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La videoripresa in apnea: Fabrizio D’Agnano

| 10 Febbraio 2012 | 1 Comment

Fabrizio D’Agnano e la sua videocamera (foto F.D’Agnano)

In questa prima intervista sul tema sempre più attuale della videoripresa associata alla pesca in apnea abbiamo fatto quattro chiacchiere con Fabrizio D’Agnano, sicuramente colui che più di tutti ha contribuito alla diffusione di massa del documentarismo apneistico venatorio con i suoi dvd prima e le sue produzioni esclusive per “Caccia & Pesca” poi. Sempre in grado di proporre un punto di vista diverso e al contempo istruttivo, ci racconta gli inizi, le conquiste e gli insuccessi, i traguardi e gli orizzonti di questa splendida avventura iniziata ormai più di 10 anni fa…e non manca di dare qualche dritta preziosa a tutti gli appassionati.

Che cosa ti ha spinto ad iniziare la tua attività videografica? Ha avuto da subito obiettivi “professionali”?

Si, ho iniziato a riprendere per trasmettere qualcosa agli altri, non per avere una collezione di catture da riguardare. La prima motivazione che mi ha spinto infatti è stata proprio quella di mostrare un modo diverso di affrontare la disciplina della pesca in apnea rispetto a quella al tempo più diffusa, almeno come comunicazione. In sostanza, recuperare dello spazio informativo per mostrare soprattutto ai giovani che a fianco agli agonisti, spesso della “vecchia guardia”, esistevano altri pescatori con mentalità e modi non necessariamente migliori ma sicuramente diversi, e che si poteva essere bravi pescatori in apnea senza esprimersi con il linguaggio dei pezzi, dei chili e delle ghiacciaie piene. Ho potuto constatare in seguito che effettivamente molti appassionati si identificano più con questo modo di andare in acqua e seguono i video con interesse.

Quali sono stati i primi problemi con cui ti sei dovuto misurare e come li hai risolti?

Cominciai acquistando una videocamera scafandrata con occhio remoto dagli USA. Prezzo folle, risultati scarsi con girato in NTSC da convertire, sistemi di montaggio video instabili…questo solo per la parte pratica, poi ovviamente c’è stata una professionalità da acquisire, un linguaggio, quello del video, da imparare, etc. Ad oggi ho perso il conto dei documentari che ho realizzato, con standard di qualità televisivi data la ormai lunga collaborazione con il canale tematico “Caccia e Pesca”, ma sicuramente oltre 60. Diciamo che ho fatto parecchia strada dagli inizi. Chiaramente, il procedere veloce della tecnologia dona costantemente nuove potenzialità ma crea anche problemi sempre nuovi da affrontare. E’ importante non sedersi mai e mantenersi sempre aggiornati e desiderosi di migliorare.

Quali sono i pregi e i difetti della ripresa in soggettiva e di quella con operatore? Tu quale preferisci e perchè?

Senza alcun dubbio quella con operatore. Uso la seconda macchina sul fucile solo per riprendere i secondi subito prima del tiro, quando l’azione del pescatore è ormai conclusa. La ripresa dell’operatore rende leggibile ogni movimento ed ogni aspetto dell’azione, quella in soggettiva, in definitiva, quasi solo il “pesce morto”. A mio avviso la differenza è enorme se si vuole dare un contenuto didattico e di qualità elevata, anche se ovviamente la presenza dell’operatore è estremamente onerosa da tutti i punti di vista.

Raccontaci la più bella scena che sei riuscito ad immortalare con la tua videocamera, e quella che avresti voluto ma non hai potuto.

In realtà uso sempre un operatore da molti anni, per cui bisognerebbe distinguere tra le riprese immortalate da lui e quelle fatte con la macchina che ho in aggiunta sul fucile. Nel primo caso, sicuramente la cattura una ricciola di oltre 30kg, della quale Maurizio Faggioli è riuscito a riprendere tutte le scene senza errori o esitazioni, documentandone il combattimento in modo perfetto. Nel secondo, un’altra ricciola, più grande, avvicinatasi di muso.

Per quanto riguarda quella mancata ce ne sono diverse, ma le due più evidenti sono un branco di spigolone ferme dietro un sasso in meno di un metro d’acqua che ho ripreso per diversi minuti da distanza ravvicinatissima, purtroppo con la macchina totalmente fuori fuoco per un movimento involontario dello zoom, ed un delfino arrivato molto vicino ma che non sono riuscito a riprendere come avrei voluto e potuto.

Una delle ricciole del racconto (foto F.D’Agnano)

La videocamera può, e se si, in quale misura e in quali circostanze, compromettere una bella cattura? Qualche aneddoto?

Forse con le custodie molto piccole non succede. Io persi una spigola molto grande perché avendo montato sul fucile una custodia per una macchina di buona qualità ma grandi dimensioni, ad un certo punto per la posizione particolare che la situazione mi imponeva, mi trovai la custodia davanti agli occhi, tanto che non riuscivo più a vedere il pesce che era ormai davanti alla punta del fucile. Tirai, e restai stupito del liscio. Rivedendo le immagini, scoprii che il pesce era più in basso o più in alto, ora non ricordo esattamente, della punta del fucile.

Lo scafandro è ingombrante e spesso intralcia (foto A.Balbi)

Pensi che la videocamera sul fucile possa diventare un pericolo in più per il pescatore?

In generale no. Può esistere la tentazione di protrarre qualche secondo di più l’apnea pur di poter mostrare un video di una bella cattura, ma in questo caso il problema è nella testa del pescatore, non nella videocamera.

Ormai è esplosa la video mania, tanti sono i pescatori che sono anche videoamatori: quali caratteristiche fondamentali deve avere una videocamera per fare delle belle riprese amatoriali?

Le esigenze del dilettante sono diverse da quelle del professionista. Se lo scopo finale è quello di condividere sul web dei filmati fatti con la videocamera staffata al fucile, credo che l’unica cosa importante siano le dimensioni ridotte ed un grandangolo di ampiezza giusta. Anche la durata della batteria, che consente di non dover aprire la custodia in gommone o addirittura di dover interrompere le riprese in caso di uscita da terra.

Prossime produzioni in cantiere?

Continuo a consegnare molte produzioni al canale, per il quale lavoro ormai in esclusiva. Anche quest’anno parecchie cose interessanti, in particolare una serie tecnica di grandi contenuti che contiene tra l’altro le due ricciole menzionate all’inizio, ed una serie dove presento alcuni personaggi non appartenenti al mondo dell’agonismo e magari non conosciuti da tutti ma per qualche motivo interessanti, come Cico Natale, o Pierfrancesco Salvatori. Anche un certo Roberto Tiveron, se mi dedicherà finalmente del tempo, dovrebbe far parte della serie, ma più per amicizia, dato che come pescatore non se lo meriterebbe! (Ride)

Un consiglio, un trucco e il classico errore da non fare.

Consiglio e trucco direi la stessa cosa, ovvero se la macchina ne da la possibilità, sottoesporre di uno stop ed usare sempre e solo il fuoco in manuale con distanza 4 metri circa. L’errore da non fare è non controllare appena entrati in acqua un eventuale problema nella chiusura o nella tenuta delle guarnizioni, subendo così un allagamento che per le attrezzature elettroniche è sempre disastroso.

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Commenti (1)

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  1. Daniele ha detto:

    Bell’articolo e complimenti a Fabrizio.
    Alcuni amici mi hanno evidenziato un aspetto a cui non avevo mai pensato. E’ loro opinione che il proliferare di video di certe catture (non proprio sportive, diciamo così) che circolano su internet, possa contribuire a peggiorare l’immagine del pescatore in apnea. Insomma, che l’avvento delle video riprese amatoriale non porti beneficio a questo sport.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano Fabrizio ed altri esperti.
    Ciao!

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