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La Chiesa Contro la Pesca Sportiva e Ricreativa, sono un Problema Morale!

Molti avranno sicuramente esclamato un sonoro “e chi se ne frega!” ma in realtà la questione è seria e meritevole di attenzione. Sono anni che assistiamo ad una progressiva deriva animalista che mira a criminalizzare chiunque pratichi una qualsiasi forma di prelievo venatorio, ittico o faunistico che sia. Ma fino a quando si tratta delle ben note sigle dell’intransigenza antispecista, non è certo una novità; il discorso invece cambia se certe posizioni, anche se per modi e contenuti, molto diverse, diventano quelle ufficiali della Chiesa che, piaccia o meno, è capace di orientare il pensiero di una larga fatta di italiani, e in maniera determinante.

piaIl Magistero ha indubbiamente questioni ben più importanti di cui occuparsi che non i risvolti etico/morali del pescatore o del cacciatore che, per svago, procura un paio di pesci o una lepre per la cena; tuttavia a domanda diretta si è visto costretto a dare una risposta. La Chiesa non è un istituzione politica, ma spesso il suo linguaggio ne richiama gli arabeschi retorici atti ad affermare un concetto, che scontenterebbe tanti, nella maniera più indolore possibile.

La domanda era semplice e chiara: “Da appassionato di pesca sportiva, vorrei sapere la posizione della Chiesa su questa attività.”, la risposta invece è stata un’arrampicata che è partita premettendo che “il creato è opera dell’amore creatore di Dio; l’etica che ne deriva è un’etica di amore, rispetto e giustizia verso il creato e tutte le sue creature: flora, fauna, elementi naturali.”, è continuata affermando che la Chiesa: “non intende intervenire con una normativa concreta su ogni questione…” ma “aiuta le coscienze a trovare la decisione più giusta e più conforme al disegno creatore di Dio.”, e si è conlusa affermando che: “…si è in grado di distinguere tra pesca (e caccia) per necessità e per sport. Il divertimento fa problema morale quando sono usati esseri viventi come se fossero cose o oggetti.”

cannaOra, assodato che nel mondo occidentale probabilmente nessuno ha più reale necessità di praticare un prelievo di sussistenza (ad eccezione di chi ha fatto dell’attività venatoria un lavoro legalmente riconosciuto), è evidente che tutti coloro che hanno scelto di non comprare quello che possono catturare con le proprie capacità, per svago, divertimento, scelta etica personale o anche solo per economia domestica, non è chiaro se possano o meno dirsi dei buoni cristiani, ma sicuramente hanno un problema morale che li “dovrebbe” porre in conflitto con il creato e la sua etica.

Posto che poco ci importa di religione e men che meno di teologia, vogliamo soffermarci sulla grande ipocrisia di fondo che sottende un messaggio come quello fin qui esposto. Messaggio che nel tempo sembra essere radicalmente cambiato visto che la Chiesa, per chi non lo sapesse, annovera diversi papi appassionati cacciatori e pescatori, primo tra tutti Giovanni XXIII°. Se il vero problema è il rispetto dell’animale, con quale coraggio si può sostenere che un pesce trafitto o allamato, e al quale si riservano le minori sofferenze possibili, sia un problema morale, mentre quelli che ogni giorno muoiono soffocati nelle reti non siano usati e sfruttati come oggetti, per giunta a fini di lucro? E tutti i pinnuti che vengono rigettati ormai morti perchè non commerciabili? Si può veramente credere che un pesce pescato per diletto non venga rispettato mentre invece un pollo allevato in batteria o un tonno scannato nella tradizionale mattanza o chiuso all’ingrasso nelle fattorie galleggianti, si?! Perchè la necessità di sussistenza dovrebbe poter giustificare ogni bruttura e la scelta di pescarsi da soli e di non comprare quello che si mangerà, dovrebbe essere un’azione sconveniente?

reti-mattanza

Di una cosa siamo certi: non c’è niente di deprecabile nel catturare ciò che poi si onererà a tavola, consumendolo con soddisfazione, magari con amici e parenti. Noi pescatori sportivi e ricreativi preferiamo mille volte pescare in maniera “moralmente discutibile” piuttosto che essere complici dello scempio e della devastazione che la richiesta di prodotto, anche da parte di tanti “buoni cristiani”, ha creato ai nostri mari. Noi abbiamo la coscienza pulita e tanto ci basta, e se agli occhi del magistero non è così, francamente, ma chi se ne frega…

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