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Campionato Assoluto: estratti i campi gara

| 14 Settembre 2009 | 0 Comments

Il perimetro dei due campi gara

Il sorteggio, avvenuto nel pomeriggio di domenica 13 settembre, ha definito quelli che saranno i tratti di mare sui quali i trenta concorrenti si contenderanno il titolo di Campione italiano di Pesca in apnea 2009.
Nella figura a fianco sono riportati i confini dei due campi di gara, delimitati dai seguenti punti GPS:

Punto E: 37° 42′.732N 12° 28′.076
Punto F: 37° 42′.712N 12° 26′.700
Punto G: 37° 41′.279N 12° 29′.141
Punto H: 37° 39′.849N 12° 26′.176
Punto L: 37° 37′.622N 12° 28′.547

Per aiutare i nostri lettori a capire le caratteristiche principali della zona, ma anche per dare ai concorrenti che si immergeranno in queste acque per la prima volta, ci siamo affidati a Roberto Clemente, titolare di Seaplanet e distributore per la Sicilia dei prodotti Salvimar, che frequenta regolarmente le acque del Biscione da quasi 30 anni: ecco le sue valutazioni.

Appena gli impegni aziendali lo consentono, Clemente torna a pescare

Ci troviamo in pieno canale di Sicilia dove le forti correnti spazzano in lungo e in largo i movimentati fondali di questo tratto di costa Siciliana.
I pescatori professionisti locali, identificano le correnti di questo vasto bassofondo, di oltre 20 miglia quadrate, in acqua a ‘nesciri’ e acqua a ‘trasiri’: la prima, che significa ‘acqua ad uscire’, indica la corrente che va da Mazara del Vallo a Marsala e generalmente la si trova al mattino, la seconda, che significa ‘acqua ad entrare’, indica la corrente che va da Marsala a Mazara del Vallo e di solito monta il pomeriggio subito dopo la fase di stanca, che si avverte tra le 13.00 e le 14.00 e la cui durata varia a seconda del periodo.
Quello a cavallo tra Settembre ed Ottobre, di fatto è il periodo migliore dell’anno, non solo perché la fase di stanca può protrarsi anche per alcune ore, ma anche per via di una maggiore omogeneità della temperatura dell’acqua che qui, di certo, non raggiunge quasi mai un livello per così dire confortevole.

Il tratto di mare interessato dalla competizione è esposto soprattutto ai venti di scirocco e di maestrale, ma mentre quello di scirocco, anche di discreta intensità, aiuta a migliorare nelle zone al largo la visibilità dell’acqua, al contrario quelli di maestrale e soprattutto quelli di libeccio e di ponente, la rendono notevolmente più torbida.
Guardando la costa, una bassa piattaforma tufacea brulla e polverosa, nessuno immaginerebbe che lì, proprio lì, ci aspettano, e questa ormai è più di una mia personale opinione, i fondali più pescosi d’Italia e tra i migliori del Mediterraneo.
Questi fondali sono il regno di infinite distese di posidonie, magicamente intervallate da piccole, medie e vaste zone di roccia, dove in alcuni casi è possibile assistere a vere e proprie esplosioni di flora e fauna.

Al Biscione sono frequenti gli incontri con i saraghi faraone

Il Campo C, quello che ha il limite nord nei pressi di punta Scibiliana e il limite sud al piccolo porticciolo di Petrosino, è il campo situato più a nord e si estende per circa 1,7 miglia in direzione sud/sud est.
Per circa un terzo di campo gara, e precisamente nella zona più a nord, la morfologia delle sue batimetriche si presenta molto più regolare rispetto alla parte a sud, seguendo senza grossi movimenti, il loro veloce e quasi costante degradare.

Non avendo riferimenti di secche, risalite o batimetriche isolate, in questo tratto di campo gara la tecnica di ricerca con il paperino, durante la preparazione, risulterà più che mai fondamentale per localizzare le zone di roccia più interessanti, tra l’altro qui non abbondantissime.
Già a partire dalla zona fuori punta Biscione si entra invece nel vivo delle zone più interessanti, precisamente fuori il cosiddetto ‘vapuri affunnatu’, come chiamano i pescatori locali ciò che resta di un piccolo relitto.

Già a pochissimi metri di profondità troviamo ampie zone di roccia bianca spaccatissima dove l’incontro con saraghi, grossi cefali, labridi e nutriti branchi di grosse salpe, è assicurato.
Uscendo al largo per circa mezzo miglio ancora, ad una profondità compresa tra 15 e i 22 metri, si possono trovare zone di roccia non molto estese, con orli ricoperti di posidonia, ma molto interessanti, dove corpulenti saraghi, corvine, salpe e grossi labridi fanno capolino.

Spostandoci ancora più a sud, entriamo in pieno nell’area del famoso bassofondo del Biscione; qui la natura sembra aver dato veramente libero sfogo a tutto il suo estro, creando risalite, secche, ampie e spettacolari zone di roccia anche di differenti caratteristiche morfologiche pur essendo nelle immediate vicinanze: insomma quanto di meglio gli occhi di un pescatore subacqueo possano sperare di vedere sott’acqua.
Ed è proprio in queste zone che è possibile incontrare l’ormai sempre più raro sarago faraone, le cui dimensioni possono superare anche abbondantemente i tre chili di peso, trenta anni fa ne ho visti pescare esemplari che superavano i cinque chili.

Abbondante anche la presenza delle varie specie di tordo

Grande esclusa da questo campo gara è la secca chiamata dai pescatori locali ‘vasciu funnu’, che come facilmente intuibile, vuol dire basso fondo: Ha il sommo a circa 20 metri e, anche se il suo cappello è abbastanza battuto anche dai numerosi bombolari locali, nelle sue vicinanze si possono trovano zone di roccia isolata, dove gli amanti della pesca all’aspetto, possono insidiare dentici anche di oltre 10 chili; trovandosi però la secca, seppur di poco, oltre le tre miglia dalla costa, l’organizzazione è stata costretta ad escluderla dal campo gara.

Dal ‘vasciu funnu’ tornando in direzione punta Biscione, gli amanti della profondità potrebbero cercare di individuare due zone molto interessanti: la prima chiamata sempre dai pescatori locali ‘cippone’, termine di cui non conosco il significato, è una zona di roccia alta e abbastanza spaccata a circa 28 metri; l’altra zona viene chiamata ‘pitine’, zona di scogli a sabbia ad una profondità media di circa 34 metri.
Che tipo di pesce si può trovare è facilmente immaginabile, o forse no, ma non dimentichiamo che dobbiamo sempre fare i conti con le forti correnti locali.
La pesca in apnea in zone come queste, richiede sempre la massima condizione fisica.

Il Campo D è il campo più a sud, delimitato a nord dal piccolo porticciolo di Petrosino e a sud dalla punta di Capo Feto.
Nella parte nord di questo campo, in buona sostanza vale quello detto per la parte sud del campo C, essendo praticamente uguali le caratteristiche.
A circa un miglio fuori dal porticciolo di Petrosino troviamo una zona interessante di roccia, a circa 10 metri di profondità, ai cui confini possiamo cercare interessantissime lastre di roccia ricoperte da posidonie, da sopra poco riconoscibili. Una volta trovate, è molto probabile che la vostra giornata prenda una buona piega.

La roccia spaccata funge da ricovero a numerosi saraghi

Uscendo ancora verso il largo, a circa 2 miglia dalla costa, troviamo una vasta zona rocciosa i cui fondali movimentati oscillano dai 18 a oltre i 25 metri.
Trovato l’orlo giusto, è veramente probabile imbattersi in caroselli di saraghi, corvine di grosse dimensioni, grossi labridi e branchi di centinaia di grosse salpe, magari in compagnia di una o due grosse cernie. Ma si sa, quest’ultime sono escluse dalle specie catturabili in competizioni sportive.

Continuando in direzione sud, verso la punta di Capo Feto, le zone di roccia diventano via via sempre meno abbondanti, ma non per questo meno interessanti.
In questa zona sono almeno due le risalite, con roccia a circa 20 metri, che come per incanto sbucano fuori da sterminate praterie di posidonie offrendo al subacqueo svariate possibilità di catture, tra queste dentici e grossi saraghi faraone.

Un buon metodo per velocizzare la localizzazione di queste zone, è quello di cercare in mezzo al mare le numerose boe di segnalazione che i pescatori locali utilizzano per segnalare le tante nasse utilizzate per catturare le aragoste.

Scendendo ancora verso sud in direzione di Capo Feto, quindi verso la fine del campo gara, troviamo lungo il sottocosta, a pochissimi metri di profondità, un vasta zona di bassofondo ad una distanza ben oltre il mezzo miglio dalla costa. In questa zona gli specialisti della pesca all’agguato possono sperare di arricchire il loro carniere con spigole, orate, grossi cefali e con le onnipresenti salpe.

Da questa zona, uscendo al largo per circa 2,5 miglia, proprio in mezzo al niente, troviamo una risalita di posidonie a circa 20 metri. Ad una prima perlustrazione sembrerà non trovare roccia degna di nota ma, cercando bene attorno, piccole zone di roccia viva potrebbero regalare, a chi le localizza, piacevoli sorprese.

In conclusione siamo in presenza di uno dei campi gara più esaltanti d’Italia, gli atleti che avranno il privilegio di pescare in queste acquee, non potranno che rimanerne entusiasti.
Certo è un campo di gara estremamente duro ed impegnativo dove, per ottenere i risultati sperati, occorre possedere una notevole forma fisica e soprattutto avere studiato con estrema attenzione il movimento delle forti correnti locali.
Detto questo, risulta veramente difficile fare pronostici, per cui non mi resta che augurare a tutti un grosso in bocca al lupo.

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Category: Agonismo, Articoli, Pesca in Apnea

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