Home » Pesca in Apnea » Pesca in apnea: Tecniche e attrezzature » L’aspetto profondo

L’aspetto profondo

| 15 Maggio 2003 | 0 Comments

Mariano Satta con una ricciola

Nella prima parte dell’articolo si è parlato di aspetto in generale, ed è stato trattato in maniera più approfondita l’aspetto nel bassofondo, ossia quello praticato fino a 15 metri. In questa parte conclusiva, Mariano Satta affronta il tema dell’aspetto profondo.

L’ASPETTO PROFONDO

Si differenzia dall’aspetto del bassofondo per le quote di esercizio, che nell’aspetto profondo sono superiori ai quindici metri. In genere i grandi campioni sono in grado di praticare questa tecnica anche oltre i trenta metri, ed un campione in particolare, Gabriele del Bene, ha documentato catture oltre i cinquanta metri. Come per l’agguato profondo il consiglio unico è DESISTERE qualora non si abbiano i requisiti necessari, vale a dire esperienza e tanto allenamento. Ad effettuare l’aspetto profondo in sicurezza sono pochi pescatori con grandi capacità atletiche ed un grosso bagaglio d’esperienza maturato in lunghi anni di attività. La difficoltà di questa tecnica risiede non solo nelle quote alle quali si deve operare, ma anche nella difficoltà delle prede che si vanno ad insidiare. Chi pratica l’aspetto profondo, infatti, ambisce in particolar modo alla cattura del Re dei fondali: sua maestà il Dentice. Nei mesi più caldi e con la presenza di sbalzi termici i dentici salgono dalle quote più profonde verso quote più accessibili al pescatore in apnea. L’habitat prescelto dal dentice è solitamente costituito da picchi e le secche isolate, e le quote di stazionamento dello sparide si aggirano sempre oltre i venti metri. Non è raro nel periodo più caldo -che parte da giugno- avvistare dei branchi con esemplari più o meno di mole. Solitamente, una volta raggiunto il fondo sono loro a farsi vedere, ma capita delle volte che si avvistino durante le ispezioni a mezz’acqua o nelle fasi di discesa. Altro fattore che porta tanti abili pescasub ad eseguire l’aspetto profondo è l’ambizione di cattura dei pelagici ed in particolar modo delle combattive ricciole. La ricciola e il dentice sono le prede più combattive ed ambite per un aspettista, anche se non sono rare le catture di altri pesci di minor valore come i saraghi pizzuti. Difficilmente un buon apettista profondo rivolgerà le sue attenzioni a prede di minor valore che garantirebbero un carniere valido ed ambito per i più.

SICUREZZA

Il problema della sicurezza si amplifica enormemente con l’aumentare delle quote, e nel caso dell’aspetto profondo la presenza di un compagno con capacità di assistenza e soccorso deve essere considerato un vero obbligo. Tanti pescano in profondità con la presenza del barcaiolo, ma solo l’avere un compagno in acqua che rimane sulla verticale a vigilare con la massima concentrazione costituisce una garanzia di sicurezza. L’aspetto viene eseguito con una preparazione del tuffo minuziosa, ed in presenza di fattori fisici o emotivi che minano la nostra piena operatività è meglio evitare questa tecnica e rimandare ad un altra occasione. Il benessere fisico e termico sono condizioni determinanti, e qualunque avvisaglia di stanchezza e malessere deve portare a DESISTERE. Sempre ai fini della sicurezza, se le condizioni meteo-marine sono sfavorevoli si rinuncia e i motivi della rinuncia vanno sempre condivisi con il compagno, che dovrà sempre acconsentire e mai spingere a trasgredire la scelta. La “consapevolezza” ci deve portare a capire che il corpo e la mente sono strettamente coordinati. E’ importante imparare a rilassarci lasciando fuori pensieri, preoccupazioni e paure: prima di un’azione profonda bisogna liberarsi di ogni emotività, e la presenza di stress mentali e fisici sono campanelli che bisogna ascoltare. Ci si immerge solo e soltanto quando si è raggiunto un perfetto stato di rilassamento e ci si sente pronti.

Ecco un’acquisizione che deve entrare nel nostro bagaglio di esperienze: in mare siamo ospiti, e per quanta acquaticità e benessere possiamo raggiungere siamo pur sempre fuori dal nostro elemento naturale e lontano da tutte le sensazioni che produce. L’uomo è nato per respirare e l’apnea deve essere fatta in modo consapevole.

ATTREZZATURE

Un sub riemerge con un dentice, preda tipica dell’aspetto profondo

Le attrezzature devono essere di qualità, a partire dalle mute, che devono permettere di operare a quote profonde e devono essere scelte tra quelle più tecniche.

L’aspetto profondo si pratica nei mesi più caldi e ciò permette di indossare capi più leggeri, ossia di minor spessore. In piena estate molti usano le mute tecniche da 3 millimetri, ma a seconda delle zone la temperatura dell’acqua può suggerire di optare per una giacca di spessore superiore. Il benessere termico si avverte proteggendo maggiormente l’addome e le parti della vita dietro la schiena. La bontà dei materiali delle mute presenti sul mercato permette ai sub di orientarsi a piacimento tra i modelli di serie e le produzioni artigianali su misura.

Lo spessore minore delle mute permette di alleggerire al massimo la zavorra, e qualunque schienalino, anche di poco peso, risulta decisamente sconsigliabile. I piombi devono essere di piccola dimensione, preferibilmente di un chilogrammo ciascuno al massimo. Piombi di peso maggiore si sentono maggiormente e frenano in fase di risalita. La maschera deve essere leggera, tecnica e di volume ridotto. E’ necessario dotarsi di un pugnale ed evitare sempre di indossare il cavetto portapesci alla cintura. Le quote operative obbligano ad una accurata scelta delle alla pinne, che dovranno essere di ottima qualità, e il subacqueo utilizzerà sempre guanti e calzari.

AZIONE DI PESCA

Dopo avere effettuato una perfetta e silenziosa capovolta, ci si dirige verso il fondo. Durante la discesa, si superano la fase “positiva” [n.d.r. quella in cui si tende a galleggiare] e poi quella neutra ed infine si diventa negativi; a questo punto, la miglior cosa è lasciarsi andare in una planata verso la postazione prescelta, evitando al massimo i movimenti per risparmiare ossigeno.

La posta a fondo deve essere effettuata seguendo le indicazioni già offerte per l’aspetto nel bassofondo, e cioè sfruttando le asperità, mantenendo il busto un po’ alto e le pinne basse, ma sempre nascondendo la sagoma. Ruotando il capo si osserva tutto intorno, e qualora non si avvisti niente ci si deve concentrare su alcuni fattori, in particolare l’atteggiamento della minutaglia. Infatti, quando un predone avverte l’invasione e si avvicina incuriosito, la mangianza allertata dalla sua presenza si aprirà offrendogli un varco: sarà quello il punto in cui sicuramente il predone si materializzerà. Dopo l’avvistamento della preda, l’immobilismo e il puntamento sono elementi decisivi per la cattura, e la concentrazione richiesta è massima. Riguardo il tiro, solitamente l’ideale è riuscire ad anticipare la virata che i predatori effettuano con uno scatto al termine dell’avvicinamento; il momento migliore per premere il grilletto è proprio quello in cui il pesce, una volta a tiro, accenna ad offrire il fianco. Se si scocca il tiro in questo momento, la maggior parte delle volte l’asta andrà a conficcarsi all’inizio della linea laterale, poco dietro alla branchia. Colpendo un predatore in quel punto si ottengono le maggiori chances di successo e con ogni probabilità riusciremo a mettere la preda a pagliolo. I predatori come il dentice o la ricciola, una volta colpiti, esprimono una reazione violentissima e fanno di tutto per strapparsi l’asta dal corpo. Per questo bisogna aver cura di mantenere la frizione del mulinello allentata al punto giusto, in modo che ci permetta di contrastare la reazione del pesce ed impedirgli di intanarsi o di ingarbugliare il sagolino sulle asperità del fondo, cosa che rischierebbe di compromettere la cattura.

Quando l’apneista riemerge, spetta al compagno controllare che tutto sia sotto controllo: il compagno che ha vigilato sul tuffo potrà rivolgere la propria attenzione al recupero del pesce solo dopo aver ricevuto un chiaro segnale di “ok”. In caso di cattura di un grosso pelagico, spetterà al compagno doppiare il tiro, ma sempre dopo essersi assicurato dello stato di salute di chi ha effettuato la cattura e con la sua autorizzazione.

UNA NOTA IMPORTANTE

Il compagno che assiste deve concentrare tutte le attenzioni verso chi ha effettuato l’aspetto e mai dedicarsi al pesce. Deve sempre assicurarsi che aspettista riemerga in perfette condizioni e solo dopo questi accertamenti potrà pensare al pesce. Nessun pesce vale la nostra vita, e senza il rispetto di questa semplice regola si sminuisce il valore dell’assistenza, che diventerà pressoché inutile. Si consideri che la sincope può sopraggiungere anche dopo che sono trascorsi una ventina di secondi dalla riemersione, per cui è necessario assicurarsi delle perfette condizioni del compagno con molta attenzione.

Foto: Charlie Patriarca

LE ARMI

La scelta di un’arma sufficientemente lunga offre maggiori garanzie di successo, e un buon aspettista usa arbalete o oleopneumatici preferibilmente di misure pari o superiori ai 100 centimetri. Normalmente, quando ci si imbatte in un branco di dentici o di altre specie, le attenzioni cadono sugli esemplari di dimensioni maggiori. Durante un aspetto ben eseguito, solitamente gli esemplari più piccoli e meno astuti si presentano a tiro per primi. In questi casi, è necessario imparare a scegliere con criterio: qualora si disponga di fiato, si può puntare alla cattura degli esemplari più grossi che inizialmente restano nelle retrovie, ma se l’organismo risente della fatica ed il fiato scarseggia, si pone una scelta. Tanti preferiscono scoccare il tiro su un esemplare più piccolo piuttosto che riemergere e tentare un nuovo aspetto. La differenza con i campioni ed i veterani dell’aspetto si concentra soprattutto in queste scelte. Un buon aspettista che ha maturato esperienze sa riconoscere il comportamento del pesce e decidere se ritentare, premere il grilletto o semplicemente rinunciare sperando in una giornata più favorevole. Nelle mie catture ho sempre valutato il comportamento dei pesci, le condizioni meteo-marine ed il mio stato fisico. L’età si fa sentire e le quote si fanno sempre più basse a beneficio della sicurezza. Col passare degli anni è giusto che le quote diventino sempre meno impegnative, ma la garanzia di successo e cattura permane grazie ad esperienze ed istinto sviluppati in anni di attività. Posso affermare che la profondità non sempre è sinonimo di cattura.

ASPETTO A MEZZ’ACQUA E IN ACQUA LIBERA

In mare si presentano anche delle situazioni che definirei peculiari e che “completano” la tecnica dell’aspetto. Infatti, ci sono alcune specie che possono essere insidiate in acqua libera effettuando un “aspetto a mezz’acqua”, senza nascondiglio alcuno. Alcune specie pelagiche si incuriosiscono e si avvicinano a controllare, a patto che si riesca a stazionare immobili a mezz’acqua. I giovani di ricciola e le palamite sono le prede che si insidiano prevalentemente con questa tecnica, ma può capitare di catturare anche Salpe, Cefali e non raramente le Spigole.

Mi è capitato più volte di catturare con successo specie differenti sfruttando le esperienze dell’aspetto e agendo direttamente in acqua libera. In tanti anni posso dire di essere riuscito a catturare di tutto con questa tecnica singolare, e non ultimi pesci importanti come le smaliziate orate, dei barracuda e dei pesci serra, che sono piuttosto rari in Sardegna.

ASTUZIE

Voglio adesso soffermarmi sul tema delle astuzie. In tanti sono convinti che produrre dei richiami sonori, ossia dei rumori, porti a catture certe. Tanti dichiarano che grattare il fondo, sbattere il calcio del fucile, fare dei suoni con la gola, produrre rumori con campanelli ed altri strumenti attiri le prede. Non voglio smentire nessuna di queste tesi, ma ho catturato di tutto senza produrre rumore alcuno e con serenità posso dire che il problema non è mai stato attirare le prede, ma semmai individuarle. Se la tecnica è corretta saranno semplicemente le nostre vibrazioni ad allertare il pesce: una volta effettuato l’appostamento la curiosità del pesce lo spingerà a controllare la fonte di queste vibrazioni. Dopo avere raggiunto il fondo, l’astuzia migliore consiste nell’immobilizzare il corpo ed osservare tutto intorno con movimenti lenti del capo. Saranno queste vibrazioni ad allertare il pesce; una volta che lo avremo individuato, poi, smetteremo di produrre il movimento del capo: facendo cessare le vibrazioni, alimenteremo ancor più la grande curiosità della preda, che terminerà l’avvicinamento portandosi a tiro. Altra astuzia efficace è l’affacciarsi dall’appostamento mostrando un po’ della nostra sagoma e poi arretrare di nuovo, nascondendosi e immobilizzandosi. Se avrete fatto tutto correttamente, rimarrà da premere il grilletto. Qualunque pesce si può considerare catturato una volta messo in cavetto o a pagliolo. Infatti, per quanto un aspetto possa essere eseguito a regola d’arte e per quanto un pesce possa essere colpito alla perfezione…. resta sempre da effettuare il recupero: chi ha avuto modo di sparare un grosso predatore, ha potuto valutarne la possente reazione immediatamente dopo il tiro.

Un bel dentice – Foto © Apnea Magazine

DA DOVE ARRIVA IL PESCE

E’ fondamentale non dare niente per scontato, una volta raggiunta la posta dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni a tutto l’ambiente circostante. Non dimentichiamo di osservare anche verso l’alto, perché non è detto che il pesce si presenterà di fronte a noi come vorremmo o come immaginiamo:la preda può provenire da qualunque direzione, a favore di corrente o a corrente contraria. Solitamente è preferibile rivolgersi in direzione di una zona in cui c’è una maggiore concentrazione di mangianza o, se si effettua un aspetto alla base di un picco o di un grosso masso, ridurre il campo da osservare posizionandosi con questi alle spalle.

Tanti nei commenti o nei loro racconti danno per scontate alcune teorie, come quella che vorrebbe i pesci muoversi sempre e solo controcorrente; altri sostengono il contrario, e cioè che i pesci si muovono solo a favore di corrente. Il tutto può essere facilmente smentito, ed inoltre non sempre la corrente è presente. La verità è che i pesci possono presentarsi da qualunque direzione: di fronte, di lato, dal basso o dall’alto. Molto dipende dal luogo prescelto per l’appostamento.

Mi attengo ad esperienze dirette personali maturate in anni e confermate da tanti abilissimi pescasub. I più abili, piuttosto che attenersi a certe teorie, se effettuano l’appostamento in un campo libero osservano l’ambiente circostante a 360° ruotando la testa e portando il mento in prossimità delle spalle, a destra e a sinistra, per guardarsi anche dietro. In questo caso è preferibile assumere una posizione leggermente racchiusa, quasi in ginocchio. Il fucile va tenuto in una posizione arretrata in prossimità del busto. Nel momento in cui si individua la preda si assume la posizione di tiro facendo ruotare dolcemente il corpo, e dopo aver disteso l’arma in fase di puntamento ci si immobilizza per non produrre più vibrazioni: il pesce, se incuriosito, arriva e si rende vulnerabile. In queste situazioni la trasparenza e la visibilità sono determinanti.

I CAMPIONI

Non penso sia un caso che un campione come Stefano Bellani in gara catturi pesci come grosse lecce e i dentici. Tanti dicono che si tratta di fortuna, ma non è possibile che fortunato sia solo lui in mezzo a tanti agonisti.. Infatti

Bellani in gara dimostra di avere tanto mestiere ed un grande bagaglio d’esperienza: per valutare quanto dico è sufficiente osservare i suoi carnieri, che parlano da soli. Sicuramente, a differenza di altri si guarda sempre intorno, e da campione sfrutta tutte quelle occasioni e tutti quei segnali che possono indicare la presenza di un predatore. Sempre citando dei campioni, è dimostrato che l’esperienza maturata nel tempo porta a catture certe, e chi pesca in zone desertiche come L’Argentario sa che i dentici soccombono il più delle volte solo e soltanto davanti ai nostri Max Fox, Marco Bardi e pochi altri, veri campioni dell’aspetto in tutti i sensi. Idem in altre zone del territorio nazionale.

Category: Articoli, Pesca in Apnea, Pesca in apnea: Tecniche e attrezzature

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *