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Chicche E Dritte Per La Pesca In Acque Basse


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  • 5 mesi dopo...

Ci sono diversi fattori mentali nella pesca in apnea ed ogniuno di questi progredisce di pari passo con la tecnica.

A me non interessa altro che il fattore mentale istintivo, quello che ti permette d'intendere subito i posti buoni, come e dove gira il pesce e la sua cattura.

Pescando solo in poca acqua da ormai circa 10 anni (0/10m) vi posso assicurare che questo stato psicologico si affina in maniera incredibile.

Il bassofondo è una palestra che non concede seconde chance.

Nel bassofondo girano i pesci più smaliziati, i più diffidenti e se non te ne inventi qualcuna e/o cerchi d'imprare ad interpretare bene le cose ( anche solo se sbagli la pesata di un kilo), spesso neanche li vedi i pesci.

Va da sè conseguenzialmente che una volta che il pesce è a tiro hai fatto davvero tutto bene e pensi solo a colpirlo. Resta il fatto dunque che lo stato mentale istintivo (quello primordiale figlio dei retaggi) viene fuori senza che nessuno, se non a cose fatte, lo realizzi.

Esistono altri stati psicologici mentali eccetera, quello della profondità, quello del controllo eccetera.

A noi ora non interessa ma sappiamo bene che l'unica soluzione di crescita è andare in mare e pescare.

Quest'anno l'ho fatto pochissimo e ne ho risentito parecchio, segno inequivocabile che tutto s'allena con la costanza.

Amo le acque basse perchè sono sicuro che siano la migliore palestra.

Ma non pensate che non siano insidiose, quindi sempre un compagno che vi segue e calma.

Sappiate che si posssono realizzare bei carnieri anche con uno alle spalle.

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  • 2 settimane dopo...

Il fucile da a.m.b. (acque molto basse)

 

Vi do il mio personale parere sul fucile ideale da usare a strusciapanza e, generalmente, nelle acque abbastanza basse.

 

Il fucile tipico da Acque Basse dev'essere preferibilmente un oleo, di lunghezza compresa tra i 70 e gli 85 cm.

"Tipico" perchè di norma la pesca in acque basse è afflitta da condizioni del mare che, per quanto favorevoli come richiamo per il pesce, sono nel complesso avverse alla nostra azione. A meno che di non beccare il mare liscio come l'olio dell'alba, che comunque già non produce lo stesso effetto sul pesce di una semplice maretta, l'altra fase della giornata ideale è al tramonto. Ma al tramonto è quasi certo che il mare sia più mosso, perfino formato: spesso, anche se più al largo il movimento appare insignificante, una volta in pochi cm. d'acqua, le “ondine” si trasformano in rulli d'acqua assai fastidiosi per questo tipo di pesca, che richiede una certa preparazione non tanto fisica, quanto psicologica. Personalmente preferisco la maretta corta, all'onda lunga. La seconda mette veramente a dura prova sia l'equipaggiamento che la mira, che la stessa presenza di pesce nel basso, la prima invece si sopporta abbastanza, anche se bisogna eliminare al massimo ogni fattore che può incidere in modo negativo. Uno di questi è il fucile.

L’arbalete non è l’ideale per la pesca in questa situazione. Le sue peculiarità sono ininfluenti e perfino controindicate. La sua leggerezza e la sua bilanciatura non servono a niente, anzi, ci svantaggiano parecchio rispetto alla pesantezza ed alla stabilità d’un oleo, sotto le onde.

La sua lunghezza media (sproporzionata in ogni caso rispetto alla stessa, dichiarata ufficialmente, d’un oleo) è comunque un impaccio in più a cui non si supplisce con una maggiore precisione. Precisione che magari sarà senz’altro superiore, ma che non serve, dal momento che di rado si ha il tempo di prendere la mira e ancor più di rado il tempo d’allineare il fucile stesso.

La penetrazione delle lunghe aste che caratterizzano questi attrezzi è molto relativa e non potrà mai competere con quelle di un oleo, di norma sempre di diametro maggiore, più corte (quindi più tendenti a insagolare il pesce) e spinte sempre da una maggiore potenza di base.

La brandeggiabilità dell’arba è molto limitata, oltre che per la lunghezza stessa, anche per il freno che oppongono fusto elastici e asta all’acqua , soprattutto lateralmente, che è il range che qui si usa.

La ricarica dell’arbalete è sempre lenta e faticosa se paragonata a quella dell’oleo: si perde sempre troppo tempo nel rinfilare nella guida l’asta, farla attaccare alla scatola, posizionarsi per tirare gli elastici e infine (almeno per me è la cosa che mi fa più innervosire) riavvolgere i giri di sagola sul fusto. La sua silenziosità è inutile nel rumore di fondo della maretta del sottoriva, lo stesso che sfruttano anche i predatori per cacciare.

Tutto questo insieme di cose ci vuol poco a capire che porta vantaggi solo al pesce, pregiudicando le vostre già scarse possibilità in questo tipo di pesca di portare a casa qualcosa. Invece bisognerebbe sfruttare al massimo ogni minimo fattore di vantaggio, anche solo eliminando alla base i possibili problemi.

L’oleo dev’essere innanzitutto di una misura compatibile al fatto stesso di trovarsi a pescare in pochi cm d’acqua: nello spettro di misure possibili, ogni lunghezza va tarata solo sulla visibilità del momento, e comunque si tratta quasi esclusivamente di misure comprese tra i 70 e gli 85 cm; solo eccezionalmente si può usare un 100 o, al contrario un 60-55, accettandone però le complicazioni che ne derivano. Inoltre, l’oleo pesa. E sotto le onde la cosa si traduce in una stabilità del polso che l’arba manco si sogna. La precisione? Ma chissenfrega, scusate il termine: gran parte dei tiri sono d’istinto a pesci che schizzano al largo non appena realizzano, tant’è che è consigliabilissimo montare il 5 o 6 punte, invece dell’arpione, anche quando s’è ragionevolmente sicuri di poter incontrare pesci fino a 5 kgs. Prerogativa, questa, sconosciuta agli arbalete.

La ricarica è immediata, tanto più semplice quanto più l’oleo è corto; e sfilare un carichino, che è l’operazione che fa perdere più tempo, è comunque dieci volte più rapida di tutto il tran-tran per la ricarica d’un arba. Tuttavia anche qui si può risparmiare tempo, portandolo ad esempio già legato al polso destro con una cimetta elastica; la cosa poi s’elimina del tutto se si pesca con una fiocina montata.

La brandeggiabilità non ha proprio storia: un medisten di 70 cm può seguire quasi esattamente il movimento degli occhi, o addirittura lo scatto d’un sarago a un metro e mezzo di distanza, e a volte perfino col 5 punte inastato che, come sapete, va oltretutto posizionato di taglio, cioè perpendicolare alla sagoma del pesce. Inoltre l’oleo ha la personale particolarità del riduttore di potenza che sull’arba sarà difficile inventare. Seppur non di capitale importanza la cosa ha comunque dei risvolti positivi, non ultimo quello di evitare di rovinare il pesce sparato con la fiocina da troppo vicino (ma soprattutto quello di non sgarrarlo e far sì che si perda successivamente, magari nel torbido, per la eccessiva potenza adoperata).

Per cui il fucile ideale per le a.m.b. è senz’altro un oleo di queste misure e nel vostro equipaggiamento non dovrebbero mancarne almeno un paio.

Modificato da Ricky
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  • 2 settimane dopo...

Mitico Ricky , innanzitutto , come stai? Quello che dici è tutto vero ma chi è abituato a sparare con l'arbalete difficilmente troverà giovamento nel passare all'oleo almeno che non rimodifichi (con tanta pazienza)il suo modo di sparare ...io sono dell'opinione che mantenendo le giuste proporzioni (quindi fucili nn eccessivamente lunghi ed ingombranti) sicuramente si potranno ottenre comnque buoni risultati con entrambre le tipologie ...a presto , Scipio

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  • 1 mese dopo...
Dopo una mareggiata o con l'inizio di questa è buona norma provare qualche agguato in poca acqua, anche se la visibilità e scarsa si possono fare grandi catture.

Se c'è un pò di parete e profondità da 1 a 5 m mi immergo una decina di metri fuori dalla parete, arrivo sul fondo e mi avvicino alla parete con il 75 arretrato poi scorro a velocità ridottissima la costa in parallelo senza usare le pinne ma spingendomi con la mano libera, l'assetto è fondamentale, e se incontro qualche punta mi sporgo con lentezza, pronto a scoccare un tiro al volo d'istinto.

Così facendo si possono catturare orate e saraghi intenti a mangiare nella risacca...una settimana fa ho insagolato con un tiro al volo un'aorata di 2.4 kg proprio con questa tecnica....

 

Oppure se la visibilità è proprio nulla occorre spostarsi a profondità maggiori ( relativamente maggiori, diciamo una decina di metri max) e provare con qualche aspetto posizionandosi a 45° rispetto alla costa con la punta del fucile rivolta verso di essa, quasi sicuramente i pesci arriverannop da lì, difficilmente dal largo..

E proprio nel solito giorno dell'orata di 2.4kg con un aspetto simile a quello descritto ho portato a casa un oratona di 3.5 kg...

 

 

 

 

 

 

Tecnica perfetta e fruttifera :thumbup: .

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Il fucile da a.m.b. (acque molto basse)

 

Vi do il mio personale parere sul fucile ideale da usare a strusciapanza e, generalmente, nelle acque abbastanza basse.

 

Il fucile tipico da Acque Basse dev'essere preferibilmente un oleo, di lunghezza compresa tra i 70 e gli 85 cm.

"Tipico" perchè di norma la pesca in acque basse è afflitta da condizioni del mare che, per quanto favorevoli come richiamo per il pesce, sono nel complesso avverse alla nostra azione. A meno che di non beccare il mare liscio come l'olio dell'alba, che comunque già non produce lo stesso effetto sul pesce di una semplice maretta, l'altra fase della giornata ideale è al tramonto. Ma al tramonto è quasi certo che il mare sia più mosso, perfino formato: spesso, anche se più al largo il movimento appare insignificante, una volta in pochi cm. d'acqua, le “ondine” si trasformano in rulli d'acqua assai fastidiosi per questo tipo di pesca, che richiede una certa preparazione non tanto fisica, quanto psicologica. Personalmente preferisco la maretta corta, all'onda lunga. La seconda mette veramente a dura prova sia l'equipaggiamento che la mira, che la stessa presenza di pesce nel basso, la prima invece si sopporta abbastanza, anche se bisogna eliminare al massimo ogni fattore che può incidere in modo negativo. Uno di questi è il fucile.

L’arbalete non è l’ideale per la pesca in questa situazione. Le sue peculiarità sono ininfluenti e perfino controindicate. La sua leggerezza e la sua bilanciatura non servono a niente, anzi, ci svantaggiano parecchio rispetto alla pesantezza ed alla stabilità d’un oleo, sotto le onde.

La sua lunghezza media (sproporzionata in ogni caso rispetto alla stessa, dichiarata ufficialmente, d’un oleo) è comunque un impaccio in più a cui non si supplisce con una maggiore precisione. Precisione che magari sarà senz’altro superiore, ma che non serve, dal momento che di rado si ha il tempo di prendere la mira e ancor più di rado il tempo d’allineare il fucile stesso.

La penetrazione delle lunghe aste che caratterizzano questi attrezzi è molto relativa e non potrà mai competere con quelle di un oleo, di norma sempre di diametro maggiore, più corte (quindi più tendenti a insagolare il pesce) e spinte sempre da una maggiore potenza di base.

La brandeggiabilità dell’arba è molto limitata, oltre che per la lunghezza stessa, anche per il freno che oppongono fusto elastici e asta all’acqua , soprattutto lateralmente, che è il range che qui si usa.

La ricarica dell’arbalete è sempre lenta e faticosa se paragonata a quella dell’oleo: si perde sempre troppo tempo nel rinfilare nella guida l’asta, farla attaccare alla scatola, posizionarsi per tirare gli elastici e infine (almeno per me è la cosa che mi fa più innervosire) riavvolgere i giri di sagola sul fusto. La sua silenziosità è inutile nel rumore di fondo della maretta del sottoriva, lo stesso che sfruttano anche i predatori per cacciare.

Tutto questo insieme di cose ci vuol poco a capire che porta vantaggi solo al pesce, pregiudicando le vostre già scarse possibilità in questo tipo di pesca di portare a casa qualcosa. Invece bisognerebbe sfruttare al massimo ogni minimo fattore di vantaggio, anche solo eliminando alla base i possibili problemi.

L’oleo dev’essere innanzitutto di una misura compatibile al fatto stesso di trovarsi a pescare in pochi cm d’acqua: nello spettro di misure possibili, ogni lunghezza va tarata solo sulla visibilità del momento, e comunque si tratta quasi esclusivamente di misure comprese tra i 70 e gli 85 cm; solo eccezionalmente si può usare un 100 o, al contrario un 60-55, accettandone però le complicazioni che ne derivano. Inoltre, l’oleo pesa. E sotto le onde la cosa si traduce in una stabilità del polso che l’arba manco si sogna. La precisione? Ma chissenfrega, scusate il termine: gran parte dei tiri sono d’istinto a pesci che schizzano al largo non appena realizzano, tant’è che è consigliabilissimo montare il 5 o 6 punte, invece dell’arpione, anche quando s’è ragionevolmente sicuri di poter incontrare pesci fino a 5 kgs.  Prerogativa, questa, sconosciuta agli arbalete.

La ricarica è immediata, tanto più semplice quanto più l’oleo è corto; e sfilare un carichino, che è l’operazione che fa perdere più tempo, è comunque dieci volte più rapida di tutto il tran-tran per la ricarica d’un arba. Tuttavia anche qui si può risparmiare tempo, portandolo ad esempio già legato al polso destro con una cimetta elastica; la cosa poi s’elimina del tutto se si pesca con una fiocina montata.

La brandeggiabilità non ha proprio storia: un medisten di 70 cm può seguire quasi esattamente il movimento degli occhi, o addirittura lo scatto d’un sarago a un metro e mezzo di distanza, e a volte perfino col 5 punte inastato che, come sapete, va oltretutto posizionato di taglio, cioè perpendicolare alla sagoma del pesce.  Inoltre l’oleo ha la personale particolarità del riduttore di potenza che sull’arba sarà difficile inventare. Seppur non di capitale importanza la cosa ha comunque dei risvolti positivi, non ultimo quello di evitare di rovinare il pesce sparato con la fiocina da troppo vicino (ma soprattutto quello di non sgarrarlo e far sì che si perda successivamente, magari nel torbido, per la eccessiva potenza adoperata).

Per cui il fucile ideale per le a.m.b. è senz’altro un oleo di queste misure e nel vostro equipaggiamento non dovrebbero mancarne almeno un paio.

 

Quoto in pieno,l'oleopneumatico così sfruttato non ha paragoni :thumbup: .

:bye:

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  • 4 mesi dopo...
  • 3 mesi dopo...
(...) Il fucile tipico da Acque Basse dev'essere preferibilmente un oleo, di lunghezza compresa tra i 70 e gli 85 cm.

(...) gran parte dei tiri sono d'istinto a pesci che schizzano al largo non appena realizzano, tant'è che è consigliabilissimo montare il 5 o 6 punte, invece dell'arpione, anche quando s'è ragionevolmente sicuri di poter incontrare pesci fino a 5 kgs.

(...) La brandeggiabilità non ha proprio storia: un medisten di 70 cm può seguire quasi esattamente il movimento degli occhi, o addirittura lo scatto d'un sarago a un metro e mezzo di distanza, e a volte perfino col 5 punte inastato che, come sapete, va oltretutto posizionato di taglio, cioè perpendicolare alla sagoma del pesce. (...) Per cui il fucile ideale per le a.m.b. è senz'altro un oleo di queste misure e nel vostro equipaggiamento non dovrebbero mancarne almeno un paio.

Evviva! A forza di leggere solo di arbalete in tutte le salse, temevo che per il mio Medisten non ci fossero piu' speranze... :)

Gli ho appena comprato un'asta da 7 mm. Dovrebbe avvantaggiare la velocita' di uscita con arpione, no? E anche con la fiocina in tana o vicino agli scogli, dovrebbe farmene rovinare di meno...

Quindi la fiocina va sempre messa di taglio, ossia in verticale? E' una regola generale? Oppure uno ruota il polso per posizionarla di volta in volta come gli sembra piu' corretto, a seconda della forma e posizione del pesce?

E la tahitiana? La usate con gli oleo di media lunghezza? Ha un senso?

--Carlo

Modificato da carlo_p
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(...) Il fucile tipico da Acque Basse dev'essere preferibilmente un oleo, di lunghezza compresa tra i 70 e gli 85 cm.

(...) gran parte dei tiri sono d'istinto a pesci che schizzano al largo non appena realizzano, tant'è che è consigliabilissimo montare il 5 o 6 punte, invece dell'arpione, anche quando s'è ragionevolmente sicuri di poter incontrare pesci fino a 5 kgs.

(...) La brandeggiabilità non ha proprio storia: un medisten di 70 cm può seguire quasi esattamente il movimento degli occhi, o addirittura lo scatto d'un sarago a un metro e mezzo di distanza, e a volte perfino col 5 punte inastato che, come sapete, va oltretutto posizionato di taglio, cioè perpendicolare alla sagoma del pesce. (...) Per cui il fucile ideale per le a.m.b. è senz'altro un oleo di queste misure e nel vostro equipaggiamento non dovrebbero mancarne almeno un paio.

Evviva! A forza di leggere solo di arbalete in tutte le salse, temevo che per il mio Medisten non ci fossero piu' speranze... :)

Gli ho appena comprato un'asta da 7 mm. Dovrebbe avvantaggiare la velocita' di uscita con arpione, no? E anche con la fiocina in tana o vicino agli scogli, dovrebbe farmene rovinare di meno...

Quindi la fiocina va sempre messa di taglio, ossia in verticale? E' una regola generale? Oppure uno ruota il polso per posizionarla di volta in volta come gli sembra piu' corretto, a seconda della forma e posizione del pesce?

E la tahitiana? La usate con gli oleo di media lunghezza? Ha un senso?

--Carlo

E' noto che la fiocina montata perpendicolarmente dà una migliore possibilità di centrare il pesce proprio per la silhouette che questo presenta sia di fronte che soprattutto di lato: si tratta di tirare quasi esclusivamente a pesci che si presentano alla nostra stessa altezza, quando si procede con gli occhi paralleli al fondo. Solo nei casi in cui si tiri a pesci dall'alto la fiocina è meglio sistemarla nell'altro verso: ad esempio con una triglia posata sl fondo, o una corvina in caduta, le possibilità di centrarla aumentano mettendo la fiocina perpendicolare alla schiena che il pesce ci offre. Inoltre, in acqua bassa è meglio farsi trovare già con la fiocina posizionata bene proprio per evitare la perdita di quel secondo o due che comporterebbe una sistemazione successiva fatta al volo. In virtù della reazione della preda che, appena realizza, se la batte di solito verso il largo o fa dietrofront senza lasciare il tempo di tirare. Con la tahitiana e l'arpione in generale il fucile acquista senz'altro in gittata e in brandeggio, ma perde in precisione nel tiro d'istinto che, in acque torbide e relativamente mosse, è la condizione con cui bisogna di solito convivere. L'asta da 7 ha secondo me degli svantaggi non compensati da altrettanti vantaggi. Questa famosa velocità d'uscita intanto è relativa: usando la fiocina la perde quasi del tutto, usando l'arpione invece no, ma... alla fine, a che ti serve? Ciò che rende mortale anche un fuciletto pescando con questa tecnica non è certo la velocità d'uscita, ma semmai l'impatto dalla breve distanza su pesci anche considerevoli. La fiocina aumenta di 5 volte la distribuzione di quest'impatto, e l'impatto maggiore si ottiene con lo spessore e quindi il peso dell'asta che gli scagli contro. Quindi l'asta da 8 con fiocina, oltre a non risentire come quella da 7 dell'attrito di questa, arreca sempre un danno maggiore ed è per me da preferire.

 

una dritta sull'orata: qundo trovate un'orata grufolare in una zona e non riusciute a catturarla, ma comunque non l'avete spaventata è buona norma riprovare il giorno dopo alla solita ora... è molto facile ritrovarla intenta a banchettare.

Mercoledì scorso ho fatto un'orata d'1,2 kg, con l'oleo 85 e tahitiana da 7. Non che fosse un pesce già visto in precedenza, visto che in quel luogo non ci andavo da giugno, ma l'ho sorpreso in un metro e mezzo d'acqua mentre grufolava tranquilla a ridosso della costa, in un'azione che, da quando l'ho avvistata a quando l'ho presa, non sarà durata più di 7-8 secondi.

C'è da dire che la visibilità era ottima, anzi eccezionale, per posto e stagione, maretta lieve da NW ma, soprattutto, il pesce non aveva intorno i nugoli di spie che spesso l'accompagnano quando si batte il bassofondo. Ho aspettato che si ponesse di coda, e si nascondesse un po' da solo cogli occhi tra i sassi, per percorrere quei 10 metri a strusciapanza(!) che mancavano per arrivargli a tiro e tirargli non appena ne ho visto gli occhi (a quel punto' infatti, è tanto se ti concede un'altro mezzo secondo prima di realizzare e schizzare verso il largo), l'ho seccata con tiro dal centro ad uscire nella guancia.

L'orata va presa così, mentre sta mangiando ed è parzialmente distratta, e facendo attenzione a tutti i suoi campanelli d'allarme, ai rumori e le vibrazioni dell'avvicinamento. Per come stava messa, quasi allo scoperto se non fosse per 4 scoglietti, quest'orata era impossibile da avvicinare per 10 metri. Bisogna sempre stare all'erta e in grado di prendere decisioni al volo per sfruttare il minimo vantaggio che questo animale può darti, dato che l'orata è uno dei pesci più diffidenti in assoluto dei nostri mari.

Modificato da Ricky
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Questo e' il mio contributo:

 

http://www.aspromare.it/aspromare/Tecniche/tecniche.html

 

sperando di fare cosa gradita....

 

 

pakkio

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interessante, Pacchiò. ;)

con lo schiaffo in acqua bassa ancora non c'ho mai provato, piuttosto questo sistema lo usavo copiandolo dal tomasi a P.S.Stefano, ma in tutt'altre condizioni. Intanto non erano semplici schiaffi ma sonore remate picchiate dalla barca, all'alba, per un buon quarto d'ora, in mezzo al canale dell'Argentarola (30 metri ca.).

Poi mi vestivo e mi buttavo con calma e, a volte, a mezz'acqua, arrivavano le ricciole.

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interessante, Pacchiò. ;)

con lo schiaffo in acqua bassa ancora non c'ho mai provato, piuttosto questo sistema lo usavo copiandolo dal tomasi a P.S.Stefano, ma in tutt'altre condizioni. Intanto non erano semplici schiaffi ma sonore remate picchiate dalla barca, all'alba, per un buon quarto d'ora, in mezzo al canale dell'Argentarola (30 metri ca.).

Poi mi vestivo e mi buttavo con calma e, a volte, a mezz'acqua, arrivavano le ricciole.

 

 

 

 

Lo schiaffo funziona ;)

certo non sempre,

ma nelle condizioni ideali non c'e' spigola che tenga :D

ultimamente lo sto usando anche in acque piu' profonde

circa 8mt come nelle ultime pescate e a cadere nel tranello sempre piu' spesso sono pesci''diversi'' come ombrine, corvine , saraghi e orate.

e' una tecnica tutta da scoprire B)

 

pakkio

 

 

 

p.s.

 

pakkio si scrve con 2 ''K'' :lol::lol:

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  • 4 mesi dopo...
Piccola dritta (anche su come impostare i vostri post):

 

A PESCA NEL "TRASH"

 

Chi pesca a strusciapanza e comunque a pelo di una costa bassa, spesso avrà notato la presenza di grossi banchi di sospensione alzati dal moto ondoso locale, o come residuo di una mareggiata trascorsa. Attenzione, però: non sto parlando di sospensione dovuta a limo o torbidità diffusa, che può spingersi anche a miglia dalla costa, ma di quella provocata dalle particelle di alghe, soprattutto posidonia spezzettata, che magari spiaggiata sui ciottoli o sollevata dal suo giacimento dalla maretta e dall'onda lunga, forma delle nubi che complicano notevolmente la visibilità. Questo fenomeno è riscontrabile ovunque esistano più al largo delle praterie di posidonia piuttosto estese e dove, appunto, il basso fondale, soggetto anche a una minima maretta pomeridiana, favorisce la levitazione di questo "trash" nell'immediato sottocosta. Trash è un termine che gli diedi oltre vent'anni fa per sintetizzare la descrizione di questa situazione nei miei report sulla pesca subacquea, quando ci perdevo tempo a farli, poi ognuno la chiami come vuole, tanto ci siamo capiti.

Di solito, scorrendo la costa, si tende a girare al largo da queste nuvole fastidiose e ad oltrepassarle il più presto possibile... è logico: si cerca di recuperare la visibilità migliore e continuare la pescata. Invece, spesso questo fenomeno, non dico ch'è una manna dal cielo, ma quasi.

Pochi pesci si spingono alla ricerca di cibo dentro le zone interessate dal Trash, mentre la maggior parte di quelli che scorrono la costa si comportano come voi: gli girano intorno.

Questo perchè i pezzetti di alghe frammentate gli provocano fastidio alle branchie, ma anche perchè i pesci predatori, che contano anche sulla vista, riescono male a vedere le loro prede, al pari del sub.

I pesci che non temono di ficcarcisi dentro e che, apparentemente, non risentono di tale fastidio, sono di 3 specie e sono guardacaso grufolatori: il sarago maggiore, la marmora e la triglia. Questa triade ricerca il proprio nutrimento approfittando del rimescolamento del fondo che porta alla luce o mette in difficoltà gli organismi cui sono interessati, e spesso gli risparmia la fatica di farlo in maniera diretta (specie marmora e triglia).

Il sarago, poi, che tra i 3 è quello uso a spingersi anche in pochi centimetri d'acqua, è un frequentatore abituale del trash ed è piuttosto comune da incontrare.

Il problema del trash è che dentro ci si vede poco.

Bene che vada, occorre fissare un particolare molto più a lungo del solito per decifrarlo, in mezzo al su e giù col quale i sedimenti accompagnano il moto ondoso. In compenso, il nostro mimetismo ne acquista in modo spropositato.

Esistono vari gradi di visibilità, che variano a seconda dell'intensità e della frequenza dell'onda. Nel caso che la sospensione sia molto fitta, è molto raro che perfino i pesci si azzardino ad entrare. Ma quando le alghe in sospensione si riducono, tanto da riuscire già a vedere qualcosa sul fondo o, soprattutto, verso il lato esterno al trash, dove l'acqua si schiarisce in pochi metri, è lì che dobbiamo pescare.

La nostra silhoutette, anche in pieno sole, agli occhi del pesce risulta scomposta in migliaia di pezzetti, al punto che spessissimo capita che il pesce ci ignori completamente, e questo anche perchè (entrando nei suoi panni) non s'aspetta predatori da quel lato ed è più che mai concentrato nella ricerca del cibo.

Indossare una muta mimetica, poi, è la ciliegina sulla torta.

Inoltre, ci si può perfino permettere di compiere movimenti inconcepibili per la pesca in acque basse, confidando nell'estremo mimetismo della situazione. Spesso, anzi, il muoversi platealmente, attira immancabilmente l'attenzione e la curiosità del pesce che stiamo insidiando, facendogli ridurre ancora di più le distanze, in quanto fa un'enorme fatica a riconoscerci o a capire che sta succedendo in quel punto.

Vi basterà un miniministen con 5 p.te per prendere saraghi di 1,5 kgs.

Incontrando una nube di trash sul nostro percorso sbagliamo ad aggirarla e a pedalare oltre. Questo è quello che fanno tutti i pesci del sottocosta, che se la sono trovata davanti come voi: orate, spigole, cefali, salpe e chi più ne ha più ne metta.

Dovreste invece entrarvi dentro, ma non fino al punto più denso: fermandovi dentro al primo metro e mezzo-due, lì dove ancora qualcosa si distingue, ma dove già ottenete un ottimo camuffamento. Non ha importanza immergersi e aspettare, potrete anche restare a galla, assecondando anzi il moto ondoso.

Lo sguardo, però, tenetelo rivolto verso l'esterno, dove la nube finisce: è lì che prima o poi avvisterete qualcosa, qualcosa che fa il pelo al trash e che vi finirà inevitabilmente a tiro da sola, senza avervi visto.

Inoltre potrete sfruttare il trash per nascondervi avvicinandovi a un punto particolare, in acqua pulita, dove tendere agguati o tentare aspetti. Punto che, magari, avrebbe altrimenti richiesto un difficile e lungo avvicinamento sotto gli occhi di tutto il circondario.

Ciò che sbuca dal trash direttamente sul fondo, cattura immediatamente la curiosità di pesci anche storicamente smaliziatissimi come l'orata.

abito a la Spezia ho la barca a portovenere e sono veramente tanti anni che pesco in queste acque il lato a ponente dell isola palmaria è frequente questo fenomeno l alga si spezza e galleggia a mezz acqua insieme al torbido si fatica a distinguere la sagoma di un pesce che si avvicina a volte è scoraggiante penso che in queste condizioni il pesce non veda niente ma si fidi della sua sensibilita della linea laterale credo poco nel mimetico in quste condizioni ma ho trovato ormai da tanto tempo un modo per attirare le spigole e non solo con queste condizioni prendere una manciata di sassi e tirarla 3 4 metri avanti a me e eseguire brevi aspetti verso il largo qua da noi da isuoi frutti ciao a tutti

 

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