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Mondiale pescasub 2016: Intervista a Salvatore Roccaforte

La prima giornata è stata veramente sfortunata, cosa è successo?

Avevamo deciso tutti insieme che sarei partito io su una cernia che conoscevano in molti, sono stato bravo ad arrivare per primo sullo spacco, in 45 metri d’acqua, nonostante gli altri avessero il gommone più veloce, ma purtroppo il pesce non c’era (ndr il pesce di oltre 11 kg verrà catturato poi da Maccioni dopo un paio d’ore). Poi sono andati male anche i successivi spostamenti. Questo mondiale è stato molto più difficile da gestire di un campionato assoluto, perchè i pesci erano pochi e ogni tuffo a vuoto era un pesce non catturato, accumulando uno svantaggio difficile da recuperare, in compenso mi e servito per fare una notevole esperienza.

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Ho anche fatto l’errore di portare a bordo fucili estremizzati che ti danno si un tiro più potente, ma per farli funzionare bene devi gestirli con serenità. Invece con la fretta della cattura e la voglia di sparare a qualche pescione, ho usato il fucile più estremo sbagliando un paio di tiri, tra cui una grossa palamita colpita male e lavorata per qualche minuto senza successo. A quel punto era passata metà gara e tutto diventava sempre più difficile. Il capitano mi ha consigliato di non andare a a sud, dove avevo altri posti, perchè ci aveva visto sopra altri atleti che poi non avevano catturato niente a causa di una forte corrente. Mi ha quindi suggerito di restare al centro nord campo di gara e tentare una bella cattura perchè un altro pesce o due non avrebbero dati grandi risultati. L’ultima parte di gara ho quindi tentato il tutto per tutto senza successo e in effetti, anche se avessi catturato un altro sarago, sarebbe cambiato poco. Però non mi sono demoralizzato e sono rimasto concentrato perchè la gara è fatta di due giornate e avevo una grande voglia di rifarmi il giorno successivo, anche perchè sentivo comunque la fiducia del capitano e della squadra.

La seconda frazione è andata meglio, ma è stato tutto come avevi previsto?

No, non avevo previsto come è andata, però avevo voglia di riscattarmi. Il capitano è venuto in gommone con me e abbiamo deciso insieme la strategia di giornata perchè mi ha detto che il mio punteggio sarebbe stato fondamentale per la squadra. Mi ha fatto mettere via i fucili più estremi e mi dato la giusta serenità per non sentire il peso della gara. Così ho pescato bene senza sbagliare quasi niente. Sono partito, sempre in 45 metri, insieme ad altri atleti su dei saraghi, c’era solo un pesce che ho catturato al primo tuffo. Poi dopo qualche spostamento, senza risultati, ho catturato la cernia bianca che mi ha dato grande soddisfazione e infatti abbiamo “festeggiato” con il mio assistente Valerio Losito e con il capitano. Successivamente ho catturato un altro sarago bello e tutto sembrava andare bene, ma la gara scorreva veloce perchè a tali quote non si potevano fare più di 4-5 tuffi all’ora. Le ultime due ore, sempre seguendo le indicazioni di squadra, ho tentato il colpo grosso e per un pelo non ci sono riuscito, con la cernia che poi non è risultata in peso. Infine ho catturato anche una cernia dorata che è stata scartata davvero per poco. Ho pescato bene, e nonostante sia molto allenato ho accusato la fatica di una gara così massacrante. A dirlo può fare un effetto minore, ma 20-25 tuffi in 5 ore a queste quote ti mangiano tutte le energie.

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Aldilà del risultato, cosa pensi della scelta di Syros per organizzare un campionato mondiale?

Per noi è anomalo, ma per i greci è normale, l’ho capito grazie a questa esperienza. Loro pescano a 40 metri anche d’inverno perchè altrimenti non prendono niente di interessante e in Grecia ci sono un’infinità di atleti che sono in grado di farlo. Detto questo è stato comunque un campionato estremo, ma credo che anche uno in oceano in mezzo ad una risacca potente non sia da meno. Noi italiani siamo abituati diversamente, siamo la via di mezzo. L’incredibile è stato infatti il nostro adattamento che è iniziato mesi prima e devo dire che, alla luce dei fatti, la scelta di ottenere la squadra definitiva molto prima dell’assoluto si è rivelata azzeccatissima. Tutti noi da Aprile abbiamo avuto un buon periodo per adattarci a questa competizione. Personalmente voglio ringraziare prima il mio compagno di squadra Giacomo De Mola che a marzo mi ha dato una mano, e anche Pierluigi Leggeri che durante l’estate mi ha aiutato molto a far mie queste quote.

Alla fine credo però che non si possa trascurare il fattore sicurezza che è stato messo a rischio, anche se poi non è successo niente e la macchina organizzativa è stata perfetta.

Dopo tanti anni di agonismo è arrivata la chiamata azzurra, come è stata questa prima esperienza?

Me l’aspettavo già da qualche anno, poi finalmente è successo. Confesso che di questo ne avevo parlato anche con Marco Bardi ben prima che lui accettasse il ruolo di DT, e già a quel tempo mi aveva rassicurato dicendomi che, a suo avviso, un bravo capitano ti chiama quando capisce che è il tuo momento e non rischi di bruciarti. Dopo l’esperienza vissuta posso dire di avere imparato molto e mi sento più completo, anche se, dai vari confronti con la squadra e dai consigli ricevuti, ho capito che su qualche punto devo ancora lavorare molto e ho voglia di farlo. Credo che per un atleta sia un sogno arrivare a disputare un mondiale con la propria nazionale, ma ho capito che è solo l’inizio del sogno, perchè senza questa esperienza non avrei capito in tempi così brevi quali sono i miei limiti e su quali aspetti posso e devo migliorare. È stata un’esperienza molto formativa e spero che sarà solo l’inizio. Mi sono trovato benissimo con tutta la squadra e oltre alla gara devo dire che c’è stato un clima di armonia e collaborazione. Ciò che più mi ha colpito è la realtà che ho visto, molto diversa da come la immaginavo. Basandomi solo su racconti di altri, mi ero fatto un’idea, ma vivendola è stato davvero diverso, in due parole un’esperienza fantastica

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Category: Agonismo, Pesca in Apnea

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