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Sotto i ghiacci con Nicola Brischigiaro

| 15 Marzo 2002 | 0 Comments

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Il 23 e 24 Febbraio Nicola Brischigiaro ha tenuto uno stage d’ immersione sotto i ghiacci.

A seguire l’evento per Apnea Magazine, c’era Sandra Vallelunga, che ha vissuto questa due giorni insieme agli altri stagisti rimanendo entusiasta dell’esperienza. Si ringrazia lo Sponsor dell’articolo: POLOSUB – Mute su Misura – V. Giovannipoli, 6/A 00145 Roma (RM) – Tel. 065126655

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Nicola Brischigiaro spiega le modalità dell’immersione sotto il ghiaccio

Nicola Brischigiaro, recordman mondiale di apnea sotto il ghiaccio, ha organizzato lo scorso 23/24 febbraio uno stage della sua specialità presso il Lago di Serraia, situato nell’Altopiano di Baselga di Pinè (TN) ad un’altitudine di circa 1000m., guidando i partecipanti in un’esperienza estremamente emozionante ed unica nel suo genere.

Il successo riscosso dall’iniziativa è stato davvero notevole.

Le cifre parlano chiaro: 20 sub, 14 apneisti, un team di assistenza che contava 11 subacquei ed una squadra di soccorso pronta ad ogni evenienza.

Il primo incontro è avvenuto nel pomeriggio del Sabato, presso una sala conferenze.

Nicola ci ha parlato della sua attività subacquea legata ormai da anni alla ricerca scientifica: in collaborazione con il C.N.R. ha lavorato a numerosi progetti ed esperimenti, tra cui ricordiamo il recente esperimento di “interazione acustica” con i delfini svoltosi presso il delfinario di Rimini.

Particolarmente interessante e stimolante l’esposizione relativa al suo contatto con l’acqua intesa come fonte di vita ed elemento prioritario del nostro organismo ed alla sua attività di istruttore di apnea per gestanti, corso che sta riscuotendo un notevole successo. Sono seguite due proiezioni relative all’esperimento con i delfini e al record del 1998 quando Nicola, nuotando sotto il ghiaccio, percorse una distanza di ben 80 metri! E’ il caso di dire che le immagini e il suo commento ci hanno dato sensazioni…. da “brivido” !

Uno dei fori praticati nello strato di ghiaccio, spesso 30 cm

L’incontro si è dimostrato anche molto interessante e istruttivo proprio in previsione della giornata successiva, in particolar modo per noi apneisti, in procinto di confrontarci con un’analoga situazione.

Il video ci ha permesso di farci un’idea di cosa avremmo trovato lì sotto, consentendoci così di mitigare un po’ di tensione e, perché no, anche un po’ di timore, perfettamente legittimo considerate le circostanze.

Al termine delle proiezioni ci siamo divisi in due gruppi, apneisti e sub, per la spiegazione dell’intera prassi e delle modalità di immersione, naturalmente differenti per ciascun gruppo.

Sia Nicola che Andrea Ingrà, direttore del Nautilus Club di Trento che ci ha fornito l’assistenza insieme all’Accademia Subacquea Italiana di Modena, sono rimasti a disposizione per ogni tipo di domanda ed hanno dissolto ogni minimo dubbio o perplessità con professionalità e preparazione.

Per chi si immergeva con ARA era stato preparato un circuito di circa 400 m. che si stendeva lungo un perimetro quadrangolare, entro un’area limitata agli operatori (anche questo per garantire il massimo della sicurezza), su cui si aprivano quattro buche per consentire l’uscita a seconda della necessità. Per noi apneisti, invece sono stati fatti 3 fori di circa due metri per lato lungo un percorso lineare.

Fasi dello Stage

Dal primo buco al secondo si contano 20 m. e dal secondo altri 10 per raggiungere la terza uscita. La sicurezza sotto lo strato di ghiaccio dello spessore di 30 centimetri è garantita da numerosi assistenti subacquei distanti l’uno dall’altro circa due metri e distribuiti su entrambi i lati del corridoio formato da nastro bianco e rosso (nastro-vedo), al centro del quale è fissata una cima che servirà da guida o eventualmente per sagolare chi lo richieda (ma nessuno ne sentirà il bisogno).

Ai 20 metri la cima ne incrocia un’altra, che indica la corrispondente uscita, per poi proseguire fino a quella dei 30 dove, oltre ad incrociare un’altra corda che indica la fine del percorso, ci sarà un sub ad aspettarci.

Questo assistente, all’evenienza, dovrà bloccato l’apneista che, preso dall’emozione dell’immersione, non renda conto della fine del percorso o che, troppo entusiasta, si lasci andare alla tentazione di proseguire.

Sciolto ogni dubbio ci siamo dati appuntamento per la cena.

La regola del “bravo atleta” imporrebbe un pasto sano e leggero prima di una performance, in particolar modo se svolta in acqua! Per fortuna, per confermarne la validità delle regole occorre l’eccezione!

La nostra, di eccezione, ha assunto delle dimensioni ciclopiche…. come il volume dei nostri stomaci alla fine del “gentil pasto”!

E tra un brindisi e l’altro abbiamo fissato il rendez-vous per il giorno dopo: alle dieci al lago.

La nostra inviata Sandra Vallelunga

Una splendida giornata di sole era ad attenderci. Giunti al lago siamo rimasti ad ammirare il bianco che regnava sovrano dappertutto: il ghiaccio sul lago e l’alta neve tutt’intorno hanno inebriato le nostre menti più del vino della sera precedente. Mille pensieri hanno affollato la testa mentre lo sguardo continuava a vagare meravigliato tutto intorno per lo splendore della natura e per il gesto che dì lì a poco ci saremmo trovati a compiere.

Superato lo stupore, ci avviciniamo all’area riservata. L’acqua all’interno dei buchi durante la notte si è nuovamente gelata e questo non fa che ricordarci che ci sono 2° centigradi ad attenderci a due metri dalla superficie. Con un colpetto mandiamo in frantumi l’opera notturna della rigida temperatura e non manchiamo di immortalare con delle foto questo fenomeno naturale che, se per la maggior parte della nostra vita lasciamo passare inosservato, in questo giorno assume per noi un’importanza particolare.

Una saletta accogliente e ben riscaldata è pronta ad accoglierci.

Nonostante le condizioni anomale rispetto alle nostre abitudini, indossiamo le nostre fedeli mute da 5 millimetri in liscio spaccato. Qualcuno ha il foderato e qualche altro indossa una salopettina corta. Per lo più manteniamo i nostri standard, privilegiando la mobilità rispetto alla protezione termica: del resto, il tempo di permanenza in acqua non è così lungo da raffreddarci esageratamente.

La scena che si presenta agli occhi dei curiosi mano a mano che usciamo è a dir poco bizzarra: un mini esercito di omini neri che tenendo sotto braccio delle lunghe pale dello stesso colore si dirige verso una buca su un lago ghiacciato a circa mille metri d’ altitudine!

Per annullare ogni minima traccia di insicurezza, Nicola ha deciso di procedere per tappe: prima percorreremo i 20 metri e poi e 30. Chi desidera evitare il freddo nell’attesa del proprio turno o l’ansia, può partire direttamente per il percorso più lungo. Il primo apneista è già in acqua dentro la buca e tutta la nostra attenzione è rivolta verso di lui. Nicola è lì accanto che lo incoraggia con lo sguardo.

E’ pur sempre il primo e deve confrontarsi con 1,5 / 2 metri di visibilità. L’apneista affonda la testa nell’acqua torbida per rendersi conto, per quanto possibile, di cosa lo aspetti lì sotto……

Inizia la sua preparazione, si ventila, l’ultimo respiro’..e via!

S’ intravedono per un secondo le lunghe pinne prima che scompaiano del tutto sotto lo spesso strato di ghiaccio. Tratteniamo il fiato con lui e con una corsa veloce raggiungiamo l’uscita dei 20 metri’.ancora qualche secondo’.infine eccolo che emerge sorridente e soddisfatto e con un grande desiderio di ripetere l’esperienza per una distanza maggiore.

A turno ci immergiamo. L’acqua è fredda: 2°, ma l’emozione sovrasta questo pensiero e le discese si susseguono: uno dopo l’altro, con i polmoni pieni d’aria preziosa, procediamo meravigliati dall’ambiente che ci circonda lungo il corridoio segnato.

Foto di gruppo

Ai lati si intravedono i nostri angeli-sub che ci fanno assistenza regalandoci quella preziosa sensazione di sicurezza che è alla base di ogni immersione soddisfacente.

Qualcuno di noi riesce anche a permettersi di salutare i sub mentre gli nuota davanti. Ma la soddisfazione e l’emozione più grande ci sono date dallo spettacolo che si svolge sopra la nostra testa: un vasto tetto luminescente sotto il quale le bolle d’aria che fuoriescono dagli erogatori dei sub rimangono bloccate creando una grande nuvola galleggiante e’.la scena è davvero unica, le parole non riescono a descriverla!

Molti riescono a bissare il percorso, ma dopo ben 45 minuti di immersione, nonostante le mute stagne e le varie attrezzature specifiche contro il freddo, i sub ci comunicano un inizio di “surgelamento” e noi, sebbene a malincuore, interrompiamo le discese.

Nella saletta a nostra disposizione sono ad attenderci un piacevole calduccio ed un enorme termos di the bollente, coronamento di un’indimenticabile esperienza.

Diamo libero sfogo alle nostre emozioni, ci scambiamo impressioni e condividiamo pareri.

Ma soprattutto travolgiamo Nicola con la nostra gratitudine per aver dato vita a questo avvenimento senza eguali, dimostrandogli la nostra ammirazione e riconoscenza per

l’organizzazione che è stato in grado di creare e l’assistenza preparata e professionale, elemento essenziale affinché performances di questo tipo trovino la giusta riuscita.

Subito dopo ci viene servito un ricco pranzo, all’altezza della cena della sera precedente.

Nicola non può che concludere in bellezza questi due giorni: con una mini lotteria regala cappellini, magliette, un borsone e un orologio: niente male.

Infine applausi e brindisi a Nicola, allo staff e naturalmente ai membri dell’assistenza che, finalmente privi di mute e stagne varie, abbiamo potuto conoscere realmente e scoprire, oltre che bravi, anche molto simpatici.

Non ci resta che attendere Aprile in vista del prossimo appuntamento!

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Category: Altre discipline, Apnea

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