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L’emozione della cattura

| 15 Giugno 2001 | 0 Comments
Un sub si rilassa durante la ventilazione

L’estate è sicuramente una bella stagione per praticare la pesca sub, ma per questioni forse legate alla mia indole riservata, preferisco le battute di pesca invernali. Il freddo è il loro unico lato negativo, largamente ripagato però dalla natura della costa, che appare deserta e veramente selvaggia, senza numerosi quanto chiassosi bagnanti.

Per questo motivo, quando una mattina di luglio Leonardo mi chiama sul cellulare per propormi una battuta di pesca pomeridiana accetto il suo invito con leggera svogliatezza, anche se devo ammettere che molto difficilmente rinuncio alle pescate coni miei amici del Club Subacqueo Grossetano.

L’orario di partenza, le 15 circa, può consentirci solamente una fugace apparizione da terra sulle coste dell’Argentario. La passione per questo sport è sempre travolgente ed anche se oggi dobbiamo dividere il mare con altri appassionati già presenti in acqua e su varie imbarcazioni, iniziamo a prepararci convinti che in ogni caso potremo godere di sensazioni bellissime legate all’apnea ed alla caccia subacquea. Appena entrati in azione, iniziamo ad andare in corrente: Leonardo si spinge un po’ più fuori ed io lo seguo con calma iniziando i primi aspetti più a terra.

L’acqua è cristallina e sul fondo la bellezza della natura marina è evidenziata dai raggi del sole.Durante i primi tuffi, su un fondale di circa 7/8 metri, non riesco a notare movimenti positivi di pesce. Castagnole tranquille, mangianza quasi inesistente, tutti gli ingredienti per uscire a mani vuote. Mi spingo ancora più a terra per cercare di sorprendere qualche sarago che mangia nella leggera risacca.

Ad un certo punto del mio percorso, noto un avvallamento sul fondo e non faccio in tempo a pensare che potrebbe essere un ottimo nascondiglio che già mi ci trovo dentro in piena azione di pesca, disteso parallelamente alla costa.

Una volta adagiatomi, alzo leggermente il capo per cercare di scorgere qualche movimento sospetto al margine della visibilità.

In lontananza, la limpidezza dell’acqua lascia il posto ad un colore blu intenso e misterioso, nel quale non è possibile scrutare con gli occhi ma’.solo con il pensiero.

Mi sento parte integrante di questo ambiente e sono rilassato e attento al tempo stesso; mi sento un pesce anche io, un pesce predatore attento che porta l’agguato alla sua preda. In questi momenti, di solito, immaginare situazioni emozionanti diventa molto più facile.

Sogno ad occhi aperti su quel blu marino, su quell’universo ignoto dal quale potrebbe spuntare la sagoma enorme di una preda, di un altro essere vivente che come me ha fatto del mare la sua vita e i suoi sogni.

La profondità non è eccessiva, ma so bene che tutti i pensieri che hanno attraversato la mia fantasia mi hanno portato in una dimensione temporale irreale. Mi sembra poco che sono sul fondo ma so che non è così. Chiudo un attimo gli occhi come per ritrovare la concentrazione e far uscire dalla soglia blu, quel pescione che aspetto da giorni. Quando li riapro scorgo il muso di una grossa leccia che si materializza al limite della visibilità.

Ancora un attimo per rendermi conto che la fantasia si è trasformata in realtà, poi tento di mantenermi calmo ed apparentemente distaccato da ciò che sta per accadere.

Il pescione sta passando tra me e la costa, mi rendo conto che non mi ha visto e che prosegue per la sua rotta troppo lontana dal tiro del mio fucile. Provo a fare dei leggeri rumori e poi a scoprirmi ancora un po’ per farmi notare. E’ l’unica speranza: incuriosire la leccia per farla “venire” verso di me.

Due splendidi dentici Foto: Michael Wagensommer

La manovra non ha successo ed il pesce sta sfilando troppo lontano mostrandomi il suo grosso fianco. In un attimo, decido che è meglio tentare il tutto per tutto: devo in tutti i modi almeno tentare il tiro, altrimenti la delusione sarà ancora più cocente. Almeno un tentativo, anche se disperato, va fatto e se il pesce riuscirà a spuntarla”avrò almeno la consolazione di averci provato: vederlo andare via sarà ugualmente una grande emozione.

Esco deciso dal nascondiglio con il fucile ormai perpendicolare alla costa e con due energici colpi di pinne in direzione della preda cerco di portarmi al limite del tiro utile.

Nel momento in cui sto per premere il grilletto la leccia mi nota. Rimango lungo e disteso a mezz’acqua senza effettuare il minimo movimento, come se mi fossi immobilizzato in un secondo, mentre la forza di inerzia mi spinge verso il pescione. La leccia si ferma di colpo e si gira, inizia a nuotare verso di me, incuriosita dalla mia immobilità totale a mezza acqua ed in breve è a tiro.

Attendo ancora un attimo prima di scoccare il tiro per godermi al massimo quella scena, fermare il tempo ed imprimermi nella mia memoria quell’ immagine bellissima.

Ho il muso del pesce a un metro dalla punta del fucile e so già come e dove colpirlo. Percepisco la sua tranquillità e per un attimo allento la pressione del dito sul grilletto, come per risparmiare questo sacrificio.

Poi lo spirito di predatore prevale, e la freccia parte veloce verso il pesce trafiggendolo nell’attimo della sua virata. L’asta è robusta e veloce ed il tiro è preciso. Apro il mulinello, so che ancora la battaglia non è vinta e che potrebbe ancora succedere di tutto. Infatti, la leccia parte a tutta forza verso il largo tentando di liberarsi dall’asta. Non ho tempo per indugiare ancora e risalgo in superficie pensando solo a riprendere fiato. E’ il momento in cui insieme all’aria entrano dentro di me tutte le emozioni di essere terrestre facendomi tremare le gambe all’idea di aver arpionato una così bella preda. Mantengo la calma fino al momento in cui riesco ad afferrarla e portarla in superficie. Adesso posso finalmente lasciare andare tutte le sensazioni ed emozioni che sott’acqua sono stato costretto a gestire per poter ragionare lucidamente e portare così a termine l’azione di pesca.

Sono in superficie con il pesce in mano, immobile; mi accorgo che Leonardo è avvicinato a me attratto dal trambusto. Tira la testa fuori dall’acqua e mi guarda negli occhi, come per rivivere anche lui le emozioni che mi pervadono. Non diciamo niente, so che è contento come lo sono io, so che il ritorno di stasera sarà ricco di racconti al limite del fantastico, ma stupendamente reali.

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