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Paura, una valida compagna di immersioni

| 20 Gennaio 2005 | 0 Comments

Il mare, la pesca subacquea, il desiderio di avventura mi attiravano più di ogni altra cosa perchè amante dei colori e delle emozioni forti.

Quando non te la senti, torna a riva senza mai domandarti perché: tu non lo sai, ma il tuo corpo sì.

Nell’immersione in apnea la paura è un’emozione importante, che serve a metterci in allerta di fronte ai pericoli e a prevenire situazioni rischiose e, quindi, potenzialmente dannose.

La serie di consigli che segue non ha la pretesa di una trattazione scientifica del tema (gli interessati ad un approccio scientifico al tema dell’ansia e della paura in apnea possono visitare www.psychodive.it del Dr. Salvo Capodieci o anche www.apneaconsapevole.it del Dr. Lorenzo Manfredini). Quella che si propone non è un’elencazione rigida, esaustiva o adatta ad ogni pescasub, ma una semplice traccia che possa offrire aiuto a tutti coloro che aspirano ad una pratica della pesca in apnea più consapevole e sicura.

VITA VISSUTA

Sono nato lontano dal mare, mio nonno era un contadino e mio padre non ha mai fatto un solo bagno in mare in vita sua. Nel 1970 la mia famiglia si trasferì ad Olbia, cittadina natale di mia madre, e l’acquisto di un terreno con una casetta vicino al mare condizionò da subito tutta la mia vita. Ad Olbia intrapresi una lunga carriera agonistica con le arti marziali. Tante gare ed allenamenti che ho sempre portato avanti senza trascurare ciò che mi ha sempre affascinato.
Il mare, la pesca subacquea, il desiderio di avventura mi attiravano più di ogni altra cosa, perchè da sempre sono un amante dei colori e delle forti emozioni.

Ricordo ancora il primo fuciletto subacqueo che mi regalò mio zio Paolino contro il volere di mio padre. Ricordo perfettamente i primi approcci con l’ambiente sottomarino.
Risparmiavo i soldi della merendina scolastica per poter comprare le riviste di allora, dove venivano documentate le gesta dei Campioni della pesca subacquea. Le leggevo e rileggevo, esattamente come faccio oggi.

Le riviste giocarono un ruolo determinante nello smontaggio sistematico di tutti i “tabù” opposti da mio padre al mio desiderio di immergermi. Grazie alle riviste informavo i miei genitori, portandoli alla scoperta di quel mondo affascinante, con il malcelato fine di ottenere il permesso di immergermi. Vivendo sul mare, durante la stagione estiva mio padre mi permetteva di dedicarmi alla disciplina, ovviamente sotto la sua supervisione. Erano altri tempi, per mio padre l’immersione in apnea era un mondo nuovo e del tutto sconosciuto… ricordo perfettamente tutti i suoi timori, le sue paure. Dispensava consigli su consigli, suggeriti unicamente dal suo buon senso, e la presenza di mio fratello maggiore, abile nuotatore, lo rincuorava. Solo oggi, padre a mia volta, mi rendo conto di quanto fosse grande la paura che lo invadeva ogni volta che sparivo sotto la superficie.

RISPETTARE IL MARE

Quando si inizia a praticare la pesca in apnea, l’entusiasmo porta molti
Si inizia a corteggiarlo e poi ci si accosta a Lui con timore e questo timore invade tutti fin da subito sopratutto quando avvengono i primi contatti col fondo marino. E’ in questo momento che ognuno di noi deve iniziare a rispettarlo sopratutto perchè tutti, anche chi non si è mai immerso, ha presente nel suo incoscio la paura del mare. Per dimostrarlo è sufficiente chiudere gli occhi e pensare ad un mare in tempesta e alle grandi onde che infrangono sugli scogli, oppure pensare ad uno squalo che vedremo inconsapevolmente presentarsi una buona dose di paura. Bisogna essere consapevoli da subito che il mondo sottomarino non ci appartiene e forse è per questo motivo che crea un grande fascino verso chi ama l’avventura. Chi s’immerge per le prime volte rimane entusiasta, la prima sensazione che uno prova stranamente è quella di volare, poichè vede tutto dall’alto.
Grande fascino, facili entusiasmi ma anche grandi dosi di rischi e pericoli. Non bisogna dimenticare che è un mondo meraviglioso non alla portata di tutti, un mondo misterioso che per natura non ci appartiene, un mondo che incute paura.

La paura rappresenta indubbiamente una grande alleata per noi pescatori

MA CHE COSE’ LA PAURA?
In riferimento all’esercizio della pesca in apnea la paura va situata tra i meccanismi di difesa del pescasub. Rappresenta indubbiamente una grande alleata per noi pescatori e crea lo stimolo per attivare reazioni che servono a difenderci dai pericoli che l’ambiente marino offre. Se un pescasub non avesse paura della profondità, del mare agitato, delle imbarcazioni, dei pericoli non riuscirebbe a praticare questa disciplina. Vi è dunque di base una paura esistenziale, che va mantenuta come amica e alleata e non va certo tracurata.
Vi sono vari stadi di paura e diversa intensità emotiva. Alcuni si manifestano come timore, apprensione, preoccupazione, inquietudine. Quindi, nella pratica della pescasub, il termine paura viene utilizzato per esprimere emozioni attuali, future e condizioni impreviste o semplicemente uno stato d’incertezza o di preoccupazione. L’esperienza soggettiva va maturata col tempo e il mare va conquistato per gradi. Non bisogna assolutamente avere fretta di bruciare le tappe poichè è soprattutto il primo approccio col mondo sottomarino che comporta grandi dosi di paura. Questo primo stadio di vivere il mare produce facili entusiasmi e contemporaneamente un senso di timore verso l’ambiente, verso i suoi abitanti, nei confronti di un oggetto o di una situazione. Altre costanti che accompagnano la paura sono il trovarsi senza esperienze di fronte ai pericoli che possono essere causa di forte tensione che può arrivare sino alla immobilità (l’essere paralizzati dalla paura). Questa focalizzazione della coscienza non riguarda solo il campo percettivo esterno ma anche quello interiore dei pensieri.

DA DOVE NASCE LA PAURA?

Essenzialmente la paura che si manifesta può essere di di due tipi: innata oppure appresa. La cosa fondamentale è che sia la percezione che la valutazione di una situazione critica devono creare immediatamente uno stimolo verso una soluzione o decisione che porterà a delle scelte a favore della sicurezza.
Le esperienze si maturano per gradi e davanti alle situazioni poco chiare è sempre meglio desistere piuttosto che affrontare.
Chi manca di esperienze e dichiara spavaldamente che non ha paura del mare possiamo dichiararlo “un grande incoscente” poichè rischia di trovarsi in situazioni pericolose che possono creare stadi gravi come l’ansia o il panico.

LE EMOZIONI :
L’emozione che si prova in mare può essere collocata nella sfera della paura. Sebbene sia un termine un po’ generico indica quando uno avverte qualche cosa. E quindi è spesso un sentimento complesso e lo stimolo che crea è molto significativo per poter affermare che spesso noi abbiamo paura di ciò che ci attrae molto. Le paure apprese che cresceranno dentro di noi fanno parte del bagaglio di esperienze. Queste esperienze porteranno una infinita varietà di stimoli che ci guideranno verso le scelte giuste e funzioneranno come veri campanelli di allarme.

Sicuramente, la paura ha una funzione positiva che ci segnala uno stato di emergenza ed solleva lo stato di allerta, preparando la mente il corpo alla reazione che porta ad avvertire immediatamente il compagno circa la presenza di un pericolo o di una situazione che potrebbe rivelarsi critica. Questi stati creati dalla paura tendono verso la conservazione e la sopravvivenza dell’individuo. Ovviamente, se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando panico, perde la funzione fondamentale e si converte in una situazione di pericolo verso la propria incolumità o verso quella del compagno di pesca..

La gioia d’immergersi e sopratutto quella della cattura creano un senso di appagamento

LA GIOIA DI DIVERTIRSI
Le emozioni sono componenti fondamentali della pesca in apnea, da esse traiamo giusti stimoli che muovono e influenzano il nostro quotidiano.

Il richiamo è sempre molto forte perchè ognuno di noi è sempre alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che solo il mare riesce ad offrire. Quello che andiamo a ricercare è quello stato emotivo di avventura, di conquista, di divertimento, di felicità.
La gioia d’immergersi come quella della cattura creano un senso di appagamento che crea nel pescatore delle emozioni che sono solo positive. Non dimenticando che la pesca in apnea è uno sport che possiamo tranquillamente definire estremo e ma con il solo obiettivo principale che deve essere il puro divertimento. Tutto questo si realizza direttamente col contatto col mare e con i suoi elementi che ci permettono di riflettere, di calarci nel profondo di noi stessi, di godere delle meraviglie, di godere di momenti di spensieratezza che ci allontanano dagli stress quotidiani.

Imparando a pescare in modo consapevole andremo incontro al divertimento e allontaneremo sia i pericoli che i rischi.

COME GUARIRE DALLA PAURA:
E’ meglio NON guarire perché la paura ha un alto valore funzionale, finalizzato alla nostra incolumità e va considerata come una nostra alleata. Per esempio, ricordarsi che quel tipo di pesce rappresenta un pericolo perché aggressivo e feroce oppure velenoso, costituisce un innegabile vantaggio. Oppure allenarsi preparando il proprio corpo ad una repentina fuga in caso di situazioni critiche (arrivo di tempesta, mare che cresce e rinforza, sopraggiungere della corrente etc.) può in certi casi garantire l’incolumità stessa.

La paura deve essere il nostro spirito guida e mai e poi mai dobbiamo azzardare oltre i nostri limiti. Ognuno di noi deve essere rispettoso verso se stesso e verso i propri compagni di pesca. Non dimenticate mai che avere paura, dichiarare i propri limiti e le proprie lacune non è vergogna ma pura saggezza.

Category: Pesca in Apnea

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