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Fabio Pajoncini Ottaviani – Io c’ero

| 25 Giugno 2008 | 0 Comments

La copertina del libro

Io c’ero è l’opera autobiografica di Fabio Pajoncini Ottaviani detto ‘il Duca’, giudicato come uno dei migliori subacquei tecnici degli ultimi vent’anni. Pajoncini ha avuto il desiderio di raccontarsi senza segreti, accompagnandoci all’interno della sua storia che non è solo quella di un uomo speciale, ma rappresenta uno spaccato della subacquea dal 1969 -anno in cui il Duca si avvicinò al mare- ai giorni nostri.
Il racconto inizia con la storia di un bambino di dieci anni in un quartiere della periferia di Roma -che oggi, con l’evoluzione della capitale, è diventato pieno centro- e termina sulle tracce del Polluce, un’antica nave carica di Oro che giace al largo dell’Isola d’Elba sul fondale a oltre 100 metri di profondità.
Tra le vicende narrate ci sono alcuni aneddoti curiosi sui record di un giovane Stefano Makula e di un rispettoso Mayol che, invitato ad assistere al record del primo, si mise diligentemente alle dipendenze di Fabio (team leader), tra l’incredulità e l’imbarazzo dello stesso.

Impossibile abbandonare la pubblicazione senza giungerne al termine, un capitolo dopo l’altro l’autore ci trascina in nuove avventure con un linguaggio semplice, diretto e coinvolgente. Si passa dai tentativi di pesca e di primati personali in apnea fatti da autodidatta, fino all’attrazione magica per le profondità; proprio il fascino dell’abisso è il filo conduttore del libro, ed è vissuto da Fabio prima in apnea e poi con l’autorespiratore fino alla storica impresa di Ponza 2004 dove, per la prima volta, un sommozzatore in circuito auto contenuto ‘portandosi cioè addosso tutte le bombole necessarie- ha raggiunto la profondità di 202 metri.
Questa impresa è stata una sfida con se stesso, uno spingersi oltre per capire qualcosa in più dei propri limiti e Fabio ne è uscito vincitore.

Io c’ero è qualcosa in più di un’opera autobiografica, è uno spaccato di storia vissuta da un protagonista che testimonia la naturale evoluzione della subacquea, della pesca e dell’apnea profonda.
Fabio racconta la sua vita subacquea svelando in apertura l’origine del soprannome ‘il Duca– che lo accompagnerà negli anni delle sue imprese. Narra le prime timide frequentazioni marine armato di fucile a caccia di qualche polpo, con una muta modello coccodrillo e i tentativi di emulare i campioni dell’epoca (Maiorca e Mayol) cimentandosi in quella che, negli anni seguenti, diventerà un segno distintivo per il sub romano: l’arte del fai da te.
Così nascono le sue prime maschere riempite di silicone per diminuire il volume interno e le modifiche al fucile Mirage Mares con la convinzione, errata, che con un’arma più potente avrebbe iniziato a prendere pesce.
Nonostante le buone apnee e il raggiungimento di quote interessanti oltre i 35 metri e complice qualche rischio di troppo, il Duca, spinto dal desiderio di profondità assoluta, inizia il suo cammino verso l’abisso munito di autorespiratore. L’apnea è rimasta nel suo dna per gli anni a seguire, tanto che campioni come Makula e Rignani Lolli l’hanno scelto per gestire il gruppo di assistenza nei rispettivi record.

Tutto questo è narrato nel libro e Pajoncini non lesina sui particolari di tutte le imprese riportate. Emozionante il capitolo sul suo primato personale di Ponza, dove possiamo scorgere tra le righe le paure e le emozioni vissute in quella corsa verso l’abisso.

Il libro mi è piaciuto, anche se molte delle storie narrate le conoscevo dalla viva voce dei protagonisti. Fabio ha scritto un libro di mare per il mare, esperienze vissute che sono uno spaccato della nostra storia di pescatori e sommozzatori. Deve essere letto da chiunque ami il mare e da chi è interessato a sapere qualcosa di più sulla storia nascosta dei record d’immersione in apnea. La penna del Duca racconta senza reticenze i retroscena dei record di Alesandro Rignani Lolli e di Stefano Makula, un’analisi approfondita degli errori e dei successi.

Fabio fa parte della storia dell’apnea e dei record, è uno di quelli che, con Massimo Giudicelli, ha visto cambiare questo mondo di sfide; nel suo libro, tra le righe, si legge anche la nostalgia per un tempo che fu, fatto di pionieri romantici e di sponsor importanti. Pregevoli le due raccolte fotografiche che inframmezzano i capitoli e che testimoniano la trama del libro. Non ho apprezzato il passaggio che narra l’abbandono della pesca con qualche giudizio un po’ troppo categorico sui pescatori: Fabio non rinnega nulla del suo passato -io stesso sono testimone dell’apprezzamento che oggi nutre per il pescapneista- ma critica, con la schiettezza che lo contraddistingue, il fatto di considerarlo difensore dell’ecosistema e del ripopolamento, per lui sul pescatore continua a prevalere l’istinto venatorio e non sempre il rispetto per il mare è preponderante.

In sintesi, un libro interessante scritto in modo vivace e scorrevole che non deve mancare nella raccolta di chi ama il mare.

Dati dell’opera:

Titolo: Io c’ero
Autore: Fabio Pajoncini Ottaviani
Collaboratore di redazione: Cristina Freghieri
Editore: ADDICTIONS-MAGENES EDITORIALE
Pubblicazione: 02-2008
Lingua : Italiano
Collana: Maree/Storie del mare
ISBN: 987-88-87376-29-6
Caratteristiche: pagine 208, f.to 15×21
Prezzo: ‘ 15,00

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