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Diviso tra cloro e sale: Paolo Catania

| 22 Marzo 2008 | 0 Comments

E’ molto difficile descrivere Paolo Catania, palermitano doc, dal punto di vista sportivo considerando i suoi molteplici interessi.
Da ragazzo è stato tra i protagonisti del motocross siciliano poi, poco dopo i 20 anni, il sale del mare e il cloro della piscina hanno preso il sopravvento sull’olio dei motori.
Potendo contare su maestri come Riccardo Molteni, Antonio Aruta, Nicola Riolo e sfruttando una perfetta condizione fisica, non ha avuto bisogno di molto tempo per diventare figura di spicco della pesca in apnea agonistica.
Diplomato ISEF, di professione fa l’allenatore di nuoto (cura tra l’altro, seppure a distanza, anche la preparazione natatoria di Monica Barbero) e di apnea, negli ultimi anni si è appassionato alla mountain bike che ha praticato anche a livello agonistico.
Con lui cerchiamo di capire come il sale del mare e il cloro della piscina si completino a vicenda per poter arrivare a pescare con maggiore consapevolezza delle nostre capacità e quindi sicurezza.

Paolo Catania, a bordo vasca, con un gruppo di apneisti.

Allora Paolo, per iniziare raccontaci come è cominciato il tuo rapporto con l’allenamento e il passaggio alla pesca in apnea.
Da ragazzo ho frequentato con assiduità le piscine, il nuoto infatti costituiva una parte fondamentale della mia preparazione atletica per affrontare adeguatamente le gare di motocross.
Così quando sono sceso definitivamente dalla sella della mia moto per me è stato del tutto naturale ritrovarmi ai bordi di una vasca; è diventata, consapevolmente, una scelta di vita verso la quale ho indirizzato tutto il mio percorso professionale che, partendo da un diploma ISEF, è proseguito fino ad arrivare ad ottenere la qualifica di Allenatore.
Adesso gestire gruppi di nuotatori che fanno attività agonistica è il mio lavoro quotidiano.
Il passaggio alla pesca in apnea invece è stato quasi obbligato considerato il fatto che ho avuto la fortuna, fin da giovanissimo, di stare accanto a campioni del calibro di Nicola Riolo, Antonio Aruta e Riccardo Molteni e dall’aver stabilito un solido rapporto di amicizia con Sandro Mancia e Vincenzo Solli.

L’allenamento in piscina costituisce un elemento importate per una pesca in sicuezza

Nuoto, apnea pura, pesca subacquea, secondo te dal punto di vista dell’impegno atletico che rapporto esiste tra queste tre discipline?
Dal punto di vista strettamente atletico esiste ovviamente un rapporto tra queste discipline che sono tutte legate all’acqua ma possiamo considerarlo limitato ad alcuni aspetti generici.
Infatti per quanto riguarda specificamente l’allenamento, la parte in comune riguarda esclusivamente la parte generale della preparazione; quella in cui alleniamo i nostri meccanismi energetici partendo dai semplici allenamenti aerobici fino agli impegnativi allenamenti sul massimo consumo di ossigeno che hanno come obiettivo l’assunzione e il trasporto, nell’unità di tempo, della maggior quantità possibile di ossigeno ai tessuti con il contributo dei meccanismi lattacidi.
Poi però a fare la differenza è la parte specifica dell’allenamento e non c’è dubbio che per diventare un buon pescatore occorra necessariamente andare a mare quanto più spesso è possibile.

Un allenamento finalizzato esclusivamente ad ottenere la migliore prestazione apneistica in termini di distanza percorsa in dinamica piuttosto che nell’assetto costante può essere utile al pescatore subacqueo?
Sicuramente!
Coloro che non hanno la possibilità di effettuare battute di pesca in modo regolare possono trarre dagli allenamenti di apnea dinamica un notevole beneficio per gli aspetti relativi alla resistenza ipossica.
Le molteplici tipologie di esercizi che propongo durante i miei allenamenti infatti permettono di simulare situazioni che possono capitare durante una battuta di pesca.
Questo si traduce non solo in una migliore condizione fisica ed in un aumento delle prestazioni strettamente atletiche ma anche, o forse soprattutto, in una maggiore consapevolezza delle proprie risorse che costituisce, insieme ad una immancabile prudenza, un elemento fondamentale per una pesca in sicurezza.

Una grossa cernia catturata in una delle tante battute di pesca

In piscina esiste un allenamento specifico per il pescatore subacqueo?
Direi di no.
Come ho avuto modo di accennare in precedenza l’unico allenamento specifico per il pescatore subacqueo è… la pesca!

Puoi dare ai lettori di Apnea Magazine qualche suggerimento?
Il consiglio che mi sento di dare è che, quando non si ha la possibilità di andare in mare costantemente, si deve trovare un modo per allenarsi comunque in maniera continua per essere preparati poi ad affrontare l’impegno fisico che una battuta di pesca richiede.
A Palermo, da quando ho acquisito la qualifica di Allenatore Federale FIPSAS, ho organizzato sedute bisettimanali di allenamento specifico in piscina, cui spesso partecipano alcuni dei più forti pescatori locali, agonisti e non.
Attraverso questi allenamenti inoltre tutti coloro che concludono i corsi di avviamento all’apnea hanno la possibilità di continuare allenarsi in questa fantastica e durissima disciplina.

Per concludere, puoi dirci quali sono i tuoi prossimi impegni agonistici e come ti stai preparando per affrontarli?
Una volta ripresomi dalla delusione del campionato assoluto ho ricominciato ad allenarmi duramente alternando uscite un mountain bike e battute di pesca per preparami al meglio per la semifinale in programma a fine giugno a Trapani; un impegno durissimo visti i nomi in campo e i pochi posti disponibili per la promozione.
La mountain bike in particolare mi sta dando parecchie soddisfazioni; partecipo occasionalmente anche a qualche gara di livello regionale e in classifica mi ritrovo subito dietro ai migliori agonisti di questa disciplina.
Le gare mi aiutano anche a non perdere l’abitudine mentale con la prestazione agonistica ed il confronto spalla a spalla con gli avversari.

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