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Pesca in mare: 100 euro dalla barca, 20 euro da riva

A distanza di pochi giorni dalla notizia della proposta di licenza a pagamento per l’esercizio della pesca sportiva, avanzata dalla onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio (PD), arriva una seconda proposta (testo completo), dello stesso identico tenore, ma questa volta molto più concreta poiché, a differenza del ddl Oliverio che giace in commissione agricoltura al Senato da maggio, questa è un subdolo emendamento alla legge finanziaria dello Stato in discussione in questi giorni, sempre al Senato.

Questa volta la compagine di aspiranti legislatori “illuminati” è ben nutrita e viene dalla parte opposta allo schieramento dell’on. Oliverio, a dimostrazione che il partito delle tasse è quantomai trasversale, e risulta formata dagli onorevoli Francesco Marinello (Ncd), Giuseppe Ruvolo (Pdl), Giuseppe Compagnone (Pdl), Mario Ferrara (Pdl), Lucio Barani (Pdl), Vincenzo D’Anna (Pdl), Michelino Davico (Gruppo misto), Pietro Langella (Gal), Giovanni Mauro (Gal), Antonio Milo (Gal), Antonio Scavone (Gal).

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Esborsi in vista per la pratica della pesca in apnea (foto A. Balbi)

L’emendamento, datato 1 Ottobre, punta ad associare alla comunicazione ministeriale obbligatoria (il famigerato censimento che è stato prorogato fino a dicembre 2014) e a od ogni suo rinnovo annuale, il versamento di un “contributo” in misura variabile dai 20 ai 100 euro, i cui proventi sarebbero destinati interamente a sovvenzionare le politiche a sostegno del comparto della pesca professionale oltreché a incrementare l’autorizzazione di spesa del programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura.

Nella fattispecie le due tariffe previste sarebbero per la pesca da riva (20 euro) e per la pesca dalla barca (100 euro, cifra ridotta da successivo emendamento visto che in prima istanza la richiesta era esattamente del doppio!). In tutto questo, noi pescatori subacquei, ci domandiamo quale delle due dovremmo pagare visto che tecnicamente non peschiamo dalla barca ma la usiamo solo per raggiungere gli spot di pesca, oppure partiamo da riva ma non peschiamo direttamente da essa. La risposta ahinoi, considerata l’ignoranza della politica, sarà ovviamente la fascia massima. Chi dovesse essere colto nell’atto di pescare senza aver pagato l’obolo sarà passibile di una sanzione di 204 euro (4 volte l’importo di cui all’art 1168 del Codice della Navigazione, che è di 51 euro).

Sconcerta ancora una volta come la politica non riesca minimamente a comprendere che, laddove potrebbe anche essere giusto pagare qualcosa per usufruire di una risorsa comune (senza dimenticare però tutti i pescatori sportivi che vengono sostanzialmente truffati ogni anno con le licenze sul tonno rosso), i proventi del pagamento di una licenza di pesca sportiva NON possono e NON devono essere impiegati per sostenere e potenziare la filiera professionale che è l’unica responsabile dello stato di degrado e sovrasfruttamento degli stock ittici, quanto INVECE essere spesi per approntare e incentivare strumenti concreti di TUTELA della risorsa, a beneficio effettivo di tutti.

Nel frattempo sui social inizia a montare la protesta e fioriscono i gruppi che si oppongono con fermezza al pagamento di un ennesimo balzello.

 

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