato sui tonnellaggi dei vari tipi di pesce catturati e dividendoli per il peso medio di ogni specie, Alison Mood, l’autrice del reportage, ha messo insieme quella che potrebbe benisimo essere la primissima stima sistematica della cattura annuale di pesci selvaggi. Il numero, ha calcolato, è nell’ordine di un trilione [mille miliardi N.d.r.], sebbene potrebbe anche arrivare a 2.7 trilioni.

 

Per ridimensionare il tutto, la FAO ha stimato che 60 miliardi di animali vengono uccisi ogni anno per il consumo alimentare – l’equivalente di circa 9 animali per ogni persona del pianeta. Se prendiamo in considerazione la stima più bassa della Mood, un trilione, la cifra corrispondente è di 150 animali. Questo non comprende i miliardi di pesci catturati illegalmente o quelli pescati in modo accidentale e poi scartati, tantomeno quelli impalati sugli ami come esca.

 

Molti di questi pesci vengono consumati indirettamente – tritati e dati come mangime negli allevamenti di pollo o pesce. Un tipico allevamento di salmoni usa 3-4 kg di pesce selvaggio per ogni kg di salmone che produce.

 

Ipotizziamo che tutta questa pesca sia sostenibile, sebbene ovviamente non lo è. Sarebbe allora di conforto credere che uccidere su scala così vasta non importa, perchè i pesci non provano dolore. Ma il sistema nervoso dei pesci è sufficientemente simile a quello degli uccelli e dei mammiferi tale da suggerire che provino dolore. Quando un pesce vive qualcosa che potrebbe causare dolore fisico ad altri animali, si comporta in modi che indicano sofferenza e questo cambio di umore può durare diverse ore. (È una legenda che i pesci abbiano la memoria breve). I pesci imparano ad evitare le esperienze spiacevoli, come l’eletroschock. E gli antidolorifici riducono i sintomi di dolore che altresì mostrrebbero.

 

Victoria Braitwhite, professoressa in materia di pesci e biologia all’Università di Stato della Pennsylvania, ha passato probabilmente più tempo indagando su questa problematica che qualsiasi altro scienziato. Il suo recente libro Do Fish Feel Pain? [“I Pesci Provano Dolore?”, ndt] mostra che i pesci non solo sono capaci di provare dolore, ma che sono anche molto più intelligenti di quanto la gente creda. Lo scorso anno, una giuria scientifica dell’UE ha concluso che la preponderanza delle prove indica che i pesci sentono il dolore.

 

Perchè i pesci sono le vittime dimenticate sui nostri piatti? È perchè sono creature di sangue freddo ricoperte di scaglie? È perchè non possono dare voce al loro dolore? Qualunque sia la spiegazione, le prove mostrano sempre più che la pesca commerciale infligge una quantità inimmaginabile di dolore e sofferenza. Dobbiamo imparare come catturare ed uccidere i pesci selvaggi in modo umano – o, se possibile, trovare delle alternative meno crudeli e più sostenibili di mangiarli.

 

Titolo originale: "If Fish Could Scream "

 

Fonte: http://www.project-syndicate.org

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14.09.2010

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO

che rimanga tra noi:quando sgozzo un agnello o un capretto piuttosto chr quando tiro il collo a un pollo a un pulcino di piccione,mi metto esattamente glio stessi proiblemi:ma il verme cdhe uso come esca e il limone che ci spremo sopra sentono o non sentono dolore? :lol::lol::lol:

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Il punto di vista della Redazione di AM in questo editoriale che analizza i fatti, riportando una dichiarazione scritta di chiarimenti del Presidente Matteoli.

 

http://www.apneamagazine.com/articolo.php/2989

 

Bell'articolo, complimenti ad AM per la chiara e più che condivisibile presa di posizione. :clapping::thumbup::bye:

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Un intervento semplicemente vergognoso.

Sono daccordo con Francesco, non è accettabile una posizione tanto supina nei confronti dei soliti noti, più volte sbugiardati e palesemente ignoranti di ciò di cui parlano.

 

Apparte questo, io sono dell'idea che la FIPSAS non sia più in grado di gestire e rappresentare la componente subacquea della federazione.

I pescatori in apnea sono scontenti di come sono considerati, sono scontenti di come viene gestito l'agonismo, sono scontenti di essere semplicemente inesistenti.

 

Forse sarebbe il caso di ricominciare a definirci Caccia subacquea e vedere di affiliarsi alla Federcaccia, che se non altro combatte.

Ancora meglio sarebbe vedere cosa ne esce da questo mirabolante censimento e cominciare a pensare di mettersi in proprio: apnea, pesca in apnea, e tirosub.

Modificato da 7bello
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Bell'editoriale :clapping: :clapping: :clapping: che appoggio :oops::P in toto.

Commenti sul fattaccio ne abbiamo già fatti, credo che ora sia il momento di discutere seriamente e prendere una strada comune. Matteoli chiede di dargli i numeri..

Modificato da Alessandro Fini
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