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Ecco perchè Apnea Magazine (forse) CHIUDE, e non abbiamo altra scelta…

Caro Lettore,

l’assoluto disputato poco più di un mese fa ha rappresentato per noi un successo di pubblico senza precedenti. Inizialmente non eravamo certi di poterlo seguire, ma poi ci siamo detti che, dopo aver inventato le dirette di gara tanti anni fa, era giusto e doveroso affrontare quest’ultimo impegno al meglio delle nostre possibilità…prima di congedarci definitivamente da questo tipo di eventi editoriali. In appena due giorni oltre 20 mila (20.743) appassionati come Te hanno sfogliato quasi 120 mila pagine del nostro sito (119.456). Se pensi che su ognuna sono presenti 2/3 banner pubblicitari di aziende del settore, puoi farti velocemente un’idea dell’esposizione mediatica che siamo stati in grado di generare, numeri che le riviste cartacee (a proposito, ma qualcuno le compra ancora?!) faranno forse in un lustro.

Questi numeri non rappresentano un caso isolato: nel corso degli ultimi due anni Apnea Magazine è stata oggetto di un rilancio frutto di un rinnovato impegno sia sotto il profilo tecnico che – soprattutto – editoriale, ed i frutti che sono conseguiti sono stati molto più succosi di quanto le stime più ottimistiche potessero prospettare. Capace di rinnovarsi ed adattarsi al mutevole scenario della rete, Apnea Magazine ha saputo, pur se fra alti e bassi, proseguire un percorso di crescita mantenendo sempre fede al proprio modello, quello di una rivista di pesca in apnea indipendente realizzata da appassionati per gli appassionati e offerta al pubblico in modo del tutto gratuito, caricando le spese di gestione sulle aziende sponsor, che dalla visibilità offerta da una vetrina come la nostra possono avere ritorni di qualità infinitamente superiore a quelli consentiti da altre forme pubblicitarie on e off line. Già, perché su Apnea Magazine non ci sono solo quasi un milione di utenti all’anno per 1,7 milioni di visite (dati Google Analytics ultimi 12 mesi) ma, soprattutto, una filosofia improntata all’amore per la nostra disciplina, la qualità e indipendenza dell’informazione e, non ultimo, lo spirito di servizio verso gli appassionati. Sponsorizzare Apnea Magazine significa non solo ottenere visibilità presso un’audience qualificata a costo ridicolo, ma anche e soprattutto sostenere un’iniziativa di qualità per gli appassionati.

2015-2016Bene, a dispetto di questi numeri da capogiro, che con ogni probabilità rendono Apnea Magazine il sito di pesca in apnea più visitato al mondo (ed è solo in Italiano!!!), da qui alla fine dell’anno il Tuo diritto ad un’informazione gratuita che dura da oltre 15 anni – precisamente dal marzo 2001 – rischia concretamente di venire meno. Ebbene sì: dal 2017 rischi seriamente di tornare a leggere le cronache e i risultati di gara a distanza di mesi dalla competizione, di perdere gli approfondimenti normativi, gli amarcord e tutto quello che ha contribuito a rendere Apnea Magazine unica nel panorama nazionale e mondiale della pesca in apnea.

Il motivo? Molto semplicemente, le realtà che ci sponsorizzano sono ormai pochissime, una grande azienda che ritenevamo ormai di famiglia ci ha sostanzialmente abbandonato al nostro destino, ben sapendo che, togliendoci quelli che per loro sono spiccioli, ci avrebbero messo in ginocchio e ben conoscendo i numeri che Apnea Magazine è in grado di esprimere.

Alla vigilia del campionato ci siamo chiesti se sarebbe stato corretto, nei confronti delle aziende che ci sostengono economicamente, permettere a questo colosso del mercato, che ormai non ci sostiene più, di godere della visibilità che Apnea Magazine è in grado di assicurare. Non abbiamo mai censurato i loghi di nessuno prima, ma non abbiamo neanche mai fronteggiato la concreta possibilità di porre fine ad un progetto che va avanti da oltre tre lustri! Quindi in quella occasione, seppure a malincuore, abbiamo deciso di oscurare i loghi dell’azienda dalle foto scattate dai nostri collaboratori. Se avessimo voluto sollevare polveroni avremmo messo un bel rettangolo nero di cui tutti avrebbero notato la presenza, magari interrogandosi sul perché, ma abbiamo optato per un profilo più basso, che pochi hanno notato ad eccezione degli atleti direttamente interessati e dei dirigenti aziendali.

podioassoluto2016Ciò che è accaduto subito dopo ha del surreale: come per magia appare sullo smartphone la chiamata che non ti aspetti da un dirigente dell’azienda oscurata, quello da cui, dopo mesi, ancora aspetti un riscontro agli ultimi disperati tentativi di rimettere in piedi un rapporto di collaborazione vitale per la nostra realtà. Ci aspettiamo complimenti per la copertura dell’evento, magari una risposta almeno interlocutoria sul tema della sponsorizzazione…e invece no!

La telefonata esordisce con un “Ma siete impazziti a cancellare i nostri loghi?”. Il contenuto della telefonata è incomprensibile: dopo il trattamento riservatoci e un silenzio tombale di mesi, si ha l’ardire di sostenere che non possiamo fare una cosa simile. Si sottintende che dovremmo, non si sa per quale motivo, permettere all’azienda di mostrare sul nostro sito e sulle nostre foto, nomi e loghi sulle loro magliette, indossate a chiaro scopo di promozione commerciale.

Ma parliamo di soldi su, cosicchè ti possa rendere conto di quali briciole ci siano in ballo! Se avessimo chiesto poco più di 70 centesimi ad ognuno dei 20 mila visitatori di quei due giorni, avremmo coperto le nostre spese annuali. Ma ovviamente, non ci è mai passato per l’anticamera del cervello di chiederti qualcosa di più della tua passione. Se calcoli che questo budget dovrebbe essere coperto, con quote variabili, da diversi inserzionisti, parliamo di un investimento annuale che è forse meno della metà di quanto il colosso in oggetto spende ogni 12 mesi in cancelleria per gli uffici: spiccioli appunto!

Esempio FBBriciole per loro e ossigeno vitale per noi. “Sono anni di crisi e anche le grandi aziende devono risparmiare!” potresti pensare. Certo, ma se gli “spiccioli” per noi vitali vengono distratti  per confluire nei budget dedicati a campagne di acquisizione fan Facebook e pubblicità Adwords (quei simpatici banner che ti inseguono ovunque tu vada sul web) cosa c’entra la crisi? L’avvento di Facebook ci ha permesso di esplodere quadruplicando i nostri abituali volumi di traffico sul sito (nel 2015 1.385.821 accessi unici per 2.633.782 pagine viste, nei primi 6 mesi del 2016 +85,94% sulle sessioni e + 45,28% sulle page views – dati certificati Google Analytics), ma per contro ha convinto (a torto) tante aziende di poter provvedere da sole alla propria promozione. Il risultato constatalo da te: fai un giro sulle pagine dei più noti marchi di attrezzature sub e noterai che, a fronte di un elevato, talvolta elevatissimo, numero di like, corrisponde un livello di partecipazione sui post che definire ridicolo è fare un complimento. Perché? Semplice, perché gli utenti, o i clienti se preferite, non si comprano un tanto al chilo. Così come anche crogiolarsi sulla metrica “persone raggiunte” che ci indica Facebook, significa non aver capito molto dello strumento che si sta utilizzando.

A molte aziende interessa solo bombardarti di pubblicità, spesso anche subdola. Ogni volta che vedi la foto di un carniere in cui si tenga in mano qualcos’altro di diverso dal cavetto, o se prima ancora dei pesci noti un marchio a caratteri cubitali sulla muta (che magari neppure è quello del mutaio!) stai pur certo che quello è l’obolo da pagare per aver avuto in regalo (molto più spesso in vendita con un forte sconto) un paio di pinne o un fucile. Quando ogni mese ci arriva la fattura del server da pagare, abbiamo bisogno di denaro liquido, ed ecco perché il modello di business “pubblicità in cambio di attrezzatura” non è mai stato fruttuoso per noi. Più di qualcuno ci si è letteralmente riempito il garage di casa, spesso millantando numeri inverosimili, ma a tante aziende che tu faccia 1000 utenti/mese o 150.000 non sembra fare molta differenza. Così come, fare pubblicità con un’immagine statica o con un banner animato, studiato e realizzato su precise indicazioni del cliente e con tassi di clic più che doppi, nemmeno. Seguendo questa deriva si sono verificate sproporzioni tali per cui ci sono realtà commerciali che forse contano più collaboratori (leggi spammer) che clienti, ma probabilmente a loro va bene così, in fondo di marketing digitale non capiscono niente, né hanno idea di come valutare i risultati delle azioni messe in atto.

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Ad oggi Apnea Magazine esiste ancora solo grazie al sostegno di poche aziende del settore e qualcuna neppure italiana. Siamo grati a Omersub, Mares, Phatos Spearfhishing, DiveIn e Sigalsub per il sostegno, e un “grazie” particolare va alla Omersub, che ci sostiene da sempre e che, nonostante la crisi economica ed il periodo difficile che AM ha vissuto nel 2012-13 non ha mai smesso di darci fiducia e offrire il proprio sostegno con puntualità e grande serietà. A queste aziende sponsor e ad un paio che ci hanno contattato, al netto dell’interesse ad investire in una forma pubblicitaria con apprezzabile ritorno sull’investimento, interessa il progetto e, in buona sostanza, la possibilità per tutti voi di godere gratuitamente del nostro servizio di informazione e intrattenimento. Per tutte le altre, invece, puoi serenamente tornare a leggere di pesca in apnea sui forum (con attendibilità spesso discutibili su tematiche delicate come limiti e divieti) e le riviste cartacee, che arrivano con mesi di ritardo sull’attualità e che ripropongono ciclicamente da anni sempre gli stessi articoli.

Abbiamo ancora 5 lunghi mesi da trascorrere insieme e siamo curiosi di vedere come andrà a finire ma, nella convinzione che più di qualcuno abbia impostato parte della sua strategia commerciale sugli spazi gratuiti che fino ad oggi abbiamo concesso, e anche se questo comporterà per noi lavoro aggiuntivo, ti annunciamo che a partire da oggi spariranno dai materiali di nuova pubblicazione (e a discrezione anche da quelli già on-line) tutti i loghi di realtà diverse da quelle che ci finanziano, tanto negli spazi del sito quanto su quelli dei nostri canali social.

Siamo certi che capirai l’marezza di fondo di questo editoriale che ci saremmo risparmiati, ma che è l’unico strumento che abbiamo per spiegarti quali siano le ragioni di uno scenario che comporterà una perdita, soprattutto per te e per il tuo diritto di continuare a leggere di pescasub senza spendere un centesimo!

AGGIORNAMENTO 23/09/2016

A seguito delle tante richieste pervenute su come poter contribuire fattivamente alla sopravvivenza di Apnea Magazine, abbiamo attivato la possibilità di fare una donazione tramite Paypal, è sufficiente cliccare sul tasto qui sotto. Fin da adesso ringraziamo tutti quelli che sosterranno la nostra causa.

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Category: Articoli, Editoriali, Pesca in Apnea

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