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E’ successo in gara: Antonio Aruta e l’Assoluto 1985 a Palau (1a parte)

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Antonio Aruta. classe e grinta

Probabilmente, quello che vi vado a raccontare, è a mio parere  il più bel Campionato Italiano Assoluto degli ultimi 35 anni. Non solo perché fu incerto fino all’ultimo, non solo perché si disputò in una zona spettacolare, ma sopratutto perché tutti ebbero la possibilità di vedere pesci e zone di pesca di ogni tipo. Cernie, dentici, orate, corvine, saraghi, mostelle, labridi, gronghi e murene trovavano rifugio in franate di ogni tipo, sotto lastre di ogni genere, tra granito e posidonia, tra grotto e sommi. Un vero paradiso subacqueo nell’arcipelago de La Maddalena, in Sardegna.

La gara venne disputata tra il 18 ed il 21 settembre e, a quel tempo, i Campionati di Seconda Categoria si svolgevano solo poche settimane prima rispetto agli Assoluti. Quindi, per me ed altri che si erano appena qualificati a Follonica non molti giorni prima, c’era poco tempo per preparare.  In più ci mise lo zampino il brutto tempo e quindi, rispetto alla settimana programmata, potei dedicare solo tre giorni all’ispezione dei vasti campi dell’arcipelago.

Le zone dove si sarebbero dovute svolgere le tre giornate di gara erano ben note a tutti da un po’ di tempo, ed io decisi di dedicare un giorno di perlustrazione per ciascun campo. Nel primo, tra lo scoglio del Colombo e Punta Falcone, trovai diverse lastre immerse nella posidonia sui 25 metri di fondo, dove giravano almeno una sessantina di grosse corvine e qualche bel tordo. Appena più fuori da questa zona, ma a poca distanza, avevo marcato anche un bel sommo sui 22/25 metri dove, in una bella spacca ed attorno, avevo visto grossi saraghi e ancora bei corvi. Non troppa cosa ma, se tutto fosse andato per il verso giusto, avrei potuto fare cinque ore di gara piene e prendere molto pesce bianco.

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Mazzarri con lo strepitoso carniere della prima frazione

Il secondo campo gara era attorno alle amene isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria (relativi isolotti esclusi). Ciclopiche franate, sommi, secche ed altre conformazioni rocciose, costituivano vere e proprie oasi di pesce. Su un sommo ad ovest di Razzoli, marcai una bella cernia sotto una lastra su sabbia a circa 30 metri di profondità. Sempre nei pressi, su alcuni sommetti, trovai diversi grossi saraghi e labridi e, ancora nei dintorni, un’altra bella lastra con diverse corvine anche da chilo e mezzo. Anche qui, una volta terminati i segnali, avrei potuto razzolare in diverse altre belle zonette.

Per la terza ed ultima frazione ecco un’altra meraviglia: il campo gara andava da punta Testiccioli a punta Marginetto, tra le isole di Spargi, Spargiotto e lungo il tratto di costa dell’isola de La Maddalena.  Qui, in preparazione, trovai ancora diverso pesce bianco su alcuni sommi e, soprattutto, una zona in 32 metri d’acqua dove, un basso e lungo costone di granito franato, aveva creato delle lastre basse e coperte di posidonia attorno alle quali stazionavano  moltissime corvine (circa 200!), di cui alcune di dimensioni veramente enormi.

Insomma era chiaro che, se io avevo trovato tutto quel ben di Dio in tre giorni, chissà cosa custodivano Mazzarri, Molteni e company che erano lì da almeno due settimane. Ma ormai quello non era più un problema: la gara era alle porte ed io avevo le mie strategie pronte. La notte prima della frazione d’apertura ci fu un gran temporale con vento e pioggia e la mattina il cielo era ancora plumbeo e carico di nuvoloni grigi. Sulla spiaggia tutti gli atleti scrutavano l’orizzonte ed il mare, calmatosi ma grigiastro, faceva da cornice ad uno scenario che preoccupava la giuria. Finalmente, alla prima schiarita in cielo, si prese la direzione del largo e poco dopo fu dato il via.

Io partii a razzo sul segnale che avevo più vicino, quello delle corvine, e dopo poco ero in acqua, solo e con il mare prospiciente tutto a mia disposizione. Pensavo, sinceramente, che avrei dovuto condividere con qualcuno questo spot ma, fortunatamente, mi sbagliai. Impugnai il mio fedele SL 70 con fiocina e mi immersi nel tentativo di colpire qualche pesce in caduta e, successivamente, di proseguire l’azione in tana. Niente di tutto ciò: delle sessanta e più corvine non c’era più traccia! Sparite. Provai anche nelle alghe vicino ma, quasi sicuramente, il temporale della notte le aveva fatte spostare. Razzolai intorno alla zona per una mezz’ora ma non ebbi molta fortuna e catturai solo una murena. Così decisi di spostarmi.

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In primo piano l”orata di 4 chili fiocinata da Aruta

Dopo poche centinaia di metri ero nuovamente in acqua sulla mira di un sommo con qualche pesce bianco. Anche qui, dopo alcune sommozzate infruttuose, capii che non c’era più nulla. Le gare sono anche questo, spesso il pesce segnato non lo ritrovi. Non va sempre così, ma capita assai di frequente. Insisto ancora, visitando alcune piccole pietre e finalmente fiocino un bel sarago che stava per sparire nell’alga. Lo butto in barca e mi sposto ancora di qualche metro per razzolare su una zona conosciuta: una serie di piccoli sommi con poco pesce ma molto promettenti. Pesco in corrente e scorro le varie cadute e risalite. Ad un certo punto, in una spacca buia, intuisco un piccolo movimento: accendo la torcia e vedo una grossa orata che, con una certa flemma, sta per sparire dietro un sasso. Ho il fucile alla minima ma non ho il tempo per spostare il variatore. Sparo al volo e l’asta da 8 millimetri più la fiocina ben appuntita bloccano il pescione che sfiora i 4 chili. Una cattura che mi carica parecchio e che mi dà l’energie per insistere. Altro tuffo e questa volta è un bel tordo a finire a paiolo. Siamo a tre pesci. La zona è molto bella e ricca di pettate, cigli e roccette che si prestano alla metodica, a volte noiosa, ma efficace pesca in tana. Poco dopo è la volta di una corvina nell’alga e, al tuffo successivo un’altra corvina sotto un ciglio.

Manca poco a fine gara e decido di ritornare sul primo segnale per vedere se qualche corvina spaventata fosse tornata, nulla. Catturo ancora un sarago sul finire e concludo la giornata con 6 pesci ed oltre 7 chili di pescato. Al rientro degli atleti si assiste a una serie di carnieri spettacolari che la dicono lunga sulla validità di questi campi gara. Mazzarri vince la giornata con un carniere d’altri tempi: 3 cernie di 17, 19 e 23 kg più altri 11 pesci tra tordi e saraghi. Secondo Toschi, uno dei favoriti della vigilia, con una grossa cernia, due gronghi e 10 tra labridi e saraghi. Terzo il giovane Riolo con due cernie e 5 pesci e quarto Molteni che cattura anche la cernia più grossa della giornata con i suoi 25 kg. Nei primi 10 tutti i più forti ed io mi piazzo al quattordicesimo posto. Per domani confido molto nella cernia segnata. Speriamo.

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